Monte
Ciuf e Spicher di Tui dalla Forchia Zuvial (Tramonti di Mezzo PN)
Localizzazione:
Prealpi Carniche- Catena Valcalda Verzegnis- Gruppo Valcalda Taiet- Dorsale del
Valcalda.
Avvicinamento:
Lestans- Toppo-Meduno-Val Tramontina- Tramonti di Mezzo- Indicazioni per la
Forchia Zuvial- Punto sosta presso uno spiazzo sito alla fine della stradina
asfaltata (quota 740 m. circa)
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: PN
.
Dislivello:
636 m.
Dislivello
complessivo: 1020 m.
Distanza percorsa in Km: 13
Quota minima partenza: 740 m.
Quota
massima raggiunta: 1213 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Escursione in ambiente selvatico- con tratti di percorso privi di
segni, e altri con tracce labili
Difficoltà:
Escursionisti Esperti con un passaggio di alpinismo base, di cui uno di secondo
grado +.
Tipologia sentiero o
cammino: Sentiero 830 CAI, remoto, che ricalca le antiche vie di accesso alle
malghe- Spesso i sentieri tracciati in nero sulla mappa sono più agevoli,
sicuramente dovuta alla frequenza dei cacciatori.
Ferrata-
Segnavia:
CAI 830
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: installato
contenitore per viandanti- spiriti liberi.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati: Ho adoperato i ramponi a sei punte solo nel tratto finale della
vetta del monte Spicher di Tui, per via della presenza di ghiaccio.
Data: sabato 12 marzo
2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Sono appena trascorsi tre
giorni da quando sono asceso al monte Oselar, e sapevo che sarei ritornato, in
verità, dal magnifico luogo non sono mai andato via. Fin dalla prima escursione
ho compreso di aver lasciato il cuore, un teatro naturale: immaginifico da
incantare persino gli antichi greci, e così
romantico da far cantare i poeti. E oggi rieccomi, anzi, rieccoci, a ripercorrere l’antica mulattiera assieme alla
mia compagna. A Giovanna ho preannunciato che avrebbe sognato ad occhi aperti,
e così è stato. Le cime previste dall’itinerario sono: il monte. Ciuf, il bel cono rovesciato dello Spicher di Tui, e
naturalmente la bella casera di Savoieit, adagiata alle pendici del Gardelin.
Portiamo al seguito i
simboli della pace, sentiamo il bisogno di mostrare un segno positivo. Ci fa
paura l’indifferenza collettiva che ci circonda; mi riferisco soprattutto al mondo reale, rapito
esclusivamente da angosce egoistiche: la paura di perdere beni effimeri, come lo
sono il denaro o la proprietà. La nostra non è una fuga dalla realtà, ma al
contrario, un viaggio nella natura per avere risposte. Non siamo e non vogliamo
essere impotenti e indifferenti, siamo abituati a lottare per le cause giuste.
Da Tramonti di mezzo raggiungiamo in auto la Forchia Zuvial, e lasciato il
mezzo nello spiazzo previsto, partiamo con zaini carichi di sogni e amore. È
così recente l’ultima escursione in zona, che non adopero mappe, ho ancora tutto
ben chiaro in mente. Il mio corpo reale si riappropria di quello irreale
rimasto in loco ad aspettarmi. Questo luogo mi ha davvero stregato. La mia
compagna supera facilmente i tratti del macereto, malgrado da tempo non fosse a
contatto con un ambiente simile, ma bastano pochi metri di ghiaino a
rispolverare la remota esperienza. Raggiungiamo lo spigolo del crinale, una
traccia leggibile all’occhio esperto ascende al monte Ciuf. Lasciamo gli zaini,
inutili ingombri, adagiandoli alla base di un tronco d’abete, procedendo con la
mia sacca di emergenza. La sensazione di libertà che pervade quando non si
hanno pesi sulle spalle non ha prezzo, ascendiamo lesti come scoiattoli. Il
pendio è ripido, ma la traccia di camoscio è visibile, finché, lasciato il
crinale, percorriamo il solco sul versante
settentrionale. È una zona ampiamente frequentata da cacciatori, lo immaginavo,
e
lo confermano le varie postazioni paramilitari che avvistiamo. Il nemico in
quest’ambiente non è l’uomo ma l’animale selvatico. La traccia, dopo aver tagliato
il fianco del crinale, raggiunge una forcella posta a meridione dello Spicher
di Tui, noi procediamo a sud della stessa, per il ripidissimo pendio che
conduce alla vetta del monte Ciuf.
L’erto crinale è
leggermente faticoso, ma in pochi minuti siamo sulla vetta, immersa e adombrata
dalle fronde dei pini. La visibilità sull’ambiente circostante è pari a nulla. Non
tutte le cime donano le magiche visioni, spesso, molte sono introverse e
timide, e questa cima lo è. Fatta la foto di rito, ripercorriamo a ritroso la
dorsale, e in pochi minuti siamo al cospetto degli zaini, una volta recuperati
procediamo per la comoda, lunga, e
rilassante mulattiera segnata CAI 830.
Dopo aver raggiunto il
bivio per la casera Mosareit, risaliamo il versante, ritrovando gli ometti e
segni di passaggio creati in precedenza. Raggiunto il pianoro inerbito che
ospita i ruderi delle stalle del Gardelin, decidiamo anche questa volta di
procedere leggeri alla volta dello Spicher di Tui, occultando gli zaini ma calzando
i ramponi. Dal versante settentrionale del monte abbiamo notato la presenza di
nevai. Dopo aver occultato gli zaini, sotto un abete rosso, procediamo, superando
una sella innevata, e andando alla ricerca della traccia, ma la neve occulta
l’eventuale pista da seguire. Troviamo la traccia, ma si arresta sotto una
paretina niente male, e che a primo
acchito ci intimorisce per via di un passaggio esposto, lo valuto come
difficoltà alpinistica un secondo grado più. Come un cane da tartufo, sono alla
frenetica ricerca di una soluzione: esploro a destra e a sinistra del salto, ma la ricerca si arresta nella folta
boscaglia. Giovanna mi vede intento nella ricerca di una soluzione e mi consiglia
di andare avanti da solo, cosciente che dovrò preoccuparmi solo della mia
persona, ella mi aspetterà sotto la paretina. Accetto il consiglio,
conoscendomi, dopo due giorni sarei ritornato sul luogo. Per evitare
rischi, preferisco proseguire per il tratto che stavo esplorando a destra della
paretina stessa, mi arrampico su un ripido tratto, aiutandomi con i rami della
vegetazione, finché mi sono sopra il salto precedente. Ritrovo la traccia, a
tratti innevata, ma abbastanza percorribile: essa, a volte esposta, si snoda
tra i mughi, e mantenendosi sempre sul filo di cresta, mi conduce sotto le
roccette sommitali. Un taglio tra i
mughi in attira la mia attenzione, ma ci penserò quando rientro. Trovo altri
passaggi dove adopero anche le mani, e la vetta pare non giungere mai. Mi aiuto
sul fresco e illibato nevaio, lasciando incavi profondi con la pressione della
punta degli scarponi, in modo che al rientro so dove mettere i piedi. Pare che sia
giunto in vetta, ma devo aggirare ancora altri ostacoli, finché mi appare
l’ometto, che per l’escursionista equivale alla frase” fine delle fatiche”.
Dalla cima posso osservare il proseguo, una bella cresta, che sicuramente farò per
curiosità. La stessa si congiunge alla forca che abbiamo percorso in precedenza
prima di salire sul monte Ciuf. Sono molto soddisfatto, questa cimetta, e come
quasi tutte, si è dimostrata per la presenza del nevaio un po’ problematica, ma
alla fine ha ceduto alle mie lusinghe. Dopo aver ammirato il paesaggio,
riprendo il cammino, rientrando, con cautela, dalla mia signora. Proprio sopra
il salto rivedo il taglio tra i mughi, lo esploro. Seguo la traccia, scendo di
alcuni metri ,ed eccomi sopra la paretina. Vedo in basso Giovanna, contenta di rivedermi ancora vivo e vegeto. Butto
giù i bastoncini da trekking, e aiutandomi con un ramo penzolone, mi abbasso
per il tratto esposto. Fatta! Riflettendo, sono sceso da dove avrei dovuto
salire. Il rientro agli zaini e facile, e recuperati quest’ultimi procediamo
per la Casera Savoieit. Dal libro dei visitatori posto sul tavolo del rifugio, leggo
che è passato solo una firma dalla mia ultima comparsa. Anche stavolta lascio
un altro libro, dedicato a Jim Morrison, uno spirito ribelle degli anni 60. Da
sempre dare fa rima con amare. Recentemente ho appreso, purtroppo, che in molti,
preferiscono buttare che donare. Questa non è mai stata la mia filosofia. Un
popolo che applica codesto cattivo pensiero non merita l’esistenza, l’egoismo
alla fine non premia. Fuori dalla casera è posto un tavolo con panche, proteso
verso l’ampia veduta panoramica; lo imbandiamo e velocemente procediamo
all’attività ludica. Il menù è composto da: pane francese, mortadella
bolognese, mandarini di Palermo, tutto accompagnato da un buon vino siciliano,
il Nero D’Avola. Non ci facciamo mancare nulla, dal bel desinare alla magica
visione delle magnifiche montagne della Val Tramontina. Dopo il gustoso pranzetto, ho in mente di rientrare per un sentiero che
ho intuito nella precedente escursione, la direttissima che dalla Casera
Savoieit conduce alla Casera Gardelin. La traccia diparte direttamente dal
riparo, a oriente, e infatti, in pochi minuti siamo al rifugio sottostante. Ho avuto un’ottima
intuizione, mentre percorrevamo la traccia, ho commentato con Giovanna, che i
cacciatori sono come i diavoli : oltre alle pentole sanno fare anche i coperchi.
Quando mi sarà possibile, mi complimenterò con coloro che sono stati gli
artefici di questo sentiero, anche se non amo la loro passione. Visitata anche
la seconda casera, si ritorna sul primitivo sentiero percorso in mattinata,
mentre il cielo si tinge di rosso e la giornata volge al termine. È stata una
meravigliosa escursione in uno degli ambienti più selvaggi e affascinanti del
Friuli. Oggi abbiamo sognato, vissuto, sorriso, gioito, rischiato, amato, e tutto
ciò non è poco. Rientriamo all’auto, e di seguito a valle, con una nuova storia
vissuta e un’altra avventura da raccontare. Viva l’amore, viva la pace, viva la
montagna.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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