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giovedì 17 dicembre 2015

Dai piani di Prà Marino
 
Monte Palombino dalla Val Visdende

Note tecniche.

Localizzazione: Dorsale Carnica Occidentale

Avvicinamento: Tolmezzo- Villa Santina-Ovaro-Rigolato- Sappada- Val Visdende.

Punto di Partenza: Pra Marino 1290 m.

Tempi di marcia escludendo le soste: 6 ore.

Dislivello in salita: 1310 m.

Dislivello complessivo: 1310 m.

Distanza percorsa in Km: 18 km

Quota minima partenza: 1290 m.

Quota massima raggiunta: 2600 m.

Condizioni Meteo: Eccellenti

Segnavia: CAI-142-170

Fonti d’acqua: Abbondanza di ruscelli anche in alta quota-

Difficoltà: Escursionistico-Escursionistico per esperti il tratto di traversata carnica fino alla ricongiunzione con la rotabile.

Attrezzature: Nessuna

Cartografia consigliata. Tabacco 01-017

Data: 12 dicembre 2015

Condizioni del sentiero: Ottimo e ben segnato, il lato nord coperto di neve e ghiaccio!

Periodo consigliato: maggio-ottobre.

 

Il vostro “Forestiero Nomade”.

Malfa.

 

 

Carrareccia
 
Relazione.

Cima Palombino desideravo e cima Palombino è stata! Grazie a questo inverno così generoso, le escursioni progettate per la stagione estiva sono diventate invernali, di settimana in settimana ho realizzato splendidi sogni.

La signora montagna si concede agli escursionisti solitari, apre il suo scrigno donandoci splendidi paesaggi. Ti chiama, e conquistata su una cima ti bisbiglia dolcemente:<<Ehi! Forestiero! Non prendere impegni la prossima settimana, ti aspetto, ancora sarò tua!>> A questo pensiero, passi tutta la settimana a cercare il luogo dell’appuntamento. A volte gioca, non concedendosi del tutto, rimandando a un altro dì il fatato incontro, altre volte ti si abbandona, deliziandoti oltre le più fantastiche previsioni. Dopo il sublime sogno delle” Crode dei Longerin” non volevo svegliarmi, magia, allo stato puro, è stato durissimo ritornare al quotidiano, con le immagini dell’escursione vividamente impresse, egoisticamente speravo nel cattivo tempo per cullarmi di dolci ricordi. Ma il bel tempo continua a imperare sovrano, e una altra cima mi reclama! La scelta cade sul monte Palombino (2600 metri di quota) che si è negato alla mia conquista per miei sopraggiunti limiti fisici e di tempo, tutto questo una settimana prima. Stavolta ho deciso di partire un‘ora prima del previsto, due ore di strada mi aspettano prima dell’arrivo nella Val Visdende. Durante il tragitto ho sonno, sbadiglio continuamente, le luci delle auto che mi precedono hanno un effetto ipnotico, non mi aiutano a mantenermi sveglio. Penso al letto caldo lasciato per una roccia fredda. Giunto in prossimità di Forni di Avoltri assisto al risveglio del giorno, la bellissima aurora mi dà la scorsa, pochi chilometri ancora ed eccomi all’imbocco per la Val Visdende. Preceduto lungo la rotabile da un’astronave, pardon da un automezzo spazzaneve, che procede lentamente illuminato dalle mille luci!  Superato il camion spaziale giungo nel piano di Prà Marino, poco dopo la Locanda Alpina, quota 1290 metri. Ad oriente il maestoso e vecchio amico Peralba mi dà il bentornato, la temperatura è scesa sotto lo zero. Zaino in spalle, si parte!

Vengo superato da un escursionista con berretto nero di lana, giacca a vento rossa, pantaloni nero-grigio, barbetta, brizzolato, e un cane al seguito, cavolo! :<< Sono io!>> No, sicuramente è il mio clone. Con lo spirito solitario, nomade, forestiero, ci siamo salutati, i cani si son ringhiati! Scusati a vicenda, ma di cosa poi? Di essere liberi per un giorno? Di vagare in un sogno? In un’avventura, sperando che abbia un lieto fine? Il mondo è pieno di sentieri, basta percorrerli e incontrarsi in un qualsiasi punto di essi, in fondo la montagna non è la metafora della vita? O la vita è copia mal riuscita della” Montagna”?

Mi avvio lungo la strada forestale, vado spedito avendola percorsa la settimana precedente!  Arrivato al bivio Ciadon, svolto a destra per la “strada delle malghe”, seguendo la carrareccia (sentiero CAI 170), dopo pochi tornanti sono sotto la casera Dignas, (Malga adibita ad agriturismo). Chiusa per la stagione invernale, ne osservo le strutture, e penso al tempo remoto. Riprendo il cammino, verso la forcella Dignas, raggiunta quota 1780 sulla sinistra della strada forestale inizia il sentiero che fa parte della “Traversata Carnica”. Esso si inoltra nel bosco di conifere, con una serie di piccoli tornati guadagna velocemente quota fino a sbucare nel ripido pendio erboso   placche rocciose del monte Palombino. In lontananza le guglie dei Longerin somigliano ad una cattedrale gotica, il mio recente sogno, ancora vivo nella mente! Il sentiero con radi segni e sparuti ometti risale l’erto e faticoso pendio, in direzione forcella del Palombino. Questo è il tratto più faticoso dell’intera escursione, la direzione è intuitiva, proseguo zizzagando per i tratti più agevoli, il peso dello zaino comincia a farsi sentire. Dopo aver superato dei grossi macigni, raggiungo il catino erboso poco sotto il Passo del Palombino. Un cartello posto sulla forcella (prosecuzione della cresta del Palombino) mi indica che la vetta è vicina. Nel passo del palombino effettuo una breve sosta. La bellissima giornata invernale, mi ha donato un cielo azzurro leggermente velato. Ora l’azzurro è terso, deliziandomi con i primi raggi solari liberati dai veli. Mi appresto per il tratto finale (la vetta), lasciando lo zaino pochi metri avanti in un anfratto, portando al seguito l’amico Magritte e una piccola sacca con stretto necessario. Dal passo il sentiero che prosegue per la cima assume la denominazione 142. Il primo tratto della traccia è una lunga diagonale che con leggera pendenza taglia il ripido ed erboso versante meridionale del monte Palombino. Raggiunto un secco impluvio lo risale con una lunga serie di breve tornanti fino a raggiungere un breve tratto roccioso, che si supero per piccole cenge, portandomi sul filo di cresta. La cresta è solcata da un lunghissimo e aereo sentiero che la percorre longitudinalmente, una piccola forcella si affaccia sui baratri settentrionali, ancora innevati. Proseguo a occidente superando resti di fortificazioni belliche, fino a incontrare il sentiero numero 160 proveniente dal Cadin di Vallona. Ultimi metri e sono sotto il cupoletta sommitale, percorro le ultime roccette, avvistando la piccola croce spartana posta sulla cima italiana (quota 2600 m.) e poco più bassa  sullo sperone roccioso l’appariscente croce austriaca. Finalmente sono in vetta, mi guardo intorno, incantato dalla magnifica visione, A occidente la catena montuosa più vicina composta dalla Cima Vallona, la cresta della Pitturina (prossime mete), e dal lontano il monte Cavallino. Questa parte di Carnia la sento sempre più mia. Un ometto corposo mi fa da Cavalletto per degli autoscatti. Un sentiero scavato nella roccia mi collega alla croce posta più in basso, non capisco il senso, perché due croci? Alla base del ’esagerata croce austriaca è posto un  cubo in cemento con incorporata la cassetta porta libro di vetta.Ma che senso ha mettere una croce sul punto più basso? Ho trovato questo di cattivo gusto, quindi decido di   snobbare la croce austriaca, godendomi il Palombino dal suo pulpito più alto. Bello, bello, bello! Fantastico! Giro e mi rigiro nel piccolo fazzoletto di vetta, no riesco a stare fermo, impaziente di fotografare e  memorizzare tutto quello che posso. Il meteo mi è clemente, ma il tempo scorre inesorabilmente. Giunta la fatidica ora (il rientro) si ridiscende, con cautela. Recupero lo zaino, effettuando la sosta sul Passo del Palombino. Con il corpo rivolto al sole mi sdraio sul prato, consumando insieme all’amico il lauto e meritato pasto! Osservo a meridione le Crode dei Longerin, il sole mi accarezza il viso, vorrei fermare il tempo, “vorrei” è solo il condizionale, devo rientrare, “devo” è il presente, la triste realtà. Ripasso il sentiero del ritorno con la leggerezza di chi cammina senza anima, avendola lasciata sulla cima, accanto alla croce spartana. Una croce latina creata con due tubi di alluminio e legata con fili di plastica, accanto ad essa un ometto di pietre, una penna di gabbiano, e un cuore di lupo. La tristezza di chi sa di rientrare in prigione, la vita quotidiana.

Il vostro “forestiero nomade”

Malfa.

 


Malga Dignas


Malga Dignas


Stalle presso Malga Dignas




Monte Schiaron visto dal lato Nord

TRATTO DEL PENDIO ERBOSO

Crode dei Longerin

Salendo verso il Passo del Palombino.



Torrioni dei Longerin


Passo del Palombino

Dal sentiero 142 vista sui torrioni dei Longerin

Lungo la salita al Monte Palombino.


Lungo la salita al Monte Palombino.


Lungo la salita al Monte Palombino.

Lungo la salita al Monte Palombino.
Lungo la salita al Monte Palombino.

Cresta del Palombino

Galleria artificiale bellica

La cresta che precede la cima

Il sentiero di cresta

Poco sotto la cima

In vista della cima

La cima italiana

La cima Austriaca più bassa di quella italiana





Vista sulla cresta della Pitturina e il Monte Cavallino.


















Monte Peralba

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