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mercoledì 27 gennaio 2016

Monte Crostis 2250 metri.


Monte Crostis 2250 m.                        

Note tecniche.

Localizzazione: Alpi Carniche Centrali (Carnia Centrale)

Avvicinamento: Tolmezzo-Villa Santina-Ovaro- Comeglians-Mieli-Noiaretto-Tualis. 

Punto di Partenza: Tualis 890 m.

Dislivello complessivo: 1400 m.                               

Distanza percorsa in Km: 11,30 Km.

Quota minima partenza: 890 m.

Quota massima raggiunta: 2250 m.

Condizioni Meteo: Giornata fredda e soleggiata.

Segnavia: CAI 151.

Fonti d’acqua: Numerose lungo il tragitto.

Difficoltà: Escursionistico

Attrezzature: Nessuna.

Cartografia consigliata. Tabacco 01

Data: 23 gennaio 2016

Condizioni del sentiero: Ben marcato e ben segnato.

 

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.


Relazione.

Monte Crostis e il sentiero di cresta che conduce ad esso l’ho sempre conosciuto di fama, è una delle più belle escursioni di cresta del Friuli, lunga ma non impegnativa. Facilmente accessibile, ho letto che molti escursionisti si sono spinti con l’auto fino a sotto la cresta, sicuramente per questo motivo l’avevo snobbato. Una monte che ho osservato dal Coglians, dalla Creta di collina, dalle creste della Val Pesarina. Venerdì sera ho cambiato idea, associando alla montagna una frase senza senso apparente” La puttana della neve”! Durante la preparazione all’escursione non ho letto nessuna relazione, ho solo studiato la mappa Tabacco e un paio di itinerari: uno di cresta ma con minor dislivello con partenza da Collina. E l’altro diretto ma con un dislivello più impegnativo, con partenza dal caratteristico borgo di Tualis. Sicuramente, calcolando il periodo, ho previsto che avrei trovato neve in alta quota e quindi mi sono attrezzato di ramponi e picca! Il perché ho chiamato il monte “la puttana della neve” lo avrei scoperto camminando, e anche questa volta il mio intuito non ha fallito. Arriva il sabato mattina, partenza come sempre alle prime ore dell’alba, in compagnia del fedelissimo amico a quattro zampe. La prima ora di viaggio in auto è sempre onirica, mi inebrio di emozioni, dall’impianto stereo odo le liriche di David Bowie, sogno. Amo! Si, amo! Con il cuore pieno di emozioni mi appresto a entrare nella valle solcata dal torrente Degano, procedendo a bassa velocità, disegnando con lo sguardo le cime che riflettono i primi raggi solari. Escursione dopo escursione, sempre con meno segreti e con più ricordi. Entro nel borgo di Comeglians, lasciando sguardi ammirevoli sulle pareti delle abitazioni, una stradina con una serie di tornanti risale i colli alle pendici del Crostis, lambendo i borghi di Mieli e Noiaretto, fino a raggiungere Tualis, ancora dormiente. Temperatura glaciale, indosso gli scarponi, zaino in spalle si parte. Il sentiero è ben evidenziato da tabelle CAI (numerazione 151), parte poco prima delle ultime case del paese, subito dopo la piazza, direzione nord. Dapprima sembra una mulattiera, pochi metri dopo dei segni CAI mi invitano a seguire una traccia che svolta a sinistra, che con moderata pendenza risale all’interno del bosco. Superato un vecchio stavolo il sentiero aumenta gradualmente la pendenza, risalendo il boscoso versante orientale, intersecando in più punti una vecchia carrareccia militare,fino a sbucare fuori dal bosco, portandosi alla base del catino sottostante la cresta del Crostis, totalmente ricoperto di neve. Il primo tratto di sentiero che comincia ad assumere una fisionomia di mulattiera parzialmente ricoperta di neve, ma con il guadagnare di quota sparisce sotto una coltre più spessa. Noto delle impronte di scarponi, le seguo, cercando di ripercorrere le orme, dalle dimensioni sono come le mie, il misterioso escursionista mi ha preceduto di qualche giorno. Accanto alle sue impronte noto anche quelle di un cane, immagino anche lui in solitaria con il suo fido. Proseguo al centro del Catino, la cima del Crostis è lontana a Nord- Owest, Alla mia sinistra, in posizione dominante noto il tetto di Casera Chiadinis (MALGA). Dal manto innevato un solco (il sentiero) prosegue a nord. Le impronte del viandante virano a sinistra, inerpicandosi sul pendio, decido di seguirle. Ricalcando le impronte risalgo l’erto pendio, non privo di fatica. Così raggiugo la malga, dove effettuo la prima meritata sosta. Mille metri di dislivello è la quota finora percorsa, sono stanco ma soddisfatto, mi tolgo lo zaino, sedendomi all’esterno dell’edificio, con il volto rivolto a oriente, lasciando baciare dal sole. La struttura è chiusa dall’esterno, non offre nessun riparo per viandanti, e da questo mi scaturisce un’amara riflessione. Perché non tutte le malghe hanno un locale adibito a bivacco? Non dovrebbe essere una regola in montagna dare rifugio ai bisognosi in caso di intemperie? In caso di Bufera che cosa devo fare? Sfondare l’uscio? Cercherò nel tempo le risposte! Essendo un po’ affaticato decido di liberarmi provvisoriamente dello zaino, portando al seguito solo la sacca, adottando il già collaudato piano “Malfa”. Dentro di essa carico i ramponi, la mini borsa viveri e la “Picca”. Lascio lo zaino al riparo sotto il portico e riprendo il cammino verso la meta. La neve per effetto dei raggi solari comincia ad ammorbidirsi, i mie passi affondano, essa mi appare croccante, e già presagisco la fatica che devo affrontare. Poco sopra la malga passa una strada, dove è posto un cartello con indicazioni CAI per la cima del Crostis. Ma tutto intorno è ricoperto, le tracce del viandante proseguono lungo la strada a sinistra, io proseguo a destra in direzione Nord-Ovest intuendo il sentiero che scorre sotto il manto. L’incedere è faticoso, in alcuni tratti affondo fino alle ginocchia, mi mantengo al limite dell’ipotetico sentiero, sapendo che i solchi creati mi saranno utili per il ritorno. La stanchezza si fa sentire, a volte mi fermo, appoggiandomi sui bastoncini telescopici, procedo con la forza di volontà sperando che la progressione non diventi più impegnativa. La perseveranza come sempre viene premiata! Poco più avanti noto dei cespugli d’erba,segno che  il manto nevoso si assottiglia, svelando delle lunghe diagonali, si! E’ la mulattiera di guerra che mi porta in cima. Mi esalto:<< Vai Malfa>>! Caricato dal nuovo entusiasmo volo, in alcuni tratti abbandonando il sentiero innevato per risalire il pendio erboso, più ripido ma meno faticoso, fino a raggiungere la congiunzione di due mulattiere pochi metri sotto la massima elevazione, ma non è ancora finita! Ultimi metri ancora, ritrovo le orme del viandante solitario, stavolta armato di ciaspole. Ancora pochi metri e la visione di una croce (piccola e rustica) pone fine alle mie fatiche. Rallento il passo, già grave per gustarmi lo spettacolo. Lo immagino, so che mi aspettano le massime elevazioni del Friuli, Re Coglians, Regina Chianevate e parenti stretti! Come un giocatore di Poker sfila piano piano la carta vincente dal suo mazzo, io mi gusto piano piano il sorgere del sogno. Eccomi in cima, che meraviglia! Piango dalla gioia! Che, che…Non trovo le parole, sono immerso in un mare di bianco, sovrastato dall’azzurro, e le nuvole giocano nel cielo a creare disegni degni di un amante della fantasia! Solo il freddo mi tiene con i piedi per terra, cerco di creare con un grosso masso un piedistallo per la reflex, ma mi si ghiacciano le mani, faccio un po’ di foto, e vorrei proseguire a destra, no! a sinistra! Non vorrei fermarmi più! Che meraviglia! Che felicità! Momenti che non si possono condividere, penso alla libertà, e questa è “Libertà”, Magritte osserva il suo amico, penserà quanto sono ridicoli gli esseri umani! Oppure anch’esso subisce il fascino di toccare il cielo con un dito? Una vecchia cassetta contiene il libro di vetta, dopo averlo firmato ridiscendo per il percorso dell’andata, tenendomi dentro la giacca le mani gelate, ma il cuore pulsa e scalda il mio spirito! Raggiunta la malga, recupero lo zaino, mi siedo su un mezzo tronco d’albero che funge da panca. Consumando con il mio amico il meritato pasto, baciato dal sole, inaspettato regalo di questa avventura! Tra le riflessioni penso perché ho chiamato la montagna” La puttana della Neve”, dandomi una risposta! L’ho sempre snobbata, perché è di facile accesso, anch’essa mentre risalivo dal borgo mi stimolava a prendere la strada per arrivare subito al suo cuore, ma con me non funziona, anche se è puttana, la voglio conquistare! Voglio il suo cuore, la voglio sedurre, percorrendone il lati più misteriosi e faticosi, e scoprire la sua bellezza, fosse violata da pochi. Perché si sa, gli uomini preferiscono raggiungere il cuore senza preliminari, ma io, vecchio lupo di montagna voglio la sua anima, ed essa si è donata! Dopo mille metri di dislivello mi ha regalato un cielo azzurro, dei raggi di sole che mi hanno scaldato il cuore, e infine si è concessa, ma stavolta non per denaro, ma per amore! Indossato la zaino, con il mio vecchio amico si parte, ripercorrendo il sentiero dell’andata, di tanto girandomi a donare uno sguardo alla bella signora della neve!

Malfa.




























































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