Anello delle creste
del Monte Palombino dalla Val Visdende.
Note tecniche.
Localizzazione: Dorsale Carnica Occidentale
Avvicinamento: Tolmezzo- Villa Santina-Ovaro-Rigolato- Sappada-
Val Visdende.
Punto di Partenza: Pra Marino 1290 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore.
Dislivello in salita: 1052 m.
Dislivello complessivo: 1052 m.
Distanza percorsa in Km: 18 km
Quota minima partenza: 1290 m.
Quota massima raggiunta: 2342 m.
Condizioni Meteo: Eccellenti
Segnavia: CAI-167-142-170
Fonti d’acqua: Abbondanza di ruscelli anche in alta quota-
Difficoltà: Escursionistico-Escursionistico per esperti il
tratto di traversata carnica fino alla ricongiunzione con la rotabile.
Attrezzature: Nessuna
Cartografia consigliata. Tabacco 01-017
Data: 05 novembre 2015
Condizioni del sentiero: Ottimo e ben segnato, il lato nord
coperto di neve e ghiaccio!
Periodo consigliato: maggio-ottobre.
Il vostro “Forestiero Nomade”.
Malfa.
La splendida
stagione estiva continua senza neve, essa mi stimola a fare esperienze anche invernali.
Ho grande fame di montagna, e “lassù qualcuno mi ama”! Voglia di un’escursione da lupo e in
solitaria, immerso nei silenzi della natura! Fino a venerdì non avevo ancora
deciso nessuna meta. Pensavo a un paio di monti sopra i 2500 metri, ma deciderò
strada facendo, quindi mi preparo un paio di itinerari. Sabato mattina partenza
come sempre alle prime ore del mattino, vago con l’auto nella notte profonda,
un cielo stellato mi coccola. Sto avvolto nel giaccone e mi scaldo con i sogni
ancora da realizzare. Fino a Tolmezzo i profili delle montagne sono invisibili,
mi inoltro nella Carnia, “il dado è tratto”, scelgo la Val Visdende tentando la
cima del Palombino. Ho preparato lo zaino per qualsiasi evenienza, sono carico
e pieno di entusiasmo. Superata Sappada percorro la statale 355, costeggiando
il Piave, fiume caro alla patria. Neve sui bordi della strada, avrà nevicato di
notte, all’imbocco per la Val Visnende ne prendo la rotabile, che mi porta fino
all’ampia distesa prativa di Prà Marino. Intuendo (scelta che si rivelerà
saggia) che il proseguo sulla forestale a causa della neve potrebbe essere
difficoltoso. Lascio l’auto nella località precedentemente citata. Allungando
il previsto percorso di tre chilometri. Zaino in spalle si parte, anche questa volta
in compagnia del fido Magritte. Il buongiorno si vede dal mattino, incrocio una
bellissima ragazza a spasso con il cane, in lontananza l’aurora accarezza il
monte Peralba. Fantasticando immagino lei come Diana che va a caccia, e sullo
sfondo spicca l’Olimpo, il monte degli Dei. Lasciando la mitologia, ritorno
alla realtà inoltrandomi lungo la strada forestale che parte dal prato a
settentrione, innevata e con tratti ghiacciati. Percorso lungo e monotono, raggiungo
dopo tre chilometri il bivio Ciadon (ampia segnaletica). Uno sguardo alla mappa,
l’istinto mi porta a scegliere quello a
sinistra, il sentiero con numerazione 167 che mi porterà sulla panoramica
cresta del Palombino. IL Percorso altro no è che una strada forestale che
ricalca la vecchia carrareccia bellica costruita allo scoppio della Grande
Guerra. Procede a occidente risalendo fino alla casera Londo, dove si possono
ammirare le sorgive del torrente omonimo. Dopo la casera il sentiero assume l’aspetto
di una mulattiera che risale il crestone erboso. Alla mia destra osservo le
pendici dei “Torrioni dei Longerin”. Questa visione da sola merita le fatiche
fin qui affrontate. Le guglie dolomitiche, di tanta bellezza, mi commuovono! Mutano
segno e forma con il progredire del cammino, sono inebriato, avvolto in un caleidoscopio
di emozioni. L’ultimo tratto prima di
raggiungere il passo del Palombino è un catino di ghiaie, ricoperto di neve
dove i piccolo rivoli son diventati lastre di ghiaccio, mi muovo con cautela raggiungendo
la cresta. Il Passo del Palombino è materializzato da un cartello con
indicazione. Dal sito lo sguardo volge alla valle del Digon, e al lontanissimo
monte Cavallino. Il versante occidentale della creta è innevato, confermandomi
di aver scelto bene nel salire la cresta dal versante meridionale. Il cartello
posto sul passo mi indica che la mia meta è a settentrione (sentiero CAI
numerato 142), mi avvio! Il sentiero traversa il versante occidentale della
cresta del Palombino, in alcuni tratti è labile, e spesso ricoperta di neve, il
mio incedere è lento, cauto, affondando gli scarponi e con piccoli passi, visto
che in alcuni tratti è ripido ed esposto. Superata una piccola forcella il
sentiero è sgombro da neve. Risalgo il ripido pendio e erboso per comoda
mulattiera, le energie sono agli sgoccioli, con una serie di lunghissime serpentine
raggiungo la cresta, materializzata da postazioni militari del “Primo conflitto
Mondiale. Sono stanchissimo, sicuramente quasi sicuramente a causa dell’abnorme
peso dello zaino e dal chilometraggio extra! Mi sentivo come un’auto di “Formula Uno” che
zizzaga per immettere nel motore le ultime gocce di carburante, per non rischiare
di fermarsi prima dell’arrivo. Toccata la quota 2352 metri, la massima
elevazione della cresta, decido con grande forza di volontà e approfittando del
tratto in lieve pendenza, di raggiungere la forcella del Palombino dove
prendere una decisione sul prosieguo. Superando numerosi manufatti bellici e un‘evidente
trincea raggiungo un cartello con segnavia. Nel frattempo avvisto sui ripidi
erbosi un grande esemplare di camoscio, che vaga in solitaria! Zaino a terra e finalmente
meritata pausa. Estrapolo dallo zaino i viveri, proiettando lo sguardo sul
meraviglioso paesaggio. La cima è lassù, scattando delle foto avevo scambiato
la croce di vetta con un escursionista, e amichevolmente lo salutavo sbracciando;
ma non capivo la sua indifferenza. Ero
incuriosito dal suo look, e che ridere, nel scoprire che salutavo la poco
appariscente croce di vetta! Ho pensato: <<Comincio ad avere le visioni,
ma ho bevuto solo Red Bull?!>>. Ripresomi dalla stanchezza, decido se
proseguire per la cima, in questo caso lascerei Magritte e zaino alla forcella,
portandomi al seguito solo la mini sacca con lo stretto necessario. Do un
‘occhiata all’orologio, mi convinco, vista la tarda ora a desistere dall’impresa.
Se fosse estate, sarei andato tranquillo,
ma fa buio presto e mi rimangono altre tre ore di luce. Zaino in spalle, raccogliendo
i cocci, a malincuore inizio il rientro. Un piccolo cartello, posto sul lato
orientale della forcella mi indica la direzione per casera Dignas, giù per il
ripido! Non ci sono tracce di sentiero, solo un ampio catino erboso, e per metà
ricoperto di neve. Istintivamente mi spingo alla fine di esso, dove noto dei
grossi macigni, e su alcuni di essi segni CAI. Il sentiero numerato 142 è un
tratto della” Traversata Carnica”, scende lungo il pendio erboso nel versante meridionale
del Palombino; costeggiando la sinistra di un secco impluvio. Radi i segni e
qualche piccolo ometto, mi guida più la conoscenza topografiche che le sparute
tracce. Verso quota 1900 m. quello che doveva essere e non fu (cioè il sentiero)
effettua un sterzata a sinistra, perdendosi in una prato innevato. La topografia
qui latita, mi affido al mio GPS a quattro zampe, alias Magritte! Lo chiamo, e
gli faccio una proposta da uomo a uomo, o come preferisce, da cane a cane! Se e
mi ritrova la traccia, gli offro: -una serata da trascorrere con la cagnetta
della vicina e una settimana di vedere in TV tutta la serie di cartoni animati
di Pluto della Disney. Il suo sguardo è titubante, ok! Metto nel piatto dell’offerta
anche un escursione da farsi sul suo monte preferito (il Cuar)! Magritte mi
porge la zampa, anch’io la mia, pardon la mano, e il patto è suggellato!
Magritte azionando il suo nasino direzionale(Tartufo) trova immediatamente la
traccia, fino a portarmi nel sentiero perduto, naturalmente ho aggiunto un
bonus all’offerta precedente (un servizio fotografico, è molto vanitoso)! Ora
il sentiero ben marcato e tracciato si inoltra nella selva montana, perdendo
rapidamente quota fino a sbucare sulla strada forestale. Uno sguardo alla
mappa, sono sulla carrareccia chiamata” Strada delle malghe, sentiero CAI 170,
che con alcune svolte, superando casera Dignas, mi porta fino al bivio Ciadon.
Raggiunto il bivio mi avvio con calma alla località Prà Marino per il sentiero dell’andata.
Le luci del tramonto tingono di rosso il lontano Peralba, mi rendo conto di
aver avuto un ottima intuizione nel rinviare la conquista della cima. Esco dalla
val Visdende che è buio pesto. Nella strada del rientro attraverso la cittadina
di Sappada illuminata a festa, l’atmosfera è natalizia, rientro con una dolce
stanchezza, con la gioia di un sogno vissuto, e con una gran voglia di
ritornare al più presto.
Il vostro
“Forestiero Nomade”
Malfa.
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