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lunedì 4 settembre 2017

Prima uscita del gruppo "La montagna per Spiriti Liberi".

 

Il cinque agosto del mese corrente, effettuo un sopralluogo sulla cima del Valmenon, compiendo l’intero anello, con partenza dal piano di Meluzzo. Il proposito è la prima uscita del gruppo “la montagna per spiriti liberi”. Non è facile organizzare una gita, soprattutto se hai a che fare con veri spiriti liberi, gente dotata di mille virtù, che mal sopporta le regole, la massa e il caos. Sollecitato da alcuni membri del gruppo, ci ho provato. L’itinerario mi è stato suggerito da Andrè, avendo avuto più di un consenso, l’ho scelto. Anche la data, fissata quasi un mese fa, è stata un azzardo, ma bisogna provarci, quindi domenica 27 agosto 2017, prima uscita ufficiale del gruppo, “chi c’è, c’è e chi non c’è … guarderà le foto”. Tra i partecipanti ci sono i big, così li definisco, per via della loro bravura in alcune specialità montane, ma soprattutto per la modestia e semplicità. L’appuntamento è fissato in Val Cimoliana, subito dopo il casello del pedaggio; Gino ci precede di un giorno, alloggerà presso il Cason di Brica, dove lo raggiungeremo. Finalmente arriva la domenica mattina, previsioni meteo per la giornata eccellenti, lassù qualcuno ci ama. Arrivo all’imbocco della Val Cimoliana, ho appuntamento con Federica e Loris, il mitico duo che ha provocato più di un problema alle coronarie di molti, per via del loro funambolismo sulle cenge. Dopo aver caricato il nostro materiale sulla loro auto, procediamo verso la valle, il casellante del pedaggio ci lascia passare senza lasciare pegno. Pochi metri dopo, avvistiamo un numero cospicuo di escursionisti, sono loro, i nostri, gli spiriti liberi. Scendiamo dall’auto, ci salutiamo, scherziamo, Andrè ci accoglie insieme ad una bellissima bimba, c’è euforia. Ci presentiamo (metamorfosi dal virtuale al reale) finché qualcuno, non ricordo chi, ci fa notare che c’è un’escursione da fare, obbediamo e ci avviamo. Riducendo i mezzi di numero, si parte fino al pian di Meluzzo. AL Pian di Meluzzo la formazione viene completata con l’arrivo degli ultimi, ovvero Fabrizio e Stefano. Ci contiamo prima della partenza, procedendo da destra a sinistra, in ordine sparso: Fabio, Enzo, Francesco, Serena, Lisetta, Roberto, Marina, Loris, Federica, Giovanna, Magritte, Dado, Adriano, Stefano, Fabrizio, Angela, Dino, Claudio, Paolo, e per ultimo il sottoscritto. Si parte in direzione Cason di Brica, a recuperare Gino, sperando che qualcuno non lo scambi per un orso. Si risale la valle del Meluzzo, noto subito che il gruppo socializza velocemente, i membri si interscambiano, come se fosse una gara ciclistica, i primi passano per ultimi e viceversa. Molti si conoscono per stima reciproca, per via delle escursioni o delle foto pubblicate. Chiudo gli occhi, e odo tante voci citare monti, forcelle, cenge; e altri, in silenzio ascoltano e guardano con il naso all’insù le meravigliose rocce. C’è euforia ed energia nell’aria, la si avverte sulla pelle, lo si vede. Lungo il sentiero che si inoltra nella Val di Briga, una famiglia di escursionisti in discesa, ci ricorda che c’è un amico impaziente con una cagnetta che ci aspetta (Gino). Lo raggiungiamo, lo troviamo fuori dall’uscio del Cason di Brica, i nostri amici a quattro zampe” Dado e Magritte” non fraternizzano, evidentemente l’uscita di massa toglie a loro quella popolarità di cui fin ora hanno goduto, impareranno per una volta dal genere umano. Mentre la cagnetta Kitty è indifferente alle loro lusinghe, noi effettuiamo la prima pausa. Recuperato Gino, procediamo per la meta, raggiungendo quota 1881, dove il sentiero si biforca. Di tanto in tanto ci fermiamo, in modo da raggrupparci per poi riprendere il passo, nulla a che fare con il CAI. I più abili e veloci, si mettono a disposizione dei più lenti e meno esperti, una bella lezione per chi in montagna ostenta false virtù, rivelando in realtà, presunzione e complessi di vario tipo. Noi, spiriti liberi, procediamo senza regole, di istinto, e possediamo buona creanza. Lisetta, la moglie di Francesco, è inarrestabile, procede come battistrada, mentre Federica (carismatica), chiude il gruppo, evidenziando doti umane sicuramente più elevate alle sue proverbiali capacità tecniche. Io, sono felice come un bimbo, me ne sto in mezzo, e osservo i visi radiosi dei miei amici, questo mi fa stare bene. Raggiunta la forcella di Brica, effettuiamo una breve sosta. Lisetta si ferma, non ama il terreno impervio, tipo quello che porta alla cima. Alcuni di noi lasciano gli zaini in forcella, e liberi dal peso, tirano fuori le ali, per l’ultimo tratto che li porta alla cima. Si procede in ordine sparso, Fabio, lungo il tragitto ha costruito cento ometti, e altri cento ne farà. Ci siamo, ante-cima, e poi cima, qualcuno di noi l’ha già raggiunta, altri devono ancora salire in cresta. Arrivo alla vetta, il piccolo ometto di pietra è scomparso dietro le gambe di questi grandi bimbi. I volti, che belli, sono sorridenti. La libertà, la bellezza del luogo, e l’amicizia sono il più potente rimedio contro l’invecchiamento, dalla partenza siamo ringiovaniti di almeno dieci anni. Aspettiamo i compagni di viaggio, ci siamo, gli ultimi hanno raggiunto la vetta! Giriamo, danziamo, parliamo, la cima non è piccola, ma noi la rendiamo tale, a 360 gradi, ammiriamo tutto. Loris, rapito dall’istinto si diverte a cavalcare i fil di cresta, raccogliendo la nostra ammirazione. Stefano illustra le cime vicine, Gino le lontane Dolomiti, Angela adora il popolo di pietra, e Fabrizio scrive i nostri nomi sul libro di vetta. Chi rilassa le membra, chi ride, chi sorride e chi ringhia (Magritte e Dado), tutti unici, tutti partecipi, un’utopistica realtà, in cui tutti siamo e nel medesimo istante ci uniamo all’eterno divenire. Francesco prepara lo strumento per la foto di gruppo, ci siamo, ben venti secondi di autoscatto che ci permettono di fare una bella foto. Ora possiamo scendere a recuperare Lisetta, e avviarci verso la meta più ambita, un bel piatto di maccheroni e un bicchiere di vino rosso. Raggiunta la forcella, si recuperano gli zaini, e si procede, sempre in ordine sparso verso la casera di Valmenon. Nella piana di Camporosso possiamo rifornirci di acqua presso una piccola fonte, e giù, veloci per la tavola imbandita che ci aspetta. La casera Valmenon o come è stata ribattezzata Val Binon, mantiene grazie al suo gestore (Denis) un aspetto rustico, di altri tempi. Siamo dentro una scena di un film di sapore Felliniano, “un Amarcord”, mancano solo le indimenticabili note di Nino Rota, ma gli attori siamo noi. Gli occhi di Paolo spaziano nell’infinito, Dino dialoga con Angela, Serena osserva divertita. Le coppie di fatto si ricompongono per un attimo romantico, Francesco e Lisetta, Roberto e Marina, Federica e Loris, Giovanna e io, solo brevi istanti, per poi disperderci all’interno del gruppo. Mancano pochi secondi, ecco che arriva il grande pentolone di pasta asciutta, fumante e profumato, tutti diligentemente sono seduti a tavola, mentre Federica con un grosso mestolo fa parti uguali dei maccheroni, che la fatica dell’escursione ha reso di un buono, che più buono non si può. Il vino rosso accompagna il cibo, e la chiacchera ne fa da colonna sonora. Ripulita la pentola, si gusta il buon vino offerto per l’occasione dal buon Roberto, e i pasticcini offerti da alcune signore. Claudio, il più giovane e meno loquace del gruppo, gradisce il tutto, pensando sicuramente a quanto sono folli questi adulti! Una frase in latino di Enzo, conclude la tavolata, invitandoci a pagare il gestore e riprendere gli zaini. La discesa è dura, non per la fatica, anzi, ma perché in cuor nostro avremmo preferito finire il tutto, sdraiati sui prati che circondano la casera. Ma il dovere, di padri, madri, mariti, lavoratori, insomma le regole ci attendono, laggiù, a fondo valle, oltre il casotto del pedaggio. Per sentiero ci siamo salutati, altri rientrati più velocemente. Stefano, Paolo, Fabrizio, Federica, Loris, Giovanna e io, prolunghiamo la magica serata di alcuni minuti e metri il dislivello, per raggiungere il rifugio Pordenone. Breve sosta e poi rientro alle auto. Il resto, senza enfasi è legenda, la prima uscita è stata favolosa, e io, penso… già alla seconda.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa.

 

 






























































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