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lunedì 22 novembre 2021

Cuel di Laneit da Cadramazzo

Cuel di Laneit da Cadramazzo

 

 

Localizzazione: Alpi Giulie

Avvicinamento: Lestans- San Daniele-Gemona- Moggio Udinese- Chiusaforte- Cadramazzo (sostare lungo la statale -area sosta)

Località di Partenza: Cadramazzo

 

Dislivello: 1000 m.

 

 

 Dislivello complessivo: 1000 m.

 

 

Distanza percorsa in Km: 13, 5 chilometri.

 

 

Quota minima partenza: 400 m.

 

Quota massima raggiunta: 1223 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 6 ore

In: Coppia.

 

 Tipologia Escursione: Storico -Naturalistica

 

Difficoltà:  Escursionistiche

 

Segnavia: CAI 619-620

 

Impegno fisico: Medio.

 

Preparazione tecnica: Bassa.

 

Attrezzature: si.

Croce di vetta: no

 

Ometto di vetta: no

 

Libro di vetta: istallato barattolino spiriti liberi

 

Timbro di vetta: No.

 

Riferimenti:

Cartografici: IGM Friuli-Venezia Giulia – Tabacco 018.

 

Bibliografici:

 

Internet:

Periodo consigliato: maggio-ottobre

Da evitare da farsi in: condizioni di pioggia o terreno ghiacciato

Condizioni del sentiero: Ben segnato e battuto il 619- Il 620 è da dismettere, cisto che sono presenti più tratti franati.

 

Fonti d’acqua: Si.

 

Consigliati:

Data: 19 novembre 2021

Il “Forestiero Nomade”

Malfa

Andare in escursione con Luca è sempre un viaggio interiore, qualsiasi sia la meta. Personalmente, e penso anche per lui, l’obiettivo escursionistico passa in secondo piano, dedicandoci con più enfasi a una ricerca mistica come quella che si attua sul lettino dello psicanalista, un’autentica catarsi, e la montagna spesso stimola questo processo intellettivo.

 Come al solito il giorno dell’uscita si accompagna al bel meteo, quindi, dopo aver parlottato in privato decidiamo la meta. Stavolta rientriamo nel territorio friulano, nella valle solcata dal fiume Fella. L’appuntamento è previsto nello spiazzo dell’Hotel Carnia, e in questo non siamo originali. Trasbordiamo il materiale su una delle due auto, e procediamo alla volta della località Cadramazzo. L’itinerario odierno ripercorre in gran parte il sentiero che conduce al Cuel de la Bareta, solo che dovevamo farlo per chiudere l’anello.

Si giunge alla località prevista, lasciando l’auto lungo la statale che conduce a Pontebba, e una volta approntati partiamo in direzione di Cadramazzo, superando il ponte tibetano che congiunge le due sponde del Fella.

Ricordo bene il sentiero 619, fatto appena due anni fa, noi oggi dovremmo guadare il Rio Cadramazzo, ed è quello che non facciamo, risalendo il sentiero 619 per il ripido versante occidentale tramite un’ardita mulattiera da guerra. Come gran parte dei sentieri friulani, molti sono stati edificati durante il primo conflitto mondiale, e a ogni gradino artificiale che superiamo il pensiero vola ai poveri soldati, gli stessi artefici di questa mulattiera. La pesta si sviluppa con un tracciato sempre erto ed esposto, che cautamente ascende, addentrandosi nell’ombrosa valle del rio Cadramazzo.  La luce solare non penetra il versante e lo sguardo spesso è rapito dai paurosi baratri che intimoriscono il nostro passo. Numerose cascate diffondono una musica soave dovuta al getto continuo del fluire dell’acqua. L’elemento primario ed essenziale, in questo luogo crea la dissolvenza del paesaggio, e i colori sono del tutto spenti, dai grigio-verdi ai grigio-bruni, mentre molte immagini appaiono in controluce sposandosi eccellentemente con la gelida temperatura che raffredda il sudore del nostro corpo. Ci scaldiamo mirando lo sguardo a occidente, nell’ammirare: prima la mole del Plananizza, e successivamente la cresta che protegge la Val Aupa, dominata dai rilievi del Pisimoni, Crostis e Zuc dal Bor, tutti illuminate e scaldati dal sole. Si continua a salire tra la fitta selva che protegge dal baratro, finché scorgo dietro di noi due folletti: sono un’affiatata coppia di escursionisti che vanno all’assalto del Cuel de la Bareta. Ci fermiamo un attimo per farli passare, ci intratteniamo in una divertente conversazione. Luca e io abbiamo gli zaini pesanti, colmi come se dovessimo partire per l’America, mentre i nostri amici portano qualcosa di minimalista; infatti, dopo il congedo riprenderanno il passo e procederanno speditamente. Siamo in sosta presso il bivio tra il sentiero 619 e il 620, appena salutati, le figure della coppia sguizzano velocemente, ne intravediamo i colori vivaci degli abiti, hanno sbagliato direzione e stanno proseguendo per il 620. Con voce tuonante attiro la loro attenzione. Nel frattempo, si sono accorti dell’errore e tornano indietro, risalendo il 619 sino alla vetta del Cuel de la Bareta.  Luca e io continuiamo il cammino, e dopo aver guadato un torrentello seguiamo il sentiero CAI 620. Gli amici incontrati in precedenza ci hanno reso edotti che il 620 dovrebbe essere dismesso, noi andiamo avanti e verifichiamo di persona. Aggirato il Cuel di Laneit entriamo nel regno delle ombre sovrastato dall’immensa mole del monte Jovet. Veniamo attratti e allo stesso tempo intimoriti dalla magnifica visione del luogo. Una cengia esile e aerea incide il versante solcato dai profondi canaloni che segnano la roccia con gravi intagli. Superiamo i primi tratti franati tra cui uno presso il Rio Fontamis. Alcuni passaggi di sentiero in ottimo stato si succedono ad altri franati o totalmente erosi. Ne superiamo alcuni, finché, visti nuovi franamenti e fatti i dovuti calcoli con il tempo, decidiamo di rientrare. Abbiamo avuto le risposte che cercavamo, ci siamo fermati poco prima della forcella Galandin. La nostra meta era altro, lo scopo dell’escursione è stato il viaggio interiore, ed è quello che abbiamo fatto.

Al rientro, presso un franamento, un masso si stacca e cade, colpendomi al fianco, sono riuscito a smorzare con il corpo l’impeto della caduta dello stesso oggetto, mentre a volo mi trattenevo con le braccia alle radici degli arbusti arsi da un precedente incendio. Ho avuto paura, ma ne sono uscito fuori indenne, i segnali che ho avuto dalla montagna si sono rivelati profetici. Con Luca, durante una lunga conversazione, abbiamo tracciato i nostri recenti trascorsi, esplorando un universo interiore forse più oscuro e tenebroso di quello che stiamo visitando in questa valle; rammenti densi di presenze squallide e indegne del nostro modo di recepire la vita. Raggiungiamo il Cuel de Laneit, effettuiamo una pausa per desinare. Non è il massimo come luogo, le alte elevazioni mi adombrano il cuore, e io amo la luce e i versanti soleggiati, mentre dove stiamo facendo pausa pare che sia spenta la gioia. Finita la sosta, rientriamo, per lo stesso sentiero dell’andata, un cammino intervallato da molteplici pause dovute al lungo e intenso dialogare. Raggiungiamo Cadramazzo quando il sole dà il benvenuto alle stelle, convinti e sicuri che malgrado la non raggiunta meta topografica, abbiamo trovato le risposte alle domande interiori. Finiamo l’escursione in un piccolo bar lungo la statale, sito poco dopo Chiusaforte. Un grappino e una cioccolata per sigillare una buona amicizia e un arrivederci alla prossima avventura.

Il Forestiero Nomade.                                 

Malfa.                                        








































 

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