Montagna: Anello di
Bedovet da Alessio
Note tecniche.
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans-Pinzano- Cornino-Peonis- Alesso- Indicazioni per malga Armentana,
risalire rotabile fino al primo cartello con divieto di transito, lasciare
l’auto nel mini parcheggio e proseguire per la forestale che porta a Malga
Amula.
Dislivello:
Dislivello complessivo: 600 m.
Distanza percorsa in Km: 8,5.
Quota minima partenza: 502 m.
Quota massima
raggiunta: 1064 m.
Tempi di
percorrenza escluse le soste: 5 ore
In: solitaria.
Tipologia
Escursione: naturalistica.
Difficoltà:
escursionistica.
Segnavia: Cai
840.
Impegno fisico:
medio.
Preparazione
tecnica: bassa.
Attrezzature: no.
Croce di vetta:
Ometto di vetta: no.
Libro di vetta: no.
Timbro di vetta: no.
Riferimenti:
1) Cartografici: IGM Friuli – Tabacco
020.
2) Bibliografici:
3) Internet:
2) Bibliografici:
3) Internet:
2) Periodo consigliato: tutto l’anno
3) Da evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero: ben segnato e
marcato.
Fonti d’acqua: si.
Consigliati:
Data: martedì 10 marzo 2020
Il “Forestiero
Nomade”
Malfa
Malfa
L’Anello di Bedovet è l’ultima escursione effettuata in tempo
di linertà di movimento. Un’escursione nata per caso sbirciando sulla mappa
topografica, che poi ho approfondito con le ricerchè Questi modesti colli della
pianura friulana sono un autentico scrigno che conserva i gioielli della
memoria. Le mie recenti avventure sono ispirate Da una montagna vissuta
dall’uomo, le cui tracce si leggono nei remoti sentieri che collegano i borghi
periferici della pianura agli sperduti stavoli.
La fascia di territorio che mi ha
colpito è compresa la fascia montuosa tra Peonis e Alesso, un sentiero Cai
parte dalla frazione di oncedis, in primo momento è questa la mia scelta,
ma poi ripiego sull’anello che si effettua dalla località “ Cuel da Fari”. Il
tragitto sino al lago di Cavazo è spettrale, un impressionante silenzio
surreale rende drammatica la situazione. Arrivo pochi metri dalla perifeia di
Alesso, poco prima del ponticello a sinistra un cartello invita a proseguire
tramite rotabile per la malga Armentaria. Una lunga serie di tornanti mi fa
guadagnare quota, finchè in prossimità del primo divieto di accesso lascio
l’automezzo. Fa freddino, mi appronto, e insieme al fido Magritte si parte per
la nuova avventura. Inizio l’anello proseguendo a sinistra , una piccola
sella che la carrareccia taglia percorrendo il versante meridionale del Monte
Palabuina. La lunga strada forestale si mantiene in quota, il primo cartello
che incrocio è quello cai dove il sentiero 840 proveniente dal Borgo Oncedis si
inteseca con il mio. Proseguo per la carrozabile finchè un altro cartello Cai
mi consiglia di prendere il sentiero che conduce alla malga Amula. La traccia è
bene battuta e lambisce il Rio dal Boschet che discende dalla Forchia Amula.
Durante la percorrenza avvisto una paio di trenini create dalle
processonarie, sto attento al mio compagna, sollevandolo con il guinzaglio pe
non incappare nei pericolosi insetti. Presso la forcella Amula visito alcuni
stavoli, mi fermo presso un tavolo con panche, estraggo dallo zaino il libro di
poesie che ho al seguito e leggo una poesia di Vincenzo Cardarelli.
O memoria spietata, che hai tu fatto
del mio paese?
Un paese di spettri
dove nulla è mutato fuor che i vivi
che usurpano il posto dei morti.
Qui tutto è fermo, incantato,
nel mio ricordo.
Anche il vento.
Quante volte, o paese mio nativo,
in te venni a cercare
ciò che più m'appartiene e ciò che ho perso.
Quel vento antico, quelle antiche voci,
e gli odori e le stagioni
d'un tempo, ahimè, vissuto.
del mio paese?
Un paese di spettri
dove nulla è mutato fuor che i vivi
che usurpano il posto dei morti.
Qui tutto è fermo, incantato,
nel mio ricordo.
Anche il vento.
Quante volte, o paese mio nativo,
in te venni a cercare
ciò che più m'appartiene e ciò che ho perso.
Quel vento antico, quelle antiche voci,
e gli odori e le stagioni
d'un tempo, ahimè, vissuto.
Rinchiuso bello zaino il libro, riprendo il cammino, pochi metri
dopo altro cartello Cai, prendo la firamazione per gli stavoli di Jof-
Attraverso l’ombroso versante del monte popolato da antropomorfi e
sofferenti faggi, finchè raggiungo la forcella che mi proietta sul versante
opposto, quello settentrionale. Ora il sentiero inverte la rotta, a volte in
piano e spesso con spruzzate di neve dovute alla recente nevicata. Dapprima
aggiro un costone fino a raggiungere il catino innevato dominato dai ruderi
degli stavoli di Jof, per risalire fino ai ruderi devo andare poco aventi fino
a un cartello, che cresta mi accompagna sino alle testimonzianze del vissuto
umano.Ripreso il sentiero dopo poche centinaia di metri raggiungo i ruderi
degli stavoli di Bedovet, che trovo lungo il percordo, mi avventuro dietro di
essi sino alla cima del monte, ma non trovo nulla, solo rovi, ridiscendo e
proseguo il cammino. Appena avvisto la mole del monte Palabuina, il sentiero
inizia con una serie di stretti tornanti a perdere quota velocemente finché si
congiounge in basso con la carrareccia proveniente da Alesso. Un cartello
naturalistico mi rende edotto sulle bellezze naturalistiche della Valle del
Palar, me lo studio per la prossima volta e riprendo il cammino a oriente. Poco
prima del luogo dove abbiamo lasciato l’auto scorgo una casera con panchina
all’esterno, con Magritte ci consultiamo, e decidiamo di fare una sosta per
consumare il lauto pasto. Momento delizioso, soprattutto se le cibarie sono
squisite, sfamata la fame, si riprende il cammino finchè raggiungiamo il
solitario automezzo. Fa freddino, mi tolgo solo gli scarponi e si rientra in
pianura. Anche il ritorno è contradistinto da un irreale silenzio, sembra di
attraversare una spopolata, terrificante. Arrivo a casa, con uno stano
malessere interiore, la sera stessa i tg annunciavano le nuove delibere del
governo tra quale quella di proibire la libera circolazione fuori dei comuni di
appartenenza agli escursionisti. tristemente finiva questa escursione, sperando
che la prossima la effettuerò in una bellissima giornata, magari con amici
provenienti da tutta la regione e oltre.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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