Palermo
– San Martino delle Scale - Palermo.
Note
tecniche.
Localizzazione:
Monti di Palermo o Panormitani
Regione:
Sicilia
Avvicinamento:
Dal centro storico di Palermo, percorrenza dell’asse viario che dal Corso
Vittorio Emanuele II, porta a Monreale, tramite il corso Calatafimi.
Dislivello:
776 m.
Dislivello complessivo: 1000 m.
Distanza percorsa in Km: 40
Quota minima partenza: 20 m.
Quota
massima raggiunta: 776 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 8 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Storico-naturale -escursionistica
Difficoltà:
turistiche
Ferrata- valutazione difficoltà:
Segnavia:
nessuno
Impegno
fisico: alto
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Sicilia
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Fonti d’acqua: si
Consigliati:
Data: sabato 5
settembre 2020
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Lunghissima escursione
con partenza dal centro cittadino, passando per Monreale, sino a raggiungere la
località montana di San Martino delle Scale. Dopo 49 nove anni, ho rivissuto le
fughe che effettuai nel settembre dall’Abbazia dei benedettini, allora facente
funzione di collegio. Dopo una doverosa visita all’antica abbazia (commovente
ascoltare i monaci che esercitano in canti gregoriani) ho ripercorso il
tracciato della seconda e terza fuga sino al centro storico di Palermo. Come
fuori programma abbiamo effettuato la salita ai ruderi del castellaccio, (monte
Caputo 776 m.) e Pizzo del Corvo, una visita al duomo di Monreale e la degustazione
di una granita al limone, che allora, per ovvi motivi non effettuai.
1000 metri di
dislivello e 40 chilometri di percorso, un sogno che avevo nel cassetto e che ho
finalmente realizzato.
Da
anni avevo in mente di ripetere la fuga dal collegio che effettuai nel lontano
settembre del 1971. Allora avevo otto anni, orfano di padre da poche settimane,
e i miei cari zietti, ebbero la briga di liberarsi di me, convincendo mia
madre, che stando in collegio avrei avuto un futuro migliore. Sicuramente non
lo nego, sarei diventato una brava persona, un buon impiegato, tutto casa e
chiesa, e soprattutto un assiduo frequentatore di ambienti sani. Beh, in realtà
i miei zii dimostrarono solo quanto egoismo si possa celare nell’essere umano,
soprattutto, quando qualcuno si eleva a giudice del futuro degli altri.
Insomma, dopo la perdita di mio padre persi anche la libertà, ritrovandomi a 15
chilometri da Palermo, in mezzo ai monti, e in un ambiente frequentato da
Gesuiti. Avevo il mio corredo al seguito, con le iniziali “GM”, e ricordo che
si studiava e pregava in continuazione. Dopo pochi giorni, sentii la mancanza
di quella parola astratta chiamata Libertà. Più che una madre, mi mancava la
strada, i miei compagni di giochi, la maestra, i compagni di scuola, e con il
passare dei giorni questa carenza divenne un pensiero fisso. Dovevo
assolutamente fuggire da quella galera ecclesiastica, e così fu.
Dopo nemmeno un mese di permanenza nel lager, effettuai ben tre
fughe, tutte con pieno successo, e a pochi giorni di distanza l’una dall’altra.
Insomma, divenni una vera peste per i preti secondini, e allora, per forza
maggiore, mia madre si arrese, e mi iscrisse, non me ne vogliano gli zietti, alla
scuola elementare, la medesima che frequentavo sino a pochi mesi prima: stessa
classe, stessa maestra e gli stessi compagni. La fuga, anzi, le fughe dal
collegio di San Martino delle Scale diventarono per la mia vita futura una
pietra miliare, un punto di riferimento. Ottenni la mia prima importante vittoria
e tantissima autostima, da allora so che nulla mi è impossibile, e per citare
John Lennon “Non ci sono problemi, ma solo soluzioni”.
Esattamente dopo 49 anni, nello stesso mese, ho rifatto “la Fuga
dal Collegio”, ma in un doppio viaggio, partendo da Palermo, e raggiungendo a
piedi, insieme alla mia signora, Monreale, e da quest’ultimo tramite un minibus
l’abbazia di San Martino delle Scale. Lo stupendo Monastero è una frazione del comune di Monreale della città metropolitana di
Palermo.
Esso
sorge a 589m s.l.m. nella frazione che lo ospita vi risiedono 440 abitanti.
L’aggregato
monumentale include il monastero benedettino e la Basilica
abbaziale di San Martino delle Scale da cui prende il nome. Le strutture, oggi,
ospitano l'accademia delle belle arti e una scuola di restauro.
Il
paesaggio montuoso e ricco di boschi ne ha fatto una località particolarmente apprezzata
dai palermitani per la villeggiatura, grazie alla frescura che offre nella stagione estiva.
Raggiunto
il complesso monumentale, grazie alla cordialità dei monaci benedettini,
riusciamo a visitare alcune ali del complesso, non nascondo di essermi
emozionato, soprattutto quando ho sfiorato con le mani la medesima porta che allora
riuscii ad aprire grazie a un espediente per poi varcarla e fuggire. Dopo la
visita all’edificio, abbiamo ripercorso di una delle tre fughe, con itinerario San
Martino-Palermo tramite la rotabile che passa da Monreale. È stato un
meraviglioso viaggio, immersi prima nella fresca pineta. Dopo alcuni chilometri,
presso un curvone, abbiamo percorso il sentiero che porta al sovrastante Castellaccio
o Monte Caputo. Trattasi dei ruderi di un convento fortificato risalente al XII
secolo, edificato dai Normanni, adibito a protezione del vicino borgo di
Monreale. Della struttura sono rimaste solo le mura perimetrali, ma che
mantengono intatto il fascino. All’esterno appare come un castello, ma
all’interno conserva le fattezze del vecchio convento. Vi sono,
infatti, la chiesa, il chiostro e altre stanze, probabilmente utilizzate come
cucine e servizi. Degli alloggiamenti dei monaci non è rimasto nulla. Dal
vertice del monte ammiriamo la Conca D’oro per estesa, fino al capoluogo.
Spettacolo e grandioso paesaggio, da mozzafiato, e la giornata tersa amplifica
le emozioni. Dalle mura del Castellaccio
ci abbassiamo, tramite lo stesso sentiero, verso sud, attratti da alcune rocce
particolari, una di esse prende il nome di Pizzo del Corvo. La roccia è
compatta, ci divertiamo ad arrampicarci, sicuramente un attimo di nostalgia
delle Dolomiti. Ripreso il cammino, dopo la siesta con annesso pranzo,
scendiamo per lo stesso sentiero della salita, riprendendo il viaggio per
Palermo tramite la panoramica strada statale 186.
Maciniamo
molti chilometri lungo la strada prima di raggiungere la periferia di Monreale.
49 anni fa tirai dritto sino a Palermo, oggi ci concediamo una gustosa granita al
limone e una successiva visita allo stupendo interno del duomo, stupefacente, davvero
unico al mondo. Ripreso il cammino, ci
avviamo verso la fermata dei mezzi pubblici, scendiamo in città tramite
l’autobus. Abbiamo camminato tanto, è stata davvero dura, e con malinconia
ripenso a quel ragazzino di 49 anni fa e alla sua fuga verso il sogno di
libertà, oggi non posso che ammirarlo, e penso che quel sogno di libertà sia
rimasto intatto. Allora, l’orfanello, compì davvero un’impresa, e mi rendo
conto di quanto sia stato fortunato mio figlio ad avere due genitori presenti e
premurosi. Non ho rimpianti e né lacrime da versare. Il mio destino è quello di
lottare per ottenere qualsiasi cosa, e la Libertà, non avendo prezzo, non si
mendica ma si conquista (Che Guevara).
Il
Forestiero Nomade.
Malfa.
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