Monte Veltri 2003 m. dalla forca di Pani.
Note tecniche.
Localizzazione:Gruppo del Col Gentile: Alpi Carniche
Avvicinamento: Tolmezzo-Villa Santina-Esemon di
sopra-Colza-seguire indicazioni per Pani fino all’omonima Forca, posteggio
lungo la strada.
Punto di Partenza: Forca di Pani 1139 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore complessive.
Dislivello complessivo in salita: 900 m.
Distanza percorsa in Km: 10 km.
Quota minima partenza: 1139 m.
Quota massima raggiunta: 2003 m.
Condizioni Meteo: Eccellenti.
Segnavia: CAI sentiero 235 e ometti, dalla forca fino alla
cima nessun segno, qualche rada traccia.
Fonti d’acqua: Alcuni piccoli rivoli prima di Casera
Chiarzò.
Difficoltà: Escursionistico fino alla forca del Colador, da
quest’ultima alla cima per escursionisti esperti. Da non intraprendersi con
condizioni meteo avverse a causa del terreno infido e per eventuali seri
problemi di orientamento in caso di nebbia o scarsa visibilità..
Attrezzature : Nessuna
Cartografia consigliata. Tabacco 013- Igm Friuli Venezia
Giulia
Data: 31 OTTOBRE 2015
Condizioni del sentiero: Ben marcato e segnato fino alla
forca del Colador, infido e molto esposto su traccia quasi dalla forca fino
alla cima.
Periodo consigliato: Giugno -ottobre
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
Monte
Veltri, bella cima selvaggia, lontana dal turismo di massa, geograficamente
posta in una posizione invidiabile, al centro della Carnia da dove si possono
ammirare a 360 gradi tutte le più belle montagne della regione e oltre. Il suo
nome mi è balenato in mente all’inizio della settimana. Studiando il percorso
mi sono ricordato che il grande Mazzilis ne scrive in una delle bibbie per
escursionisti ”Per Sentieri Selvaggi”.
L’escursione
che ho programmato è più semplice rispetto a quella descritta dal grande
alpinista, evitando di fare l’anello con le difficoltà tecniche di primo e
secondo grado esposte. Da tempo desideravo un escursione dove potermi
sollazzare su un cima, senza avere patemi d’animo, e lontana dalla massa. Ed
eccoci a sabato, giornata splendida, Magritte viene sorpreso dal mio invito a
seguimi, il fedele cagnetto per via della calda estata è stato costretto a un
riposo forzato. Partenza come al solito nelle prime ore del mattino, gustandomi
l’aurora che bacia le cime della pianura friulana. Da villa Santina già scorgo
l’obbiettivo di oggi, le rocciose pareti del monte Feltri e del Col Gentile tinte
di rosso dal sol nascente. E’ uno spettacolo, mi fermo spesso ad ammirare e
fotografare questa meravigliosa visione. Risalgo in auto i numerosi tornanti
ammantati da foglie, giungendo nella bucolica conca di Pani, dove fanno bella
mostra di se i numerosi stavoli. I verdi prati sono un morbido tappeto per le
cime circostanti vestiti di colori autunnali.
Raggiunta la forca di Pani noto un cartello CAI sulla destra, posteggio
pochi metri dopo in uno spiazzo adiacente a una residenza estiva. Zaino in
spalle, e Magritte al seguito si parte. Risaliamo il lungo costone immersi in
una spessa faggeta fino a raggiungere approssimativamente quota 1300 dove svoltiamo
sul versante orientale. Il sentiero è ben marcato e ha lieve pendenza, questo
rende rilassante l’escursione, risale il fianco del costone, la mia mente si
inebria sprigionando una sensazione di libertà che rapisce i miei pensieri.
Supero un piccolo impluvio con fontanella ricavata da un tronco, e dopo un
breve saliscendi ne supero un altro fino a raggiungere una radura dove fa bella
mostra di se la Casera Chiarzò, quota 1393 m. Un aspetto fiabesco, la casa del
cacciatore di cappuccetto rosso o degli Hobbit? Il tetto è in lamiera di un
verde chiaro, ma l’interno è rustico e vissuto, sento la presenza umana, come
se fossero usciti da poco. All’esterno un grande tavolo e panche ricavate da
grossi tronchi. Proseguo tralasciando sulla sinistra le indicazioni per il
sentiero per esperti 235a, il mio continua a occidente con la numerazione 235,
inoltrandosi nel bosco di faggi e perdendo quota fino a superare due rivoli. La
traccia ben marcata subito dopo risale un costone erboso. Guadagnando quota la
vegetazione si fa sempre più rada fino a raggiungere la base del vallone
dominata dalle pareti rocciose del Cret di Pit e del monte Veltri. Un
crocefisso arcaico e i segnavia dipinti su un masso mi indicano il punto di
incontro del sentiero 235a con quello che sto percorrendo. Subito dopo nascosto
dietro un masso intravedo una presenza umana, un curioso e giovane cacciatore mal
mimetizzato occupato a osservare con il binocolo le prede, lo saluto e dopo una
breve e cordiale conversazione gli ricordo che io e il mio cane non siamo
camosci e proseguiamo per la cresta(rido!). Il tratto che mi separa dalla forca
del Colador a primo acchito appare ripido e difficile, ma sorprendentemente si
rivela molto facile. Il sentiero con una serie di piccole svolte risale la pala
erbosa fino a raggiungere un’artistica croce posta su uno sperone roccioso. La
traccia risale con piccole svolte il canalone detritico fino a sbucare in
cresta attraverso uno stretto intaglio, quota 1865. Al di là della forca trovo un
cartello divelto con le indicazioni per il sentiero alpinistico 236 che scende
a sud, mentre il 235 continua verso Col Gentile. Su un masso sono scolpite
delle iscrizioni, ma la mia attenzione e attratta dalla splendida visione del
panorama sulle alpi a occidente, e dal proseguire per la cima del Veltri. Con
sorpresa scopro la persistenza sul lato nord della neve, non è molta, ma a chiazze
e insidiosa. Il prosieguo per la cima è intuitivo, risalgo sul pendio erboso
invaso da arbusti, il punto migliore è sul filo di cresta che è molto esposto.
Con passaggi intuitivi risalgo la cresta a meridione, destreggiandomi tra gli
arbusti evitando la vertiginosa esposizione. Superata la folta selva di arbusti
mi ritrovo sull’erbosa cupola sommitale chiazzata di neve, mirando al vertice guadagno
la cima materializzata da un corposo ometto. Zaino a terra, occhi intenti a
catturare la felicità per lo spirito. E’ infinitamente incantevole il paesaggio
circostante, girandomi a 360° osservo le lontane e bellissime cime, sembra un
album fotografico dei ricordi, ci sono tutte! Quelle conquistate e amate di
recente, altre in tempo remoto e altre ancora da conquistare. Farne un elenco
sarebbe lungo e inutile, “ci sono tutte“ è la giusta espressione. Sono inebriato,
le osservo e le amo. Un pulpito meraviglioso il monte Veltri, selvaggio e
placido, non ha una grande elevazione, ma ha la sua regalità dovuta alla sua
posizione. La mia gioia è pari alla bellezza della giornata, che oserei
definire primaverile per il calore e autunnale per i colori. Scatto molteplici
foto, con Magritte ci nutriamo riprendendo forze, abbandonandoci in un breve e
dolce sonno, sdraiati sui gialli prati e baciati dal sole. Dopo la breve pausa
onirica mi riprendo, zaino in spalle per il sentiero di ritorno mantenendomi
dentro la selva degli arbusti direzione forca del Coloro, raggiunta
quest’ultima, un ultimo sguardo alla cima. Mi aspetta il lungo ritorno e come
sempre un pezzetto del mio cuore è rimasto lassù, un sorriso ed entro nell’intaglio
che per medesimo sentiero dell’andata mi porterà alla Forca di Pani. Felice e
non sazio di colori e calore, lasciandomi cullare dalla signora montagna e
baciare da Re Sole.
Il vostro
“Forestiero Nomade”.
Malfa.
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