Col
del Sole da Peonis
Note
tecniche.
Localizzazione: Prealpi Carniche
Avvicinamento: Lestans- Pinzano-Somp
Cornino-Peonis- Rotabile che porta al monte Prat, poco dopo un tornante (quota
310 m. circa) inizio sentiero con tabelle CAI e tabelloni esplicativi
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello
complessivo: 700 m.
Distanza percorsa in Km: 13
Quota minima partenza: 310 m.
Quota
massima raggiunta: 799 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: naturalistica
Difficoltà:
escursionistiche
Ferrata- valutazione
difficoltà:
Segnavia:
Segni CAI e bolli arancione
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: si
(bella e rustica)
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: si,
barattolino in vetro
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 20
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: 16 gennaio 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa.
Nell’era
Covid 19, in base al variare dei colori governativi che limitano il movimento
sul territorio, organizzo le uscite in montagna. Per questa meta ho preso
ispirazione da Giannino, uno spirito libero che pubblica stupendamente nel
gruppo “La montagna per Spiriti Liberi”. Durante le mie escursioni nel medesimo
territorio non avevo mai notato questo colle, ne ignoravo l’esistenza. Il Monte
Covria, la vetta adiacente e più imponente, è sempre stato al centro delle mie
attenzioni. In quest’ultimo scorcio invernale oltre gli 800 metri la neve
persiste e la fa da padrona, quest’anno ne ha fatta davvero tanta. Sono convinto
che con il passare dei giorni, la bianca meraviglia, si assesta e compatta. Rinvio
le escursioni in alta quota al futuro prossimo, dedicandomi alle elevazioni più
basse, che nelle stagioni primaverili ed estive sono le più rognose per via dell’eccessiva
temperatura e dell’incognita zecche.
Nell’avventura odierna
mi saranno compagni Giovanna e il mitico Magritte, un trio ben collaudato.
Si parte da casa con una temperatura polare,
il cielo è terso e di un azzurro luminoso. Durante
il tragitto in auto, ascoltiamo dell’ottima musica, essa ci scalda e dà la
carica. Poco dopo le località di Somp Cornino e Peonis, imbocco la strada di
servizio che porta agli stavoli siti nel vallone tra il monte Covria e Cima
Pala. Presso un ampio tornante (dove si diparte una stradina chiusa al transito
che si collega alla frazione di Avasinis) lascio l’auto. Ci approntiamo,
indossiamo da subito le ghette, e partiamo per la nostra meta. Dapprima
percorriamo la strada in salita, tramite una serie di tornanti (utile per
scaldarci) prima dell’inizio del sentiero. All’ultimo tornante, dopo pochi
metri, a sinistra diparte il viottolo con tabella naturalistica che illustra le
caratteristiche del pendio meridionale del Monte Covria.
Il cammino è una
mulattiera, che poco dopo un centinaio di metri (scavata nella roccia), taglia
il bel versante meridionale del monte.
Pian piano guadagniamo
quota, e dall’alto possiamo ammirare i caratteristici rivoli del fiume
Tagliamento. Man Mano che camminiamo ammiriamo la varietà arborea, mentre in
alto veniamo sfiorati dalle ombre delle grandi ali dei grifoni che volteggiano
intorno a noi.
Proviamo piacevoli sensazioni
di libertà, camminare sulla bella mulattiera aerea è tonificante, e dall’alto scrutiamo
le vicine cime ammantate di bianco. Rapiti anche dal più piccolo particolare:
dal santo racchiuso in una scatola di fagioli, ai molteplici disegni delle
cortecce. Infinitamente bello è l’universo che ci circonda, per essere felici
basta un giorno di libertà e due scarponi ai piedi. Il cammino inizia a
inoltrarsi nel vallone scavato dal torrente Rio Sech. Noi puntiamo lo sguardo
alla nostra meta, il Col del Sole e alle sue pendici meridionali che prendono
il nome di Cuel dal Meloc. Un ometto sito al margine del sentiero, ci invita a
visitare un paio di stavoli posti in basso, avvertiamo una sensazione magica,
sembra di percepire l’atmosfera creata da Dino Buzzati nel noto capolavoro
letterario “Il deserto dei Tartari”. Qualcuno potrebbe sbucare fuori
all’improvviso dai ruderi. Visitiamo ciò che rimane dell’edificazione
dell’opera del l’uomo: il convogliare del Rio tramite remote opere idrauliche,
le recinzioni con i sassi. Le tracce per il colle si interrompono, la fitta vegetazione
selvaggia sbarra il passo, si rientra sulla mulattiera, e si prosegue per il
vallone.
Dopo alcune decine di
metri una serie di strette svolte ci accompagna dove la valle si restringe.
Iniziamo a percorrere il versante detritico del Col de Sole, e subito dopo, il
versante detritico diventa quello del Covria. A volte la temperatura si abbassa,
altre no, non ci si ferma per mantenere caldo il corpo.
Le pareti occidentali
del Col del Sole ora sono strapiombanti e inaccessibili, con un’altra serie di
strette di rampe raggiungiamo la quota dove la valle si restringe di nuovo. Alcune
cenge invitano ad arrampicarsi su una falesia, ma noi ammiriamo e andiamo dritti,
entrando nella stretta valle che io battezzo di Roncisvalle; una strettoia di
alcuni metri, ma percepisco la presenza di traditori pronti a compiere l’agguato,
ma è solo l‘impressione di un sognatore. Subito dopo, il cammino si apre sui
prati della Val Planecis, tinta di bianco, dove signorili e spogli alberi
slanciano i rami nella volta azzurra.
La presenza degli
stavoli rievoca la vita di un tempo remoto. È tanta la gioia che un prato
innevato dona, si ritorna bimbi, liberando la fantasia e il sorriso. Puntiamo a oriente alla base del ripido
crinale del Col del Sole, di neve ne è presente solo una semplice spolverata,
dei bolli arancioni tinti sulle cortecce dei faggi ci attraggono e guidano. È
ripido il sentiero, ma sgombro da vegetazione, quindi risulta solo una sana
faticata. Duecento metri di ripido dislivello, verso la parte terminale, la
pendenza si riduce notevolmente e la cresta si fa più ampia e la neve coprente
e cospicua. Davvero bello quest’ultimo tratto da percorrere, trasmette gioia
allo spirito. Siamo a pochi metri dalla vetta, gli arbusti sono fitti, ma si
passa facilmente tra essi. Abbiamo raggiunto un corposo ometto di sassi, mi giro,
e alle spalle scorgo, esposta sul versante nord-orientale, una spartana e
piccola croce costruita con rami. Mi piace la sua forma originale, nel suo
piccolo è regale. Vetta conquistata! Ci complimentiamo, effettuiamo la foto di
rito e video, prima che le dita inizino a congelare, lo stanno già facendo.
Installo il barattolino di vetta, consumiamo un veloce pasto, fa troppo freddo,
la stessa tisana del termos, benché sia bollentissima si raffredda in pochi
istanti. La visione sul paesaggio è ostacolata dalla vegetazione, ma qualcosa
riesce a filtrare dai rami. Il colle con i suoi 799 metri è un piccolo gioiello
che si sporge sulla pianura friulana, dominando dall’alto il Tagliamento che
scorre brioso con le sue fresche acque. Dalla vetta ammiriamo il vicino monte
Brancot, Il monte San Simeone, il Cuarnan e il Chiampon con la sua recente
ferita, una slavina gli ha scoperto un tratto del costone, lasciando un evidente
sfregio.
Il paesaggio è immaginifico,
tutto sa di infinita bellezza. Fa così tanto freddo, che ci copriamo ancora di
più e una volta pronti affrontiamo la discesa. A causa della ripidità del
crinale, in meno di mezz’ora raggiungiamo gli stavoli in basso. Per il rientro,
effettuiamo un anello puntando a nord, cercando oltre la carrareccia il
proseguo del sentiero. Dalla sbarra della stessa stradina seguiamo una pesta
che ci inganna, sporgendosi pericolosamente sui ripidi salti. Ritorniamo sui
nostri passi, finché scorgiamo un chiaro sentiero, lo percorriamo in discesa.
Man mano che scendiamo di quota il sentiero (una remota mulattiera) è sempre
più manifesto. Si tratta di un antichissimo troi, sapientemente costruito con
sassi, e spesso gradinato, sicuramente un tempo frequentato dai malgari o
boscaioli locali. Mentre camminiamo, e la luce si fa più fioca, discutiamo, perdendoci
nei discorsi esistenziali. I 400 metri di dislivello, avvolti nell’ombra del colle,
passano velocemente mentre il gelo si fa sentire.
Raggiunta la strada asfaltata,
procediamo a oriente, iniziando la discesa verso la frazione di Avasinis, che
raggiungiamo in pochi minuti. Dalla periferia del piccolo centro abitato,
proseguiamo a sud, breve tratto di strada asfaltata, e successivamente (svoltando
a destra) per una carreggiabile che inizia poco dopo il cimitero. Non ci rimane
che effettuare questo lungo tratto che taglia le pendici del Col del Sole, e con
una moderata pendenza, quasi in piano, che ci riporta al punto di partenza.
L’escursione si è conclusa felicemente, siamo gaudenti. Così ha termine una
giornata speciale con un’altra storia da raccontare.
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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