Anello
delle creste dal passo del Pura
Localizzazione:
Alpi Carniche - Gruppo del Bivera
Avvicinamento:
Lestans- Pinzano- Cornino. Villa Santina-Enemonzo- Socchieve -Ampezzo -Cima
Corso -bivio per La rotabile che conduce al passo Pura - rifugio Tita Piaz (m 1428) ampio
parcheggio.
Regione:
Friuli -Venezia
Provincia
di: Udine
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello
complessivo: 700 m.
Distanza percorsa in Km: 8
Quota minima partenza: 1417 m.
Quota
massima raggiunta: 1858 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: panoramica
Difficoltà:
Escursionistiche
Tipologia sentiero o cammino:
sentiero CAI e carrareccia.
Ferrata-
Segnavia:
CAI 238
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: Solo
su una cimetta (Sesilis)
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: Istallato
barattolino spiriti liberi su Colmaier e Sesilis
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 02
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: giugno -ottobre
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati: Ramponcini da erba in caso di terreno bagnato
Data: 26 agosto 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Da tempo non capitavo al
Passo del Pura, l’ultima volta fu quando conobbi la cresta del vicino monte
Tinisa. Scrutando nuove mete nel
database delle escursioni in programma leggo Monte Colmaier, non ricordavo più
la localizzazione, quindi è giunta l’ora di depennarlo dalla lista. Il mattino
presto siamo al Passo del Pura, la temperatura è frizzantina, l’estate afosa è
un lontano ricordo. Ben coperti ci armiamo di buona volontà avviandoci
per questa nostra ultima avventura, Ultimamente,
Giovanna e io, abbiamo preso gusto ad andare assieme in montagna. Accanto al
rifugio Tita Piaz, parte una carrareccia che è l’inizio e la fine dell’anello
che abbiamo in mente. A casa ho studiato un percorso anulare, voglio includere
anche la vetta del monte Nauleni, studierò il tutto sul campo, durante l’escursione.
Dalla carrareccia, a sinistra, dopo un centinaio di metri, si dirama il
sentiero 238, segnato come Sentiero delle Creste. La traccia ben battuta e
segnata si inerpica nel bosco di aghiformi, l’ambiente è carsico, lo si
percepisce da alcuni affioramenti rocciosi. Dopo una serie di tornanti nella selva
raggiungiamo l’ampia radura che ospita le strutture della casera Nauleni. Una labile traccia nel prato inerbito e
selvatico ci conduce alla casera, dove ci attendono due splendidi purosangue,
uno bianco e l’altro nero. Par di entrare in un dipinto di De Chirico, tutto è
surreale, comprese le lontane creste delle dolomiti della Val Pesarina. Una sensazione di felicità pervade
nell’ambiente e da essa ci lasciamo rapire. Entriamo dentro il perimetro della
casera, delimitato da uno steccato. Visitiamo l’interno della casera, davvero
ospitale, non manca di nulla, compresa la legna da ardere posta all’esterno.
Apriamo le imposte per dare luce al locale, chiari degni di Rembrandt disegnano
i contorni degli oggetti e di noi visitatori. Lasciamo il sogno incantato,
chiudiamo le imposte e continuiamo il cammino. Il breve momento magico vissuto
in questa piccola oasi nel Bosco di Colmajer ci ha estasiato. Riprendiamo il passo,
pochi metri a ritroso e seguiamo la traccia che conduce a sud-est, precisamente
alla Forchia di Nauleni. Il percorso è bello, procediamo nell’avvallamento
circondato da mirabili larici, finché raggiungiamo la forcella velata dalla
nebbia. Il sentiero ufficiale procede a sinistra, per il ripido fianco del
monte Colmaier, mentre una traccia ben battuta a destra, e segnata con numerose
fettucce bicolori, invita a visitare la vicina vetta del Monte Nauleni. Presso
un abete, alla base dello stesso albero, tra le pendenti fronde, occultiamo gli
zaini e ci muniamo di ramponcini da erba. Senza carico procediamo lesti alla
conquista della prima cima. Meno di un centinaio di metri di dislivello ci
separano dalla vetta, perveniamo facilmente per il bel sentiero di cresta.
All’apice troviamo solo una croce creata con due rametti e legata da un vistoso
nastro rosso. Dall’alto sentiamo delle voci, riprendiamo il cammino a ritroso, recuperiamo
gli zaini e procediamo per il sentiero ufficiale che continua dalla Forca di
Nauleni.
Dopo la forca il
sentiero è sempre ben battuto e tracciato, peccato che la nebbia oscuri il panorama.
Con una serie di stretti tornanti risaliamo la china e siamo in cresta, ampia e
articolata. Ci divertiamo a transitare tra i fossi, lambendo dei cocuzzoli che
illudono, finché alla fine del crinale raggiungiamo la massima elevazione del
monte Colmaier, materializzata da un inclinato paletto in metallo proteso verso
il nulla.
Effettuiamo una breve
sosta, lasciamo il segno del nostro passaggio, e procediamo sempre a settentrione
per la terza elevazione. Malgrado la nebbiosità continui a coprire la visuale,
possiamo ammirare il sentiero. Stavolta scendiamo da un canalino molto
articolato, nessun passaggio è difficile, transitiamo su roccette miste a zolle.
Percorriamo la lunga cresta, che mantiene il suo fascino, la nebbia dona molto
all’ambiente. Non temiamo la pioggia, siamo consapevoli che stiamo viaggiando
dentro una nube; quindi, lasciamo creare alla nostra mente i pensieri più
poetici. Superiamo altre due forcelle: la Forchia Grande e la Forchia Piccola,
e risaliamo l’ultima china che conduce al Monte Sesilis. Siamo consapevoli che
percorriamo il confine tra un piano inclinato e il baratro, a volte il versante
dirupato a oriente appare come un avviso a mantenere la distanza dal precipizio,
mentre a occidente la pendenza del bosco è dolce. Tra le rocce notiamo la carcassa
di una pecora, forse uccisa da una fiera, il suo manto bianco e lanoso ben si
distingue dal biancore delle rocce. Gli ultimi metri di cammino portano alla
sommità, una leggera deviazione ben marcata ci guida alla panoramica vetta: due
panche sono poste per i visitatori, e poco più in là, una spartana croce in
legno, piccola ma molto significativa. Il paesaggio naturalmente rimane tabù,
facciamo le nostre solite operazioni di vetta, e procediamo per il rientro.
Dalla vetta il sentiero procede a occidente, stavolta percorre in leggera
pendenza un dolce crinale dentro il bosco, dove possiamo ammira le stupende
forme antropomorfe della vegetazione, specie quella dei vetusti faggi. Il
sentiero si esaurisce su una carrareccia di servizio, una serie di tronchi
tagliati è in attesa di lasciare il bosco e trasformarsi in opera d’uomo. Noi
effettuiamo una sosta per mettere qualcosa nello stomaco, ne approfittiamo per
togliere i ramponcini. L’escursione vera e propria è terminata, una volta
finita la pausa riprendiamo il cammino e chiudiamo l’anello raggiungendo il
rifugio Tita Piaz per la comoda carrareccia (percorso avente più o meno la
stessa quota). Durante gli ultimi chilometri il cielo pare aprirsi, le nuvole
dimorano oltre una certa quota, e alcuni squarci di azzurro ci deliziano. È
stata una bellissima escursione, forse un po’ troppo introspettiva, vissuta in
un ‘atmosfera simile a quella autunnale. Durante i quasi due decenni in cui
frequento i monti ho imparato soprattutto che la montagna va amata sempre e in
tutte le condizioni meteo, ed è quello che noi oggi abbiamo fatto.
Il Forestiero Nomade.
Malfa