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mercoledì 20 settembre 2017

Cima Urtisiel

 
Cima Urtisiel 2119 m. dal Pian del Meluzzo.

Note tecniche.

Localizzazione: Dolomiti d’Oltrepiave-Gruppo Pramaggiore.

Avvicinamento: Montereale Valcellino- Barcis- Cimolais-Val Cimoliana-Piano del Meluzzo.

Dislivello: 969 m.

 Dislivello complessivo: 1000 m.

Distanza percorsa in Km: 20 km.

Quota minima partenza: 1150 m.

Quota massima raggiunta: 2119 m.

Tempi di percorrenza. 5 ore escluse le soste

In: Gruppo

 Tipologia Escursione: Turistico-Selvaggia.

Difficoltà: https://www.vienormali.it/images/layout/dif-EE.gif Escursionisti Esperti.

Segnavia: CAI 361

Attrezzature: No.

Croce di vetta: Si.

Libro di vetta: Si.

Timbro di vetta: No.

Cartografia consigliata: Tab 021

Periodo consigliato: giugno- ottobre

Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato

Fonti d’acqua: Molteplici lungo il sentiero.

150° cima di Magritte.

Data: 08  settembre 2017

 

Il “Forestiero Nomade”

Malfa

Relazione Tecnica.

Escursione facile, all’interno della bellissima Val Cimoliana. Si lascia il mezzo nello spiazzo adibito a posteggio in località Pian di Meluzzo. Si seguono le indicazioni poste su un cartello imboccando il sentiero 361. Tralasciata la valle delle Postegae (a destra) si procede in direzione nord-est, costeggiando il torrente Valmenon sulla destra orografica (numerosi segni e ometti) fino a raggiungere un cartello CAI con indicazioni (un’ora dalla partenza). Si prosegue per il sentiero 361, tralasciando i sentieri 359 e 379. La traccia ben battuta risale il ripido bosco di conifere e faggi fino a sbucare nell’ampio prato che ospita la casera rifugio Valmenon (Val Binon). Superata la casera si procede verso la Val Valmenon, dopo pochi metri un cartello con indicazioni, ci invita a procedere a sinistra, (sentiero 361 e indicazioni per la forcella Urtisiel e rifugio Giaf). Il bel sentiero, ben visibile anche dalla casera compie percorre quasi in orizzontale le pendici delle Cime del Lavinal, da destra a sinistra, raggiungendo la piccola valle del Urtisel. Poco sotto la forcella dell’Urtisiel, un ometto e un segno rosso tra i mughi invita a seguire l’esigua traccia. Percorrendo tra mughi il primo tratto orizzontale di sentiero effettua un traverso che porta alla base di un canalone, lo si risale per zolle erbose e ghiaie, spostandosi da sinistra a destra, fino a raggiungere una piccola forcella. La si aggira e sempre per zolle, risalendo un breve mugheto e successivamente per roccette (tratto finale) si perviene alla piccola vetta (quota 2119 mt). Croce in metallo, libro di vetta e paesaggio da favola. Per il ritorno, lo stesso percorso dell’andata a ritroso. 

 

 
Racconto.

Il meteo promette una giornata speciale, priva di precipitazioni, preparo un itinerario che subito accantono per un altro. Le situazioni cambiano velocemente, ho ipotizzato un ‘escursione in solitaria, che rapidamente è mutata in coppia per finire di gruppo. Alla fine si va con Loris, moglie e il fido Magritte. Tutto si evolve con rapidità, bisogna lasciarsi andare, senza creare ostacoli, il “cogliere l’attimo” è anche questo, vivere gli avvenimenti con la mente libera.

Come meta sono passato da una impegnativa che poteva essere la cima Sella o la cima Laste, a una moderatamente facile, la cima Urtisiel. Tutti questi ragionamenti naturalmente valgono sulla carta, anzi sulla mappa. Con Loris ci diamo appuntamento all’imbocco della Val Cimoliana, e insieme al resto del gruppo proseguiamo per il Pian del Meluzzo.

Viaggiando dentro la valle commentiamo le cime, siamo attrarti dal luogo selvaggio, un processo naturale, che Loris da tempo, e io da poco, abbiamo abbracciato, mettendo da parte i sentieri frequentati dalla massa. Osservare Loris senza la sua compagna(Federica) è innaturale, come andare in giro con Laurel senza Hardy o Bonnie senza Clyde. La coppia Federica e Loris, sono un mito, e giorno dopo giorno il loro prestigio aumenta.

La giornata è promettente, rallentiamo i tempi di percorrenza, si passeggia più che camminare velocemente. Dopo il secondo bivio, indicato con cartelli CAI, percepiamo una presenza alle nostre spalle, il rumore dei passi preannuncia un simpatico escursionista, vestito color verde oliva, sono l’unico del gruppo che non riconosce immediatamente che trattasi di guardia forestale. Il custode dei monti, oltre allo zaino, è attrezzato anche di un apparato ricetrasmittente. Instauriamo immediatamente una piacevole conversazione, che spazia in lungo e largo, ma avendo argomento principe la montagna. Con il nuovo amico, percorriamo insieme il tratto di sentiero fino alla Casera Val Binon.

Lungo la bella salita nel bosco di conifere incontriamo altri escursionisti, membri del gruppo Spiriti Liberi, dal virtuale si passa al reale, mi chiedono alcune dritte sull’anello del Valmenon, li ritroverò in seguito alla casera omonima.

 Il rifugio “Casera Val Binon”, malgrado abbia le imposte aperte, è provvisoriamente sprovvisto del gestore (Denis), un cartello con la scritta “torno subito” ne giustifica l’assenza. Ho al seguito un presente da consegnare, lo faremo al ritorno dalla cima. Effettuata una breve sosta, ci accomiatiamo dai nuovi amici, proseguendo per la cima Urtisiel.

Il bellissimo sentiero inizia pochi metri dopo la casera, ha la stessa numerazione di quello che stiamo percorrendo. Usciti fuori dal boschetto di conifere, iniziamo un bel traverso tra i mughi, che percorre le pendici meridionali delle cime di Lavinal. Il sentiero è ben battuto, sicuramente è una traccia remota. Percorriamo con gioia questo tratto, la visuale si apre a sud sulla Val Cimoliana e la Val Valmenon. Paesaggio che mi da sensazioni di benessere e felicità. Lungo il tragitto incrociamo un ingente numero di escursionisti, provenienti dalla forcella Urtisiel, sono numerosi, un vero plotone di viandanti alla ricerca della libertà.

Il sentiero entra nella valletta dell’Urtisiel, signoreggiata a destra dai verticali torrioni della cima Urtisiel Ovest. La guardia forestale ci ha dato una dritta: questa selvaggia cima conserva ancora delle elevazioni che non conoscono l’impronta dell’uomo; essa ci incuriosisce, alla destra della valle ammiriamo le pareti meridionali della nostra meta. Con Loris commentiamo un’ipotesi di salita in cima all’Urtisiel est, il percorso è intuivo, quello che noi immaginiamo poi si rivela essere il percorso reale. Pensiamo di percorrere una diagonale lungo i prati meridionali, e successivamente la salita per uno dei canaloni con pendenza non proibitiva. La nebbia continua a calare, avvolgendo le creste dei monti.

Poco prima della forcella scorgiamo tra i mughi un ometto, e dietro di esso un segno rosso tinto su un ramo di mugo spezzato, rassomiglia a un sentiero di cacciatori, ignoriamo che è il nostro, o meglio, quello che successivamente ci porterà in cima. Raggiunta la forcella siamo avviluppati dalle nubi, ci copriamo, la temperatura si è notevolmente abbassata. Ridiscesi, imbocchiamo il sentierino visto in precedenza, quello preceduto dall’ometto, e tra i mughi avanziamo fino a raggiungere la base del canalone. Effettuiamo una sosta, decidendo di proseguire in cima senza il peso degli zaini.

Con Giovanna e Magritte, inizio l’ascesa al ripido canalone (seguendo i numerosi ometti e bolli rossi), Loris si diverte dedicandosi all’esplorazione. Il nostro amico è allegro, ogni sua scoperta è accompagnata da un commento sonoro. << Oh ooooh !!>>. E io di seguito: <<Loris che hai trovato??>>. E così, all’infinito, con brio, fino alla piccola forcella, circondata da una miriade di sculture dolomitiche, fantastiche, dalle forme più svariate. Roccia, pietra regale, sei una meraviglia da sfiorare. Siamo circondati dalle affascinanti asperità, tra mughi e dirupi, l’esile forcella ci introduce al tratto finale, una piccola scia che tra i mughi ci porta agli ultimi metri, sotto la cima, dove la roccia detritica impera sovrana.

Scorgo la croce di vetta, mentre i miei compagni di viaggio commentano il senso della vita. La croce è costruita in ferro battuto e riempita, al suo interno da piccoli sassi; il libro di vetta è racchiuso dentro una custodia VHS, protetto da una busta trasparente di plastica. Aspetto i compari, sento i loro passi, mentre improvviso un cavalletto con un ometto che precede la croce. Posiziono i compagni, la macchina fotografica, e mitizzo l’attimo. Dalla cima inizialmente non si adocchia nulla, poi le nuvole si diradano rivelando le pareti della cima ovest fino alla valle di Forni di Sopra, per poi richiudersi. Osserviamo il nulla ascoltandone il silenzio. Loris esplora le asperità esposte, mettendoci in ansia, come un funambolo, egli appare e scompare tra le nubi, e noi udiamo solo il suo grido di guerra.

Dopo aver occupato un’ora di tempo in cima, iniziamo la discesa, Loris continua a giocare con le creste, ci diamo appuntamento in basso presso gli zaini, procedendo per il sentiero dell’andata. Scrutiamo le pareti della cima ovest, cercando di intuire le vie di accesso, rinviando i propositi di ascesa in futuro. Raggiunta la Casera Valmenon, troviamo il buon Denis, gli porgiamo il presente, ovvero “la Gazzetta dello Sport”, dove può leggere le nuove sulla “Beneamata”. Il simpatico amico, felicissimo del dono, come un bimbo a cui si dona un giocattolo, ci abbraccia fraternamente. Finalmente ci possiamo concedere il lauto pasto, instauriamo una gaia conversazione, ricordando aneddoti della prima uscita del gruppo “La montagna per spiriti liberi”.

Le nuvole adombrano il cielo consigliandoci di anticipare il rientro a valle, salutiamo l’amico gestore, e ci avviamo per il ritorno. Percorriamo lo stesso sentiero dell’andata, con serenità, fino a pervenire all’auto. All’imbocco della Val Cimoliana, ci accomiatiamo dall’amico Loris con un forte e fraterno abbraccio. Grande Loris, oggi ci è mancata la sua compagna di vita e di avventure, sicuramente sarà mancata anche a lui.

Viaggiando per la strada del ritorno, penso: << andare in montagna con Federica e Loris, è una grande esperienza, anche nella versione dimezzata>>.

Il vostro “Forestiero Nomade”

Malfa.
















































































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