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martedì 20 ottobre 2020

Rocca Busambra dal Bosco della Ficuzza (PA)

Rocca Busambra dal Bosco della Ficuzza (PA)

 

Note tecniche. Rocca Busambra (1613 m), è il rilievo più alto del gruppo montuoso dei monti Sicani, nonché la cima più alta della Sicilia occidentale.

Il complesso, articolato lungo una dorsale di 15 km costituita da più rilievi (da ovest a est: Pizzo Nicolosi, Rocca Argenteria, Rocca Ramusa, Pizzo Busambra, Pizzo Casa), si presenta come una cresta che si erge sulle verdi colline del bosco della Ficuzza. Il rilievo appare molto frastagliato, soprattutto sul versante settentrionale, con pareti verticali, e tratti strapiombanti di impressionante altezza. Il versante meridionale digrada invece più dolcemente. Notevole è anche la prominenza sul territorio circostante, in gran parte collinare, fattore che contribuisce a dare alla rocca l'aspetto di un rilievo isolato e maestoso.

 

Localizzazione: È situata nei territori di CorleoneGodranoMezzojuso e Monreale nella città metropolitana di Palermo.

 

 

Regione: Sicilia

Avvicinamento:  Palermo- Villabate- Misilmeri-Marineo- Bosco della Ficuzza- Sterrato sino al Rifugio Alpe Cucco dove si lascia l’auto.

 

Dislivello: 750 m.


Dislivello complessivo: 750 m.


Distanza percorsa in Km: 10


Quota minima partenza: 940 m.

 

Quota massima raggiunta: 1613 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione: Paesaggio-escursionistica

 

Difficoltà: Escursionista

Ferrata- valutazione difficoltà:

 

Segnavia: Cai M 537

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: si

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Sicilia –
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato:  

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:

 

Fonti d’acqua: no

Consigliati:

Data: 18 settembre 2020

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

 

Rocca Busambra, la bellissima cresta che si eleva altissima sopra il bosco della Ficuzza, è un vero monumento della natura, essa, con la sola figura, dona un tocco particolare allo straordinario paesaggio siciliano. Anni fa, mentre ero in escursione, in compagnia di mio cognato, presso La Pizzuta  (altra bella cima), mi parlò di Rocca Busambra, e dalla vetta del medesimo rilievo, anche se distante, riuscimmo a localizzarla. Da allora nacque il desiderio di conquista.

Di tempo ne è passato, e quest’anno l’ho inserita nella lista delle camminate da effettuare in Sicilia.

Il giorno dell’escursione si parte in auto dal centro storico di Palermo, ci si dirige a oriente, percorrendo la statale che da Villabate risale a Misilmeri, passando per Marineo, e infine raggiunta la località Ficuzza, si utilizza una strada forestale che si inoltra nel bosco omonimo. Presso Marineo rimaniamo estasiati dalla bellezza del piccolo centro dominato dal pizzo della Rocca, e la fantasia vola lontano, sino al medioevo, quando queste elevazioni erano presidiate da fortificazioni. Storie di assedi e conquiste, mi viene il desiderio di leggere un bel libro di episodi storici ambientati nell’isola, accomodandomi sotto le fitte fronde di un carrubo. Immagino di leggere e fantasticare finché non sopraggiunge il sonno e dopo il sogno. Ma noi continuiamo per il Bosco della Ficuzza, passando per il piccolo borgo adiacente alla palazzina di caccia borbonica, per poi seguire la strada sterrata sino alle strutture del Rifugio Alpe Cucco.

Giunti sul luogo prestabilito, scopro che il ricovero non è attivo, dal tipo di struttura edilizia appare come una remota malga. Alcune mucche pezzate gravitano all’esterno, sono in ordine sparso e intente a brucare. Lasciamo l’auto nel comodo spiazzo e ci avviamo. Da una breve relazione che ho al seguito deduco che dovrei trovare un sentiero, proprio difronte al rifugio, ma non rivelo nulla, e quindi, ci incamminiamo per lo sterrato, e dopo aver superato un abbeveratoio, decidiamo di tagliare per il bosco, mirando a sud ovest, dove la cresta della Rocca Busambra pare più accessibile.

La fitta selva è un querceto misto termofilo a predominanza di querce caducifoglie accompagnate da lecci e sughere e rimboschimenti di pino e orniello. Seguo le tracce di animali e brevi sentieri, mi rendo conto di essermi trasformato in un selvaggio. Percepisco a istinto le tracce e non perdo mai l’orientamento. Saltiamo sui massi, risaliamo piccoli impluvi, ma sempre nella proba direzione, finché un paio di tracce mi portano a intersecare il viottolo ufficiale, i bolli rossi e l’ampia pesta ne sono testimonianza. Seguiamo a nord il sentiero, risalendo uno stretto anfratto, chiamato in loco “Scala Ciurinu”, sino a comparire sull’ampio insellamento denominato “Piano della Tramontana”. Il paesaggio cambia aspetto e colore, dalle ripide pareti settentrionali e dall’oscuro bosco, ora siamo passati per dolci pendii dal colore giallo oro. Il Versante meridionale della rocca è davvero gradevole, e i suoi colori ben si coniugano con quelli della volta azzurra. La vetta non è ancora in vista, celata dall’immenso pendio aureo. Seguiamo il sentiero, che risale faticosamente sino a conquistare la cresta occidentale della Rocca Busambra. Dalla dorsale ora possiamo ammirare lo sviluppo dell’escursione, camminiamo a filo, lambendo le verticali pareti settentrionali, sino a raggiungere un intaglio “La Ciacca di Bifarera “(o “Sciacca” propriamente detta), trattasi di una profonda spaccatura beante, parallela alla parete nord di Rocca Busambra, utilizzata nel passato dalla mafia per fare scomparire i cadaveri delle sue vittime. Dalla sella percorriamo uno stretto sentiero attorniato da macchia di rosacee spinose, piegando a sud verso le creste di Busambra. Un percorso tra pascoli aridi e steppe, accidentato, sassoso e privo di sentiero ci permette di raggiungere l’ultimo ripido tratto prima della vetta. Radi ometti sono posti come segnali. La cresta è meravigliosa, proprio al vertice è sito un sorprendente prato, racchiuso tra le creste e protetto dai venti. A occhio nudo percepisco che la vetta vera e propria è a occidente, quindi risaliamo le successive creste, sino a raggiungere una struttura metallica con annesso prisma goniometrico. Finalmente stazioniamo sulla massima quota della rocca, soffia un gelido vento, ci copriamo. A pochi metri, qualcuno, in segno di devozione, ha eretto una capannina con dentro una statuetta di madonnina. È davvero magnifico da quassù scrutare il paesaggio. Rocca Busambra è un’alpe regale, essa ti trasmette una sensazione di forza, di potenza, e di un sovrastante prestigio. Comprendo perché sin dalla preistoria, l’uomo, abbia ambito sempre alle massime quote. Da quassù si domina il mondo e tutto è più vicino, puoi anche parlare con un dio se hai fede, o tacere, cosciente che per un attimo la divinità e in te. Un volo d’aquila sta a testimoniare quale e quanta energia ci abbia spinto sin quassù e con quale magia la montagna ci sta ricambiando, rendendoci donne e uomini migliori. Nel toccare con il dito il cielo ci approssimiamo all’essenza della vita, a ciò che noi veramente siamo e a cosa ambiamo, scoprendo in definitiva chi realmente siamo.

Consumiamo il pasto portato al seguito, oggi effettuiamo il giro corto, mi sono ripromesso che la prossima volta compirò l’intero anello della rocca. Il rientro all’auto è cadenzato dal gracchiare delle cornacchie, mentre lassù poco dopo la vetta, l’aquila imperiale ancora volteggia. Questo mare d’oro, questo cielo azzurro, questo profumo inebriante ci dona una carica inaudita. Siamo coscienti, che finite le vacanze, ritorneremo al nord con il mal di Sicilia. Un male struggente e lancinante. Ma siamo anche coscienti, che se un dì non ci fossimo separati dalla terra natia, sicuramente oggi ne ignoreremmo la magnificenza.

Il Forestiero Nomade.

Malfa

 

































 

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