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mercoledì 7 aprile 2021

Torrente Gercja da Lestans

Torrente Gercja da Lestans

 

Note tecniche. 

 

Localizzazione: Colli morenici di Castelnovo del Friuli

 

Avvicinamento: A piedi dall’abitazione di Lestans

 

Regione: Friuli -Venezia Giulia

Provincia di: Pordenone

.

Dislivello:

 

Dislivello complessivo:


Distanza percorsa in Km:


Quota minima partenza:

 

Quota massima raggiunta:

 

Tempi di percorrenza escluse le soste:

In:

 

Tipologia Escursione: 

 

Difficoltà:

 

Ferrata- valutazione difficoltà:

 

Segnavia:

 

Fonti d’acqua:

 

Impegno fisico:

Preparazione tecnica:

Attrezzature:

 

Croce di vetta:

Ometto di vetta:

Libro di vetta:

Timbro di vetta:

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli –
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato:  

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero:


Consigliati:

Data: 31 marzo 2021

Il “Forestiero Nomade”
Malfa 

Nel meraviglioso Friuli c’è una località incantata, chiamata Castelnovo del Friuli. Non è difficile da localizzare, da qualsiasi parte della pianura friulana si guardi verso nord-est si noteranno dei piccoli colli che spesso con i giochi dei raggi del sole si tingono di un intenso verde smeraldo, e da dove risplendono delle meravigliose perle bianche, quest’ultime sono i riflessi dei campanili e dei remoti manieri. Ammetto che sono stato fortunato, sono nato in un castello arabo-normanno e adesso vivo in un luogo dove la natura ben si sposa con la storia dell’uomo, incastonando la pittoresca architettura in una cornice panoramica, più unica che rara, un vero toccasana per lo spirito.

Mi basta scrutare fuori dalla finestra, in direzione nord, per sognare a occhi aperti. La primavera ha bussato alle porte ed è entrata nel mio cuore in punta di piedi. Ogni dì baciato dal sole è l’ideale per cullarsi con il torpore della bella stagione, godendo di tutto questo idillio in pacifiche passeggiate. Vista la vicinanza al territorio di Castelnovo, per l’escursione mi avvio direttamente a piedi da casa, e sin da subito, nei primi metri emozionanti di cammino, avverto l’ebbrezza della stagione dei fiori. Appena fuori dal piccolo e laborioso centro di Lestans, mi dirigo verso la località di Borgo Ampiano, passando sopra il ponte da cui posso ammirare lo scorrere delle smeraldine acque del torrente Cosa. Dopo pochi metri supero l’antico mulino e mi addentro nel territorio che precede il bosco di Valeriano, per antico sentiero, che sicuramente risale alla notte dei tempi.

Presso un’originale ancona(Cappella del Nupial) mi fermo per una breve sosta, scorgo ancora il persistere nelle pareti interne della struttura delle incisioni e scritte risalenti agli anni 60, un tempo in cui questo territorio brulicava di militi italiani che si esercitavano alle attività belliche, nella fattispecie artiglieri.

Guardo all’orizzonte mirando ai colli, scelgo una direzione a caso, passando tra i filari di un campo coltivato con viti, sino a sbucare nei pressi di un‘altana, e il mio pensiero vola ai legionari romani, che da strutture simili sorvegliavano il territorio. Ho immaginato una sentinella posta di guardia, pensosa, attenta, forse atterrita, consapevole che dal fitto bosco sicuramente fosse scrutata dagli occhi curiosi dei guerrieri celti. La fantasia mi è compagna in questa splendida avventura, ora distratta da insolite e angoscianti sirene e dal rombo del motore di un elicottero provenienti da Lestans. Ho intuito che si è compiuta una tragedia, infatti a sera, leggendo le cronache avrò conferma che una donna, madre di due figli, mia dirimpettaia, ha perso la vita in un incidente stradale. Quanto è misteriosa la vita, ogni giorno che esci di casa ti aspetta il destino, benevolo o tragico che sia.

Tra i campi continuo l’avventura con serenità, perché sono inconsapevole di quello che è successo. Miro a un vecchio edificio ridotto a rudere, dalla mappa leggo che trattasi di Casera Cicuto; una volta raggiunto il fabbricato ci giro intorno, è un manufatto pericoloso per via dei crolli, intuisco che sicuramente una volta era un’accogliente fattoria.

Proseguo a nord per campi, finché raggiungo la linea ferrata. Sono a pochi metri dal passaggio a livello della località Madonna del Zucco. Superati i binari percorro un sentiero che corre parallelo, mi dirigo a oriente fino a raggiungere la fermata ferroviaria di Castelnovo del Friuli, materializzata da una pensilina e da alcune vecchie foto in bianconero appese come ricordo, volti sorridenti e ingenui di gente che viveva in un mondo ora perduto. Tramite una stradina sterrata raggiungo l’arteria asfaltata che da Valeriano porta alle graziose frazioni di Castelnovo. Mi dirigo a nord, mirando alla frazione di Oltrerugo, passando prima per la Forchia, e dopo una breve visita al colle di Casera Michelins, accolto dallo sventolare della bandiera sarda, mentre un simpatico vecchietto pota un solitario cipresso. Proseguo per Oltrerugo per la ripida strada in salita, il borgo è abitato, voci e suoni di attività umane si mesciano con quelli della natura. Anche quassù è improvvisamente esplosa la primavera, un caleidoscopio di colori (i fiori) attira la mia attenzione, fermandomi spesso a fotografarli. Dalla frazione di Oltrerugo mi dirigo a oriente sino alla fine del tratto asfaltato, trovando una graziosa ancona e un cartello con su scritte le diramazioni del sentiero, scelgo quella che mi conduce nell’alveo del torrente Gercja, sono almeno da tre lustri che non visito il ruscello. Tempo fa nel letto scorsi numerosi fossili, ora vado solo per ritrovare lo spirito delle prime escursioni e la meraviglia dell’eterno fluire dell’acqua. Cammino su un sentiero ben marcato che perde velocemente quota sino a intersecare uno dei rivoli che alimentano il torrente. La traccia spesso è molto esposta, questo tratto lo si consiglia a escursionisti esperti.

Raggiunto il letto del torrente, passo da un argine all’altro, respirando l’atmosfera che dona l’ambiente selvaggio. Saltello sui massi tra le pozze d’acqua, fino a sfiorare gli enormi blocchi che ostruiscono il torrente, oggi non è il caso che mi avventuri oltre, quindi, ritorno sulle mie orme e risalgo, sostando presso uno stavolo avvolto dalla selva che precede di pochi metri l’ancona. Davvero strabiliante il rudere, magico, dalla struttura ricorda più una torre difensiva che a una dimora. Mi colpiscono gli enormi pilastri, il tetto in particolare, penso che trattasi della struttura originale, formidabile anche la fattura delle finestre, dove il legno ben si sposa con la pietra. È davvero strabiliante ed emozionante vagare all’interno di questa antica vestigia, la immagino restaurata nelle sue originali e antiche forme, e vorrei ammirarla da più punti di vista, ma questa è solo un‘altra mia fantasia. Riprendo il cammino sino all’ancona, e stavolta transito nella frazione di Oltrerugo, da oriente a occidente, immettendomi sulla strada principale che accompagna a Paludea. Al primo svincolo viro a destra, per la strada che conduce sino alla costa Beorchia e successivamente a Pinzano, dopo pochi metri, a sinistra, una fontana con una pozza d’acqua attira la mia attenzione. Sto per lasciare il luogo ma leggendo la mappa scorgo un eventuale sentiero (tratteggiato in nero) che porta su sino alla costa. La traccia la trovo poco più avanti, e con fatica guadagno la cresta della stessa. Aggirando degli edifici (stavoli restaurati e adibiti ad abitazione), ritrovo un sentiero, che percorro in lungo sino a sotto la frazione di Rez, dove la traccia si fa incerta e si perde a causa di alcuni schianti. Ravanando ritrovo la pesta e con caparbietà raggiungo le abitazioni meridionali della piccola frazione, e una volta fuori dal sentiero, mi fermo al limite del tratto asfaltato, dove un muretto aggettante sul ripido versante orientale diventa la panca ideale per effettuare la meritata sosta. L’escursione è stata intensa, sono accaldato e la temperatura quasi estiva ha completato l’opera nello sfiancarmi. Sono stremato, mangio qualcosa e poi mi lascio andare sul prato adiacente, sdraiandomi e utilizzando lo zaino come cuscino. Mi sollazzo, a occhi chiusi, vivendo dieci minuti di beatitudine. Una volta riprese le forze, mi guardo intorno, sono ammaliato dall’azzurro cielo e incantato dal cinguettio degli uccellini. Tutto intorno è un‘esplosione di colori, le diverse specie di fiori sono rigogliosi, la primavera è una stagione meravigliosa, comprendo ancora di più l’ispirazione che ne ha tratto il Botticelli nei suoi capolavori pittorici rinascimentali. Nel frattempo, transita un’utilitaria guidata da una signora di mezza età, mi osserva, pochi minuti dopo la stessa ritorna, ma a piedi, e mi chiede se sto bene e se necessito di aiuto. Ringrazio vivamente la gentil donna e le spiego che sto solo riposando. Questo episodio è splendido, meraviglioso, mi ha commosso. In questo periodo di epidemia questo angelo (la signora) non ha temuto per sé ed è andata incontro al viandante, un atto caritatevole, che mi induce ad avere ancora fede e speranza nel genere umano. 

Riprese le forze aborto il mega giro che mi ero programmato, rientro ad anello a Lestans con un itinerario con partenza da Vigna, e successivamente passando per le località di Mocenico, Madonna del Zucco. Negli ultimi metri di cammino, prima di approdare a casa, rivivo i momenti salienti dell’escursioni, codesti fluiscono velocemente come brucia la fiamma della vita, questo irripetibile e sublime dono, che ultimamente, giorno dopo giorno, apprezzo sempre di più.

Il forestiero Nomade.

Malfa






















































 

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