Torrente
Gercja da Lestans
Note
tecniche.
Localizzazione: Colli morenici di Castelnovo
del Friuli
Avvicinamento: A piedi dall’abitazione di
Lestans
Regione:
Friuli -Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
Dislivello
complessivo:
Distanza percorsa in Km:
Quota minima partenza:
Quota
massima raggiunta:
Tempi
di percorrenza escluse le soste:
In:
Tipologia
Escursione:
Difficoltà:
Ferrata- valutazione
difficoltà:
Segnavia:
Fonti
d’acqua:
Impegno
fisico:
Preparazione
tecnica:
Attrezzature:
Croce di vetta:
Ometto di vetta:
Libro di vetta:
Timbro di vetta:
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli –
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: 31 marzo 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Nel meraviglioso
Friuli c’è una località incantata, chiamata Castelnovo del Friuli. Non è
difficile da localizzare, da qualsiasi parte della pianura friulana si guardi verso
nord-est si noteranno dei piccoli colli che spesso con i giochi dei raggi del
sole si tingono di un intenso verde smeraldo, e da dove risplendono delle meravigliose
perle bianche, quest’ultime sono i riflessi dei campanili e dei remoti manieri.
Ammetto che sono stato fortunato, sono nato in un castello arabo-normanno e
adesso vivo in un luogo dove la natura ben si sposa con la storia dell’uomo,
incastonando la pittoresca architettura in una cornice panoramica, più unica
che rara, un vero toccasana per lo spirito.
Mi basta scrutare fuori
dalla finestra, in direzione nord, per sognare a occhi aperti. La primavera ha
bussato alle porte ed è entrata nel mio cuore in punta di piedi. Ogni dì
baciato dal sole è l’ideale per cullarsi con il torpore della bella stagione,
godendo di tutto questo idillio in pacifiche passeggiate. Vista la vicinanza al
territorio di Castelnovo, per l’escursione mi avvio direttamente a piedi da
casa, e sin da subito, nei primi metri emozionanti di cammino, avverto l’ebbrezza
della stagione dei fiori. Appena fuori dal piccolo e laborioso centro di
Lestans, mi dirigo verso la località di Borgo Ampiano, passando sopra il ponte
da cui posso ammirare lo scorrere delle smeraldine acque del torrente Cosa. Dopo
pochi metri supero l’antico mulino e mi addentro nel territorio che precede il
bosco di Valeriano, per antico sentiero, che sicuramente risale alla notte dei
tempi.
Presso un’originale
ancona(Cappella del Nupial) mi fermo per una breve sosta, scorgo ancora il
persistere nelle pareti interne della struttura delle incisioni e scritte risalenti
agli anni 60, un tempo in cui questo territorio brulicava di militi italiani che
si esercitavano alle attività belliche, nella fattispecie artiglieri.
Guardo all’orizzonte
mirando ai colli, scelgo una direzione a caso, passando tra i filari di un
campo coltivato con viti, sino a sbucare nei pressi di un‘altana, e il mio
pensiero vola ai legionari romani, che da strutture simili sorvegliavano il
territorio. Ho immaginato una sentinella posta di guardia, pensosa, attenta, forse
atterrita, consapevole che dal fitto bosco sicuramente fosse scrutata dagli
occhi curiosi dei guerrieri celti. La fantasia mi è compagna in questa
splendida avventura, ora distratta da insolite e angoscianti sirene e dal rombo
del motore di un elicottero provenienti da Lestans. Ho intuito che si è
compiuta una tragedia, infatti a sera, leggendo le cronache avrò conferma che
una donna, madre di due figli, mia dirimpettaia, ha perso la vita in un
incidente stradale. Quanto è misteriosa la vita, ogni giorno che esci di casa
ti aspetta il destino, benevolo o tragico che sia.
Tra i campi continuo
l’avventura con serenità, perché sono inconsapevole di quello che è successo. Miro
a un vecchio edificio ridotto a rudere, dalla mappa leggo che trattasi di Casera
Cicuto; una volta raggiunto il fabbricato ci giro intorno, è un manufatto
pericoloso per via dei crolli, intuisco che sicuramente una volta era un’accogliente
fattoria.
Proseguo a nord per
campi, finché raggiungo la linea ferrata. Sono a pochi metri dal passaggio a
livello della località Madonna del Zucco. Superati i binari percorro un
sentiero che corre parallelo, mi dirigo a oriente fino a raggiungere la fermata
ferroviaria di Castelnovo del Friuli, materializzata da una pensilina e da
alcune vecchie foto in bianconero appese come ricordo, volti sorridenti e
ingenui di gente che viveva in un mondo ora perduto. Tramite una stradina
sterrata raggiungo l’arteria asfaltata che da Valeriano porta alle graziose
frazioni di Castelnovo. Mi dirigo a nord, mirando alla frazione di Oltrerugo,
passando prima per la Forchia, e dopo una breve visita al colle di Casera
Michelins, accolto dallo sventolare della bandiera sarda, mentre un simpatico
vecchietto pota un solitario cipresso. Proseguo per Oltrerugo per la ripida strada
in salita, il borgo è abitato, voci e suoni di attività umane si mesciano con
quelli della natura. Anche quassù è improvvisamente esplosa la primavera, un
caleidoscopio di colori (i fiori) attira la mia attenzione, fermandomi spesso a
fotografarli. Dalla frazione di Oltrerugo mi dirigo a oriente sino alla fine
del tratto asfaltato, trovando una graziosa ancona e un cartello con su scritte
le diramazioni del sentiero, scelgo quella che mi conduce nell’alveo del torrente
Gercja, sono almeno da tre lustri che non visito il ruscello. Tempo fa nel
letto scorsi numerosi fossili, ora vado solo per ritrovare lo spirito delle
prime escursioni e la meraviglia dell’eterno fluire dell’acqua. Cammino su un
sentiero ben marcato che perde velocemente quota sino a intersecare uno dei
rivoli che alimentano il torrente. La traccia spesso è molto esposta, questo
tratto lo si consiglia a escursionisti esperti.
Raggiunto il letto del
torrente, passo da un argine all’altro, respirando l’atmosfera che dona l’ambiente
selvaggio. Saltello sui massi tra le pozze d’acqua, fino a sfiorare gli enormi
blocchi che ostruiscono il torrente, oggi non è il caso che mi avventuri oltre,
quindi, ritorno sulle mie orme e risalgo, sostando presso uno stavolo avvolto
dalla selva che precede di pochi metri l’ancona. Davvero strabiliante il rudere,
magico, dalla struttura ricorda più una torre difensiva che a una dimora. Mi
colpiscono gli enormi pilastri, il tetto in particolare, penso che trattasi della
struttura originale, formidabile anche la fattura delle finestre, dove il legno
ben si sposa con la pietra. È davvero strabiliante ed emozionante vagare
all’interno di questa antica vestigia, la immagino restaurata nelle sue originali
e antiche forme, e vorrei ammirarla da più punti di vista, ma questa è solo
un‘altra mia fantasia. Riprendo il cammino sino all’ancona, e stavolta transito
nella frazione di Oltrerugo, da oriente a occidente, immettendomi sulla strada
principale che accompagna a Paludea. Al primo svincolo viro a destra, per la
strada che conduce sino alla costa Beorchia e successivamente a Pinzano, dopo
pochi metri, a sinistra, una fontana con una pozza d’acqua attira la mia
attenzione. Sto per lasciare il luogo ma leggendo la mappa scorgo un eventuale
sentiero (tratteggiato in nero) che porta su sino alla costa. La traccia la
trovo poco più avanti, e con fatica guadagno la cresta della stessa. Aggirando
degli edifici (stavoli restaurati e adibiti ad abitazione), ritrovo un
sentiero, che percorro in lungo sino a sotto la frazione di Rez, dove la
traccia si fa incerta e si perde a causa di alcuni schianti. Ravanando ritrovo
la pesta e con caparbietà raggiungo le abitazioni meridionali della piccola
frazione, e una volta fuori dal sentiero, mi fermo al limite del tratto
asfaltato, dove un muretto aggettante sul ripido versante orientale diventa la
panca ideale per effettuare la meritata sosta. L’escursione è stata intensa,
sono accaldato e la temperatura quasi estiva ha completato l’opera nello
sfiancarmi. Sono stremato, mangio qualcosa e poi mi lascio andare sul prato
adiacente, sdraiandomi e utilizzando lo zaino come cuscino. Mi sollazzo, a
occhi chiusi, vivendo dieci minuti di beatitudine. Una volta riprese le forze, mi
guardo intorno, sono ammaliato dall’azzurro cielo e incantato dal cinguettio
degli uccellini. Tutto intorno è un‘esplosione di colori, le diverse specie di
fiori sono rigogliosi, la primavera è una stagione meravigliosa, comprendo
ancora di più l’ispirazione che ne ha tratto il Botticelli nei suoi capolavori
pittorici rinascimentali. Nel frattempo, transita un’utilitaria guidata da una
signora di mezza età, mi osserva, pochi minuti dopo la stessa ritorna, ma a
piedi, e mi chiede se sto bene e se necessito di aiuto. Ringrazio vivamente la
gentil donna e le spiego che sto solo riposando. Questo episodio è splendido,
meraviglioso, mi ha commosso. In questo periodo di epidemia questo angelo (la
signora) non ha temuto per sé ed è andata incontro al viandante, un atto caritatevole,
che mi induce ad avere ancora fede e speranza nel genere umano.
Riprese le forze
aborto il mega giro che mi ero programmato, rientro ad anello a Lestans con un itinerario
con partenza da Vigna, e successivamente passando per le località di Mocenico,
Madonna del Zucco. Negli ultimi metri di cammino, prima di approdare a casa, rivivo
i momenti salienti dell’escursioni, codesti fluiscono velocemente come brucia
la fiamma della vita, questo irripetibile e sublime dono, che ultimamente, giorno
dopo giorno, apprezzo sempre di più.
Il forestiero Nomade.
Malfa
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