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sabato 25 luglio 2015

Col Nudo 2471 m.

Che dire?! Una montagna vera, selvaggia, dove devi faticare e contare solo su te stesso. Nessun cavo, nessun cordino,  nessun sentiero scavato dai poveri soldati della grande Guerra. Tanti chilometri da percorrere, un gran dislivello. Bosco,prato,roccia, tanti passaggi di arrampicata  I e II grado in libera. Una bella e affilata crestina da superare con esperienza e fantasia, rischiando di fare un volo di 1000 metri. Inventarsi una discesa dalla cima non relazionata,e per poi scoprire di non essere i primi, un gioco e un grande amore. Roberto Mazzilis nel famosissimo libro “Per Sentieri Selvaggi” la presenta come “La lunga e difficile ViA Veneta, dando come tempi di marcia con un anello più corto dieci ore, sei ore in salita e 4 in discesa. Oggi insieme ad un escursionista incontrato lungo il tragitto ci abbiamo messo  quattro ore in salita e due in discesa, orgoglioso di aver avuto l’onore di arrivare in cima a una delle più belle montagne delle dolomiti di Oltre Piave.
Il vostro forestiero nomade.
Malfa.
Anche chi mi conosce poco, sa che dopo il primo tentativo ho in mente il secondo, il primo tentativo sul Col Nudo è stato una somma di errori, da non fare da uno che va da solo in montagna da qualche anno. L’orario della partenza, certe zone alpine dopo mezzogiorno sono soggetti a improvvisi annuvolamenti e temporali, e l’approvvigionamento d’acqua dovuto giornate calde e umide. Partenza prima del solito, zaino in spalle con quattro litri d’acqua.  Stavolta salgo dal sentiero CAI 965, molto più facile dell’interminabile ghiaione che poi sfocia nel sentiero 930. Percorrendo i primi metri di dislivello in una comoda carrareccia, supero i ruderi di Casera Scalet bassa, subito dopo si arrivo in ampio prato, dove sulla sinistra è posta una curiosa costruzione religiosa in stile neolitico. Alla mia destra, nascosto tra le erbe, parte il sentiero 965. Supero il secco impluvio e risalgo un sentiero ripido e scivoloso nel  boschetto di faggio, costeggiando le pareti orientali del monte Teverone. Verso quota 1800 il sentiero esce allo scoperto su un ampio prato con affioramenti carsici, nei pressi si notano i ruderi di casera Scalet Alta e i cartelli CAI con indicazioni per il sentiero 930 per la ferrata. L’esile sentiero tra le erbe alte costeggia le pareti meridionali del Col di Piero, dove si aprono impressionanti, surreali e megalitiche porte naturali. Superate alcune asperità con passaggi di I grado tra rocce e ghiaie, raggiungo l’insellatura posta alla base del Col di Piero, supero una placca inclinata che sovrasta l’enorme dolina e risalgo sulla dorsale a sinistra fino a raggiungere un altro cartello con indicazioni posto al centro di un crocevia. Qui sono raggiunto da un escursionista solitario veneto (Marco), avendo la stessa meta si decide di proseguire insieme. A settentrione seguendo le indicazioni per il passo di Valbona, risalendo un pendio erboso, che ci porta alla piccola forcella. Bellissima visuale sul dirupato versante della Val Cellina. Un cartello indica che il prosieguo per il Col Nudo a sinistra. Seguendo le sparute indicazioni, con brevi passaggi di primo grado risaliamo il faticoso pendio erboso che costeggia l’esposto ciglio del monte fino a raggiungere sommità del cupolone erboso, posto tra il col Nudo e il monte Lastei (a destra). La nostra traccia prosegue a sinistra sul ripido crestone roccioso, calandoci sul sentiero a meridione (salto di I e II grado non esposto) e risalendo sull’esile e adrenalinica crestina esposta sui due versanti, da superarsi o cavalcioni o con fantasia (è lungo 3 metri il tratto delicato), io ho optato per  la seconda.  Superato l’ostacolo, si segue con cautela la crestina e si risale il cupolotto roccioso, che ci porta con brevi passaggi alla cima. Croce in metallo e libro di vetta, paesaggio meraviglioso, a 360 gradi sulle dolomiti bellunesi e sulle montagne friulane. Meritata sosta, foto, e recupero energetico. La giornata è splendida, con calma riprendiamo il ritorno, scendendo a occidente del monte. Tra la cima e l’ante cima è posto un piccolo intaglio seguito da un canalino che scende a meridione, ne studiamo dall’alto le possibilità di percorrenza e di superamento. Con arditi ed esposti passaggi di II grado ci caliamo con cautela sul ghiaione sottostante. Abbiamo superato una bella paretina non descritta nelle relazioni, ma non siamo i primi, viste le evidenti tracce. D qui scendendo per le chiare tracce sul ghiaione, ci portiamo alla base delle pareti settentrionali del Nudo e la percorriamo per comoda cengia tra le ghiaie, fino a raggiungere il pendio erboso dell’andata con il successivo il cartello posto come crocevia, sotto il passo Valbona. Soddisfatti ed entusiasti, riprendiamo il sentiero 965 che ci porterà(con l’ausilio di qualche piccola scivolata tra i prati erbosi) fino alle auto.

 Col Nudo 2471 m.
Note tecniche.
Avvicinamento: Autostrada per Belluno- Uscita Pieve d’Alpago-Plois-Rifugio Carota-Strada forestale fino Casera Stabili,parcheggiare dove è possibile.
Punto di Partenza: Casera Stabili quota 1090 m.
Tempi di marcia includendo le soste: 4ore in salita incluse le soste e 2 in discesa incluse le soste-
Dislivello complessivo in salita: 1491 m.
Distanza percorsa in Km: 19 km.
Quota minima partenza: 1090 m.
Quota massima raggiunta: 2471 m.
Condizioni Meteo: Giornata   solare fino al rientro in auto.
Segnavia: CAI n° 965 e bolli bianco Blu o Rossi ,
indicazioni e tempo.
Fonti d’acqua : l’ultima poco dopo la partenza,poco prima di Casera Scalet Bassa, territorio prevalentemente carsico, con le giornate assolate il consumo medio è dai 3 ai 4 litri d’acqua.
Difficoltà: E.E.
Attrezzature : Nessuna.
Cartografia consigliata. Tabacco 012
Data:  Giovedì 23 luglio 2015
Condizioni del sentiero: Ottimamente segnato


Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.