Lestans
Pinzano
Note
tecniche.
Localizzazione: Colli di Castelnovo e Pinzano
Avvicinamento: partenza da Lestans
Regione:
Friuli- Venezia Giulia
Provincia
di: Pordenone
.
Dislivello:
241 m.
Dislivello
complessivo: 241 m.
Distanza percorsa in Km: 18 km.
Quota minima partenza: 180 m.
Quota
massima raggiunta: 202 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 3 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: storico ambientalista
Difficoltà:
Turistiche
Ferrata- valutazione
difficoltà:
Segnavia:
no
Fonti
d’acqua: si
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Consigliati:
Data: 16 aprile 2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Una fresca giornata
primaverile è l’ideale per esplorare il territorio che circonda la mia dimora, un’evasione
dal quotidiano per scoprire i mille tesori del territorio. A questa beatitudine
si aggiunge la gioia di andare con un proprio caro, mio figlio Giovanni, un sogno
che nelle ultime settimane si realizza spesso. Giovanni mi ha espresso il
desiderio di conoscere parte del tratto ferrato della linea ferroviaria che
collega Sacile a Gemona, e quindi, da casa, partiamo zaino in spalle alla volta
di Valeriano. Nei primi metri, proprio nei
pressi dell’abitazione, ammiriamo una residenza posta a cantoniera, essa,
malgrado sia stata ricostruita e ristrutturata, risale al periodo imperiale
romano, se ne possono ammirare dall’esterno i particolari architettonici.
Superata la piazza del paese, si esce fuori Lestans, transitando sul ponte che oltrepassa
il torrente del Cosa, che non smetterò mai di amare per la sua importanza
storico-ambientale. Raggiunta la frazione di Borgo Ampiano, seguiamo una
vecchia carrareccia, sicuramente un’arteria remota, sfiorando la bella Ancona
del Nupian. Dopo aver superato il cimitero di Valeriano, siamo a ridosso, del
colle che ospita la pieve dedicata a Santo Stefano, remoto edificio sacro
risalente al XI secolo. Percorriamo un sentiero che aggira la chiesa di
campagna, e sbuchiamo di fronte ad un altro edificio adibito al culto, ovvero
la chiesa di Santa Maria dei Battuti, autentico gioiello della arte medievale
in Friuli. Una visita è d’obbligo, e noi non ci sottraiamo, anzi, entriamo dentro
l’edificio per ammirarne gli affreschi e la meravigliosa natività del
Pordenone, illustre pittore rinascimentale.
Che dire, abbiamo solo
percorso pochi chilometri è già sogniamo a occhi aperti, ma siamo solo
all’inizio dell’avventura. Seguendo i vicoli interni della frazione di
Valeriano, approdiamo alla strada che conduce a Oltrerugo, ed effettuiamo una
sosta riflessiva presso un monumento dedicato ai partigiani che perirono per
una nobile causa nel biennio 1943-1945. Accenno
a Giovanni che ci troviamo a ridosso della zona che fu l’allora Repubblica libera della Carnia,
un'entità politicamente autonoma costituita dai partigiani nel corso della Seconda
guerra mondiale nell’anno 1944. I nomi di battaglia sono abbinati a quelli
reali, ci commuove leggerli, provocando un’acuta e profonda riflessione. Non
smetterò mai di ringraziare questi giovani eroi che si sono immolati per un nobile
ideale, la libertà. Ripreso il cammino, imbocchiamo un viottolo che precede la
remota stazione ferroviaria di Pinzano, da qui, percorrendo un breve tratto, in
prossimità di quello ferrato, raggiungiamo la stazione di Pinzano. Durante il
cammino, una femmina di cinghiale con i suoi cuccioli ci passa davanti,
incurante del nostro sopraggiungere. Rimaniamo basiti, fermi, immobili, per la
dolce visione. La cinghialessa, guida la famigliola, essa è possente, mentre i simpatici
cuccioli la seguono diligentemente. È durato un lasso di tempo questa mirabile
visione, un altro gradito dono della natura. Raggiunta la stazione ferroviaria
di Pinzano, ne visitiamo le strutture esterne, intuendo che una seconda linea
ferrata si dirama, ed è quella che porta a Spilimbergo. Purtroppo, i binari sono
coperti dai rovi in più punti, decidiamo di scendere in basso, presso il greto
del Tagliamento e seguire il percorso dei binari sino a Valeriano. Dopo aver
superato una galleria, una traccia ci conduce ai margini della stazione, su un
campo che domina l’argine del Tagliamento, da questo terrazzo naturale
scopriamo un sentiero, ben praticabile, che ci porta in basso. Lo percorriamo, lambendo
durante la ripida discesa un remoto edificio adibito a struttura idraulica. Raggiunta
una carrareccia volgiamo in direzione sud, e la visione si apre sui luminosi verdi
prati che rasentano le celesti acque del nobile fiume. È piacevole percorrere
la strada campestre, il paesaggio che ci circonda è degno di essere raffigurato
in una cartolina, e noi ce lo godiamo.
Ci avviciniamo alla
sponda del Tagliamento, ammirando lo scorrere dell’acqua proveniente dalle
vette carniche, e noi continuiamo il cammino, sempre baciati dal caldo sole.
Non mi aspettavo che Giovanni fosse avventuroso quanto il sottoscritto, e la scoperta
mi ha fatto tanto piacere. Il nostro sguardo è rapito a oriente dai prati, a
occidente i verdi e dolci colli attirano la nostra curiosità, e la via ferrata
corre all’interno dell’ombrosa radura. Un cartello ci avvisa che siamo in
prossimità del Borgo Mizzari, appena raggiunto lo visitiamo, cercando tra gli
edifici i segni del passato. Presso un crocevia è posta una strana cappella
edificata con un’architettura moderna, forse è un nuovo tipo di ancona.
Svoltiamo a destra, cercando quello che rimane della dismessa stazione ferroviaria,
ma troviamo solo i resti di un paraurti posto in un binario morto; di quello
che fu della stazione ferroviaria di Valeriano rimane poco, sicuramente è occultato
dalla vegetazione. Poco vicino, a meridione, scorgiamo un ponte ferroviario d’acciaio,
simile a quelli costruiti dai genieri dell’esercito, effettuiamo una breve visita
alla struttura, per poi ritornare sui nostri passi e risalire tramite un sentiero
sino alla periferia di Valeriano. Il sentiero è affascinante, selvatico, dopo
alcune centinaia di metri e alcuni guadi, sbuchiamo in prossimità della Pieve
di Santo Stefano. Dalla chiesetta rientriamo a Lestans per il medesimo sentiero
dell’andata, felici e soddisfatti dei 18 chilometri che abbiamo percorso e
convinti, che per godere della autentica libertà non ci vogliono grandi e
rinomate cime, ma basta uno zaino, un paio di scarponi, una mappa topografica e
un sogno da realizzare.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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