Monte
Zouf da Casaso
Localizzazione:
Alpi Carniche-Carnia Centrale
Avvicinamento:
Lestans- Pinzano-Cornino-Tolmezzo- Cedarchis- Casaso-Ampio parcheggio poco
prima dell’ascesa alla frazione ( 635 m.).
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: UD
.
Dislivello:
656 m.
Dislivello
complessivo: 656 m.
Distanza percorsa in Km: 10
Quota minima partenza: 635 m
Quota
massima raggiunta: 1248 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4, 5 ore
In:
solitaria
Tipologia
Escursione: selvaggio-boschiva
Difficoltà:
escursionisti esperti
Tipologia sentiero o
cammino: sentieri. Carrarecce
Ferrata- no
Segnavia:
CAI
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: installato
libretto del viandante.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: martedì 10
maggio 2022
Monte Zouf da Casaso,
anche questa piccola elevazione selvaggia fa parte del lunghissimo elenco di
cime poco frequentate che ho visitato. Me ne parlò un giorno un locale, e la
curiosità è rinata dall’oblio, quindi, mappe alla mano ho progettato un anello
con i dovuti piani B, C, ecc. ecc.
La Carnia nel mio
cuore occupa un posto speciale, e ogni volta che spazio nel suo territorio per
me è una delizia. La zona di Paularo mi ricorda le prime ascese, monte Tersadia
e Monte Zermula in primis. Alzatomi di buona lena, parto alla volta di
Tolmezzo, e dopo aver ammirato la regina (Amariana), percorro la valle del But.
Presso Cedarchis,
viro a destra, seguendo le indicazioni per Paularo, e naturalmente rimango
stregato da uno dei più bei monti del Friuli, il regale Sernio visto dal
versante carnico. La prima volta che vidi il Sernio ero in escursione sul
Tersadia, lo inquadrai da un ritaglio di vegetazione, e me ne innamorai
perdutamente. Portai una sua foto con me in Libano nell’anno 2007, e l’anno
seguente ne eseguii l’ ascesa, indimenticabile esperienza che serbo ancora nel
cuore. Ho tanta prescia, sono emozionato,
non vedo l’ora di arrivare a Casaso, dove trovo parcheggio sotto la piccola
frazione.
Mi preparo i materiali, e in un baleno sono
pronto.
Il tragitto prevede dopo l’attraversamento
della frazione di Casaso, e la seguente svolta
presso una piccola cappella votiva, l’abbandono
del sentiero CAI 438, e pochi metri dopo la ricerca di un sentiero tracciato in
nero sulla mappa, il quale circumnaviga il versante occidentale del monte Zouf,
fino a condurre alla piccola elevazione nominata Cuesta Libaria; da
quest’ultima cavalcare la cresta fino a raggiungere la vetta più alta del
monte. Di seguito, proseguire in libera e senza percorso guidato, raggiungere
in basso dal versante settentrionale il sentiero 438 Cai, e da quest’ultimo
rientrare alla frazione di Zouf. Sulla
carta è facile, è ora di passare ai fatti, quindi, isso sulle spalle lo zaino
carico di sogni, stringendo il foulard sulle tempie, iniziando l’avventura con il primo passo!
L’attraversamento del borgo è romantico, mi gusto tutto: particolari
architettonici, i volti della gente, le scritte sui cartelli; in una villa scorgo
un simpatico e originale spaventa passeri, che dalla forma pare un piccolo
cambogiano che vaga tra le risaie. Arrivato alla cappella votiva, in periferia
al borgo, seguo le indicazioni, e presso una baita lascio il sentiero ufficiale
per inoltrarmi a meridione. Nella fitta boscaglia,
scovo fin da subito la remota traccia. Mi attivo passando dalla modalità
escursionista a quella di lupo. Il sentiero? Lo intuisco con difficoltà. A
volte la traccia appare come a dirmi<<Malfa se hai le pa…, ehm le
credenziali, trovami! Ci sono, non mi vedi?>>. Questo tipo di
provocazione per me è energia pura, uno scopo
di vita. Amo le sfide e mi piace affrontarle, e naturalmente vincerle. Mi catapulto dentro le fitte selve di rovi, intuisco
la bellezza del vetusto sentiero, e mi spiace che sia in abbandono. Trovo anche
un crocifisso in metallo, affiorante dai rovi, come un naufrago dalle onde. È un
segno? Per i devoti si, e anche divino direi, io non ci credo ma è sempre un
segno. Proseguo senza mollare, a volte la traccia diventa netta, per poi svanire,
finché la caparbietà viene premiata. Presso un capanno la pista si amplia,
libera finalmente da sterpaglie, e la
stessa mi conduce con un viaggio astruso
all’interno del bosco di conifere.
Raggiungo la quota m. 1129 di Cuesta Libaria, dove trovo, indovinate? Bosco,
bosco e solo bosco. Quindi breve pausa, prima di iniziare l’ascesa alla cima
del monte. Il filo conduttore non cambia, vi è sempre la labile traccia da
seguire, tra piccoli schianti e ramaglie, finché percepisco di essere in alto con
la quota. Mi fermo, esco fuori dal sentiero e mi addentro tra le conifere,
scoprendo in mezzo a due enormi faggi un paletto in legno ficcato in un blocco
di cemento. Eureka! Vetta! Vetta esclamo ai quattro venti, e il panorama? Bosco, bosco e ancora bosco. Il
bruno ombroso mischiato con il verde spento, ambiente da fare invidia
all’Amazzonia, verde e umidità a gogò, ma non importa, era questa la mia meta
odierna, e l’ho raggiunta. Seconda parte, la calata dal monte. Per la discesa,
mi sono mantenuto sul crinale, stavolta direzione nord, a tal punto di aver
superato anche la quota del sentiero che cercavo. Il versante oscuro e freddo a
volte è impraticabile. Finalmente dopo
peripezie, trovo il sentiero che mi accompagna a un prato dominato da una bella
casera con vista panoramica sul Sernio. Dalla lotta contro gli arbusti giganti
sono passato alla poesia. La montagna è anche questo, lotta ardua e gioia smisurata. E io che l’amo assai la
dea Artemide, prendo tutto il pacchetto che mi elargisce, si sa come è la vita:
non ci sono rose senza spine, né montagne senza fatica! Ora finalmente sono in
un ambiente da far sognare anche gli indifferenti, da far venire voglia di
andare in montagna a chi non l’ha mia vista. Sono per un attimo incoronato re
di un meraviglioso regno, e quindi, dispongo la servitù, ovvero me stesso, di
servirmi un lauto pranzo che si addice a un monarca. Il tempo scorre lento,
osservo la grande montagna (il Sernio), e vorrei che la notte giungesse presto
per raggiungere Morfeo da dentro la baita. Naturalmente sognare non costa nulla,
e la casera è anche chiusa. Finita l’ora ludica, riprendo il cammino, direzione
Casaso e non prima di aver visitato una sorgente segnalata. Il rientro alla
frazione è dolce, sono soddisfatto, mi ripasso visivamente gli edifici del
piccolo centro, osservo i volti degli amici carnici, e dal prossimo pulpito
panoramico mi godo la splendida visione sulle due meravigliose montagne
conosciute, il monte Tersadia e il monte Sernio, l’autentico re dei monti circostanti!
Il Forestiero Nomade.
Malfa
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