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giovedì 23 dicembre 2021

Monte Palis da Moggio Udinese


Monte Palis da Moggio Udinese

 


Note tecniche. 

 

Localizzazione: Alpi Carniche- Alpi Tolmezzine-Gruppo Sernio Grauzaria- Dorsale della Grauzaria.

 

Avvicinamento: Lestans-Pinzano- Gemona- Starale Pontebbana. Uscita Moggio UDINESE- Moggio Udinese Alta.

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia.

 

Dislivello: punto e quota di partenza 419 m.


Dislivello complessivo: 419 m.


Distanza percorsa in Km: 9


Quota minima partenza: 390 m.

 

Quota massima raggiunta: 808 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore

In: solitaria

 

Tipologia Escursione: selvaggio-escursionistica

 

Difficoltà: Escursionisti Esperti

 

Ferrata- valutazione difficoltà:

 

Segnavia: Sentiero e mulattiera-sentiero CAI 418

 

Fonti d’acqua: si

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: media

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: creata una minimalista con rami.

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: istallato barattolino spiriti liberi

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli –Tabacco 018
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato:  

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:

 



Consigliati:

Data: martedì 07 dicembre 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

Alla ricerca del colle e del borgo perduto, questa è la missione che sento di compiere. Una ricerca interiore con delle domande a cui voglio rispondere viaggiando in solitudine. Mi aggiro con amore in una terra che tanti anni che la frequento sento mia, malgrado il sottoscritto sia nato in un’isola lontana. Una natura che mai mi ha fatto sentire straniero o forestiero. La montagna friulana, veneta, sicula, afghana, marchigiana, sarda, di altri paesi e regioni mi ha sempre accolto con amore, perché in fondo stranieri lo siamo tutti se indossiamo vestiti ricamati con preconcetti e dipinti di ignoranza.

Se vaghiamo nudi, con la curiosità e l’innocenza di un bimbo, tutto l’universo si apre e si mostra chiaro e luminoso. Per questo vivo intensamente i piaceri, e non chiedetemi quale montagna o borgo mi abbia di più stregato, vi risponderei semplicemente “quello che ancora devo conoscere”. Quest’ultima escursione sul monte Palis è stata una continua sorpresa

: dal primo all’ultimo metro di territorio. La località è ben nota, è Moggio Udinese, dove io amo tutto, dagli locali ai monti che la circondano. Come spesso ho scritto, è una mia terza patria, ho trascorso numerosi giorni della mia esistenza a percorrerne i sentieri, e non ho ancora finito di vagare per questo meraviglioso territorio, incastonato come una gemma nel cuore del Friuli montano. Per il monte Palis non avendo chiara la condizione della sentieristica, ho lasciato l’auto nella Moggio Alta, al solito parcheggio per turisti con cartello e mappa esplicativa. Una volta pronto, mi sono avviato a sud, presso un maneggio, e come in una favola, è venuto fuori dal nulla un cavaliere con il suo destriero. Chiedo all’uomo a cavallo informazioni e conferme sulla pista che sto seguendo, mi rende edotto che c’è una traccia che conduce in alto, ma per l’anello che intendo servirmi non sa dirmi se troverò il continuo per via di probabili schianti. Ci salutiamo con cordialità, e inizio l’ascesa alla piccola elevazione, percorrendo un’ampia strada battuta che si esaurisce in uno slargo da dove proseguo per il sentiero vero e proprio. L’ascesa è ripidissima spesso esposta a sud sul ripido versante che si aggetta sul torrente Fella. Percorro una traccia a volte bene battuta, (protetto dai fusti dei pini) segnata e tratteggiata in nero sulla mappa. Inizio a scorgere il biancore della neve, e a pestarla poco dopo i 500 metri di quota, e con il salire diventa più corposa. Spesso, quando perdo la traccia, mi lascio guidare dall’istinto, cavalcando sempre la cresta, finché raggiungo il cupolone sommitale, fitto di una vegetazione arborea che ne occulta la visione sulle vette attigue.

Fa freddo, quindi mi sbrigo nell’attivarmi per lasciare un segno del passaggio del forestiero nomade, e di seguito, sempre per istinto e dopo una rapida consultazione della mappa, decido di proseguire a nord, calandomi per un ripido sentiero, stavolta guidato dalle opportune e immancabili impronte dell’amica dea. Sì, proprio lei, Artemide, la divinità protettrice della natura, che spesso mi appare sotto le sembianze di alcuni animali selvatici, tra cui la riconosco nel capriolo, lupo, cane, aquila e grifone. Le impronte che seguo oggi sono quelle di un cervide, esse mi guidano nella direzione che ho individuato nella mappa, finché sono sopra la pesta di un sentiero che si addestra tra le ripide e perpendicolari pareti rocciose del Palis. Esse dominano il vallone che da moggio conduce alle frazioni delle moggesse. Man mano che scendo di quota la neve è meno persistente fino a diventare un bianco velo. L’ambiente è meraviglioso e selvatico, peccato che questo sentiero non sia segnato dal CAI, è davvero stupendo, specie per alcuni passaggi sulla roccia e di alcuni scorci panoramici. La montagna, come sempre mi è benevola, e di questo non ho mai dubitati, è un sentimento reciproco che provo con la massima intensità. Dai pulpiti panoramici ammiro le elevazioni a monte di Moggio e tra di esse spicca il selvaggio Pisimoni, e la stessa cittadina imbiancata, è più bella che mai. La pesta conduce al sentiero 418, che imbocco, e mentre sono intento a togliere i ramponi, passa un viandante dal volto dolce e sorridente, breve e sincero reciproco saluto. Moggio è anche questo, natura e cortesia. Ripreso il cammino, stavolta ritorno a valle, e una volta fuori dall’oscuro e freddo ambiente mi dirigo ai luminosi prati periferici di Moggio, quelli posti poco più alti dei tetti stessi delle abitazioni, l’intento è di consumare il pasto. Il sole si avvia a sorgere in un altro luogo, donandomi i suoi ultimi raggi infuocati, e io, seduto sullo zaino, ammiro il crepuscolo, la dolce discesa del cerchio rosso nella volta celeste, che veste di fuoco l’ambiente circostante. Ripreso il cammino, mi aggiro per Moggio Alta, alla ricerca di quel meraviglioso cartello “Ancje voi us dis bondì”  
(Anche oggi vi dico buongiorno!) con cui ho iniziato l’escursione. Trovato il cartello, pochi metri dopo scorgo anche l’auto, così scrivo la parola fine a questa splendida avventura sul monte Palis, un magnifico colle del magico Friuli.

Il Forestiero Nomade.

Malfa.



















































 

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