Cima Urtisiel 2119 m. dal Pian del Meluzzo.
Note tecniche.
Localizzazione: Dolomiti d’Oltrepiave-Gruppo Pramaggiore.
Avvicinamento: Montereale Valcellino- Barcis- Cimolais-Val
Cimoliana-Piano del Meluzzo.
Dislivello: 969 m.
Dislivello
complessivo: 1000 m.
Distanza percorsa in Km: 20 km.
Quota minima partenza: 1150 m.
Quota massima raggiunta: 2119 m.
Tempi di percorrenza. 5 ore escluse le soste
In: Gruppo
Tipologia Escursione:
Turistico-Selvaggia.
Difficoltà: Escursionisti Esperti.
Segnavia: CAI 361
Attrezzature: No.
Croce di vetta: Si.
Libro di vetta: Si.
Timbro di vetta: No.
Cartografia consigliata: Tab 021
Periodo consigliato: giugno- ottobre
Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato
Fonti d’acqua: Molteplici lungo il sentiero.
150° cima di Magritte.
Data: 08 settembre
2017
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Relazione Tecnica.
Escursione facile, all’interno della bellissima Val
Cimoliana. Si lascia il mezzo nello spiazzo adibito a posteggio in località
Pian di Meluzzo. Si seguono le indicazioni poste su un cartello imboccando
il sentiero 361. Tralasciata la valle delle Postegae (a destra) si procede in
direzione nord-est, costeggiando il torrente Valmenon sulla destra orografica
(numerosi segni e ometti) fino a raggiungere un cartello CAI con indicazioni (un’ora
dalla partenza). Si prosegue per il sentiero 361, tralasciando i sentieri 359 e
379. La traccia ben battuta risale il ripido bosco di conifere e faggi fino a
sbucare nell’ampio prato che ospita la casera rifugio Valmenon (Val Binon).
Superata la casera si procede verso la Val Valmenon, dopo pochi metri un
cartello con indicazioni, ci invita a procedere a sinistra, (sentiero 361 e
indicazioni per la forcella Urtisiel e rifugio Giaf). Il bel sentiero, ben
visibile anche dalla casera compie percorre quasi in orizzontale le pendici
delle Cime del Lavinal, da destra a sinistra, raggiungendo la piccola valle del
Urtisel. Poco sotto la forcella dell’Urtisiel, un ometto e un segno rosso tra i
mughi invita a seguire l’esigua traccia. Percorrendo tra mughi il primo tratto
orizzontale di sentiero effettua un traverso che porta alla base di un
canalone, lo si risale per zolle erbose e ghiaie, spostandosi da sinistra a
destra, fino a raggiungere una piccola forcella. La si aggira e sempre per
zolle, risalendo un breve mugheto e successivamente per roccette (tratto
finale) si perviene alla piccola vetta (quota 2119 mt). Croce in metallo, libro
di vetta e paesaggio da favola. Per il ritorno, lo stesso percorso dell’andata
a ritroso.
Racconto.
Il meteo promette una giornata speciale, priva di precipitazioni,
preparo un itinerario che subito accantono per un altro. Le situazioni cambiano
velocemente, ho ipotizzato un ‘escursione in solitaria, che rapidamente è mutata
in coppia per finire di gruppo. Alla fine si va con Loris, moglie e il fido
Magritte. Tutto si evolve con rapidità, bisogna lasciarsi andare, senza creare ostacoli,
il “cogliere l’attimo” è anche questo, vivere gli avvenimenti con la mente
libera.
Come meta sono passato da una impegnativa che poteva essere
la cima Sella o la cima Laste, a una moderatamente facile, la cima Urtisiel.
Tutti questi ragionamenti naturalmente valgono sulla carta, anzi sulla mappa.
Con Loris ci diamo appuntamento all’imbocco della Val Cimoliana, e insieme al
resto del gruppo proseguiamo per il Pian del Meluzzo.
Viaggiando dentro la valle commentiamo le cime, siamo
attrarti dal luogo selvaggio, un processo naturale, che Loris da tempo, e io da
poco, abbiamo abbracciato, mettendo da parte i sentieri frequentati dalla
massa. Osservare Loris senza la sua compagna(Federica) è innaturale, come
andare in giro con Laurel senza Hardy o Bonnie senza Clyde. La coppia Federica e
Loris, sono un mito, e giorno dopo giorno il loro prestigio aumenta.
La giornata è promettente, rallentiamo i tempi di percorrenza,
si passeggia più che camminare velocemente. Dopo il secondo bivio, indicato con
cartelli CAI, percepiamo una presenza alle nostre spalle, il rumore dei passi preannuncia
un simpatico escursionista, vestito color verde oliva, sono l’unico del gruppo
che non riconosce immediatamente che trattasi di guardia forestale. Il custode
dei monti, oltre allo zaino, è attrezzato anche di un apparato
ricetrasmittente. Instauriamo immediatamente una piacevole conversazione, che
spazia in lungo e largo, ma avendo argomento principe la montagna. Con il nuovo
amico, percorriamo insieme il tratto di sentiero fino alla Casera Val Binon.
Lungo la bella salita nel bosco di conifere incontriamo
altri escursionisti, membri del gruppo Spiriti Liberi, dal virtuale si passa al
reale, mi chiedono alcune dritte sull’anello del Valmenon, li ritroverò in
seguito alla casera omonima.
Il rifugio “Casera
Val Binon”, malgrado abbia le imposte aperte, è provvisoriamente sprovvisto del
gestore (Denis), un cartello con la scritta “torno subito” ne giustifica
l’assenza. Ho al seguito un presente da consegnare, lo faremo al ritorno dalla
cima. Effettuata una breve sosta, ci accomiatiamo dai nuovi amici, proseguendo
per la cima Urtisiel.
Il bellissimo sentiero inizia pochi metri dopo la casera, ha
la stessa numerazione di quello che stiamo percorrendo. Usciti fuori dal
boschetto di conifere, iniziamo un bel traverso tra i mughi, che percorre le
pendici meridionali delle cime di Lavinal. Il sentiero è ben battuto, sicuramente
è una traccia remota. Percorriamo con gioia questo tratto, la visuale si apre a
sud sulla Val Cimoliana e la Val Valmenon. Paesaggio che mi da sensazioni di
benessere e felicità. Lungo il tragitto incrociamo un ingente numero di
escursionisti, provenienti dalla forcella Urtisiel, sono numerosi, un vero
plotone di viandanti alla ricerca della libertà.
Il sentiero entra nella valletta dell’Urtisiel, signoreggiata
a destra dai verticali torrioni della cima Urtisiel Ovest. La guardia forestale
ci ha dato una dritta: questa selvaggia cima conserva ancora delle elevazioni che
non conoscono l’impronta dell’uomo; essa ci incuriosisce, alla destra della
valle ammiriamo le pareti meridionali della nostra meta. Con Loris commentiamo un’ipotesi
di salita in cima all’Urtisiel est, il percorso è intuivo, quello che noi
immaginiamo poi si rivela essere il percorso reale. Pensiamo di percorrere una
diagonale lungo i prati meridionali, e successivamente la salita per uno dei
canaloni con pendenza non proibitiva. La nebbia continua a calare, avvolgendo
le creste dei monti.
Poco prima della forcella scorgiamo tra i mughi un ometto, e
dietro di esso un segno rosso tinto su un ramo di mugo spezzato, rassomiglia a un
sentiero di cacciatori, ignoriamo che è il nostro, o meglio, quello che
successivamente ci porterà in cima. Raggiunta la forcella siamo avviluppati dalle
nubi, ci copriamo, la temperatura si è notevolmente abbassata. Ridiscesi,
imbocchiamo il sentierino visto in precedenza, quello preceduto dall’ometto, e
tra i mughi avanziamo fino a raggiungere la base del canalone. Effettuiamo una
sosta, decidendo di proseguire in cima senza il peso degli zaini.
Con Giovanna e Magritte, inizio l’ascesa al ripido canalone
(seguendo i numerosi ometti e bolli rossi), Loris si diverte dedicandosi all’esplorazione.
Il nostro amico è allegro, ogni sua scoperta è accompagnata da un commento
sonoro. << Oh ooooh !!>>. E io di seguito: <<Loris che hai
trovato??>>. E così, all’infinito, con brio, fino alla piccola forcella,
circondata da una miriade di sculture dolomitiche, fantastiche, dalle forme più
svariate. Roccia, pietra regale, sei una meraviglia da sfiorare. Siamo circondati
dalle affascinanti asperità, tra mughi e dirupi, l’esile forcella ci introduce
al tratto finale, una piccola scia che tra i mughi ci porta agli ultimi metri,
sotto la cima, dove la roccia detritica impera sovrana.
Scorgo la croce di vetta, mentre i miei compagni di viaggio
commentano il senso della vita. La croce è costruita in ferro battuto e riempita,
al suo interno da piccoli sassi; il libro di vetta è racchiuso dentro una
custodia VHS, protetto da una busta trasparente di plastica. Aspetto i compari,
sento i loro passi, mentre improvviso un cavalletto con un ometto che precede
la croce. Posiziono i compagni, la macchina fotografica, e mitizzo l’attimo.
Dalla cima inizialmente non si adocchia nulla, poi le nuvole si diradano rivelando
le pareti della cima ovest fino alla valle di Forni di Sopra, per poi
richiudersi. Osserviamo il nulla ascoltandone il silenzio. Loris esplora le
asperità esposte, mettendoci in ansia, come un funambolo, egli appare e scompare
tra le nubi, e noi udiamo solo il suo grido di guerra.
Dopo aver occupato un’ora di tempo in cima, iniziamo la
discesa, Loris continua a giocare con le creste, ci diamo appuntamento in basso
presso gli zaini, procedendo per il sentiero dell’andata. Scrutiamo le pareti
della cima ovest, cercando di intuire le vie di accesso, rinviando i propositi
di ascesa in futuro. Raggiunta la Casera Valmenon, troviamo il buon Denis, gli porgiamo
il presente, ovvero “la Gazzetta dello Sport”, dove può leggere le nuove sulla
“Beneamata”. Il simpatico amico, felicissimo del dono, come un bimbo a cui si
dona un giocattolo, ci abbraccia fraternamente. Finalmente ci possiamo
concedere il lauto pasto, instauriamo una gaia conversazione, ricordando
aneddoti della prima uscita del gruppo “La montagna per spiriti liberi”.
Le nuvole adombrano il cielo consigliandoci di anticipare il
rientro a valle, salutiamo l’amico gestore, e ci avviamo per il ritorno. Percorriamo
lo stesso sentiero dell’andata, con serenità, fino a pervenire all’auto.
All’imbocco della Val Cimoliana, ci accomiatiamo dall’amico Loris con un forte e
fraterno abbraccio. Grande Loris, oggi ci è mancata la sua compagna di vita e di
avventure, sicuramente sarà mancata anche a lui.
Viaggiando per la strada del ritorno, penso: << andare
in montagna con Federica e Loris, è una grande esperienza, anche nella versione
dimezzata>>.
Il vostro “Forestiero Nomade”
Malfa.
Nessun commento:
Posta un commento