Capel Grande dall’Alpago.
Localizzazione: Prealpi
Venete - Gruppo Col
Nudo Cavallo
Avvicinamento:
Autostrada per Belluno- Uscita Fadalto-Lago di
S. Croce- Farra d’Alpago- Puos d’Alpago- Lamosano- Funes-Saline- seguire
indicazioni per casera Crosetta (ampio parcheggio quota) 1156 m.
Punto di
Partenza: Casera Crosetta (ampio parcheggio quota) 1156 m.
Regione:
Veneto
Provincia
di: Belluno
.
Dislivello:
956 m,
Dislivello
complessivo: 1000 m.
Distanza percorsa in Km: 13,5
Quota minima partenza: 1156 m.
Quota
massima raggiunta: 2071 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 6 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Selvatica -escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche
Tipologia sentiero o
cammino: sentiero CAI, passaggi tra roccette.
Ferrata-
Segnavia:
CAI 934
Fonti
d’acqua: solo alla partenza una fontanella
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si, e
anche corposo
Libro di vetta: Installato
barattolino di vetta spiriti liberi.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 012
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: giugno- ottobre
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: domenica 17
luglio 2022
Data di pubblicazione
della relazione: giovedì 20 aprile 2023
Fotografie e disegni
di: Giovanna Fricano e Giuseppe Malfattore.
La cima del Capel
Grande è stata una gran bella avventura estiva, nata da un’idea mia di
completare un anello, visto che in appena dieci giorni prima sono stato in zona
per l’ascesa al monte Venal. Grazie alle numerose escursioni l’Alpago e le sue
magiche creste per noi ( Giovanna e io) non
sono più una chimera, ma un luogo che puntualmente ci trasmette felicità e
poesia. La bucolica località serba
ancora un aspetto antico, e in ogni casolare, stavolo o frazione che sia, si
può rivivere il respiro di una montagna che un tempo
per la gente locale fu, “il lavoro e la fatica”. Partiti come sempre
dalla provincia di Pordenone, una volta giunti in zona in auto risaliamo un
interminabile serie di tornanti, fino ad approdare nello spiazzo che ospita la
caratteristica casera Crosetta ( quota 1156 m.). Lasciamo l’auto nell’ampio
spiazzo e ci approntiamo per
l’avventura. Nel frattempo, il rombo di auto in moto preannuncia l’arrivo di altri escursionisti, ci salutiamo, ci
incontreremo più volte durante l’escursione.
Una volta pronti
miriamo a nord, tramite il sentiero CAI
numerato 934. L’ampia carrareccia di montagna da seguire ci guida dopo una
serie di tornanti presso la Casera Venal dove staziona una mandria di cavalli(
razza Avelignese) intenta a brucare erba intorno all’edificio. Prima di riprendere il cammino ci godiamo per alcuni
minuti la splendida cartolina illustrata dal libero gruppo di cavalli e della valle. Ripreso il passo seguiamo ancora
per pochi metri la carrareccia, sino a intraprendere il sentiero che risale il
versante orientale della valle Venal di
Funes, ancora pochi metri all’interno del bosco, prima di svoltare a
oriente, imboccando sotto guida dei cartelli l’ampio sentiero che si inoltra
nel vallone che conduce alle pendici settentrionali del monte Venal.
Il Sentiero CAI 934 l’ho percorso in primavera, esso è
davvero un bel cammino, che attraversa in
lungo la valle sita tra le pendici orientali
del Capel Grande ( la nostra meta) e il crinale che dal monte Venal degrada
fino ai “I Montesei”.
Affioramenti rocciosi,
masi erratici e sporadici arbusti sono i nostri compagni di viaggio, e la forcella Venal è sempre più vicina e ci
incanta e attrae con l’apparizione del Dente
del Venal, che dalla nostra visuale ci appare come un indomito gigante di
pietra. Durante l’ascesa attraversiamo anche delle lingue di ghiaia alle
pendici del Capel Grande, la forcella è sempre più vicina e prima di
raggiungere la stessa, proprio sotto le dirupate pendici sudoccidentali del Dente del Venal , imbocchiamo la
diramazione del sentiero che percorriamo che percorre la cresta che conduce al
Crep Nudo.
Il tratto a volte è
malagevole, alcuni passaggi sono ripidissimi ed esposti, ma con cautela li
superiamo finché giungiamo in cresta. Dall’alto del Crinale godiamo della magnificenza
del luogo. Roccette, zolle e sporadici mughi ci sono d’ausilio, e sono rari i
tratti in cui adoperiamo anche le mani. L’emozione del volare in alto cattura
il nostro spirito, e la naturale adrenalina è accompagnata dalla sublimazione
data dalle emozioni che proviamo passo dopo passo. La vetta del Capel Grande è
in vista, ci aspettano altri passaggi astrusi, finché la raggiungiamo, colmando
il cuore con la gioia inconfondibile della conquista.
La vetta del Capel
Grande è materializzata da un ometto di sassi ( q. 2071 m.), manca un libro di
vetta, a questo pensiamo noi, aggiungendo anche altri sassi a quelli
preesistenti. La vetta non è niente male, la visuale spazia all’infinito, anche
se a causa delle nubi sulle elevazioni
friulane parte del panorama è precluso. Dopo una breve sosta decidiamo di
continuare il cammino, ma non per la cresta che conduce al Crep Nudo, ma per un
nuovo itinerario, molto avventuroso, che mi è venuto in mente dalla cima mentre
mi scrutavo intorno. Proprio davanti a noi, tra il Capel Grande e il Capel
Piccolo si accresce un vallone a forma
di imbuto che degrada in basso, spero al sentiero che abbiamo percorso in
mattinata nella valle. Siamo armati di ramponi da erba e naturalmente di
spirito avventuroso, quindi, messo al corrente la mia compagna della mia folle
idea, si procede. Provare nuove emozioni e nuove vie è sempre stata la nostra passione,
oltre alla mia compagna mi sarà di aiuto la prudenza, che non è mai abbastanza.
Da sotto la cima, mentre ci approntiamo per la discesa, vediamo transitare gli
escursionisti incontrati in mattinata, ci salutiamo ancora. Una volta pronti, scendiamo all’interno del
vallone cercando un passo comodo nello sfruttare una lingua inerbita di terreno
che si incanala parallela alle strapiombanti
pareti, in essa possiamo sfruttare per rendere più agevole il cammino le zolle
d’erba. Una volta raggiunta la base del catino detritico, ci spingiamo al
centro di esso, cercando nella folta mugheta un passaggio, un taglio, che fortunatamente troviamo, esso sicuramente
è opera degli animali selvatici. Dall’interno e dall’alto dei mughi scorgiamo
la valle dove siamo diretti, e siamo coscienti che siamo sopra un pericoloso salto
dovuto a delle ripide e aggettanti pareti rocciose, quindi, cerchiamo un punto, una via di uscita da dove possiamo
superare in sicurezza questo ostacolo. La
fortuna aiuta sempre gli audaci. Vagando tra i mughi scendiamo vistosamente di
quota finché troviamo un canalino, ripido ma incassato, che ci porta in breve fuori dalla fitta mugheta,
accompagnandoci in un dolce declivio da dove scorgiamo il sentiero a cui siamo
diretti. Pochi metri ancora ed eccoci sul 934 CAI, felicissimi e sodisfatti
della scommessa vinta. Stavolta percorriamo a ritroso il sentiero, con passo
tranquillo, e un languore inizia a farsi sentire. Dopo alcuni massi erratici
approdiamo a un campale tavolo e panca posizionato nella boscaglia aderente al
sentiero, e a poche centinaia di metri dal punto di arrivo. Imbandiamo la
tavola e iniziamo il sacro desinare. Nel frattempo, udiamo delle voci, sempre
più vicine , sono gli escursionisti visti più di una volta, stavolta sorpresi
di ritrovarci in questo determinato luogo, sicuramente ignari della nostra originale
e improvvisata discesa.
Un altro saluto segna
il nostro ultimo incontro, noi, Giovanna e io, finiamo di pranzare, prima di prepararci
per il rientro, felici e soddisfatti si aver vissuto una nuova avventura in un
magnifico luogo montano.
Malfa
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