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martedì 27 aprile 2021

Anello Celante -Pieve di San Martino

Anello Celante -Pieve di San Martino

 

Note tecniche. 

 

Localizzazione: Colli di Castelnovo-Clauzetto- Vito d’Asio.

 

Avvicinamento: Lestans- Paludea- Svincolo per Celante di Castelnovo – Sosta presso uno degli spiazzi che precedono la stradina che conduce a Clauzetto.

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia

Provincia di: Pordenone

.

Dislivello: 700 m.

 

Dislivello complessivo: 700 m.


Distanza percorsa in Km: 17 chilometri


Quota minima partenza: 340 m.

 

Quota massima raggiunta: 730 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia

 

Tipologia Escursione: storico-paesaggistica

 

Difficoltà: Turistiche

 

Tipologia sentiero o cammino: Carrarecce, vecchi troi e camminamenti storici, alcuni tratti asfaltati.

 

Ferrata- valutazione difficoltà:

 

Segnavia: Indicazioni locali

 

Fonti d’acqua: si

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: no

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Mappa Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: tutto l’anno

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:


Consigliati:

Data: 24 aprile 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

Una giornata all’insegna del bel tempo è l’ideale per fare una gita tra i colli del circondario, alla ricerca di nuovi itinerari e ammirare la magia dello scorrere del tempo sull’opere dell’uomo.

Ogni escursione compiuta in precedenza ne ha ispirato successive, e mentre scrivo la relazione ad altre mi ispiro, coadiuvato dall’immancabile curiosità. Per quest’ultima uscita, abbiamo messo a riposo forzato Magritte, è molto anziano, gli abbiamo dispensato una settimana di riposo, quindi della partita saremo solo in due, Giovanna e io. Decidiamo di partire stavolta dalla località Celante di Castelnovo del Friuli, raggiungibile da casa in pochi minuti d’auto. Lasciato l’automezzo in uno spiazzo della borgata ci approntiamo, mappa in mano e sogni nello zaino, partiamo.

Imbocchiamo la stradella che porta in cresta al monte di Celante, presso la curva posta tra i due versanti, seguiamo le indicazioni per Zincos, dopo pochi metri raggiungiamo la quota più alta, ampio terrazzo privato, da dove possiamo ammirare il nostro futuro itinerario, ovvero: un ampio anello che conduce prima a Clauzetto e di seguito all’altopiano che lo sovrasta, e successivamente e in discesa, a Vito d’Asio, dopo aver fatto una breve visita alla Pieve di San Martino. Per il rientro percorreremo una strada campestre sino alla periferia orientale di Clauzetto, e da quest’ultimo a ritroso rientriamo al punto di partenza.

Sulla Carta tutto sembra facile e chiaro, ora passiamo ai fatti. Ritornando sulla stradina, imbocchiamo una successiva strada sterrata che ci conduce alla prima meta odierna, la vetta del Col delle Palle Rosse. La bellezza dall’ambiente ci rende euforici, la strada campestre e il canto di un gallo in sintonia con quello degli uccellini creano un’atmosfera idilliaca. Un cartello turistico ci avvisa che presto incontreremo un edificio religioso, ed eccolo, solitario come una pieve, è la Chiesetta dell’Angelo Custode, risalente al 1600, sita sul crinale panoramico del Colle. L’edificio ha un aspetto grazioso, possiamo accedere esclusivamente all’interno del portico, dove ammiriamo un murale, nell’insieme il tutto ha qualcosa di fiabesco. Proseguiamo in salita per il comodo e largo sentiero fino al vertice (quota 503 m.) ossia un dorso che superato degrada a occidente. Sul punto più alto, a un ramo, leghiamo delle fettucce e un astuccio con tappo, a simboleggiare il raggiungimento della massima quota. Tutto intorno è solo vegetazione, arbusti da cui il paesaggio non filtra, quindi ritorniamo sui nostri passi, e imbocchiamo la carrareccia posta a sinistra che conduce sulla strada asfaltata percorsa in precedenza. Dopo alcune centinaia di metri siamo a ridosso delle prime dimore della frazione di Stifinins, noi imbocchiamo, come la mappa ci consiglia, un sentiero che precede di alcuni metri il borgo.

Ci dirigiamo a occidente, percorrendo questa ampia pista, fino a incontrare i primi ruderi della remota frazione, visitiamo il gruppo più numeroso di stavoli, scoprendo, dopo esserci avventurati tra i rovi, alcuni particolari delle infrastrutture. È un’autentica caccia al tesoro, individuiamo particolari e oggetti di un tempo passato e questa attività ci entusiasma. Visitato anche l’ultimo stavolo, noto che il crinale è abbordabile, esso ci conduce alla vetta del Col Centens che sovrasta il borgo. Durante l’ascesa ci facciamo largo tra i fitti cespugli di pungitopo, finché al vertice incontriamo l’ampia traccia proveniente dal basso, noi proseguiamo per la vetta, ovvero, alcuni sassi posti a cerchio e tracce di un focolare. Anche da questo colle la vista è velata dalla vegetazione, proseguiamo verso il terzo colle, seguendo la pesta, che piano piano si restringe sino a sparire, intuiamo a occhio che siamo sul Col Cesar, non ci sono simboli che lo materializzano, solo qualche masso con una tinta sbiadita. Rientriamo a ritroso per il tratto precedente, sino a imboccare il sentiero che porta in basso, scoprendo che non ha via di uscita, quindi, vista dall’alto la stradina asfaltata, entriamo nei verdi prati di una proprietà privata, e mentre raggiungiamo la carrozzabile un curioso cagnetto ci scopre, dando con il suo abbaiare un tardivo l’allarme, ma noi siamo fuori e abbiamo raggiunto la strada che ci porterà sotto Clauzetto. Percorriamo la stradina, un ciclista in salita ci chiede se ci siamo persi, neghiamo con un sorriso, e scrutando la mappa, decidiamo di ascendere a Clauzetto tramite il sentiero che porta alla località Triviat.  Il viottolo è davvero bello, gradinato, solitario e pieno di fiori, passiamo adiacenti a una fonte, finché uno steccato ci conduce al borgo precedentemente citato, da questo procediamo sino alla bella gradinata che conduce al duomo del paese, ovvero San Giacomo di Clauzetto.

Il sacro edificio occupa una posizione particolare, non a caso la frazione di Clauzetto è nominata come il Balcone del Friuli. Dopo aver effettuato una breve sosta (tavoletta di cioccolata e nocciole), riprendiamo il cammino. Il caldo si fa sentire, ci dirigiamo alla periferia di Clauzetto, appena fuori paese imbocchiamo la diramazione a destra, e pochi metri dopo, sempre a destra, viriamo per il sentiero che ascende sia alla croce del monte Pala che alla località Corona, la nostra meta sarà quest’ultima.

Il sentiero che percorriamo è davvero bello, contornato da muri a secco, e come i precedenti, è antico e ad opera dei montanari che vivevano nelle frazioni vicine; esso con dolcezza risale il pendio, prima affiancando un bel stavolo, poi guadagnando quota tra i selvatici arbusti. Dopo pochi minuti, incrociamo la stradina che proviene dall’altopiano di Clauzetto, noi azzardiamo e tralasciando la strada asfaltata, imbocchiamo un sentiero sempre contornato da muri a secco che ci conduce ai piani periferici della località Corona.

Tra gli arbusti noto qualcosa muoversi, è uno scoiattolo, mi fermo e lo seguo con lo sguardo, e poi, quando si ferma anch’esso su in alto, ne catturo la simpatica figura con l’obiettivo della macchina fotografica. Ho gradito molto questo dono della montagna, e le sono grato. Il mio obiettivo era quello di raggiungere la croce di Vito d’Asio, come in una precedente escursione, ma questo nuovo itinerario mi incuriosisce, quindi lo seguo sino alla fine. In alcuni tratti è impercorribile, perché la pesta è invasa dalla vegetazione, ma troviamo una traccia ben battuta e contigua. Dopo alcune centinaia di metri inizia a perdere quota velocemente sino a incrociare la stradella proveniente da Clauzetto, noi continuiamo a oriente, in direzione della Pieve di San Martino che incontreremo dopo l’ancona di San Martino.

Avevo letto da qualche parte della Pieve, e trovare gli interni non accessibili è stato deludente, ma ben comprendo le autorità politiche, in un futuro prossimo spero di essere più fortunato. L’area intorno al luogo di culto è attrezzata con panchine ed è molto curata. Ne approfittiamo per fare uno spuntino, e di seguito per sollazzarci su verdi prati adiacenti al tempietto. Dal pulpito panoramico possiamo ammirare la pianura friulana solcata dall’inconfondibile Tagliamento. L’edificio della pieve è davvero stupendo, di antica manifattura, risalente al IX secolo, sui resti di qualche dimora che la popolazione aveva edificato, lontano dalla pianura per difendersi dalle orde delle invasioni barbariche. Secoli bui, che hanno contribuito alla creazione di frazioni, monasteri e fortezze tra i colli. Dopo la pausa, riprendiamo il cammino, continuando a oriente, per il sentiero medievale sino alla periferia di Vito d’Asio, esso è abbastanza ampio e perimetrato all’esterno da possenti mura a secco che contribuiscono a creare un’atmosfera particolare. Finalmente raggiungiamo Vito d’Asio, davvero sublime il vagare tra i vicoli, che malgrado la ricostruzione del post terremoto, conservano intatto il fascino dell’originale tracciato medievale. Come non commuoversi sapendo che questa frazione ha dato i natali a personaggi illustri, tra cui ne cito uno in particolare, Girolamo Ortis, lo studente suicida che ispirò il poeta Ugo Foscolo nella nota opera letteraria ”Ultime lettere di Jacopo Ortis” , considerato il primo romanzo  epistolare della letteratura italiana. Tra le mura leggo altre targhe dedicate a poeti e patrioti illustri, e la cosa mi fa pensare assai, ne cito alcuni: il Conte Giacomo Ceconi, il Maggiore Domenico Bonaventura Ciconi, il poeta Mons. Simone Giacomo Zannier detto Leonardo. Tra la fine Settecento e l’inizio dell’800 queste terre fermentavano di uno spirito creativo e di unità nazionale, e soprattutto tanta era la cultura che animava questi uomini, mi chiedo come e dove si è perso questo patrimonio culturale ed eroico.  Continuiamo il nostro viaggio, una volta visitato l’esterno della chiesa San Michele Arcangelo, decidiamo di rientrare, per la stradina di campagna che scorre parallela a quella sovrastante che conduce a Clauzetto. L’asfalto, pian piano, si muta in suolo inerbito, e ampi prati adibiti a pascolo si aprono davanti a noi. Volgendo lo sguardo a sud intravediamo il Col della Palle Rosse che sovrasta la frazione di Celante, e le altre colline che proteggono questo territorio immerso nella natura. Può darsi che mi sbagli, ma al di là di uno steccato ci par di aver visto un branco di mufloni, sono minuti, ma hanno un aspetto simpatico; un maschio a suon di cornate incita il gruppo a stare in guardia. Il sentiero che percorriamo mantiene il fascino bucolico dei precedenti, un’altra arteria del passato, cinta dagli onnipresenti muri a secco, e intervallata dai ruderi degli stavoli. È un incedere nella poesia, si respira la purezza dell’aria, si ammirano i colori squillanti e non si può che esserne inebriati. La pesta riconduce alla periferia di Clauzetto, precisamente alla frazione di Triviat, che stavolta imbocchiamo in discesa per una stradina di servizio. Sull’asfalto arso dal caldo sole giace il corpo inerme di un serpente, sembra un biacco, schiacciato sicuramente da un automezzo di passaggio, in primavera i serpenti sono un po' intorpiditi, dopo che hanno rallentato notevolmente il loro metabolismo a causa del letargo. Raggiunta l’arteria che collega Clauzetto a Celante di Castelnovo, concludiamo il nostro anello, rientrando a ritroso, sino alla frazione di Celante per la stradina dell’andata.  La deliziosa escursione volge al termine, ancora una volta i verdi colli della pedemontana friulana ci hanno svelato e donato alcuni dei loro tesori, e di questo noi ne siamo infinitamente grati.

Il Forestiero Nomade.

Malfa.

 
































































































 

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