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mercoledì 4 novembre 2015

Monte Veltri dalla Forca di Pani.

 
Monte Veltri  2003 m. dalla forca di Pani.

Note tecniche.

Localizzazione:Gruppo del Col Gentile: Alpi Carniche

Avvicinamento: Tolmezzo-Villa Santina-Esemon di sopra-Colza-seguire indicazioni per Pani fino all’omonima Forca, posteggio lungo la strada.

Punto di Partenza: Forca di Pani 1139 m.

Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore complessive.

Dislivello complessivo in salita: 900 m.

Distanza percorsa in Km: 10 km.

Quota minima partenza: 1139 m.

Quota massima raggiunta: 2003 m.

Condizioni Meteo: Eccellenti.

Segnavia: CAI sentiero 235 e ometti, dalla forca fino alla cima nessun segno, qualche rada traccia.

Fonti d’acqua: Alcuni piccoli rivoli prima di Casera Chiarzò.

Difficoltà: Escursionistico fino alla forca del Colador, da quest’ultima alla cima per escursionisti esperti. Da non intraprendersi con condizioni meteo avverse a causa del terreno infido e per eventuali seri problemi di orientamento in caso di nebbia o scarsa visibilità..

Attrezzature : Nessuna

Cartografia consigliata. Tabacco 013- Igm Friuli Venezia Giulia

Data: 31 OTTOBRE 2015

Condizioni del sentiero: Ben marcato e segnato fino alla forca del Colador, infido e molto esposto su traccia quasi dalla forca fino alla cima.

Periodo consigliato: Giugno -ottobre

 

Il vostro “ Forestiero Nomade”.

Malfa.

 
Monte Veltri, bella cima selvaggia, lontana dal turismo di massa, geograficamente posta in una posizione invidiabile, al centro della Carnia da dove si possono ammirare a 360 gradi tutte le più belle montagne della regione e oltre. Il suo nome mi è balenato in mente all’inizio della settimana. Studiando il percorso mi sono ricordato che il grande Mazzilis ne scrive in una delle bibbie per escursionisti ”Per Sentieri Selvaggi”.

L’escursione che ho programmato è più semplice rispetto a quella descritta dal grande alpinista, evitando di fare l’anello con le difficoltà tecniche di primo e secondo grado esposte. Da tempo desideravo un escursione dove potermi sollazzare su un cima, senza avere patemi d’animo, e lontana dalla massa. Ed eccoci a sabato, giornata splendida, Magritte viene sorpreso dal mio invito a seguimi, il fedele cagnetto per via della calda estata è stato costretto a un riposo forzato. Partenza come al solito nelle prime ore del mattino, gustandomi l’aurora che bacia le cime della pianura friulana. Da villa Santina già scorgo l’obbiettivo di oggi, le rocciose pareti del monte Feltri e del Col Gentile tinte di rosso dal sol nascente. E’ uno spettacolo, mi fermo spesso ad ammirare e fotografare questa meravigliosa visione. Risalgo in auto i numerosi tornanti ammantati da foglie, giungendo nella bucolica conca di Pani, dove fanno bella mostra di se i numerosi stavoli. I verdi prati sono un morbido tappeto per le cime circostanti vestiti di colori autunnali.  Raggiunta la forca di Pani noto un cartello CAI sulla destra, posteggio pochi metri dopo in uno spiazzo adiacente a una residenza estiva. Zaino in spalle, e Magritte al seguito si parte. Risaliamo il lungo costone immersi in una spessa faggeta fino a raggiungere approssimativamente quota 1300 dove svoltiamo sul versante orientale. Il sentiero è ben marcato e ha lieve pendenza, questo rende rilassante l’escursione, risale il fianco del costone, la mia mente si inebria sprigionando una sensazione di libertà che rapisce i miei pensieri. Supero un piccolo impluvio con fontanella ricavata da un tronco, e dopo un breve saliscendi ne supero un altro fino a raggiungere una radura dove fa bella mostra di se la Casera Chiarzò, quota 1393 m. Un aspetto fiabesco, la casa del cacciatore di cappuccetto rosso o degli Hobbit? Il tetto è in lamiera di un verde chiaro, ma l’interno è rustico e vissuto, sento la presenza umana, come se fossero usciti da poco. All’esterno un grande tavolo e panche ricavate da grossi tronchi. Proseguo tralasciando sulla sinistra le indicazioni per il sentiero per esperti 235a, il mio continua a occidente con la numerazione 235, inoltrandosi nel bosco di faggi e perdendo quota fino a superare due rivoli. La traccia ben marcata subito dopo risale un costone erboso. Guadagnando quota la vegetazione si fa sempre più rada fino a raggiungere la base del vallone dominata dalle pareti rocciose del Cret di Pit e del monte Veltri. Un crocefisso arcaico e i segnavia dipinti su un masso mi indicano il punto di incontro del sentiero 235a con quello che sto percorrendo. Subito dopo nascosto dietro un masso intravedo una presenza umana, un curioso e giovane cacciatore mal mimetizzato occupato a osservare con il binocolo le prede, lo saluto e dopo una breve e cordiale conversazione gli ricordo che io e il mio cane non siamo camosci e proseguiamo per la cresta(rido!). Il tratto che mi separa dalla forca del Colador a primo acchito appare ripido e difficile, ma sorprendentemente si rivela molto facile. Il sentiero con una serie di piccole svolte risale la pala erbosa fino a raggiungere un’artistica croce posta su uno sperone roccioso. La traccia risale con piccole svolte il canalone detritico fino a sbucare in cresta attraverso uno stretto intaglio, quota 1865. Al di là della forca trovo un cartello divelto con le indicazioni per il sentiero alpinistico 236 che scende a sud, mentre il 235 continua verso Col Gentile. Su un masso sono scolpite delle iscrizioni, ma la mia attenzione e attratta dalla splendida visione del panorama sulle alpi a occidente, e dal proseguire per la cima del Veltri. Con sorpresa scopro la persistenza sul lato nord della neve, non è molta, ma a chiazze e insidiosa. Il prosieguo per la cima è intuitivo, risalgo sul pendio erboso invaso da arbusti, il punto migliore è sul filo di cresta che è molto esposto. Con passaggi intuitivi risalgo la cresta a meridione, destreggiandomi tra gli arbusti evitando la vertiginosa esposizione. Superata la folta selva di arbusti mi ritrovo sull’erbosa cupola sommitale chiazzata di neve, mirando al vertice guadagno la cima materializzata da un corposo ometto. Zaino a terra, occhi intenti a catturare la felicità per lo spirito. E’ infinitamente incantevole il paesaggio circostante, girandomi a 360° osservo le lontane e bellissime cime, sembra un album fotografico dei ricordi, ci sono tutte! Quelle conquistate e amate di recente, altre in tempo remoto e altre ancora da conquistare. Farne un elenco sarebbe lungo e inutile, “ci sono tutte“ è la giusta espressione. Sono inebriato, le osservo e le amo. Un pulpito meraviglioso il monte Veltri, selvaggio e placido, non ha una grande elevazione, ma ha la sua regalità dovuta alla sua posizione. La mia gioia è pari alla bellezza della giornata, che oserei definire primaverile per il calore e autunnale per i colori. Scatto molteplici foto, con Magritte ci nutriamo riprendendo forze, abbandonandoci in un breve e dolce sonno, sdraiati sui gialli prati e baciati dal sole. Dopo la breve pausa onirica mi riprendo, zaino in spalle per il sentiero di ritorno mantenendomi dentro la selva degli arbusti direzione forca del Coloro, raggiunta quest’ultima, un ultimo sguardo alla cima. Mi aspetta il lungo ritorno e come sempre un pezzetto del mio cuore è rimasto lassù, un sorriso ed entro nell’intaglio che per medesimo sentiero dell’andata mi porterà alla Forca di Pani. Felice e non sazio di colori e calore, lasciandomi cullare dalla signora montagna e baciare da Re Sole.

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.




 

























































 

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