Rocca
Busambra dal Bosco della Ficuzza (PA)
Note
tecniche. Rocca Busambra (1613 m), è il rilievo più alto del
gruppo montuoso dei monti
Sicani,
nonché la cima più alta della Sicilia occidentale.
Il
complesso, articolato lungo una dorsale di 15 km costituita da più rilievi
(da ovest a est: Pizzo Nicolosi, Rocca Argenteria, Rocca Ramusa, Pizzo
Busambra, Pizzo Casa), si presenta come una cresta che si erge sulle verdi
colline del bosco
della Ficuzza. Il rilievo appare molto frastagliato,
soprattutto sul versante settentrionale, con pareti verticali, e tratti
strapiombanti di impressionante altezza. Il versante meridionale digrada invece
più dolcemente. Notevole è anche la prominenza sul territorio circostante, in
gran parte collinare, fattore che contribuisce a dare alla rocca l'aspetto di
un rilievo isolato e maestoso.
Localizzazione:
È situata nei territori di Corleone, Godrano, Mezzojuso e Monreale nella città metropolitana di
Palermo.
Regione:
Sicilia
Avvicinamento:
Palermo- Villabate-
Misilmeri-Marineo- Bosco della Ficuzza- Sterrato sino al Rifugio Alpe Cucco
dove si lascia l’auto.
Dislivello:
750 m.
Dislivello complessivo: 750 m.
Distanza percorsa in Km: 10
Quota minima partenza: 940 m.
Quota
massima raggiunta: 1613 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Paesaggio-escursionistica
Difficoltà:
Escursionista
Ferrata- valutazione difficoltà:
Segnavia:
Cai M 537
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: si
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Sicilia –
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Fonti d’acqua: no
Consigliati:
Data: 18 settembre
2020
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Rocca Busambra, la
bellissima cresta che si eleva altissima sopra il bosco della Ficuzza, è un
vero monumento della natura, essa, con la sola figura, dona un tocco
particolare allo straordinario paesaggio siciliano. Anni fa, mentre ero in escursione,
in compagnia di mio cognato, presso La Pizzuta (altra bella cima), mi parlò di Rocca Busambra,
e dalla vetta del medesimo rilievo, anche se distante, riuscimmo a localizzarla.
Da allora nacque il desiderio di conquista.
Di tempo ne è passato,
e quest’anno l’ho inserita nella lista delle camminate da effettuare in
Sicilia.
Il giorno
dell’escursione si parte in auto dal centro storico di Palermo, ci si dirige a
oriente, percorrendo la statale che da Villabate risale a Misilmeri, passando
per Marineo, e infine raggiunta la località Ficuzza, si utilizza una strada
forestale che si inoltra nel bosco omonimo. Presso Marineo rimaniamo estasiati
dalla bellezza del piccolo centro dominato dal pizzo della Rocca, e la fantasia
vola lontano, sino al medioevo, quando queste elevazioni erano presidiate da fortificazioni.
Storie di assedi e conquiste, mi viene il desiderio di leggere un bel libro di episodi
storici ambientati nell’isola, accomodandomi sotto le fitte fronde di un
carrubo. Immagino di leggere e fantasticare finché non sopraggiunge il sonno e dopo
il sogno. Ma noi continuiamo per il Bosco della Ficuzza, passando per il
piccolo borgo adiacente alla palazzina di caccia borbonica, per poi seguire la
strada sterrata sino alle strutture del Rifugio Alpe Cucco.
Giunti sul luogo prestabilito,
scopro che il ricovero non è attivo, dal tipo di struttura edilizia appare come
una remota malga. Alcune mucche pezzate gravitano all’esterno, sono in ordine
sparso e intente a brucare. Lasciamo l’auto nel comodo spiazzo e ci avviamo. Da
una breve relazione che ho al seguito deduco che dovrei trovare un sentiero,
proprio difronte al rifugio, ma non rivelo nulla, e quindi, ci incamminiamo per
lo sterrato, e dopo aver superato un abbeveratoio, decidiamo di tagliare per il
bosco, mirando a sud ovest, dove la cresta della Rocca Busambra pare più accessibile.
La fitta selva è un
querceto misto termofilo a predominanza di querce caducifoglie accompagnate da
lecci e sughere e rimboschimenti di pino e orniello. Seguo le tracce di animali
e brevi sentieri, mi rendo conto di essermi trasformato in un selvaggio.
Percepisco a istinto le tracce e non perdo mai l’orientamento. Saltiamo sui
massi, risaliamo piccoli impluvi, ma sempre nella proba direzione, finché un
paio di tracce mi portano a intersecare il viottolo ufficiale, i bolli rossi e
l’ampia pesta ne sono testimonianza. Seguiamo a nord il sentiero, risalendo uno
stretto anfratto, chiamato in loco “Scala Ciurinu”, sino a comparire sull’ampio
insellamento denominato “Piano della Tramontana”. Il paesaggio cambia aspetto e
colore, dalle ripide pareti settentrionali e dall’oscuro bosco, ora siamo passati
per dolci pendii dal colore giallo oro. Il Versante meridionale della rocca è
davvero gradevole, e i suoi colori ben si coniugano con quelli della volta
azzurra. La vetta non è ancora in vista, celata dall’immenso pendio aureo.
Seguiamo il sentiero, che risale faticosamente sino a conquistare la cresta
occidentale della Rocca Busambra. Dalla dorsale ora possiamo ammirare lo
sviluppo dell’escursione, camminiamo a filo, lambendo le verticali pareti
settentrionali, sino a raggiungere un intaglio “La Ciacca di
Bifarera “(o “Sciacca” propriamente detta), trattasi di una profonda
spaccatura beante, parallela alla parete nord di Rocca Busambra, utilizzata nel
passato dalla mafia per fare scomparire i cadaveri delle sue vittime. Dalla
sella percorriamo uno stretto sentiero attorniato da macchia di rosacee
spinose, piegando a sud verso le creste di Busambra. Un percorso tra pascoli
aridi e steppe, accidentato, sassoso e privo di sentiero ci permette di
raggiungere l’ultimo ripido tratto prima della vetta. Radi ometti sono posti
come segnali. La cresta è meravigliosa, proprio al vertice è sito un sorprendente
prato, racchiuso tra le creste e protetto dai venti. A occhio nudo percepisco
che la vetta vera e propria è a occidente, quindi risaliamo le successive
creste, sino a raggiungere una struttura metallica con annesso prisma
goniometrico. Finalmente stazioniamo sulla massima quota della rocca, soffia un
gelido vento, ci copriamo. A pochi metri, qualcuno, in segno di devozione, ha
eretto una capannina con dentro una statuetta di madonnina. È davvero magnifico
da quassù scrutare il paesaggio. Rocca Busambra è un’alpe regale, essa ti
trasmette una sensazione di forza, di potenza, e di un sovrastante prestigio.
Comprendo perché sin dalla preistoria, l’uomo, abbia ambito sempre alle massime
quote. Da quassù si domina il mondo e tutto è più vicino, puoi anche parlare
con un dio se hai fede, o tacere, cosciente che per un attimo la divinità e in
te. Un volo d’aquila sta a testimoniare quale e quanta energia ci abbia spinto
sin quassù e con quale magia la montagna ci sta ricambiando, rendendoci donne e
uomini migliori. Nel toccare con il dito il cielo ci approssimiamo all’essenza
della vita, a ciò che noi veramente siamo e a cosa ambiamo, scoprendo in
definitiva chi realmente siamo.
Consumiamo il pasto
portato al seguito, oggi effettuiamo il giro corto, mi sono ripromesso che la
prossima volta compirò l’intero anello della rocca. Il rientro all’auto è
cadenzato dal gracchiare delle cornacchie, mentre lassù poco dopo la vetta, l’aquila
imperiale ancora volteggia. Questo mare d’oro, questo cielo azzurro, questo
profumo inebriante ci dona una carica inaudita. Siamo coscienti, che finite le vacanze,
ritorneremo al nord con il mal di Sicilia. Un male struggente e lancinante. Ma
siamo anche coscienti, che se un dì non ci fossimo separati dalla terra natia,
sicuramente oggi ne ignoreremmo la magnificenza.
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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