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giovedì 7 ottobre 2021

Pizzo di Valle del Fico da Palermo

Pizzo di Valle del Fico da Palermo

 

 

Localizzazione: Monti di Palermo- Pizzo di Valle del Fico prende il nome dalla omonima valle che delimita il suo versante sud-occidentale. La Valle del Fico fa parte della rete idrografica del fiume Oreto e confluisce nel Fiumelato di Meccini attraverso la valle Piano di Maglio. Il pizzo è un rilievo calcareo alto m 786 la cui sommità è una cresta arrotondata, scarsamente alberata e panoramica su Palermo e la Conca d'Oro. Tra le piante rupestri che crescono soprattutto sui versanti più ombrosi del rilievo spicca l'Iberis semperflorens, brassicacea endemica delle rupi calcaree della Sicilia occidentale. Sempre sui versanti settentrionali crescono alcuni lecci mantenuti allo stato arbustivo dalla frequenza degli incendi. La Valle del Fico è la più profonda discontinuità nella catena di rilievi che dalla Pizzuta (m 1333) a Monte Grifone (m 832) chiude a sud la Valle de fiume Oreto. Sulla sommità si apre l'ingresso di un pozzo carsico profondo circa m 50, il Pozzo di Pizzo Valle del Fico.

(Buttafuoco, 1956).

 

Avvicinamento: Centro storico Palermo- Linea auto bus Amat numero 230- scendere all’ultima fermata presso distributore benzina.

 

Regione: Sicilia

 

Provincia di: Palermo

.

Dislivello: 552 m.

 

Dislivello complessivo: 552 m.


Distanza percorsa in Km: 10


Quota minima partenza: 250 m.

 

Quota massima raggiunta: 786 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione: selvaggio-panoramica escursionistica.

 

Difficoltà: Escursionisti Esperti atti ad operare in ambiente selvaggio privo di sentieri tradizionali.

 

Tipologia sentiero o cammino: Strada campestre- remoti sentieri misti a terrazzamenti- tracce di cacciatori.

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: medio alto

 

Preparazione tecnica:

Attrezzature:

 

Croce di vetta:

Ometto di vetta:

Libro di vetta:

Timbro di vetta:

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 0
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato:  

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:


Consigliati:

 

Data:

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

 

L’ultima meravigliosa escursione in terra di Sicilia è un‘esplorazione non preventivata, nata così per caso, ispirata da una foto effettuata nell’escursione precedente. Dal sentiero della Moarda notai un rilievo adiacente, rimasi attratto dai bastioni rocciosi terminali, ma non pensavo che a breve sarebbe stato l’oggetto dei desideri. Il nome del monte è Pizzo di Valle del Fico, non mi rimane che studiare la mappa IGM.  Dalla remota carta topografica noto un sentiero che partendo dalle pendici orientali, esattamente dalla località Villa Ciambra, con una serie di tornanti si può accedere in cresta, ma tutto questo progetto vale sulla carta, l’indomani si passerà ai fatti. Come automezzo di avvicinamento scegliamo il classico, l’autobus della linea urbana che pochi giorni prima ci ha permesso di approdare nei pressi di Altofonte. La partenza è prevista da piazza Giulio Cesare, presso la stazione ferroviaria centrale. Stavolta ci tocca aspettare circa un’ora alla fermata prima che arrivi il primo autobus. Preso l’automezzo dopo una mezzoretta di percorrenza siamo alle pendici della nostra meta, ma all’ultimo decido di declinare il piano d’azione preventivato, scegliendo un itinerario diverso per via della minor pendenza. In sintesi, scendiamo al capolinea del mezzo di linea, e percorriamo una stradella (Via del Fico) che porta all’imbocco della Valle del Fico, dall’arteria viriamo a sinistra per una stradina di campagna. Anche questa località in passato l’ho adocchiata dall’alto della strada che conduce a Piana degli Albanesi, e sbadatamente non mi sono interessato, visto che all’epoca ero poco attratto dai rilievi.

Percorriamo con gioia l’antica strada di montagna, le vetuste abitazioni si susseguono alle recenti costruzioni. Transitiamo sotto un antico ponte ornato da spontanee piante di fico d’india, mentre sopra di noi si erge la mole del Pizzo di Valle del Fico, attraente per il color rosso arancio della roccia.

Lungo il cammino incrociamo una carrareccia (bloccato l’ingresso agli automezzi tramite due prismi in cemento), intuisco che è una via di accesso; infatti, iniziamo a risalire nel bosco per antichi sentieri. Scoperta la pista il nostro cuore trabocca di felicità. I vecchi sentieri si incrociano tra di loro, e noi seguiamo istintivamente quelli che ascendono e si spostano a meridione, esattamente sul versante occidentale del monte. Pini silvestri e vegetazione mediterranea indirizzano la nostra direzione e la pesta ci entusiasma, coscienti che da secoli la stessa è stata percorsa dal laborioso contado. La cresta del monte è sempre più vicina, l’ammiriamo dal basso mentre la traccia ci guida verso una macchia selvaggia dal color verde scuro, sicuramente il letto di un torrente in secca.  Raggiunto quest’ultimo passiamo oltre risalendo numerosi terrapieni, segno che una volta il versante era coltivato a terrazzamenti. Stavolta la traccia svanisce, quindi l’istinto ci guida, mirando alla sommità del pendio. Raggiunta una casetta (inaccessibile per i rovi) miriamo a un uliveto posto poco più in alto, intuisco che finalmente ci libereremo dai rovi seguendo una pista pulita. Infatti, una volta all’interno dell’uliveto, percorriamo la pista carreggiabile, che ci porta in alto e fuori dalla coltivazione. Una pianta di fico d’india feconda di frutti di un rosso acceso attira la mia attenzione. Con delle foglie di fico accolgo un frutto nelle mani, e con il coltello in dotazione lo taglio dalla pianta, mentre con altri tagli sapienti nella buccia estraggo il succulento e dolce frutto, che assaporiamo con gusto. Questo metodo di raccolta l’ho imparato decenni fa dai miei cugini di paese, esattamente nelle campagne di Ravanusa (AG). Ben contenti della traccia la seguiamo, essa diviene una carrozzabile che taglia il versante occidentale del monte, da dove usciamo alla vista di una diramazione con cancello. La deviazione ci conduce a pochi passi dalla cresta, esattamente all’interno di una bella pineta. Varchiamo il cancello su un lato sprovvisto di recinzione, e risaliamo il tratturo, sino a che non si riduce in una pesta che conduce alla cresta meridionale del Pizzo. La nostra meta è a settentrione, e quindi, dobbiamo risalire la ripida cresta con le poche tracce che scorgiamo e per nulla marcate. Il versante è davvero selvaggio, tra massi, zolle e rovi, risaliamo la china, fino ad approdare alla vasta vetta popolata da numerosi ed enormi sassi. Individuiamo la quota più alta e ad essa ci dirigiamo. Rari bolli blu ci guidano, finché un tubo in metallo color ruggine pone fine alle nostre fatiche, la vetta del Pizzo di Valle del Fico è stata conquistata, e la gioia prende il posto della fatica. Ci troviamo in equilibrio su alcuni massi, e tutto intorno è un ambiente selvaggio, identico a come lo avvertirono i nostri antenati. Issiamo il vessillo degli spiriti liberi sulla vetta e ci spostiamo su alcuni massi limitrofi, dove sarà più comodo desinare. È grande la gioia e la soddisfazione che proviamo. Raggiungere una meta in piena libertà e senza guida è il massimo. L’autostima già altissima raggiunge vertici non immaginabili. Sono sempre più convinto che in una vita precedente ero un lupo, lo percepisco da come intuisco i passaggi più comodi e dallo smisurato senso di orientamento che possiedo. Finita la pausa dovremmo rientrare, seguo i bolli blu, erroneamente penso che siano una traccia per scendere sul versante orientale del monte, invece conduce all’ante-cima che si aggetta sulla pianura solcata dal fiume Oreto. Conquistata anche questa elevazione, ritorniamo indietro sui nostri passi, ripassiamo dall’uliveto e ripercorriamo lo stesso sentiero dell’andata fino a raggiungere la strada di campagna iniziale. Siamo felici e soddisfatti di aver compiuto la missione, codesta montagna ci ha entusiasmato. Percorriamo la stradina fino al primo borgo abitato, quello di Villa Ciambra, l’ultima frazione di Palermo che precede Altofonte. Nel frattempo, e nell’attesa dell’autobus di linea, ci dissetiamo con bevande fresche acquistate in un supermarket. Giunge il mezzo pubblico, lo prendiamo a volo. Stavolta durante l’escursione ho distrutto i pantaloni da trekking, che presentano molteplici squarci, tali da farmi sembrare un barbone. Laceri e affaticati raggiungiamo l’abitazione, desiderosi di una doccia rigeneratrice. L’escursione è finita in bellezza, e con essa terminano le nostre esplorazioni in terra di Sicilia. Anche quest’anno abbiamo sognato e conosciuto angoli splendidi e nascosti della nostra terra. Non abbiamo mai smesso di sognare, per noi sarebbe la fine…

Il Forestiero Nomade.

Malfa.































































 

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