Monte Cavallino 2689
m. da Casera di Silvella.
Note tecniche.
Localizzazione: Dorsale Carnica occidentale.
Avvicinamento: Tolmezzo-Ovaro-Sappada-Santo Stefano di
Cadore-Passo di Monte Croce Comelico-Sega Digòn-Pian della Mola-Casera di
Silvella.
Punto di Partenza: Casera di Silvella. Quota 1827m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore.
Dislivello complessivo in salita: 827 m.
Distanza percorsa in Km: 9,5 km.
Quota minima partenza: 1827 m.
Quota massima raggiunta: 2546 m.
Condizioni Meteo: Nuvoloso.
Segnavia: CAI sentiero 1146- paletti e segni su massi.
Fonti d’acqua: Abbondanza di piccoli rivoli fino in alta
quota.
Difficoltà: Escursionistico fino alla forcella del
Cavallino, da quest’ultima alla cima Escursionistico per Esperti Attrezzato.
Attrezzature: Si.
Cartografia consigliata. Tabacco 017.
Data: 14 novembre 2015.
Condizioni del sentiero: Marcato ed eccellentemente segnato.
Periodo consigliato: luglio-ottobre:
Il vostro Forestiero Nomade.
Malfa.
Mi ero
ripromesso di ritentare il Monte Cavallino il prossimo anno, ma la splendida
settimana solare mi ha stimolato a ritentare l’impresa. Dalla cima della La
Palazza avevo notato l’assenza di neve su molte cime sopra i 2600 metri, e l’esposizione
a sud del Cavallino a sud ha fatto il resto. Ho cambiato il punto di partenza,
spostandolo più a occidente e guadagnando 300 metri di quota. Partenza come
sempre da buon pipistrello alle prime ore del mattino insieme al fido Magritte.
Destinazione Santo Stefano di Cadore, che rispettando i limiti di velocità dista
circa due ore di strada. Infatti giungo che il sole è già sorto. Mi addentro
nella valle di Comelico solcata dal torrente Digon, risalendo quest’ultimo tramite
la strada forestale che lo costeggia fino alla Casera di Silvella (quota 1827
m.). Parcheggio nella piazzola antistante la casera, zaino in spalle, si
parte. Dallo spiazzo a oriente parte una
carrareccia con divieto di transito, davanti ad essa è posto un cartello con le
indicazioni per il Cavallino (sentiero 146). I primi tornanti risalgono
dolcemente la costa di Rigoieto, sicuramente sono un ampliamento delle vecchie carrozzabili
belliche. Il pendio erboso è tinto color giallo ocra, cammino e ammiro a
oriente il sole sbucare sopra le crode del Longerin, tutto intorno è un dolce silenzio
dorato. In poco tempo mi ritrovo ad un bivio dove incrocio il sentiero 146 che
collega la forcella di Silvella (a destra) con la forcella del Cavallino (a
Sinistra). Naturalmente proseguo a sinistra per la comoda carrozzabile che dopo
pochi metri diviene un comodo sentiero. La traccia aggira il costone di Rigoletto
con andamento orizzontale costeggiando la casera omonima, breve sosta ad
ammirare in lontananza il profilo della meta odierna. Gli splendidi bianchi calcari del monte
Cavallino che dominano il ripido catino erboso (pala di Ciuzes). Il sentiero
traccia una linea netta, ben visibile a occhio nudo che in orizzontale e con
leggera pendenza solca i ripidi pendii erbosi fino alla forcella del Cavallino.
Lasciata la casera di Rigoieto mi avvio superando numerosi rivoli d’acqua, il
sentiero ben marcato mi accompagna dolcemente fino all’innevata forcella del
Cavallino. La temperatura si mantiene bassa, leggere folate di vento sfiorano
il mio volto. Mi tengo ben coperto, indossando l’imbrago prima del tratto
finale; ho letto in alcune relazioni che non è indispensabile, ma temo di
incontrare vetrato in salita. Avendo intravisto neve sul lato nord decido di
accorciare il proseguo prendendo per la via normale, quindi scelgo la traccia
che salendo più alta sulle ghiaie, sfiora i rocciosi bastioni meridionali del
Cavallino. Raggiunto il tratto attrezzato, mi ritrovo davanti a una larga e
comoda cengia scavata nella roccia, ben munita di cavi, anche troppo, che
risale in sicurezza l’esposta parete fino alla sella. Raggiunta quest’ultima
finiscono le attrezzature, aprendo la visuale sullo spettacolare scenario oltre
confine. Come immaginavo il lato nord è ammantato di neve, e anche solida, estasiato
dallo spettacolo mi fermo un attimo ad ammirare, indossando i ramponi per
l’ultimo tratto. Nel frattempo un escursionista con attrezzatura minimalista
proveniente dalla forcella in basso mi supera, dirigendosi alla cima che dista
poco avanti. Lascio lo zaino su un masso, avviandomi con il prode Magritte alla
conquista della cima. La progressione è sicura, superata una piccola cappella
nascosta dietro una trincea, affronto gli ultimi metri seguendo le orme sulla
neve di chi mi ha preceduto. Ultimi metri, sui gradoni i legno innevati e sono
sulla vetta. Essa è materializzata da un’enorme croce molto appariscente:” in
legno, con cerchi al cui interno sono iscritte 12 stelle che rappresentano al
comunità europea, anno di creazione 1979”. Dalla cima spettacolare paesaggio,
meraviglioso, con i suoi 2689 metri domina paesaggio alpino, sono estasiato.
Sotto il basamento della croce è incastonato uno scrigno che contiene la
cassetta con il libro e timbro di vetta. Leggo che in mattinata escursionisti
del Comelico mi hanno preceduto, lasciando un pensiero per l’eccidio di Parigi,
firmando mi unisco al loro pensiero. Alcuni minuti dedicati all’eterna bellezza
e si rientra. Ridiscendo con calma, incontrando poco sotto la croce un
simpatico escursionista, Eugen, proveniente da pian di Tabeli. Lo invito se lo
desidera a fare il mio percorso per il ritorno. Riguadagnata la sella, consumo il
pranzo, ammirando il paesaggio e lasciandomi cullare dai sogni. Ripreso il
rientro con il nuovo compagno di viaggio ci fermiamo nella forcella del
Cavallino. Eugen, vorrebbe tentare di fare la cresta della Pitturina che dista
poco più avanti, ma non da solo, gli faccio notare che Magritte malgrado sia
volenteroso forse non è adatto per una ferrata un po’ impegnativa. Si rientra
per il sentiero 146, discutendo di tanto in tanto, fino a raggiungere la casera
di Rigoieto, dove incontriamo Michela, anch’essa in solitaria. Si aggrega a noi
per la discesa, per l’ultimo tratto fino alla casera di Silvella. Raggiunta
l’auto, la signora prosegue a piedi. Do uno passaggio a Eugen fino alla sua
auto, in località Pian DI Tabeli, con un caloroso saluto ci congediamo,
augurandoci di incontrarci in futuro su
un’altra cima. Rientrando a casa do un sguardo alle cime che circondano Santo
Stefano di Cadore, nel frattempo giunge la notte. Nell’oscurità le luci come astri
illuminano i miei pensieri, uno spicchio di luna è ben disegnato nel cielo
stellato. Penso:- parto e rientro di notte, vagando per sentieri di giorno,
baciato dal sole, accarezzato dal vento, dominando le creste, alla ricerca di
nuovi sogni!
Il vostro “Forestiero
Nomade”.
Malfa.
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