Anello
del Monte Prat da Forgaria
Note
tecniche.
Localizzazione: Prealpi Carniche: Catena Valcalda-Verzegnis- Gruppo del Verzegnis - Dorsale del Cuar.
Avvicinamento: Lestans- Pinzano- Forgaria nel
Friuli -
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello complessivo: 700 m.
Distanza percorsa in Km: 13
Quota minima partenza: 268 m.
Quota
massima raggiunta: 850 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Storico- naturalistica
Difficoltà:
E.E
Ferrata- valutazione
difficoltà:
Segnavia:
CAI 816
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli –Tabacco 020
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
Da
evitare da farsi in:
4)
Condizioni
del sentiero: Ben battuto e segnato
5)
Consigliati:
Data: 30 gennaio 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Magnifica escursione,
all’insegna dell’arte, della natura e dell’archeologia, nella magica località
del Monte Prat. Benché recentemente le
montagne siano ammantate di neve, non sento il loro richiamo. Aspetto pazientemente
che la neve si assesti, e nel frattempo girovago per i sentieri dei magnifici
colli del Friuli.
Il monte Prat è uno
degli altopiani più frequentati della regione, è una meta facilmente
accessibile, in auto, in bici, o tramite un’affascinante sentieristica che
parte dalle frazioni che si ergono alle pendici del monte stesso.
Anche questa
escursione sarà in versione familiare (Giovanna, io e Magritte) e come località
di partenza abbiamo scelto Forgaria nel Friuli. Da più di due lustri non percorrevo
questo sentiero, e la bella giornata che pare primaverile stimola l’escursione.
Lasciamo l’auto poco
sotto una scalinata, presso una piazzetta che precede il punto di partenza, posto
a quota 268 metri circa. Dopo pochi gradini, ci voltiamo verso la valle,
ammirando lo stupendo paesaggio, con lo sguardo rapito rivolto ai colli circostanti
e al continuo fluire del Tagliamento. Seguiamo i cartelli per il “Parco Archeologico
di Castelraimondo”. Tempo fa la
sentieristica non era ben curata come adesso, una miriade di cartelli e
sentieri ci rendono edotti e guidano in questo piacevole viaggio nel passato.
Seguiamo il percorso
in senso orario, per un sentiero, che risale le pendici boschive del Zuc Schiaramont.
Raggiunta quota 441 metri, restiamo incantati alla visione della ricostruzione
di una torre di avvistamento romana, risalente al primo secolo a.c. Il sito è
molto più arcaico, preromano, le prime testimonianze risalgono al IV secolo a.c,
con importanti ritrovamenti delle fondamenta di edifici gallici, tra cui un
muro di fortificazione e una abitazione. È molto interessante il sito
archeologico, e merita più di una visita approfondita. Complimenti vivissimi
all’amministrazione comunale di Forgaria nel Friuli. Siamo entusiasti e ci carica
il meraviglioso abbinamento tra l’archeologia e la natura. Subito dopo i ruderi
dell’abitazione, il sentiero si biforca: a destra prosegue per le ghiaie di
Costalunga, a sinistra si immette sulla mulattiera che si raccorda con il sentiero
che ascende al monte Prat. Noi scegliamo la via di mezzo, ovvero, una traccia
di capriolo che percorre per intero la cresta del Zuc Schiaramont, intervallando
brevi passaggi sul ripido versante settentrionale. Il profilo selvaggio della
natura ha su di noi un’attrazione fatale. Camminando in letizia sulle tracce ricoperte
di foglie secche, giungiamo a un intaglio dove il monte Prat si congiunge con
lo Zuc Schiaramont, e sempre, per la medesima traccia, raggiungiamo il sentiero
proveniente dal parco archeologico, che si interseca con l'altra diramazione a
settentrione che taglia la Costa Lunga, sarà il nostro sentiero del rientro.
I primi passi lungo la
mulattiera eretta con i muri a secco sono davvero radiosi, emozionanti. Percorriamo
un’opera dell’uomo ben edificata, che ci conduce attraverso un mondo, ormai dissolto
nel tempo. Siamo estasiati dal solo piacere di camminare, una forma di libertà
che non abbiamo mai dato per scontata. Il
sentiero sale ripido sul costone nord-orientale del Monte Prat. È un antico
cammino, lo si intuisce dalle scalinate scolpite dal passaggio dell’uomo e
dallo scorrere del tempo. Un paio di originali cappelle votive, poste ai lati
del cammino, ci confermano che l’uomo non vive solo di lavoro ma anche di fede.
Uno stormo di Grifoni volteggia su di noi, lo intuiamo dalle proiezioni dell’ombra,
la loro traiettoria è così radente, che per alcuni attimi ci è parso di
toccarli.
Meraviglia su meraviglia,
alla magia vissuta se ne aggiunge altra. La mulattiera continua a salire ripida
ma non è mai faticosa, quasi siamo a ridosso dell’altopiano, mentre degli
inconfondibili rumori di motosega ci segnalano la presenza di boscaioli intenti
a tagliare legna. La pendenza si fa più
lieve, incontriamo i primi stavoli che troviamo in eccellenti condizioni,
sicuramente sono quasi tutti abitati nella bella stagione. Usciamo dalla remota
mulattiera e percorriamo in direzione nord la strada asfaltata. La neve copre i
campi, e man mano che avanziamo, ammiriamo l’inconfondibile mole del monte Cuar
che è bello, splendente e luminoso come il vulcano giapponese Fuji. Con l’alzarsi
della quota la neve si fa più consistente anche se non supera mai i 20 centimetri
di profondità. Percorriamo la lunga arteria sino ad un bivio (a sinistra) che
precede di alcune centinaia di metri la Val Tochel. La nuova strada (sempre
asfaltata) conduce alla Val della Borgna. Poco dopo sulla destra scorgiamo
degli stavoli disabitati, esposti al sole, con panchina all’esterno, una autentica
tentazione (cediamo alla seduzione), l’ideale per fare pausa pranzo.
Tagliamo come giocosi bimbi
gli immacolati bianchi prati, e finalmente, raggiunta la panca scaldata dal
sole, ci concediamo una doverosa pausa. Magritte gongola sorridente, ben
sapendo che presto si gusterà la sua scatoletta di carne. Durante la sosta ho
tempo di ispezionare lo stavolo, tanti oggetti in disuso richiamano la vita montana
di una volta. La stalla è in perfette condizioni, l’odore dello sterco delle
vacche, una gerla quasi intatta, altri oggetti di uso comune, tutto rimanda a
qualcosa che forse ho visto da bimbo, nel quartiere periferico dove vissi. In questo
luogo la vita si è fermata, come d’incanto, e oggi, il paesaggio con il delicato
tocco di neve è davvero magico. Un nuvolone si sta addensando, ci consiglia di
iniziare il rientro, e noi, continuando per la direzione di marcia, proseguiamo
da nord a sud, passando per gli stavoli di Ciondorar, e seguendo le indicazioni
per il sentiero più impegnativo, ci avviamo per il versante occidentale di
Costa Lunga.
Ammiriamo l’ultimo
stavolo, e poi giù, per il ripido fianco, percorrendo l’esile sentiero tracciato
a segni rossi. Il prima tratto è scomodo, ma nel susseguo si fa meno
impegnativo, anzi, pure affascinante, per via dell’ampia visuale che estende sulla
valle dell’Arzino e sulla vicina cresta del Zuc Schiaramont.
Poco prima della
forcella tra Monte Prat e lo Zuc Schiaramont, il sentiero si amplia, divenendo carrozzabile,
ai margini di esso si ergono i poderosi e bellissimi muri in pietra, tinti di
verde e umido muschio, e solcati dalle tremende radici dei rampicanti. Un
paesaggio da fiaba, magico, incantato. Nell’atmosfera stregata si percepiscono
presenze strane, oscure figure, che scrutano con uno sguardo curioso e un ghigno
beffardo. Noi stiamo al gioco, non ci giriamo, ma in fondo li temiamo, perché ci
somigliano tanto, anzi assai. Tutte
queste visioni, vere o fantastiche che siano, alimentano la bellezza e la
profondità dello spirito. Gli alberi sono stati per tutto il giorno i nostri
compagni di viaggio, padri confessori, fratelli e complici di giochi erotici,
ne ho abbracciati più di uno e con veemente passione, quasi imbarazzante. Ne
abbiamo ammirati di tutte le specie, forme ed età. Il monte è un magico
universo popolato da questi nostri indispensabili amici, e proprio durante la
parte finale del lungo incedere, ho pensato che sicuramente potrei rinunciare a
tante cose nella vita, ma mai e poi mai, agli alberi, senza di essi mi sentirei
perso, vuoto…
L’ultimo tratto della
mulattiera coincide con l’inizio dell’anello del sito archeologico. Ultime
rampe da percorrere, tra le abitazioni della periferia di Forgaria, ed eccoci
all’auto. È stata un’escursione emozionante, ci ha colmato l’animo di colori,
di sapere: dall’archeologia alla botanica, dalle mulattiere con muretti in
pietra ai sentieri impervi e selvaggi, dai fitti tratti della selva ai prati
dominati dai bellissimi rustici. Alla fine dell’escursione il Monte Prat si è confermato
un autentico paradiso della montagna racchiuso in pochi chilometri di sentieri,
e una fantastica storia da raccontare.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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