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lunedì 6 luglio 2020

Monte Messer 2230 m. da Casera Pian Formosa.

 Monte Messer 2230 m. da Casera Pian Formosa.

Note tecniche.

Localizzazione: Prealpi Carniche Gruppo Col Nudo-Cavallo

Regione: Friuli-Veneto

Avvicinamento: Lestans-Maniago- Montereale Valcellina-Barcis-Cimolais-Erto-Longarone-Indicazioni per Belluno-Alpago-Puos Alpago-Cornei-Chies D’Alpago- Indicazioni per la Casera Pian Formosa- Raggiunta la casera tramite la stretta rotabile si trova un ampio parcheggio.

Dislivello: 1030 m.

Dislivello complessivo: 1030 m.

Distanza percorsa in Km: 9, 5.

Quota minima partenza: 1200 m.

Quota massima raggiunta: 2230 m.

Tempi di percorrenza escluse le soste:

In: coppia

Tipologia Escursione: escursionistica paesaggistica

Difficoltà: Escursionistiche sino al bivacco, per esperti sino alla cima, con alcuni passaggi di primo grado su facili roccette, alcune esposte.

Segnavia: CAI 979

Impegno fisico: medio.

Preparazione tecnica: media

Attrezzature: no

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: si, istallato.

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 012
2) Bibliografici:
3) Internet:

2)               Periodo consigliato: luglio-ottobre
3)                
4)               Da evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato

Fonti d’acqua: no

Consigliati:

Data: domenica 05 luglio 2020
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
 Il monte Messer è una delle numerose elevazioni che creano la lunga cresta che va dal gruppo del Cavallo sino al Col Nudo. Il lunghissimo crinale è il confine naturale tra il Friuli e il Veneto, percorso da un’ardita Alta Via numerata “sette”.
Da tempo mi dedico ad esplorarne il lungo crinale, tra le cime più note oltre al citato Col Nudo, ci sono il Crep Nudo, il Teverone e la Cima Manera, un vero paradiso per chi ama la montagna selvaggia. 
Già, ambiente selvaggio, dove mi inebrio sperando di non incontrare anima viva a parte la fauna, e l’Alpago, con la sua corona di dolomia è il luogo ideale.
Anche in questa avventura verrà con me Giovanna, Magritte decidiamo di lasciarlo a riposo, non regge più di un’escursione a settimana.  Al sorgere del sole siamo tra le arterie stradali dell’Alpago, troviamo facilmente la località, a cui si accede tramite una ripida rotabile. Giunti nell’ampio parcheggio della casera Pian Formosa, non posso che esclamare la mia meraviglia, davvero sublime il paesaggio che mi si prospetta. Poco prima, mentre guidavo l’auto, descrivevo a Giovanna le varie valli di accesso ai monti citati in precedenza. l’Alpago mi è familiare, e poi tra questi colli vive un mio grande amico, a cui voglio tanto bene. Abbiamo tante passioni in comune: le radici nell’isola del sole, l’aspetto normanno, entrambi amanti della cultura, della montagna, del mare. Io lo chiamo lupo, lupo di mare e di montagna, egli è per il sottoscritto, un gran dono della vita, una compensazione per il vuoto che ho avuto nell’infanzia. Per questo, durante i primi passi dell’escursione, scruto spesso verso la sua valle, sperando che sia lì, in compagnia di chi ama, magari a preparare la moka, e forse anch’egli scruta verso il versante che io sto iniziando a salire.

Una volta approntati, iniziamo l’escursione, ai margini del prato c’è una tabella esplicativa, poi una strada sterrata, la si percorre sino al primo cartello CAI con le indicazioni per il bivacco Toffolon. Durante il tragitto non saremo soli, al parcheggio abbiamo trovato numerose auto, e durante i primi metri del sentiero altre ne sento giungere. Dopo il boschetto di faggi, il cammino si apre sulla valle che percorreremo, la valle Antander. Cerco con lo sguardo di intuire il tipo di percorso che ci aspetta, ma è un’operazione ardua, so solo che non è un sentiero difficile, direi escursionistico.
La grande fioritura estiva si sposa con i signori della montagna, ammirare le rose selvatiche tra gli aghi del lacero non ha prezzo, sono le mie piante preferite. Il lacero perché mi ricorda me stesso, la mia vita e i miei trascorsi: un’infanzia difficile, la crescita piena di esperienze ed espedienti, è l’ultimo degli alberi che si arrende alla roccia, e soprattutto nella stagione invernale si tinge d’oro, come dire, la maturità rende più affascinanti e preziosi.
Amo le rose per via della loro grazia, dell’eros e del profumo che emanano i delicati petali, e in particolare adoro i boccioli.
Alcuni escursionisti ci raggiungono e superano, noi procediamo con il nostro solito passo, ammirando, fiori, alberi, sassi, pareti rocciose, colli, potrei dire che abbiamo un passo rapito, effettivamente lo siamo.
Dopo il terreno inerbito risaliamo un breve tratto di ghiaie, nulla di complicato, poi di nuovo tra ghiaie e zolle d’erba, fino a entrare nel cuore della valle, dominata dalle pendici del monte Attander e dal monte Messer, e soprattutto dalle nubi.
Si le curiose bricconcelle nuvole, che giocano, a coprire e scoprire le elevazioni, rapito, chiudo gli occhi, canticchiando la nota lirica di Fabrizio De André…
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell'airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vengono
Vanno
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.


La valle sia amplia, il sentiero risale il pendio carsico, che tanto mi ricorda alcune montagne slovene, ad un bivio seguitiamo sempre per sentiero CAI a destra, quello a sinistra porta alla cima Attander. Sempre per roccette e zolle d’erba, risaliamo il pendio, siamo vicini alla forcella Attander, ed ecco venir fuor come per magia il bivacco Toffolon dall’intenso color rosso. Entriamo dentro la struttura che può ospitare nove posti letto, firmo il libro dei visitatori. Effettuiamo una breve pausa, e poi ci dirigiamo alla forcella.
A sinistra si va alla cima Attander per ardito sentiero, mentre a destra, ora sgombra da nubi, per il monte Messer, più alto della cima citata in precedenza.
Dobbiamo risalire un ripido pendio, ma la traccia è marcata, e con una seria di svolte siamo a ridosso delle rocce sommitali. Un doppio segno ci invita a scegliere tra un sentierino e un canalino roccioso, scegliamo il secondo, divertendoci con passaggi di arrampicata base, poi altri brevi passaggi su roccia, sino a percorrere una cengia aerea.
Un breve salto va superato con attenzione per via di parte del sentiero ceduto, poi di nuovo sull’esile cengia che ci porta sui prati sommitali. Abbiamo raggiunto l’ante-cima, la percorriamo con gioia. Per galanteria do la precedenza alla mia signora, arrivo in vetta poco dopo, con calma e grande soddisfazione.
Le nubi giocano ancora, non è un problema, a volte mi svelano il proseguo dell’alta via, molto ardita, a volte non si vede nulla, poi mi rivelano la pianura friulana per brevi scorci, oggi le nubi sono davvero str… straordinarie.
In cima instauriamo un piccolo libro di vetta, serbandolo dentro un barattolo di vetro, per poi proseguire a goderci quello che ci è concesso vedere. Ripreso il cammino, iniziamo la discesa per lo stesso sentiero dell’andata, mirando alla forcella, dove, tra zolle e massi creiamo un angolo ludico.
Mentre consumo il pasto, osservo la valle a oriente, mi pare di averla percorsa, non ho mappe al seguito, ma esamino, scoprendo dopo un’attenta osservazione dei rilievi, che quel ruscello che scorre in basso è il torrente Presudin con la relativa valle, e tra i rilievi riconosco il piccolo Medol noto per il tasso secolare(albero), e il monte Arghena per i famosi scarponi lasciati in cima da un ignoto escursionista. 
Quando le nubi lo concedono, lo sguardo vola sino al lontano Tagliamento, così, tra l’osservazione e la consumazione del vitto passa la breve pausa. Nel frattempo, dal versante orientale, risalgono i ragazzi incontrati in mattinata, sono degli studenti universitari e viandanti, con zaini e sacchi a pelo al seguito. Provengono da lontano, viaggiando in autobus; dei veri spiriti liberi. Uno di loro è nativo di Venezia e l’altro di Torino, familiarizziamo subito. Essere spiriti liberi significa avere come patria l’intero universo, e non solo una piccola frazione di territorio.
Terminata la conversazione, ci congediamo dai nostri giovani amici, e riprendiamo il cammino, stavolta per il rientro. Il Monte Attander può attendere, gli dedicherò in futuro un’escursione, me lo voglio godere, come ho goduto oggi del monte Messer. Sono proprio il soggetto opposto al tipo competitivo, anzi, gareggio a raddoppiare i tempi di percorrenza e preferisco dedicarmi alla contemplazione, tipo: due passi, una foto e una contemplazione, due passi, un’altra foto e un’altra contemplazione. Con calma, raggiungiamo il parcheggio, nel frattempo altri escursionisti hanno risalito la valle. Ci approntiamo, e una volta partiti, guidando e procedendo sempre con placidità, ci godiamo dai finestrini dell’auto l’incantevole paesaggio dell’Alpago.
Accompagnati da un pomeriggio sempre all’insegna del sole, abbiamo raggiunto la pianura friulana, con tanti ricordi e il cuore colmo di gioia.
Il forestiero Nomade.
Malfa.








































































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