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giovedì 23 agosto 2018

Creta di Bordaglia (2169 m.) da Pierabech



Creta di Bordaglia (2169 m.) da Pierabech

                                 Note tecniche.



Localizzazione: Alpi Carniche Centrali.

Avvicinamento: Lestans-Cornino-Tolmezzo-Ovaro-Rigolato-Forni di Avoltri- Cava di pietra subito dopo la località Pierabech.

Località di Partenza : Cava di pietra subito dopo la località Pierabech.





Dislivello: 1100 m.





 Dislivello complessivo: 1100 m.





Distanza percorsa in Km: 14 chilometri.





Quota minima partenza: 1068



Quota massima raggiunta: 2169 m.



Tempi di percorrenza escluse le soste: 6 ore.

In: Coppia.



 Tipologia Escursione: Storico-escursionistica



Difficoltà:  Escursinisti Esperti A.

Segnavia: CAI 140: 141; 142.

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: media.

Attrezzature: No.

Croce di vetta: No.

Ometto di vetta: Si.

Libro di vetta: SI.

Timbro di vetta: No.

Riferimenti:

1)           Cartografici: IGM Friuli Venezia Giulia



2)           GUIDA escursionistica alle ALPI CARNICHE” di Rino Gaberscik.

3)           Internet:

Periodo consigliato: giugno-ottobre.

Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero: Ben segnato e marcato fino all’attacco con la traccia che porta in vetta, tra le ghiaie e roccette solo ometti.

Fonti d’acqua: Molteplici.

Consigliati:

Data: sabato 29 luglio 2018

Il “Forestiero Nomade”

Malfa

 
Racconto:

 
Tempo fa, durante un’escursione sulla cima del Navagiust, mi divertii a fotografare l’imponente massiccio riflesso sull’acqua del piccolo laghetto di Pera, dalla forma e tipologia di roccia mi apparve da subito irraggiungibile per percorsi non alpinistici. Una volta a casa, andai alla ricerca di informazioni, consultando mappe e libri, finché mi fu utile un prezioso volume “GUIDA escursionistica alle ALPI CARNICHE” di Rino Gaberscik.

 Preparo tutto il materiale topografico e informo telefonicamente Roberto se è disposto a venire su, mi risponde che sarebbe ben felice, visto che la montagna in questione era già nella sua lista.

Il giorno dell’escursione, come è nostra consuetudine, partiamo presto, trovandoci come appuntamento presso Cornino. La strada a quell’ora è sgombra da autoveicoli, trascorriamo il tempo di avvicinamento a discutere di montagna, finché superato il borgo di Forni di Avoltri raggiungiamo la località di Pierabech. Lasciamo l’auto poco prima della cava di marmo, decidendo di partire per la direttissima, ovvero il sentiero CAI 140, una strada forestale che con ripidezza porta direttamente alla stretta di Fleons.

Dalla stretta, lasciando il sentiero 140 per il 142, voltiamo a destra, risalendo il vallone stretto tra i ripidi versanti del Navagiust e della Creta Verde.

Durante il cammino nel bosco ci viene incontro un solitario cane, vorrebbe che lo seguissimo, ma noi scegliamo un’altra direzione che porta ai ruderi di casera Sissanis di sopra, dove il bosco lascia la visuale ai luminosi prati dell’alpeggio. Alla visione delle cime attigue e lontane una forte sensazione di felicità ci avvolge, ecco all’improvviso riapparire alle spalle il cane. Mi sceglie affiancandosi, fissandomi con uno sguardo dolce. Dal pelo e dalla foggia sembra un cane lupo, nero di pelo, Lo battezzo Buck, come il personaggio principale del meravigliosissimo libro di Jack London “Il richiamo della foresta”.

 Malgrado le apparenze non ho una grande idea di me, velo al mondo esterno una chiara insicurezza e timidezza. Una delle poche convinzioni che possiedo,  è la consapevolezza di attrarre la benevolenza del mondo animale, con essi mi sento a mio agio. Buck non è da meno, si fa accarezzare con piacere, Roberto nota sin da subito che mi ha prescelto, e io non posso negare il mio amore per questo amico a quattro zampe. Seguito dal fedele alleato dell’uomo, procediamo per una bella mulattiera che solca i remoti pascoli, finché, preannunciate da un forte odore, troviamo un nutrito gregge di pecore intento a brucare. Buck mi lascia per seguire diligentemente il gregge, mentre un giovane pastorello è intento a prepararsi una cicca, ci salutiamo, è rumeno, un altro saluto accompagnato da un sorriso è il nostro congedo.

Siamo sempre più vicini alla Sella Sissanis, lo sguardo vola sulle vicine vette, cercando in esse le vie di accesso.  Raggiunta la sella, ci troviamo dinanzi alla nostra seducente meta, non spicca certo come il maestoso Volaia, ma è stupenda e isolata, e la sua forma arcuata ne accresce il fascino. Per molti aspetti tale visione ci intimidisce, so bene che non la conquisteremo per le perpendicolari pareti meridionali, ma per una via di accesso che dai prati non riusciamo ancora a intravedere. Una miriade di sentieri solca i prati oltre la sella, la zona abitualmente è affollata da amanti della montagna, noi miriamo alla nostra meta, finché annotiamo che la traccia che stiamo seguendo porta al passo di Giramondo. Abbandoniamo il sentiero principale e per prati troviamo le esili tracce che portano alla Passo Val d’inferno. Chissà perché in regione luoghi così meravigliosi portano nomi terribili. Dal passo ammiriamo il versante austriaco, dalla contemplazione passiamo al prosieguo della missione. Dal passo si nota una trincea sul versante occidentale del monte, la risaliamo per pochi metri, finché, (sempre per esile traccia) ci troviamo a ravanare all’interno di un ripido ghiaione. Nei primi metri tagliamo orizzontalmente gli instabili detriti, poi, incontrato un ometto e vistone un altro a monte lo seguiamo per la marcata traccia fino a raggiungere la solida roccia. Seguendo gli sparuti ometti, tra zolle e ghiaie, ci portiamo sul pendio superiore; stavolta esposto a settentrione e abbastanza infido per via delle ghiaie, per fortuna gli ometti abbondano.

Le tracce nel ghiaino vanno a immettersi nella roccia e noi con esse. Veniamo attratti da una rampa, che nel percorrerla, metro dopo metro, diventa sempre esile ed esposta, con passaggi di primo grado.

L’ultimo passaggio è da brividi, superare per arrampicata una piastra rocciosa esposta nel vuoto, con perizia siamo su!

Ancora ci attende un altro ripido tratto, stiamo attenti a non smuovere sassi e non scivolare sul ghiaino. Scorgiamo un ometto a destra, decidiamo al rientro di afferrare dove porta. Nel frattempo Roberto pianta il suo bastoncino da trekking come fosse un paletto segnaletico.

Pochi metri ancora ed eccoci dentro ai contorni di un trinceramento (postazione militare della Grande Guerra), camminiamo sul margine espostissimo della cresta meridione fino a raggiungere l’ometto di vetta ( 2169 m.). Fatta! Anche questa cima è in saccoccia. Wow! Che panorama! Dall’alto domina tutto, siamo costantemente in equilibrio sull’impressionante baratro. Ci muoviamo con cautela, togliamo il caschetto, adagiando gli zaini dentro il trinceramento.

Come detta una massima popolare” Il vino buono si conserva nelle botti piccole”, lo stesso esempio posso citare per questa piccola cima. Abbiamo finora provato grandi emozioni: sentieri in libera, senza tracce e bolli, ma solo ometti; tanta roccia dove tenere le mani per sentire il corpo della montagna, esposizioni atte a fantasticare voli pindarici, e per finire camminiamo con un passo leggero da funamboli sulla cresta.

Sono felice! Come vorrei fermare il tempo e roteare all’infinito come una trottola, generando un intenso vortice di emozioni, tale da farmi squarciare il cuore, per donarmi la dolce morte che tutti gli amanti della montagna bramano.

Roberto si allontana, cercando su un altro pulpito punti di osservazione diversi, io temo che lui possa cadere, come anche lui teme per me, ma non lo facciamo notare, percependolo solo dallo sguardo. Instauriamo l’ennesimo libro di vetta del gruppo ”La montagna per spiriti liberi”, serbando in un barattolo di vetro i segni del passaggio, come gli antichi marinai custodivano i messaggi dentro le bottiglie per poi gettarle a mare. È tempo di tornare, di scendere giù dalla vetta, e noi non ne abbiamo voglia, ci sentiamo come quando a scuola finiva la ricreazione. Indossiamo gli zaini e con cautela scendiamo dal piano inclinato, stavolta seguiamo l’altro ometto, posto in discesa a sinistra. La scelta si rivela felice, scendiamo stavolta tra le rocce più articolate, pochi passaggi di primo grado, ma adiacenti ad un canalone detritico non esposto, con tratti delicati, ma mai pericolosi e con un passaggio(quello finale) di primo grado. Giungiamo alla base delle rocce, dove scopriamo di trovarci adiacenti alla rampa che abbiamo intrapreso in salita. Sempre con cautela percorriamo in discesa il piano detritico, io sono un po’ spavaldo e mi diverto a scivolare sulle ghiaie, finché in basso assecondo la traccia fino a incontrare i prati solcati da una miriade di sentieri. Una moltitudine di escursionisti risale la valle, il silenzio e l’ambiente spartano della cima sono ora un lontano ricordo.

Decidiamo, prima di pranzare, di esplorare i colli vicini, tra cui quota Pascoli, dover in vetta è posto, in memoria dell’immane tragedia della Grande Guerra un piccolo prisma in cemento.

 La nostra cima dal piccolo colle appare più bella e ne siamo orgogliosi, ci spingiamo poco più la, sempre per colli, stavolta per quelli che dominano il lago di Bordaglia. Anche stavolta sono riuscito a non visitare il lago sottostante di Bordaglia, me lo riservo per la vecchiaia. Tiriamo fuori dalle borse frigo il nostro pranzetto, tanto buono da fare gola agli dei. Ci nutriamo immersi in un prato di stelle alpine, mentre le orde di escursionisti salgono e scendono la valle, come cento anni fa le truppe del Regio Esercito. Passata l’ora della sosta, stavolta rientriamo per il sentiero 142, e successivamente per il 141, Partendo da poco sopra il lago di Bordaglia, superiamo la casera di Bordaglia di Sopra, dirigendoci a quella di sotto. Lungo il tragitto incrociamo un nutrito e affaticato plotone di scout, ridiamo, sono affaticati, non ce la fanno più. Le “Giovani Marmotte” sono al minimo di energie, qualcuno piange pure, invocando la mamma. Roberto, con aria burbera, tra il serio e il faceto li rimprovera: << Io a 65 anni sono sceso poco fa da quella cima, guardate, mica abbiamo pettinato le bambole, e voi frus, dovreste volare! Dio bono!>> In realtà, commentandomi a bassa voce ha considerazione per la loro giovane età, ritenendoli ancora un “pelin” poco allenati. Continuando a ridere per la scena, proseguiamo per il sentiero, giungendo al cospetto della casera di bordaglia di Sotto, dove è in atto un baccanale in piena regola.

Sotto il pergolato della casera principale una serie di convitati consuma un lauto pasto in orgiastiche pose, alla loro sinistra un altro gruppo è intento a grigliare un agnello, mentre una avvenente signora non più in tenera età, si avvicina a noi con un piatto colmo di scaglie di pecorino, offrendoci l’assaggio e disposta anche a privarsene per una ludica offerta. Assaggiamo, commentando con i rumori della bocca la bontà del cacio, per poi defilarci appena la dama ha circuito un‘altra coppia di passaggio. Ma le sorprese non finiscono qui, dopo il cacio come tutti sanno, ci vogliono i funghi, e mi sa che io sono il porta fortuna di Roberto. L’amico curiosando sotto gli abeti ne trova ben tre, buoni da portare a casa a Marina, per preparare un delizioso risotto. Anche al volgere al fine dell’escursione sulla Terza Piccola aveva avuto cotanta fortuna, mi farò pagare come amuleto. Con calma, deliziandoci con il suono dello scorrere delle vicine acque del Rio Bordaglia, si giunge a capolinea, felici di aver trascorso un’altra stupenda giornata con il nostro Dio.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Dopo aver riposto i materiali, si parte alla volta di di Rigolato, per deliziarci con una fresca birretta. Tra un commento e l’altro volge al termine la nostra avventura, con una cima conquistata e un’altra storia da raccontare.

Il “Forestiero Nomade”

Malfa.




 






















































































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