Col
Maior e la Torbiera di Sequals
Localizzazione:
Colli morenici di Sequals
Avvicinamento:
Da Lestans a piedi
Regione:
Friuli – Venezia Giulia
Provincia
di: PN
.
Dislivello:
100 m.
Dislivello
complessivo: 150 m.
Distanza percorsa in Km: 8
Quota minima partenza: 180 m.
Quota
massima raggiunta: Col Maior 257 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 3 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: naturalistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o cammino:
carrareccia, sentiero senza segni, tracce di animali.
Ferrata- no
Segnavia:
CAI
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: nessuna
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: si
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati: binocolo
e macchina fotografica
Periodo consigliato:
tutto l’anno
Da evitare da farsi
in:
Dedicata a: chi ama la
natura incontaminata
Condizioni del sentiero:
traccia labile intorno alla torbiera, per il resto tratturi di campagna
N° 679
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
Fotografie e disegni
di : Giovanna Fricano e Giuseppe Malfattore
Data dell’escursione:
martedì 21 marzo 2023
Data di pubblicazione
della relazione: venerdì 14 aprile 2023
Malfa
Il biotopo torbiera di
Sequals,
dodici ettari
superstiti di un antico sito naturale.
La località si trova
a pochi chilometri da Lestans, presso Usago,
dove si scorgono dei piccoli colli siti
in una località denominata “ Bosco Magredi “ . Trattasi dell’ultimo lembo umido naturale dell’alta
pianura Pordenonese.
Rinominato la Torbiera, consiste in una particolare depressione ai
piedi di colli formatasi nel periodo preistorico esattamente il “ Miocene “, esse appunto sono ricche di torba
.
Con il prelevamento nei secoli scorsi di
materiale per la combustione e lo sfruttamento del territorio con le
varie bonifiche agrarie, è notevolmente diminuito, quasi sparito del tutto l’ambiente
originale, rimanendo solo questa piccola località, che a fatica è stata
risparmiata dalla distruzione, e malgrado tutto si è conservata perfettamente
integra.
Nella piccola oasi sono presenti le praterie umide e le boscaglie di betulle,
oltre naturalmente ad altre rare piante quasi del tutto sparite nel resto del
territorio. Grazie alla protezione ambientale
oggi la torbiera ospita un
nutrito numero di fauna e flora selvatica.
Relazione.
Il giorno dell’arrivo
della primavera stimola un’uscita dal sapore escursionistico nei dintorni di Lestans,
precisamente nell’ampia depressione che un tempo remoto fu una palude. Dalla
periferia di Lestans imbocchiamo le antiche stradine di campagna che ci portano
a lambire il Colle ( il Colle di Lestans) sul versante orientale. Una magnifica visione
ci aspetta, i selvatici biancospini sono in fiore e con l’avvicinarci agli arbusti
udiamo il caratteristico ronzio delle laboriose api. Il bianco della fioritura
e il cielo terso di un blu intenso sono un pregevole biglietto da visita della nuova
stagione. Percorrendo la stradina adiacente al cimitero, sbuchiamo in un esteso campo che un tempo ospitò una masseria
del Tardo Impero, giungiamo ai primi prati che ospitano la caratteristica e
bucolica Ancona di San Zeno. La visuale
si estende e apre sui colli morenici che congiungono la cittadina di Sequals
con quella di Usago, e dietro, nell’infinito orizzonte è un susseguirsi di
catene montuose, sino alla lunghissima cresta che dal monte Raut si spinge fino
alla Val Tramontina. E dietro ancora? Ancora
più lontana spiccano le strapiombanti pareti delle selvagge dolomiti friulane,
tra cui spicca Il monte Caserine e il Dosaip.
Conosco a memoria la sequenza
dei monti, tempo fa le ignoravo quasi tutte e sognavo un giorno di conoscerle
da vicino. Un’autentica missione esplorativa che in venti anni di continuo indagare e vagabondare mi ha
portato a realizzare il sogno. Ora le stesse elevazioni sono poesie da
ripassare nel libro dei ricordi, con un po’ di orgoglio e di malinconia. Dall’ancona
di San Zeno, seguiamo una traccia di tratturo che tra i campi ci porta a
sfiorare una masseria, dove ci attendono dentro una recinzione e al pascolo
delle simpatiche vacche pezzate. Fraternizziamo con le curiose giovenche, e di
seguito, sempre per campi, seguendo le remote vie di comunicazione, miriamo a
colli posti a occidente dalla frazione di Usago. Durante il cammino abbiamo la
fortuna e il piacere di ammirare una coppia di aironi cenerini intenti a piroettare.
La lunga carrareccia ci conduce fin sotto il Col di Maior ( q. 257 m.), dopo
aver seguito una breve pista nel bosco, la abbandoniamo, mirando alla cresta
del colle, dove troviamo la traccia di cresta, che in pochi minuti conduce in
vetta, ossia, un’altura dominata dalla vegetazione selvatica. Breve sosta in
cima per poi rientrare, sfiorando i resti demoliti di un bivacco improvvisato. Ritorniamo
sulla cresta e la percorriamo da oriente a occidente, seguendo a filo un altro tratto
di cresta, sino ad approdare in una radura solcata da un rigagnolo. Avendo già
in passato scalato il colle quotato 247 metri, decidiamo di circumnavigarlo in
senso antiorario, scoprendo una carrareccia che ci guida sul versante occidentale
del colle appena citato. Proprio alla fine del tratturo scorgiamo la
cartellonistica che ci avvisa che stiamo attraversando una torbiera. La
magnifica scoperta ci allieta, e dopo aver letto minuziosamente le informazioni
scritte sulle tabelle, ci allietiamo di aver fatto una bella esperienza. Fotografando ho preso nota di alcuni dati,
una volta a casa avrei approfondito la conoscenza del luogo. Rientrati nell’ex
palude, notiamo si da subito che il terreno dei campi non ha il classico colore
scuro e la nota consistenza, sorprendentemente è argilloso, somiglia a un fondale
marino che da molto tempo non viene bagnato dall’acqua. Effettivamente è un po'
angosciante e allo stesso tempo affascinante. Vaghiamo nell’argilloso dal
colore ocra campo mirando a un’altura che ospita i ruderi di una masseria
chiamata sulla mappa Azienda Agricola Cunizei. L’ex fattoria pare un fortino,
una garitta è posta di presidio all’esterno, ci avviciniamo ed esploriamo parte
dell’edificio, sarebbe magnifico se fosse restaurato. L’intuito mi suggerisce
che sicuramente un tempo, precisamente nella preistoria questo luogo ospitò un
villaggio, me lo fa intuire la felice posizione dominante che occupa sull’ex
palude. Lasciato il sito, rientriamo nella ridente cittadina di Lestans,
felicissimi di aver scelto come territorio dove vivere un luogo ricco di storia
e immerso in un meraviglioso ambiente ricco di flora e fauna selvatica.
Malfa
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