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lunedì 7 dicembre 2015

Anello delle creste del Palombino.

 
Anello delle creste del  Monte Palombino dalla Val Visdende.

Note tecniche.

Localizzazione: Dorsale Carnica Occidentale

Avvicinamento: Tolmezzo- Villa Santina-Ovaro-Rigolato- Sappada- Val Visdende.

Punto di Partenza: Pra Marino 1290 m.

Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore.

Dislivello in salita: 1052 m.

Dislivello complessivo: 1052 m.

Distanza percorsa in Km: 18 km

Quota minima partenza: 1290 m.

Quota massima raggiunta: 2342 m.

Condizioni Meteo: Eccellenti

Segnavia: CAI-167-142-170

Fonti d’acqua: Abbondanza di ruscelli anche in alta quota-

Difficoltà: Escursionistico-Escursionistico per esperti il tratto di traversata carnica fino alla ricongiunzione con la rotabile.

Attrezzature: Nessuna

Cartografia consigliata. Tabacco 01-017

Data: 05 novembre 2015

Condizioni del sentiero: Ottimo e ben segnato, il lato nord coperto di neve e ghiaccio!

Periodo consigliato: maggio-ottobre.

 

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.

 
La splendida stagione estiva continua senza neve, essa mi stimola a fare esperienze anche invernali. Ho grande fame di montagna, e “lassù qualcuno mi ama”!  Voglia di un’escursione da lupo e in solitaria, immerso nei silenzi della natura! Fino a venerdì non avevo ancora deciso nessuna meta. Pensavo a un paio di monti sopra i 2500 metri, ma deciderò strada facendo, quindi mi preparo un paio di itinerari. Sabato mattina partenza come sempre alle prime ore del mattino, vago con l’auto nella notte profonda, un cielo stellato mi coccola. Sto avvolto nel giaccone e mi scaldo con i sogni ancora da realizzare. Fino a Tolmezzo i profili delle montagne sono invisibili, mi inoltro nella Carnia, “il dado è tratto”, scelgo la Val Visdende tentando la cima del Palombino. Ho preparato lo zaino per qualsiasi evenienza, sono carico e pieno di entusiasmo. Superata Sappada percorro la statale 355, costeggiando il Piave, fiume caro alla patria. Neve sui bordi della strada, avrà nevicato di notte, all’imbocco per la Val Visnende ne prendo la rotabile, che mi porta fino all’ampia distesa prativa di Prà Marino. Intuendo (scelta che si rivelerà saggia) che il proseguo sulla forestale a causa della neve potrebbe essere difficoltoso. Lascio l’auto nella località precedentemente citata. Allungando il previsto percorso di tre chilometri. Zaino in spalle si parte, anche questa volta in compagnia del fido Magritte. Il buongiorno si vede dal mattino, incrocio una bellissima ragazza a spasso con il cane, in lontananza l’aurora accarezza il monte Peralba. Fantasticando immagino lei come Diana che va a caccia, e sullo sfondo spicca l’Olimpo, il monte degli Dei. Lasciando la mitologia, ritorno alla realtà inoltrandomi lungo la strada forestale che parte dal prato a settentrione, innevata e con tratti ghiacciati. Percorso lungo e monotono, raggiungo dopo tre chilometri il bivio Ciadon (ampia segnaletica). Uno sguardo alla mappa, l’istinto mi porta a scegliere  quello a sinistra, il sentiero con numerazione 167 che mi porterà sulla panoramica cresta del Palombino. IL Percorso altro no è che una strada forestale che ricalca la vecchia carrareccia bellica costruita allo scoppio della Grande Guerra. Procede a occidente risalendo fino alla casera Londo, dove si possono ammirare le sorgive del torrente omonimo. Dopo la casera il sentiero assume l’aspetto di una mulattiera che risale il crestone erboso. Alla mia destra osservo le pendici dei “Torrioni dei Longerin”. Questa visione da sola merita le fatiche fin qui affrontate. Le guglie dolomitiche, di tanta bellezza, mi commuovono! Mutano segno e forma con il progredire del cammino, sono inebriato, avvolto in un caleidoscopio di emozioni.  L’ultimo tratto prima di raggiungere il passo del Palombino è un catino di ghiaie, ricoperto di neve dove i piccolo rivoli son diventati lastre di ghiaccio, mi muovo con cautela raggiungendo la cresta. Il Passo del Palombino è materializzato da un cartello con indicazione. Dal sito lo sguardo volge alla valle del Digon, e al lontanissimo monte Cavallino. Il versante occidentale della creta è innevato, confermandomi di aver scelto bene nel salire la cresta dal versante meridionale. Il cartello posto sul passo mi indica che la mia meta è a settentrione (sentiero CAI numerato 142), mi avvio! Il sentiero traversa il versante occidentale della cresta del Palombino, in alcuni tratti è labile, e spesso ricoperta di neve, il mio incedere è lento, cauto, affondando gli scarponi e con piccoli passi, visto che in alcuni tratti è ripido ed esposto. Superata una piccola forcella il sentiero è sgombro da neve. Risalgo il ripido pendio e erboso per comoda mulattiera, le energie sono agli sgoccioli, con una serie di lunghissime serpentine raggiungo la cresta, materializzata da postazioni militari del “Primo conflitto Mondiale. Sono stanchissimo, sicuramente quasi sicuramente a causa dell’abnorme peso dello zaino e dal chilometraggio extra!  Mi sentivo come un’auto di “Formula Uno” che zizzaga per immettere nel motore le ultime gocce di carburante, per non rischiare di fermarsi prima dell’arrivo. Toccata la quota 2352 metri, la massima elevazione della cresta, decido con grande forza di volontà e approfittando del tratto in lieve pendenza, di raggiungere la forcella del Palombino dove prendere una decisione sul prosieguo. Superando numerosi manufatti bellici e un‘evidente trincea raggiungo un cartello con segnavia. Nel frattempo avvisto sui ripidi erbosi un grande esemplare di camoscio,  che vaga in solitaria! Zaino a terra e finalmente meritata pausa. Estrapolo dallo zaino i viveri, proiettando lo sguardo sul meraviglioso paesaggio. La cima è lassù, scattando delle foto avevo scambiato la croce di vetta con un escursionista, e amichevolmente lo salutavo sbracciando; ma non capivo  la sua indifferenza. Ero incuriosito dal suo look, e che ridere, nel scoprire che salutavo la poco appariscente croce di vetta! Ho pensato: <<Comincio ad avere le visioni, ma ho bevuto solo Red Bull?!>>. Ripresomi dalla stanchezza, decido se proseguire per la cima, in questo caso lascerei Magritte e zaino alla forcella, portandomi al seguito solo la mini sacca con lo stretto necessario. Do un ‘occhiata all’orologio, mi convinco, vista la tarda ora a desistere dall’impresa. Se fosse   estate, sarei andato tranquillo, ma fa buio presto e mi rimangono altre tre ore di luce. Zaino in spalle, raccogliendo i cocci, a malincuore inizio il rientro. Un piccolo cartello, posto sul lato orientale della forcella mi indica la direzione per casera Dignas, giù per il ripido! Non ci sono tracce di sentiero, solo un ampio catino erboso, e per metà ricoperto di neve. Istintivamente mi spingo alla fine di esso, dove noto dei grossi macigni, e su alcuni di essi segni CAI. Il sentiero numerato 142 è un tratto della” Traversata Carnica”, scende lungo il pendio erboso nel versante meridionale del Palombino; costeggiando la sinistra di un secco impluvio. Radi i segni e qualche piccolo ometto, mi guida più la conoscenza topografiche che le sparute tracce. Verso quota 1900 m. quello che doveva essere e non fu (cioè il sentiero) effettua un sterzata a sinistra, perdendosi in una prato innevato. La topografia qui latita, mi affido al mio GPS a quattro zampe, alias Magritte! Lo chiamo, e gli faccio una proposta da uomo a uomo, o come preferisce, da cane a cane! Se e mi ritrova la traccia, gli offro: -una serata da trascorrere con la cagnetta della vicina e una settimana di vedere in TV tutta la serie di cartoni animati di Pluto della Disney. Il suo sguardo è titubante, ok! Metto nel piatto dell’offerta anche un escursione da farsi sul suo monte preferito (il Cuar)! Magritte mi porge la zampa, anch’io la mia, pardon la mano, e il patto è suggellato! Magritte azionando il suo nasino direzionale(Tartufo) trova immediatamente la traccia, fino a portarmi nel sentiero perduto, naturalmente ho aggiunto un bonus all’offerta precedente (un servizio fotografico, è molto vanitoso)! Ora il sentiero ben marcato e tracciato si inoltra nella selva montana, perdendo rapidamente quota fino a sbucare sulla strada forestale. Uno sguardo alla mappa, sono sulla carrareccia chiamata” Strada delle malghe, sentiero CAI 170, che con alcune svolte, superando casera Dignas, mi porta fino al bivio Ciadon. Raggiunto il bivio mi avvio con calma  alla località Prà Marino per il sentiero dell’andata. Le luci del tramonto tingono di rosso il lontano Peralba, mi rendo conto di aver avuto un ottima intuizione nel rinviare la conquista della cima. Esco dalla val Visdende che è buio pesto. Nella strada del rientro attraverso la cittadina di Sappada illuminata a festa, l’atmosfera è natalizia, rientro con una dolce stanchezza, con la gioia di un sogno vissuto, e con una gran voglia di ritornare al più presto.

Il vostro “Forestiero Nomade”

Malfa.

 

 




















































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