Powered By Blogger

martedì 13 ottobre 2020

Palermo – San Martino delle Scale - Palermo.

Palermo – San Martino delle Scale - Palermo.

 

Note tecniche.

 

Localizzazione: Monti di Palermo o Panormitani

Regione: Sicilia

Avvicinamento: Dal centro storico di Palermo, percorrenza dell’asse viario che dal Corso Vittorio Emanuele II, porta a Monreale, tramite il corso Calatafimi.

Dislivello: 776 m.


Dislivello complessivo: 1000 m.


Distanza percorsa in Km: 40


Quota minima partenza: 20 m.

 

Quota massima raggiunta: 776 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 8 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione: Storico-naturale -escursionistica

 

Difficoltà: turistiche

Ferrata- valutazione difficoltà:

 

Segnavia: nessuno

 

Impegno fisico: alto

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: no

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Sicilia
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: tutto l’anno

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:

 

Fonti d’acqua: si

Consigliati:

Data: sabato 5 settembre 2020

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

Lunghissima escursione con partenza dal centro cittadino, passando per Monreale, sino a raggiungere la località montana di San Martino delle Scale. Dopo 49 nove anni, ho rivissuto le fughe che effettuai nel settembre dall’Abbazia dei benedettini, allora facente funzione di collegio. Dopo una doverosa visita all’antica abbazia (commovente ascoltare i monaci che esercitano in canti gregoriani) ho ripercorso il tracciato della seconda e terza fuga sino al centro storico di Palermo. Come fuori programma abbiamo effettuato la salita ai ruderi del castellaccio, (monte Caputo 776 m.) e Pizzo del Corvo, una visita al duomo di Monreale e la degustazione di una granita al limone, che allora, per ovvi motivi non effettuai.

1000 metri di dislivello e 40 chilometri di percorso, un sogno che avevo nel cassetto e che ho finalmente realizzato.

 

Da anni avevo in mente di ripetere la fuga dal collegio che effettuai nel lontano settembre del 1971. Allora avevo otto anni, orfano di padre da poche settimane, e i miei cari zietti, ebbero la briga di liberarsi di me, convincendo mia madre, che stando in collegio avrei avuto un futuro migliore. Sicuramente non lo nego, sarei diventato una brava persona, un buon impiegato, tutto casa e chiesa, e soprattutto un assiduo frequentatore di ambienti sani. Beh, in realtà i miei zii dimostrarono solo quanto egoismo si possa celare nell’essere umano, soprattutto, quando qualcuno si eleva a giudice del futuro degli altri. Insomma, dopo la perdita di mio padre persi anche la libertà, ritrovandomi a 15 chilometri da Palermo, in mezzo ai monti, e in un ambiente frequentato da Gesuiti. Avevo il mio corredo al seguito, con le iniziali “GM”, e ricordo che si studiava e pregava in continuazione. Dopo pochi giorni, sentii la mancanza di quella parola astratta chiamata Libertà. Più che una madre, mi mancava la strada, i miei compagni di giochi, la maestra, i compagni di scuola, e con il passare dei giorni questa carenza divenne un pensiero fisso. Dovevo assolutamente fuggire da quella galera ecclesiastica, e così fu.

Dopo nemmeno un mese di permanenza nel lager, effettuai ben tre fughe, tutte con pieno successo, e a pochi giorni di distanza l’una dall’altra. Insomma, divenni una vera peste per i preti secondini, e allora, per forza maggiore, mia madre si arrese, e mi iscrisse, non me ne vogliano gli zietti, alla scuola elementare, la medesima che frequentavo sino a pochi mesi prima: stessa classe, stessa maestra e gli stessi compagni. La fuga, anzi, le fughe dal collegio di San Martino delle Scale diventarono per la mia vita futura una pietra miliare, un punto di riferimento. Ottenni la mia prima importante vittoria e tantissima autostima, da allora so che nulla mi è impossibile, e per citare John Lennon “Non ci sono problemi, ma solo soluzioni”.

Esattamente dopo 49 anni, nello stesso mese, ho rifatto “la Fuga dal Collegio”, ma in un doppio viaggio, partendo da Palermo, e raggiungendo a piedi, insieme alla mia signora, Monreale, e da quest’ultimo tramite un minibus l’abbazia di San Martino delle Scale. Lo stupendo Monastero è una frazione del comune di Monreale della città metropolitana di Palermo.

Esso sorge a 589m s.l.m. nella frazione che lo ospita vi risiedono 440 abitanti.

L’aggregato monumentale include il monastero benedettino e la Basilica abbaziale di San Martino delle Scale da cui prende il nome. Le strutture, oggi, ospitano l'accademia delle belle arti e una scuola di restauro.

Il paesaggio montuoso e ricco di boschi ne ha fatto una località particolarmente apprezzata dai palermitani per la villeggiatura, grazie alla frescura che offre nella stagione estiva.

Raggiunto il complesso monumentale, grazie alla cordialità dei monaci benedettini, riusciamo a visitare alcune ali del complesso, non nascondo di essermi emozionato, soprattutto quando ho sfiorato con le mani la medesima porta che allora riuscii ad aprire grazie a un espediente per poi varcarla e fuggire. Dopo la visita all’edificio, abbiamo ripercorso di una delle tre fughe, con itinerario San Martino-Palermo tramite la rotabile che passa da Monreale. È stato un meraviglioso viaggio, immersi prima nella fresca pineta. Dopo alcuni chilometri, presso un curvone, abbiamo percorso il sentiero che porta al sovrastante Castellaccio o Monte Caputo. Trattasi dei ruderi di un convento fortificato risalente al XII secolo, edificato dai Normanni, adibito a protezione del vicino borgo di Monreale. Della struttura sono rimaste solo le mura perimetrali, ma che mantengono intatto il fascino. All’esterno appare come un castello, ma all’interno conserva le fattezze del vecchio convento. Vi sono, infatti, la chiesa, il chiostro e altre stanze, probabilmente utilizzate come cucine e servizi. Degli alloggiamenti dei monaci non è rimasto nulla. Dal vertice del monte ammiriamo la Conca D’oro per estesa, fino al capoluogo. Spettacolo e grandioso paesaggio, da mozzafiato, e la giornata tersa amplifica le emozioni.  Dalle mura del Castellaccio ci abbassiamo, tramite lo stesso sentiero, verso sud, attratti da alcune rocce particolari, una di esse prende il nome di Pizzo del Corvo. La roccia è compatta, ci divertiamo ad arrampicarci, sicuramente un attimo di nostalgia delle Dolomiti. Ripreso il cammino, dopo la siesta con annesso pranzo, scendiamo per lo stesso sentiero della salita, riprendendo il viaggio per Palermo tramite la panoramica strada statale 186.

Maciniamo molti chilometri lungo la strada prima di raggiungere la periferia di Monreale. 49 anni fa tirai dritto sino a Palermo, oggi ci concediamo una gustosa granita al limone e una successiva visita allo stupendo interno del duomo, stupefacente, davvero unico al mondo.  Ripreso il cammino, ci avviamo verso la fermata dei mezzi pubblici, scendiamo in città tramite l’autobus. Abbiamo camminato tanto, è stata davvero dura, e con malinconia ripenso a quel ragazzino di 49 anni fa e alla sua fuga verso il sogno di libertà, oggi non posso che ammirarlo, e penso che quel sogno di libertà sia rimasto intatto. Allora, l’orfanello, compì davvero un’impresa, e mi rendo conto di quanto sia stato fortunato mio figlio ad avere due genitori presenti e premurosi. Non ho rimpianti e né lacrime da versare. Il mio destino è quello di lottare per ottenere qualsiasi cosa, e la Libertà, non avendo prezzo, non si mendica ma si conquista (Che Guevara).

Il Forestiero Nomade.

Malfa.

 

 














































































 

Nessun commento:

Posta un commento