Monte Vas
1964 mt. da Sigilletto
Note
tecniche.
Localizzazione:
Alpi carniche Centrali.
Avvicinamento: Tolmezzo-Villa
Santina -Ovaro, Comeglians – Rigolato-Forni Avoltri. Dal Forni Avoltri si
seguono le indicazioni per Sigilletto (m 1121) dove troviamo parcheggio.
Dislivello: 830
mt.
Dislivello complessivo: 860 mt.
Distanza
percorsa in Km: 8 chilometri
Quota minima
partenza: 1121 mt.
Quota
massima raggiunta: 1894 mt.
Tempi di
percorrenza. 4.5 ore.
In: Coppia.
Tipologia Escursione: Escursionistica.
Difficoltà: Turistiche fino alla casera monte dei Buoi,
per Escursionisti Esperti procedendo in vetta.
Segnavia: CAI
169
Attrezzature:
No.
Croce di
vetta: SI, e pure bella, appena restaurata.
Libro di
vetta: SI
Timbro di
vetta: Si, ben due.
Cartografia
consigliata: Tab 01
Periodo
consigliato: Tutto l’anno per la tipologia del terreno.
Condizioni
del sentiero: Ben segnato e marcato
Fonti
d’acqua: Si, sotto la cima e presso la casera.
Data: 30
settembre 2017.
Il
“Forestiero Nomade”
Malfa
Racconto.
L’autunno
dipinge di colori cangianti la vegetazione, invitando a fare escursioni dal
sapore elegiaco e intimo, dove poter scoprire i vecchi borghi e sentieri, un
tempo frequentati attivamente dall’uomo.
Tralasciate
le bianche rocce delle dolomiti d’Oltrepiave, recentemente riscopro la Carnia,
bella terra, dall’aspetto antico e dai mille borghi che cingono le pendici
delle Alpi di confine. Forni Avoltri e il suo territorio esercitano il suo
fascino, con le cime cariche di storia arcaica e moderna, tutta da scoprire con
delle belle passeggiate. Per questo fine ho scelto come località di partenza
Sigilletto e come meta la cima Monte di Vas. Sia la località che la vetta mi
sono sconosciute, e questo ne aumenta il desiderio. Stavolta si va con il
nucleo familiare, la mia signora e il fedele e inseparabile Magritte. Visto il
modesto dislivello che mi aspetta, non c’è fretta di arrivare a destinazione.
Ci godiamo per strada il sole nascente, e le cittadine della Carnia, viaggiare è
come sfogliare l’album dei ricordi. Durante il tragitto osservo le nuvole, sono
basse, fin sotto i mille metri, non mi preoccupano, esse sono benevoli, giocano
a nascondere il paesaggio. Arriviamo a Sigilletto, lascio l’auto nella zona
adibita a parcheggio, ci prepariamo per l’escursione, c’è umidità nell’aria, si
parte ben coperti. In contemporanea alcuni fuoristrada con operai sostano nelle
nostre vicinanze, sicuramente andranno a riparare qualcosa, intuisco che si
tratta di una casera, mi viene in mente Casera Monte dei Buoi.
Si parte,
seguendo le indicazioni per Casera monte dei Buoi, sentiero numerato 169.
Dal centro
del borgo seguiamo una stradina che ci porta alla periferia del villaggio,
risalendo una mulattiera adombrata da due lunghe file di abeti bianchi. Dei
lavori in corso rendono imprecisa la traccia da seguire, percepisco che si
tratta di quella a sinistra, infatti, riguadagnata la mulattiera, la
percorriamo, lasciando dietro le ultime abitazioni di Sigilletto.
Una strada
forestale che si alterna a brevi tratti di sentiero sarà la nostra la guida inequivocabile.
I nostri compagni di viaggio, saranno gli alberi, ne approfittiamo per fare un
ripasso sulle loro forme e caratteristiche. Abeti bianchi, abeti rossi e
larici, ci accompagnano, gli ultimi, iniziano a tingersi di giallo oro, li
adoro, li ho sempre trovati regali. Numerosi funghi dalla testa rossa fanno a
gara per farsi notare, malgrado la nebbia i colori sono accesi, tali da
illuminare il nostro cammino. Usciti dal bosco ammiriamo l’atmosfera creata
dalla nebbia, essa nasconde il paesaggio, intuendo che un paradiso è al di là
della grigia coltre. Un malgaro dall’aspetto serafico è in sosta su un masso,
le mucche brucano sparse nel pascolo, atmosfera bucolica. Siamo in prossimità
dei ruderi di Casera Monte dei Buoi. Enormi massi erratici appaiono dormienti,
come se stessimo attraversando un luogo incantato popolato da giganti. Rumori
di motoseghe e voci umane, precedono la comparsa dei fuoristrada, che tanto urtano
con l’ambiente. Sono le squadre di operai che ho visto al paesello, ho pure centrato
l’oggetto del loro lavoro, il restauro della Casera Monte dei Buoi. Noi
continuiamo per la meta, dei cani pastori ci vengono incontro per poi tornare
indietro. Proseguire per la cima Monte di Vas, non è difficile, una miriade di
bolli e frecce rosse ci guida, sembrano tinte dal noto escursionista
maniaghese. Per sentiero ripido entriamo nel bosco di conifere, per uscire in
una sella inerbita, passo di Piz Forchia. Sostiamo un attimo ad ammirare la
bella cima, che appare irraggiungibile dal versante orientale. Sono sereno, nessun
problema di orientamento, tengo la mappa custodita nello zaino, mi lascio
guidare dai segni, il cielo a volte sembra aprirsi. Speriamo! Rientrati nel
bosco, percorriamo un lungo traverso tra i mughi, e successivamente rasentiamo
una paretina (a destra), ne approfittiamo per costruire degli ometti. Dopo un
paio di ripidi tratti, resi scivolosi dal terriccio (utile aiutarsi con i
mughi) raggiungiamo l’affilata crestina meridionale; e vista la presenza di tre
bastoncini telescopici, poggiati sulla roccia, intuiamo che non saremo soli in
vetta. Do uno sguardo in alto, la vetta
non si vede, da essa ci separa una vasta mugheta, dobbiamo ancora percorrere
ottanta metri di dislivello. Finalmente avvistiamo le roccette finali, un breve
passaggio di primo grado scarso, ci porta alla meta, dove ci dà il benvenuto un
vissuto legno che si erge da un ometto, ma non è la cima! Essa dista pochi
metri, sormontata da un’originale croce, e accudita da un paio di volontari a
cui danno le ultime mani di tinta. I due altruisti, provengono da Venezia,
hanno adottato questa cima, curandola, e istallando una croce, che ogni anno
vengono a manutenzionare. Non posso fare a meno di ammirarli, il volontariato nei
monti è un lavoro sporco, pericoloso, e poco appagante. Noi ci spostiamo, al
limite della cima, presso un masso, lasciando i due amici liberi di operare, ne
approfittiamo per recuperare forze, consumando il pasto al seguito. Il panorama
è del tutto assente, a volte le nuvole ci concedono la visuale sul Volaia e
sulle valli sottostanti; ma poca cosa, non ce ne doliamo, siamo lo stesso paghi.
I volontari hanno finito il lavoro, ci salutiamo fraternamente con il saluto
degli spiriti liberi Adoro le nuvole, amo la montagna, nelle sue mille
sfaccettature.
Firmato il
libro di vetta, ci avviamo per il rientro, le nuvole si diradano, concedendoci
poco alla visione. Prestando attenzione durante la discesa dal monte raggiungiamo
la Casera Monte dei Buoi, gli operai sono ancora in azione. Decidiamo di non
fare l’anello che ci porta a passare per Casera Vas e Frassenetto, preferendo
fare il sentiero dell’andata per poi gustarci una buona cioccolata giù in
paese.
Raggiunto
Sigilletto, togliamo gli scarponi, dedicando del tempo a renderci presentabili,
prima di entrare nel locale. Lungo la strada che ci divide dal bar, abbiamo
tempo di conversare con un simpatico signore, intento a sistemare la sua
abitazione, oggi, a quanto pare, in Carnia la giornata è dedicata alla manutenzione.
Mentre gustiamo la desiderata cioccolata, nel locale entrano gli operai che
abbiamo visto su, alla casera. Ascolto il loro dialetto, il carnico, e do uno
sguardo alla signora che gestisce il locale mentre prepara le birre. l’arredo
del locale è color pino, scalda con la sola visione, mi lascio cullare dalla
fantasia, come se fossi nato qui, mi basta poco e soprattutto, basta crederci.
Usciti dal bar, percorriamo i metri che ci separano dall’auto, vivendo fino
all’ultimo secondo questo magico viaggio.
Il
“Forestiero Nomade”
Malfa.
Ciao sono Colin, escursionista inglese da anni residente in Friuli. ho fatto lo stesso giro oggi. Si vedono le tracce della slavina. Il bivacco nuovo non è male ma non eccezionale. Panelli solari danno luce ma i materassi sono un pò cosi...Il tuo racconto cmq è molto ben fatto e le foto sono belle. Andrò a vedere altre vostre escursioni. Mandi!!
RispondiElimina