Colle
anonimo dalla Forchia Piccola (Meduno PN).
Note
tecniche.
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Spilimbergo-Travesio-Toppo-Meduno-Indicazioni per Campone- Forchia Piccola.
Località
di Partenza: Forchia Piccola.
Dislivello:
Dislivello complessivo: 413 m.
Distanza
percorsa in Km: 8
Quota minima partenza: 663 m.
Quota
massima raggiunta: 676 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 2,5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: escursionistico naturalistico
Difficoltà:
turistiche, tranne l’ascesa al colle che si sviluppa su tracce di caprioli.
Tipologia sentiero o
cammino: carrareccia-sentieri remoti, tracce di animali selvatici.
Ferrata- no
Segnavia:
no
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: installato
libretto del viandante.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: martedì 30
agosto 2022.
Breve e sorprendente
sgambettata nel meraviglioso regno del monte Ciaurlec.
Escursione
improvvisata, anche se aleggiava nei miei propositi da tempo. Durante gli studi
della mappa del monte Ciaurlec, avevo notato la carrareccia che dalla forchia di
Meduno si inoltra in direzione nord
ovest, fino a raggiungere una località denominata Ombrena. Analizzando i rilievi
ho notato un colle anonimo che domina due casere: Casera Ferrara e casera
Chiadins, quindi, spinto dalla curiosità, ho ideato per il futuro una breve
esplorazione. Il giorno dell’escursione, io e la mia compagna, eravamo diretti
verso il lago di Barcis. Dei nuvoloni bigi che sin dalle prime ore del mattino
coprivano i rilievi della valle del Cellina ci hanno convinto a cambiare
itinerario, e in mente mi è venuto il Ciaurlec. Raggiunta in breve la località
Forchia di Meduno, abbiamo lasciato l’auto nello spiazzo apposito, e subito dopo
ci siamo approntati per la partenza. Dalla forchia abbiamo iniziato a
percorrere la carrareccia che si inoltra
nella valle dominata dal monte Chiarandeit e Mulon. Presso un bivio
abbiamo incontrato la nota squadra di boscaioli che da tempo opera in zona. Al
bivio, districandoci tra faggi abbattuti, abbiamo virato a destra, percorrendo
la remota arteria che si inoltra nel bosco. Raggiunta la forchia di Chiarandeit,
la carrareccia perde vistosamente quota, e in alcuni tratti è anche panoramica,
mostrandoci il versante occidentale che si sporge sulle vette della Val
Tramontina. La pista termina la sua discesa presso un avvallamento prativo,
dove spiccano sia i ruderi che l’edificio restaurato della località chiamata
Ferrara. L’edificio è in uso, ne abbiamo
ammirato l’aspetto bucolico, che richiama la vita montana di altri tempi. Dalla
casera si diramano alcuni sentieri, uno procede verso la località Chiadins. Decidiamo
di percorrerlo al ritorno, perché sul momento siamo attratti da un ripido prato
che ascende il colle senza nome. Su per il ripido prato raggiungiamo la
sommitale vegetazione selvatica, dove con l’istinto del lupo scoviamo delle
tracce di animali che seguiamo; le stesse portano, con il loro procedere
astruso, a sfiorare la vetta, nascosta da una fitta vegetazione. Una seconda
traccia, aggira gli arbusti, e conduce in cima, dove la vegetazione selvatica
ricopre i ruderi di un edificio non ben identificato. Vista la posizione dominante
del colle potrebbe trattarsi dei resti di una fortificazione protostorica, e
anche se non fosse ci piace immaginarlo. Effettuato il consueto rito dopo la
conquista della vetta, procediamo a occidente, seguendo la traccia precedente.
Nel primo tratto la pesta si mantiene in cresta, svelando ampi prati da dove
possiamo ammirare le montagne della Val Tramontina, di seguito, la stessa
traccia, sprofonda in uno splendido bosco di faggi, seguendo il naturale sviluppo
di un canalone, fino a sbucare sul prato che precede la casera Chiadins. Giù da
un muretto e siamo al cospetto della casera. Per primo visitiamo il fienile, e di seguito il
prospetto proteso a occidente, dove, con notevole sorpresa, notiamo tra i cocci
delle tegole cadute, elementi di vita quotidiana, come padelle e bottiglie di
vino ancora sigillate. È come se i proprietari fossero andati via da poco. Dai
resti del manufatto scopriamo un’altra pagina del vivere della montagna
friulana di una volta. Felici del ritrovamento, ritorniamo indietro,
percorrendo il sentiero che conduce alla casera Ferrara. Poco prima della
casera lambiamo un prato protetto da recinzione, dove all’interno stazionano
delle curiose e simpatiche capre. Dalla casera Ferrara, riprendiamo la
carrareccia a ritroso, e vista l’ora, meriggio, troviamo uno spiazzo idoneo per
desinare. Il tempo dedicato all’attività ludica scorre velocemente. Ripreso il
cammino procediamo verso la Forca di Meduno, dove ci attende l’auto. Passando
dal bivio notiamo i boscaioli intenti anche loro al desinare, un’attività che
unisce in tutto il pianeta la specie umana. Il nostro buon appetito è spontaneo,
riflettendo che a questo mondo c’è chi va in montagna per dilettarsi come noi e
altri per bisogno, e come sempre la montagna a tutti dona qualcosa.
Il forestiero Nomade.
Malfa.
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