Anello
Celante -Pieve di San Martino
Note
tecniche.
Localizzazione: Colli di Castelnovo-Clauzetto-
Vito d’Asio.
Avvicinamento: Lestans- Paludea- Svincolo per
Celante di Castelnovo – Sosta presso uno degli spiazzi che precedono la
stradina che conduce a Clauzetto.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
700 m.
Dislivello
complessivo: 700 m.
Distanza percorsa in Km: 17 chilometri
Quota minima partenza: 340 m.
Quota
massima raggiunta: 730 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: storico-paesaggistica
Difficoltà:
Turistiche
Tipologia sentiero o cammino: Carrarecce, vecchi troi e camminamenti
storici, alcuni tratti asfaltati.
Ferrata- valutazione
difficoltà:
Segnavia:
Indicazioni locali
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Mappa Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: 24 aprile 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Una giornata all’insegna
del bel tempo è l’ideale per fare una gita tra i colli del circondario, alla
ricerca di nuovi itinerari e ammirare la magia dello scorrere del tempo
sull’opere dell’uomo.
Ogni escursione
compiuta in precedenza ne ha ispirato successive, e mentre scrivo la relazione ad
altre mi ispiro, coadiuvato dall’immancabile curiosità. Per quest’ultima
uscita, abbiamo messo a riposo forzato Magritte, è molto anziano, gli abbiamo dispensato
una settimana di riposo, quindi della partita saremo solo in due, Giovanna e
io. Decidiamo di partire stavolta dalla località Celante di Castelnovo del
Friuli, raggiungibile da casa in pochi minuti d’auto. Lasciato l’automezzo in
uno spiazzo della borgata ci approntiamo, mappa in mano e sogni nello zaino,
partiamo.
Imbocchiamo la
stradella che porta in cresta al monte di Celante, presso la curva posta tra i
due versanti, seguiamo le indicazioni per Zincos, dopo pochi metri raggiungiamo
la quota più alta, ampio terrazzo privato, da dove possiamo ammirare il nostro futuro
itinerario, ovvero: un ampio anello che conduce prima a Clauzetto e di seguito
all’altopiano che lo sovrasta, e successivamente e in discesa, a Vito d’Asio,
dopo aver fatto una breve visita alla Pieve di San Martino. Per il rientro
percorreremo una strada campestre sino alla periferia orientale di Clauzetto, e
da quest’ultimo a ritroso rientriamo al punto di partenza.
Sulla Carta tutto
sembra facile e chiaro, ora passiamo ai fatti. Ritornando sulla stradina,
imbocchiamo una successiva strada sterrata che ci conduce alla prima meta odierna,
la vetta del Col delle Palle Rosse. La bellezza dall’ambiente ci rende euforici,
la strada campestre e il canto di un gallo in sintonia con quello degli
uccellini creano un’atmosfera idilliaca. Un cartello turistico ci avvisa che
presto incontreremo un edificio religioso, ed eccolo, solitario come una pieve,
è la Chiesetta dell’Angelo Custode, risalente al 1600, sita sul crinale
panoramico del Colle. L’edificio ha un aspetto grazioso, possiamo accedere
esclusivamente all’interno del portico, dove ammiriamo un murale, nell’insieme
il tutto ha qualcosa di fiabesco. Proseguiamo in salita per il comodo e largo
sentiero fino al vertice (quota 503 m.) ossia un dorso che superato degrada a
occidente. Sul punto più alto, a un ramo, leghiamo delle fettucce e un astuccio
con tappo, a simboleggiare il raggiungimento della massima quota. Tutto intorno
è solo vegetazione, arbusti da cui il paesaggio non filtra, quindi ritorniamo
sui nostri passi, e imbocchiamo la carrareccia posta a sinistra che conduce
sulla strada asfaltata percorsa in precedenza. Dopo alcune centinaia di metri
siamo a ridosso delle prime dimore della frazione di Stifinins, noi
imbocchiamo, come la mappa ci consiglia, un sentiero che precede di alcuni
metri il borgo.
Ci dirigiamo a occidente,
percorrendo questa ampia pista, fino a incontrare i primi ruderi della remota
frazione, visitiamo il gruppo più numeroso di stavoli, scoprendo, dopo esserci
avventurati tra i rovi, alcuni particolari delle infrastrutture. È un’autentica
caccia al tesoro, individuiamo particolari e oggetti di un tempo passato e
questa attività ci entusiasma. Visitato anche l’ultimo stavolo, noto che il crinale
è abbordabile, esso ci conduce alla vetta del Col Centens che sovrasta il
borgo. Durante l’ascesa ci facciamo largo tra i fitti cespugli di pungitopo,
finché al vertice incontriamo l’ampia traccia proveniente dal basso, noi
proseguiamo per la vetta, ovvero, alcuni sassi posti a cerchio e tracce di un
focolare. Anche da questo colle la vista è velata dalla vegetazione,
proseguiamo verso il terzo colle, seguendo la pesta, che piano piano si
restringe sino a sparire, intuiamo a occhio che siamo sul Col Cesar, non ci sono
simboli che lo materializzano, solo qualche masso con una tinta sbiadita.
Rientriamo a ritroso per il tratto precedente, sino a imboccare il sentiero che
porta in basso, scoprendo che non ha via di uscita, quindi, vista dall’alto la
stradina asfaltata, entriamo nei verdi prati di una proprietà privata, e mentre
raggiungiamo la carrozzabile un curioso cagnetto ci scopre, dando con il suo
abbaiare un tardivo l’allarme, ma noi siamo fuori e abbiamo raggiunto la strada
che ci porterà sotto Clauzetto. Percorriamo la stradina, un ciclista in salita ci
chiede se ci siamo persi, neghiamo con un sorriso, e scrutando la mappa,
decidiamo di ascendere a Clauzetto tramite il sentiero che porta alla località
Triviat. Il viottolo è davvero bello, gradinato,
solitario e pieno di fiori, passiamo adiacenti a una fonte, finché uno steccato
ci conduce al borgo precedentemente citato, da questo procediamo sino alla
bella gradinata che conduce al duomo del paese, ovvero San Giacomo di
Clauzetto.
Il sacro edificio
occupa una posizione particolare, non a caso la frazione di Clauzetto è nominata
come il Balcone del Friuli. Dopo aver effettuato una breve sosta (tavoletta di
cioccolata e nocciole), riprendiamo il cammino. Il caldo si fa sentire, ci
dirigiamo alla periferia di Clauzetto, appena fuori paese imbocchiamo la
diramazione a destra, e pochi metri dopo, sempre a destra, viriamo per il
sentiero che ascende sia alla croce del monte Pala che alla località Corona, la
nostra meta sarà quest’ultima.
Il sentiero che
percorriamo è davvero bello, contornato da muri a secco, e come i precedenti, è
antico e ad opera dei montanari che vivevano nelle frazioni vicine; esso con
dolcezza risale il pendio, prima affiancando un bel stavolo, poi guadagnando
quota tra i selvatici arbusti. Dopo pochi minuti, incrociamo la stradina che
proviene dall’altopiano di Clauzetto, noi azzardiamo e tralasciando la strada
asfaltata, imbocchiamo un sentiero sempre contornato da muri a secco che ci
conduce ai piani periferici della località Corona.
Tra gli arbusti noto
qualcosa muoversi, è uno scoiattolo, mi fermo e lo seguo con lo sguardo, e poi,
quando si ferma anch’esso su in alto, ne catturo la simpatica figura con
l’obiettivo della macchina fotografica. Ho gradito molto questo dono della
montagna, e le sono grato. Il mio obiettivo era quello di raggiungere la croce
di Vito d’Asio, come in una precedente escursione, ma questo nuovo itinerario
mi incuriosisce, quindi lo seguo sino alla fine. In alcuni tratti è impercorribile,
perché la pesta è invasa dalla vegetazione, ma troviamo una traccia ben battuta
e contigua. Dopo alcune centinaia di metri inizia a perdere quota velocemente
sino a incrociare la stradella proveniente da Clauzetto, noi continuiamo a
oriente, in direzione della Pieve di San Martino che incontreremo dopo l’ancona
di San Martino.
Avevo
letto da qualche parte della Pieve, e trovare gli interni non accessibili è
stato deludente, ma ben comprendo le autorità politiche, in un futuro prossimo spero
di essere più fortunato. L’area intorno al luogo di culto è attrezzata con
panchine ed è molto curata. Ne approfittiamo per fare uno spuntino, e di
seguito per sollazzarci su verdi prati adiacenti al tempietto. Dal pulpito
panoramico possiamo ammirare la pianura friulana solcata dall’inconfondibile
Tagliamento. L’edificio della pieve è davvero stupendo, di antica manifattura,
risalente al IX secolo, sui resti di qualche dimora che la popolazione aveva
edificato, lontano dalla pianura per difendersi dalle orde delle invasioni barbariche.
Secoli bui, che hanno contribuito alla creazione di frazioni, monasteri e
fortezze tra i colli. Dopo la pausa, riprendiamo il cammino, continuando a
oriente, per il sentiero medievale sino alla periferia di Vito d’Asio, esso è abbastanza
ampio e perimetrato all’esterno da possenti mura a secco che contribuiscono a
creare un’atmosfera particolare. Finalmente raggiungiamo Vito d’Asio, davvero
sublime il vagare tra i vicoli, che malgrado la ricostruzione del post
terremoto, conservano intatto il fascino dell’originale tracciato medievale.
Come non commuoversi sapendo che questa frazione ha dato i natali a personaggi
illustri, tra cui ne cito uno in particolare, Girolamo Ortis, lo studente
suicida che ispirò il poeta Ugo Foscolo nella nota opera letteraria ”Ultime
lettere di Jacopo Ortis” , considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana. Tra le mura leggo altre targhe
dedicate a poeti e patrioti illustri, e la cosa mi fa pensare assai, ne cito alcuni:
il Conte Giacomo Ceconi, il Maggiore Domenico Bonaventura Ciconi, il poeta Mons.
Simone Giacomo Zannier detto Leonardo. Tra la fine Settecento e l’inizio dell’800
queste terre fermentavano di uno spirito creativo e di unità nazionale, e
soprattutto tanta era la cultura che animava questi uomini, mi chiedo come e
dove si è perso questo patrimonio culturale ed eroico. Continuiamo il nostro viaggio, una volta
visitato l’esterno della chiesa San Michele Arcangelo, decidiamo di rientrare,
per la stradina di campagna che scorre parallela a quella sovrastante che
conduce a Clauzetto. L’asfalto, pian piano, si muta in suolo inerbito, e ampi
prati adibiti a pascolo si aprono davanti a noi. Volgendo lo sguardo a sud
intravediamo il Col della Palle Rosse che sovrasta la frazione di Celante, e le
altre colline che proteggono questo territorio immerso nella natura. Può darsi
che mi sbagli, ma al di là di uno steccato ci par di aver visto un branco di
mufloni, sono minuti, ma hanno un aspetto simpatico; un maschio a suon di
cornate incita il gruppo a stare in guardia. Il sentiero che percorriamo
mantiene il fascino bucolico dei precedenti, un’altra arteria del passato, cinta
dagli onnipresenti muri a secco, e intervallata dai ruderi degli stavoli. È un incedere
nella poesia, si respira la purezza dell’aria, si ammirano i colori squillanti
e non si può che esserne inebriati. La pesta riconduce alla periferia di
Clauzetto, precisamente alla frazione di Triviat, che stavolta imbocchiamo in
discesa per una stradina di servizio. Sull’asfalto arso dal caldo sole giace il
corpo inerme di un serpente, sembra un biacco, schiacciato sicuramente da un
automezzo di passaggio, in primavera i serpenti sono un po' intorpiditi, dopo
che hanno rallentato notevolmente il loro metabolismo a causa del letargo.
Raggiunta l’arteria che collega Clauzetto a Celante di Castelnovo, concludiamo
il nostro anello, rientrando a ritroso, sino alla frazione di Celante per la
stradina dell’andata. La deliziosa
escursione volge al termine, ancora una volta i verdi colli della pedemontana
friulana ci hanno svelato e donato alcuni dei loro tesori, e di questo noi ne siamo
infinitamente grati.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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