Anello
del Ciucul del Signour da Casasola.
Localizzazione:
Avvicinamento: Lestans- toppo-Meduno-Navarons-Casasola-
Ampio parcheggio nella periferia del borgo.
Regione: Friuli-Venezia
Giulia.
Provincia di: PN
.
Dislivello: 530 m.
Dislivello complessivo: 901
m.
Distanza percorsa in Km: 10
Quota minima partenza: 400 m.
Quota massima raggiunta: 947
m.
Tempi di percorrenza
escluse le soste: 4 ore
In: solitaria
Tipologia Escursione: Ambiente
prevalentemente selvaggio, con percorrenza di sentieri remoti e tracce di
cacciatori.
Difficoltà: Escursionisti
Esperti atti ad agire in ambiente con poche o assenza di tracce e segni.
Tipologia sentiero o cammino: remoti sentieri di montagna o
tracce di cacciatori o animali selvatici.
Ferrata-
Segnavia: bolli rossi
Fonti d’acqua: si
Impegno fisico: medio
Preparazione tecnica: media
Attrezzature: no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: installato barattolino
spiriti liberi.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: primavera-autunno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero:
Consigliati:
Data: martedì 22 marzo 2022-
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
L’amata passione per
la ricerca dei sentieri perduti mi ha portato, ultimamente, ad esplorare un
tratto di territorio delle Prealpi Carniche, incluso tra la dorsale del Raut e
i colli al confine della pianura friulana. Sono
attratto soprattutto dal territorio di Casasola e Navarons, le due
piccole frazioni poste alle pendici del tratto finale della selvatica catena
montuosa precedentemente citata. Dopo la
recente escursione sul Gravis di Trep e Colmaior, avevo un conto in sospeso con
il Ciucul del Signour, il pizzo selvaggio posto tra il Gravis di Trep e il
monte Rossa. Dando un’occhiata alle
quote, dovrei raggiungere una cimetta e di seguito l’ante-cima meno alta di sei
metri. Nella relazione e nelle immagini inserisco due escursioni: la prima
fatta, in solitaria sino alla vetta del Ciucul del Signour; la seconda
escursione ricalca la prima , ma con l’aggiunta del colle Piel, che sovrasta la
frazione di Casasola. Sempre nella seconda escursione abbiamo adempiuto a una approfondita visita al borgo di Casasola. Come
punto di partenza per questa nuova avventura ho scelto il cimitero della
frazione, posto a sud-est e avente un ampio slargo. La frazione di Casasola,
meno nota di quella di Poffabro, conserva un proprio e antico fascino, e per
molti aspetti anche più genuino rispetto al famoso borgo dirimpettaio. È allettante
iniziare a camminare alle prime ore del mattino, mentre i locali sono intenti
nelle quotidiane attività. Attraverso i vicoli, transito sotto un arco (presso
la torre campanaria) creato apposta per far suonare il campanellino al viandante.
Aggirando sul versante sinistro il colle Piel, raggiungo la cappella di San
Antonio, e di seguito degli stavoli dove ha inizio il sentiero CAI 973 . Per
raggiungere la mia meta non devo seguire il sentiero ufficiale, ma bensì, proseguire
per la carrareccia adiacente, posta poco a destra; quest’ultima si inoltra
nella valle fino a raggiungere gli stavoli delle Stalle delle Pale. Dopo aver
camminato per un centinaio di metri sul tratturo, al primo bivio viro a
sinistra, lasciando la strada maestra, e
di seguito lambisco un’abitazione per raggiungere la mulattiera. Nella seconda
escursione, percorrerò anche parte dell’antica mulattiera che sovrasta lo
stavolo. Raggiungo un impluvio dove scorre dolcemente un filo d’acqua, creando
l’atmosfera tipica dei luoghi montani. Su una roccia scorgo i primi segni del
sentiero, dei bolli rossi, gli stessi mi guideranno sino alla vetta del
Colmaior.
Poco dopo il rivo,
seguendo la pesta, sfioro un tratto
dirupato ed eroso, fino a raggiungere un secondo impluvio, il Rugo dei
Martelins. Il torrente è assai copioso d’acque e molto affascinante per via di
alcune gole che lasciano presagire il suo nervoso e ardito fluire a valle.
Guadato il torrente mi
avventuro nel secondo tratto, un valloncello molto selvatico e misterioso, posto tra le pendici meridionali del Ciucul
del Signour e Gravis di Trep e quelle settentrionali del Colmaior.
L’ambiente conserva il
suo primordiale aspetto selvaggio, molto seducente, sicuramente, in un prossimo
futuro, dedicherò più tempo a ispezionare questo tratto di territorio. Seguendo
i bolli conquisto il pendio boschivo,
che tramite un’ampia traccia mi guida ai prati sommitali della vetta del
Colmaior. Stavolta non mi dedico all’esplorazione del colle, proseguo dritto
per la meta, passando velocemente per il versante orientale Gravis di Trep,
fino a raggiungere la minuta forca che lo collega al versante meridionale del
Ciucul del Signour. Da una relazione
letta sul web ho appreso che la cresta del Ciucul del Signour è molto ripida, e
che non si può, per nessun motivo, lasciare la traccia maestra; valuterò di
persona la consistenza dell’informazione.
Dall’esposta
forcelletta sul martoriato versante occidentale, inizio a salire la cresta del
monte; i primi metri meritano le dovute attenzioni, di seguito la traccia diviene
meno insidiosa.
Sfioro su entrambi i
versanti i ripidi e orripilanti precipizi, che mi confermano che chi ha scritto
in precedenza la relazione non ha esagerato. In alcuni tratti la cresta è
sottile, in altri si apre, finché, senza patemi, raggiungo un ampio salto che
devo superare tramite un esile cengia che lo aggira a sinistra.
l’esposizione del
monte è notevole, anche se camuffata dalla presenza degli arbusti. Dopo aver
superato il primo salto, con una serie di strette svolte, raggiungo di nuovo la
spina dorsale del monte. Stavolta il cammino è più felice, grazie soprattutto al
diradamento degli arbusti che lasciano spazio all’inerbito, dolce e dorato
pendio. Percorro il tratto più affascinante dell’escursione, gravito tra brevi
tratti di sentiero e piccoli salti rocciosi, che rendono assai divertente
l’ascesa. Nelle manovre non compio nessuna difficoltà oggettiva, anzi, mi
diverto con brio. Il bello dell’andare in montagna è anche questo, il giocare
continuamente con gli elementi della natura. Pare che stia per raggiungere la
meta, ma mi aspetta un’ultima fatica: un salto davvero complesso da superare con
perizia per un non alpinista come il sottoscritto. Seguendo i segni mi ritrovo
dentro un canalino, forse è un camino, davvero complicato. Provando e
riprovando, escogito qualcosa che mi porti fuori dal travaglio, effettuando dei movimenti abbastanza complessi
che non sto qui a descrivere. In sintesi, si è trattato di un passaggio astruso,
con difficoltà alpinistiche di secondo grado, al rientro scoprirò una variante
che mi permetterà di aggirare l’ostacolo senza eccessivi patemi. Superato
l’ultimo ostacolo, scorgo poco più in alto la selvatica vetta posta a quota più
(947 m.); essa è materializzata solamente da un paio di sassi. Adagiato a terra
lo zaino, provvedo immediatamente a rendere più voluminoso e attraente l’ometto di vetta, cercando i radi
sassi in una cima cosparsa quasi esclusivamente da rami secchi.
Fatta l’operazione
della materializzazione della meta, procedo verso l’ante-cima posta a oriente e
di sei metri più bassa. Mi abbasso di quota per poi risalire sino a un cimotto
inerbito, e con il vertice spoglio da arbusti. L’ante-cima è molto panoramica,
e consente allo sguardo di vagare sino all’infinito. Mentre il sentiero bollato di rosso prosegue per il monte Rossa (con
alcuni passaggi difficoltosi), io mi dirigo sul prato dorato della vetta, dove
posso oziare per alcuni minuti nel contemplare la bellezza del luogo. Alla mia
destra, sul prato, pianto uno dei bastoncini da trekking, dove lego la bandiera
della pace.
Non è un monte ambito,
mi pare che sia più una via di transito per cacciatori, forse un tempo era un
varco selvaggio per contrabbandieri. Dopo una breve sosta provvedo a rientrare,
stando particolarmente attento, fino al raggiungimento del vertice del monte
Colmaior, dove effettuo presso il capanno attrezzato, la sosta ludica dedicata
al pranzo. Per il rientro ho ideato di proseguire a occidente, tramite una carrareccia,
fino a raggiungere il Rugo del Fiel. Una carrareccia mi guida rapidamente
proprio poco sopra il torrente, poi, scorgendo e seguendo delle tracce di
camoscio, esco dalla via maestra per conseguire il corso d’acqua (altro tratto
selvatico). Con somma sorpresa, scopro un sentiero che l’ambisce la sinistra
orografica del torrente, la seguo sino a valle, rimanendo affascinato dal suo
inoltrarsi tramite alcuni salti all’interno della forra. La traccia prosegue a
sud, e pare interrompersi sulla dirupante parete rocciosa; invece, prosegue tramite
una esposta passerella in cemento che conduce a una porta nella roccia. Una
galleria! Non me lo sarei mai aspettato. Mi attrezzo subito con la torica
frontale e percorro la galleria dall’interno. La cavità artificiale è lunga
almeno un centinaio di metri. Una volta fuori mi ritrovo all’esterno dell’altra
apertura, avendo sempre alla mia destra l’esposta forra. Davvero una sorpresa
che aggiunge ulteriori emozioni alla già sorprendente escursione. Scoprirò in
seguito che il traforo fa parte dell’acquedotto che convoglia le acque del
torrente a valle. Il cammino continua su un’ampia carrareccia che costeggia sempre
dall’alto il rio, studio la traccia sulla mappa, dovrei trovare un sentiero che
dopo aver guadato il torrente mi conduce alla periferia orientale di Casasola.
Infatti, eccolo, trovato! Anche se il tracciato non è chiaro a causa
dell’invadente vegetazione, una traccia mi conduce sulla riva del rugo, dove
scorgo uno spartano ponticello, traballante, ma dall’aspetto bucolico. La
struttura del ponticello è composta da un enorme tronco su cui è costruito un
passamano sgangherato con il tratto finale divelto; provo a superarlo, nella
peggiore ipotesi farò un male augurato tuffo nelle basse acque. Con un po' di
timore inizio a camminare sul ponte, gli ultimi passi e metri sono adrenalinici,
un ultimo balzo e sono al sicuro sull’altra sponda. Anche questo episodio è
stato un‘ulteriore sorpresa della sempre più sorprendente escursione. Una
traccia ben marcata mi conduce alla periferia della frazione di Casasola,
mentre alcuni nativi sono intenti a disporre la legna appena tagliata nelle
legnaie, sicuramente da ardere nel prossimo inverno. Ultimi passi ed eccomi
all’auto, fine dell’escursione. È stata una deliziosa avventura, per alcuni
aspetti avvincente e per altri sorprendente. Nella seconda escursione
effettuata pochi giorni dopo, ripercorrerò l’anello assieme alla mia signora.
Tralasceremo di ascendere il Ciucul del Signour, mentre dedicheremo più
attenzioni al colle di Piel e al tessuto
urbano della frazione di Casasola. Una seconda escursione assai più
contemplativa della prima, dove scopriremo,
nel piccolo microcosmo del borgo, l’immensità dell’universo.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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