Il mondo selvaggio
dal rifugio dalla val Settimana Cima del Cornaget.
Note tecniche.
Avvicinamento: Montereale Valcellina-Barcis-Claut (poco prima
del paese svoltare a sinistra seguendo le indicazioni per la val Settimana-14
km di strada forestale e sterrato fino superare un ponticello (un km primo del
rifugio Pussa) lasciare qui l’auto.
Punto di Partenza: 913 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 5- ore.
Dislivello complessivo in salita: 1496 m.
Distanza percorsa in Km: 16.6 km.
Quota minima partenza: 913 m.
Quota massima raggiunta: 2323 m.
Condizioni Meteo: fino alla cima assolato, al rientro dopo
la forcella di Savalon pioggia, sempre più intensa con fulmini.
Segnavia: CAI 375; rari ometti.
indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua: Un sorgiva a nord ovest del Bivacco.
Difficoltà: E.E.
Attrezzature : Nessuna.
Cartografia consigliata. 021
Data: 14 agosto 2007.
Condizioni del sentiero: Fino al bivacco A.Goitan sentiero
ben marcato e segnato, dopo il bivacco sparute tracce e ometti, si procede per
intuito!
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
Le montagne vanno bramate, sognate e conquistate,
naturalmente se si concedono. Quello che ho fatto durante la settimana,
riguardando le foto dell’escursione precedente in zona Cornaghet, rileggendo
relazioni, e chiedendo informazioni ad amici che l’avevano conquistata.
Finalmente giunge il giorno tanto atteso, partenza da casa con il cielo
stellato, le prime luci dell’alba lungo la strada nei pressi del Lago di
Barcis, dominato dall’inconfondibile Col Nudo, grande amore di questa
estate. Sbadiglio, ho ancora sonno,
accendo lettore cd dell’auto e ascolto “whola lotta love” dei mitici Led
Zeppelin, come effetto migliore della Red Bull, Rock come roccia, Rock come
musica. Come vorrei essere insieme a Jim Page sulla cresta del Cornaget)! Percorro la val settimana alle prime luci
dell’alba, arrivo al posteggio auto prestissimo, alle 06:27 zaino in spalle, la
temperatura non è fresca, prevedo un'altra bella sudata. Durante la prima parte
del percorso evito di usare la reflex, avendo fotografato di recente la valle
del Meda. Tutto questo mi comporta una maggior velocità di movimento,
guadagnando circa 500 metri di dislivello l’ora, alle 0810 sono al Bivacco( q.
1810), annoto il mio passaggio nel registro di firme, noto che durante la
settimana è passata gente. Riparto mirando a sud, alle spalle del ricovero e
senza seguire tracce mi ritrovo in pochi minuti tra il torrione (sfinge) della
Meda e il pendio erboso, superando dei grandi massi; verso la parte terminale
scorgo i primi ometti, li seguo in direzione est, perdendo quota verso la conca
glaciale del “Ciol di Savalon”, tagliando verso il centro del catino. Davanti a
me a sinistra la caratteristica sagoma del cornaget, mi appare come una
portaerei inclinata che lancia verso il cielo gli escursionisti. Sulla mia
destra i verticali e inaccessibili bastioni del Cimon delle tempie che sovrastano
la detritica forcella del Savalon. L’ultimo ometto mi conduce sotto le bancate
rocciose della forcella, non vedendone altri divento incerto sul proseguimento,
non demordo, affronto i salti rocciosi con passaggi di I grado un po’ esposti e
puntando verso il sovrastante prato ove ritrovo gli ometti. Seguendo l’esile
traccia tra balze erbose guadagno quota affrontando l’ultima fatica prima della
sella, uno scosceso tratto ghiaioso e quasi del tutto eroso. Finalmente la
sella del Savalon ( q. 2140), ampia visuale sulla cadin della Meda e sulla
Costa dei Madras, fino alla lontana val Settimana. Breve sosta prima di
iniziare l’ultimo tratto che mi porta alla cima. Dalla sella in direzione sud
percorro l’ultimo tratto della forcella, seguendo i numerosi ometti, che nel
primo tratto aggirano le placche a sinistra risalendo un piccolo canalino
incassato (passaggio di I grado inferiore), aggirando un salto e seguendo
sempre gli ometti procedo per pochi metri in direzione sud Ovest fino a
incrociare un canale percorribile, lo risalgo comodamente all’interno sul lato
sinistro. Con andamento obliquo la spaccatura risale in direzione della cima,
per traccia ben marcata e segnata, fino a divenire esile ma comodo sentiero tra
le placche. L’ultimo tratto aggira le rocce sommitali, prima puntando a est;
poco sotto la cima un piccolo salto e traccia che risale in direzione ovest
fino a biforcarsi. A sinistra l’affilata crestina pochi metri prima della cima
e segnata da ometti, a destra la comoda traccia su ghiaino che porta sotto la
cima. Seguo la seconda raggiungendo la
cima ( quota 2323,corposo ometto di sassi con ramo e cassetta del libro di
vetta) sgancio lo zaino, meritata sosta per godermi lo spettacolare paesaggio.
Il cielo nel frattempo si sta annuvolando, velocizzo il rituale di vetta: le
firme sul diario. Che sorpresa leggere i nomi di molti amici! Fotografo le
meraviglie che mi circondano, rapito da cotanta bellezza. La vocina interiore
mi dice:- Malfa rientra! Tra poco sarà l’inferno. Ripreso lo zaino, scendo con
cautela fino alla forcella, superando il tratto eroso senza capitomboli. Sul
pendio erboso sono raggiunto dalle prime gocce di pioggia, metto tutto il
materiale elettronico al sicuro e scendo guidato dagli ometti sulla comoda
traccia, fino trovare il sentiero perso in salita, ovvero una comoda traccia
che per ghiaie mi adagia sulla parte inferiore del catino. La pioggia nel
frattempo diventava copiosa, acceleravo il passo risalendo fino alla base del
torrione del Meda e successivamente raggiungendo il Bivacco A.Goitan. Davanti al riparo scorgo una figura, un
giovane spirito libero (Claudio) anche lui in ricerca di silenzio. Breve
scambio d’informazioni, piacevole incontro, approfittando del minor incedere
della pioggia, riprendo il cammino verso la val Settimana. Durante la discesa
la pioggia aumentava d’intensità accompagnata dal fragore dei tuoni, stando
attento a non fare scivoloni, raggiungevo in poco tempo il punto di partenza.
Nel frattempo il sole faceva capolino rendendo meno gravosi gli ultimi metri di
sentiero. Sole e ricordi rendono gli ultimi attimi di quest’avventura,
un’escursione da ricordare, un sogno realizzato, un amore consumato! Prima del
rientro una breve visita alla casera Pussa, per comprare un po’ di specialità
della valle.
P.S. Altra cima e altra toppa sui pantaloni!
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.
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