Powered By Blogger

lunedì 4 gennaio 2016

 
Monte Avostanis- 2193 –Timau 2217.

Note tecniche.

Localizzazione: Alpi Carniche Centrali.

Avvicinamento:Tolmezzo- Valle del But-Paluzza- Cleulis- indicazioni per la foresta di Pramosio- Malga Pramosio.

Punto di Partenza:  Malga Pramosio

Dislivello complessivo: 905 m.

Distanza percorsa in Km: 9,5 km.

Quota minima partenza: 1520 m.

Quota massima raggiunta: 2217 m.

Condizioni Meteo: Eccellenti.

Segnavia: CAI 402.

Fonti d’acqua: Numerosi torrenti.

Difficoltà: Escursionistico

Attrezzature: Breve cavo sotto la cima di Timau.

Cartografia consigliata. Tabacco 09.

Data: 01 gennaio 2016.

Condizioni del sentiero: Bene segnato e marcato

 

Il vostro “Forestiero Nomade”. Malfa.

 
Relazione.

Primo giorno dell’anno con il sole, questo promettevano le previsioni meteo, e questo è stato! Meta prescelta per la gita in montagna il laghetto di Avostanis, sopra Casera Pramosio, l’ideale per sognare.

Passata la nottata del “Capodanno”, la mattina siamo pronti! La mia signora, il fido Magritte ed io, per affrontare la prima uscita dell’anno. Si arriva nei pressi di Timau, che è mattino inoltrato, un’auto ci precede lungo la strada forestale che porta alla malga di Pramosio. Si alza tanta di quella polvere che sembra di stare nel deserto, mai vista una simile situazione in montagna. Arrivati alla malga, dopo aver posteggiato l’auto, ci approntiamo per l’escursione. Il paesaggio circostante è brullo, presenti sparute chiazze di neve sui versanti settentrionali dei monti. Una leggera velatura di nuvole tinge il cielo azzurro, la temperatura è fresca, sopportabile e con il passare delle ore diventerà mite! Si parte, lungo la comoda forestale che dalla Malga porta al laghetto di Avostanis, passo lento e sguardi contemplativi, la magnificenza del luogo merita un religioso silenzio! Osservo le cime, leggendone sui fianchi i disegni, le mulattiere di guerra sono ancora evidenti dopo un secolo, interrompo il silenzio fischiettando dei motivetti degli alpini. Ne percepisco la presenza, ma non odo il rombo dei cannoni, né le mitragliatrici. E’ il primo dell’anno di cento anni fa, hanno interrotto i combattimenti, i soldati ridono, scherzano, si prendono in giro, malgrado la guerra c’è aria di festa. Qualcuno da lassù fa tintinnare i mestoli, il rancio è pronto, chi in ordine e chi in disordine corrono verso le marmitte, oggi doppia razione.

Questi miei pensieri silenziosi mi accompagnano lungo la non faticosa salita, guardo la mia signora sognante e il mio cane felice di correre nelle brune praterie!

Si arriva al laghetto di Avostanis, come immaginavo totalmente ghiacciato, con cautela superiamo il torrente di emissione, risalendo fino al ricovero della casera di Pramosio alta! Qui la mia consorte decide di fermarsi, chiedendo la compagnia di Magritte, che mal volentieri obbedisce! Estrapolo dallo zaino una nuova sacca, metto dentro lo stretto necessario (un pile e un paio di piume) e parto per la prima cima, monte Avostanis.

Davanti la casera parte un sentiero che aggirando la malga risale il pendio erboso, allontanandosi dal laghetto. Il paesaggio, passo dopo passo è sempre più affascinante. Incedo lentamente, preso a catturare gli attimi con la reflex. Il sentiero segue quello che rimane di una vecchia mulattiera di guerra, una serie di tornanti che in breve mi porta nell’ampia sella che collega il monte Avostanis con la creta del Timau. Un rudimentale piedistallo in metallo mi fa da cavalletto per un autoscatto, sullo sfondo il maestoso massiccio del Coglians non ancora innevato. Nel frattempo sopraggiungono dei giovani dalla piccola forcella del Timau, hanno un passo spedito, senza zaini, mi lascio superare.  Osservo questa bella gioventù, i loro sorrisi sparsi nel vento, baciati dal sole, mi fermo di proposito a fotografarli. Per un’istante sono spettatore di un sogno che non mi appartiene. Dall’ampia sella una traccia svolta a destra in direzione nord-est, risalendo l’erto e scosceso pendio erboso, che superando manufatti bellici della “Grande Guerra” (trinceramenti) raggiunge la massima elevazione. La cima è materializzata da una piccola croce in legno e un da un cilindro in metallo per il libro di vetta! Saluto la bella gioventù, inebriandomi dei loro sorrisi e del panorama. Tiro fuori dalla sacca le due piume (una d’aquila e l’altra di gabbiano), che ben rappresentano metaforicamente la mia dicotomia, il mio essere funambolo. Ammiro le cime circostanti, una lunga serie di foto, attimi di silenzio e mi avvio per l’altra meta (la creta del Timau), congedandomi dalla bella compagnia. La meta che mi appresto a scalare non era in programma, ma sto fisicamente bene, sono carico, e poi è lì davanti al mio orizzonte. Riguadagnata la sella mi avvio in direzione sud ovest, scendendo alcuni metri fino ad un esile crestina sormontata da un trinceramento con feritoie. Subito dopo affronto il tratto più delicato dell’escursione. L’esile traccia risale il versante settentrionale di un costone per roccette, e spostandosi a meridione procede per un esposta cengia, lambendo una caverna artificiale. La cengia mantenendosi aerea risale l’esposto pendio erboso superando un’affilata cresta con caverne artificiali (baraccamenti bellici), fino a portarsi in prossimità del cupolone sommitale. Dall’alto do uno sguardo al sottostante laghetto, scorgo in lontananza la mia compagna, sento abbaiare il fido.  Volto le spalle al lago e procedo verso la cima, ora la traccia si abbassa a meridione, congiungendosi con la mulattiera che sale direttamente dalla casera Pramosio. Ricordando il sentiero che feci anni fa, mi appresto a raggiungere la cima. Negli ultimi metri la mulattiera scavata nella roccia supera un tratto franato, (forse da dove è caduto giorni prima uno sfortunato escursionista)! Penso: << Non ti devi mai distrarre!>>. Affronto l’ultimo tratto, un cavo che attrezza un passaggio infido tra roccette (I grado). Finalmente raggiungo la cima, inerbita con la caratteristica croce, sembra un simbolo della pace. Il paesaggio cambia poco rispetto alla precedente cima, essendo di pochi metri più alta. Scorgo la targa in memoria di Davide Cattellan e i ricordi volano lontano. Lo sfortunato spirito solitario morto nei pressi di questa cima a causa di un incidente il 2 luglio del 2012. E il pensiero vola anche a Flavio Molinaro, ieri cercando informazioni sull’Avostanis nel web, mi sono imbattuto sulla suo blog, ho ammirato le sue foto. Il volto sorridente di un amico mai incontrato, di cui conservo alcune conversazioni, anche lui uno spirito libero! Chissà perché quando gli “Spiriti Liberi”, volano per l’ultima volta, lasciano un vuoto incolmabile, ciao Flavio, Ciao Davide. Dopo queste riflessioni lascio la cima dopo aver raccolto un sassolino, il più umile, il più insignificante, da portare con me, nel mio universo, dove tutte le cime sono riunite in un fazzoletto di terra.

Ripreso il calmino verso il laghetto di Avostanis, mi lascio accarezzare dal sole, sicuramente l’ultimo per un po’ di tempo, per comoda mulattiera mi avvicino alla meta, pensando a questo bellissimo inverno estivo! Abbandono la mulattiera per seguire una delle molteplici tracce che portano al catino sotto la parete di roccia che sovrasta il lago, fino a raggiungere il bordo ghiacciato di quest’ultimo. Chiamo la mia signora, invitandola a raggiungermi, e provo l’emozione di camminare sullo strato trasparente, è magico! Tutto intorno è la meraviglia del luogo, le due cime appena conquistate, la comitiva di giovani, curiosi a fotografare e dilettarsi! Ci spostiamo presso un tavolo attrezzato, mi siedo a consumare il pranzo, guardando la casera, e i giovani incontrati prima in cima che si apprestano dopo aver raccolto le vettovaglie a lasciare il sito. Il sole comincia a tramontare tingendo di rosso i monti, con calma, molta calma ci avviamo al rientro. Lasciandoci baciare dal sole, ora tiepido. Un ultimo sguardo ad un paesaggio estivo, che ora mentre scrivo  sarà sicuramente innevato, mantenendo tutta intatta la sua magia.

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa. 








































































Nessun commento:

Posta un commento