Dai piani di Prà Marino |
Monte Palombino dalla
Val Visdende
Note tecniche.
Localizzazione: Dorsale Carnica Occidentale
Avvicinamento: Tolmezzo- Villa Santina-Ovaro-Rigolato- Sappada-
Val Visdende.
Punto di Partenza: Pra Marino 1290 m.
Tempi di marcia escludendo le soste: 6 ore.
Dislivello in salita: 1310 m.
Dislivello complessivo: 1310 m.
Distanza percorsa in Km: 18 km
Quota minima partenza: 1290 m.
Quota massima raggiunta: 2600 m.
Condizioni Meteo: Eccellenti
Segnavia: CAI-142-170
Fonti d’acqua: Abbondanza di ruscelli anche in alta quota-
Difficoltà: Escursionistico-Escursionistico per esperti il
tratto di traversata carnica fino alla ricongiunzione con la rotabile.
Attrezzature: Nessuna
Cartografia consigliata. Tabacco 01-017
Data: 12 dicembre 2015
Condizioni del sentiero: Ottimo e ben segnato, il lato nord
coperto di neve e ghiaccio!
Periodo consigliato: maggio-ottobre.
Il vostro “Forestiero Nomade”.
Malfa.
Carrareccia |
Relazione.
Cima
Palombino desideravo e cima Palombino è stata! Grazie a questo inverno così
generoso, le escursioni progettate per la stagione estiva sono diventate
invernali, di settimana in settimana ho realizzato splendidi sogni.
La signora
montagna si concede agli escursionisti solitari, apre il suo scrigno donandoci
splendidi paesaggi. Ti chiama, e conquistata su una cima ti bisbiglia
dolcemente:<<Ehi! Forestiero! Non prendere impegni la prossima settimana,
ti aspetto, ancora sarò tua!>> A questo pensiero, passi tutta la
settimana a cercare il luogo dell’appuntamento. A volte gioca, non concedendosi
del tutto, rimandando a un altro dì il fatato incontro, altre volte ti si
abbandona, deliziandoti oltre le più fantastiche previsioni. Dopo il sublime
sogno delle” Crode dei Longerin” non volevo svegliarmi, magia, allo stato puro,
è stato durissimo ritornare al quotidiano, con le immagini dell’escursione
vividamente impresse, egoisticamente speravo nel cattivo tempo per cullarmi di
dolci ricordi. Ma il bel tempo continua a imperare sovrano, e una altra cima mi
reclama! La scelta cade sul monte Palombino (2600 metri di quota) che si è negato
alla mia conquista per miei sopraggiunti limiti fisici e di tempo, tutto questo
una settimana prima. Stavolta ho deciso di partire un‘ora prima del previsto, due
ore di strada mi aspettano prima dell’arrivo nella Val Visdende. Durante il
tragitto ho sonno, sbadiglio continuamente, le luci delle auto che mi precedono
hanno un effetto ipnotico, non mi aiutano a mantenermi sveglio. Penso al letto
caldo lasciato per una roccia fredda. Giunto in prossimità di Forni di Avoltri assisto
al risveglio del giorno, la bellissima aurora mi dà la scorsa, pochi chilometri
ancora ed eccomi all’imbocco per la Val Visdende. Preceduto lungo la rotabile
da un’astronave, pardon da un automezzo spazzaneve, che procede lentamente
illuminato dalle mille luci! Superato il
camion spaziale giungo nel piano di Prà Marino, poco dopo la Locanda Alpina,
quota 1290 metri. Ad oriente il maestoso e vecchio amico Peralba mi dà il
bentornato, la temperatura è scesa sotto lo zero. Zaino in spalle, si parte!
Vengo
superato da un escursionista con berretto nero di lana, giacca a vento rossa,
pantaloni nero-grigio, barbetta, brizzolato, e un cane al seguito, cavolo!
:<< Sono io!>> No, sicuramente è il mio clone. Con lo spirito
solitario, nomade, forestiero, ci siamo salutati, i cani si son ringhiati!
Scusati a vicenda, ma di cosa poi? Di essere liberi per un giorno? Di vagare in
un sogno? In un’avventura, sperando che abbia un lieto fine? Il mondo è pieno
di sentieri, basta percorrerli e incontrarsi in un qualsiasi punto di essi, in
fondo la montagna non è la metafora della vita? O la vita è copia mal riuscita della”
Montagna”?
Mi avvio
lungo la strada forestale, vado spedito avendola percorsa la settimana
precedente! Arrivato al bivio Ciadon, svolto
a destra per la “strada delle malghe”, seguendo la carrareccia (sentiero CAI
170), dopo pochi tornanti sono sotto la casera Dignas, (Malga adibita ad agriturismo).
Chiusa per la stagione invernale, ne osservo le strutture, e penso al tempo
remoto. Riprendo il cammino, verso la forcella Dignas, raggiunta quota 1780
sulla sinistra della strada forestale inizia il sentiero che fa parte della
“Traversata Carnica”. Esso si inoltra nel bosco di conifere, con una serie di
piccoli tornati guadagna velocemente quota fino a sbucare nel ripido pendio
erboso placche rocciose del monte Palombino. In
lontananza le guglie dei Longerin somigliano ad una cattedrale gotica, il mio recente
sogno, ancora vivo nella mente! Il sentiero con radi segni e sparuti ometti risale
l’erto e faticoso pendio, in direzione forcella del Palombino. Questo è il
tratto più faticoso dell’intera escursione, la direzione è intuitiva, proseguo
zizzagando per i tratti più agevoli, il peso dello zaino comincia a farsi sentire.
Dopo aver superato dei grossi macigni, raggiungo il catino erboso poco sotto il
Passo del Palombino. Un cartello posto sulla forcella (prosecuzione della
cresta del Palombino) mi indica che la vetta è vicina. Nel passo del palombino
effettuo una breve sosta. La bellissima giornata invernale, mi ha donato un cielo
azzurro leggermente velato. Ora l’azzurro è terso, deliziandomi con i primi
raggi solari liberati dai veli. Mi appresto per il tratto finale (la vetta),
lasciando lo zaino pochi metri avanti in un anfratto, portando al seguito l’amico
Magritte e una piccola sacca con stretto necessario. Dal passo il sentiero che
prosegue per la cima assume la denominazione 142. Il primo tratto della traccia
è una lunga diagonale che con leggera pendenza taglia il ripido ed erboso versante
meridionale del monte Palombino. Raggiunto un secco impluvio lo risale con una
lunga serie di breve tornanti fino a raggiungere un breve tratto roccioso, che si
supero per piccole cenge, portandomi sul filo di cresta. La cresta è solcata da
un lunghissimo e aereo sentiero che la percorre longitudinalmente, una piccola
forcella si affaccia sui baratri settentrionali, ancora innevati. Proseguo a
occidente superando resti di fortificazioni belliche, fino a incontrare il
sentiero numero 160 proveniente dal Cadin di Vallona. Ultimi metri e sono sotto
il cupoletta sommitale, percorro le ultime roccette, avvistando la piccola
croce spartana posta sulla cima italiana (quota 2600 m.) e poco più bassa sullo sperone roccioso l’appariscente croce
austriaca. Finalmente sono in vetta, mi guardo intorno, incantato dalla
magnifica visione, A occidente la catena montuosa più vicina composta dalla
Cima Vallona, la cresta della Pitturina (prossime mete), e dal lontano il monte
Cavallino. Questa parte di Carnia la sento sempre più mia. Un ometto corposo mi
fa da Cavalletto per degli autoscatti. Un sentiero scavato nella roccia mi
collega alla croce posta più in basso, non capisco il senso, perché due croci?
Alla base del ’esagerata croce austriaca è posto un cubo in cemento con incorporata la cassetta porta
libro di vetta.Ma che senso ha mettere una croce sul punto più basso? Ho
trovato questo di cattivo gusto, quindi decido di snobbare la croce austriaca, godendomi il
Palombino dal suo pulpito più alto. Bello, bello, bello! Fantastico! Giro e mi
rigiro nel piccolo fazzoletto di vetta, no riesco a stare fermo, impaziente di
fotografare e memorizzare tutto quello
che posso. Il meteo mi è clemente, ma il tempo scorre inesorabilmente. Giunta la
fatidica ora (il rientro) si ridiscende, con cautela. Recupero lo zaino,
effettuando la sosta sul Passo del Palombino. Con il corpo rivolto al sole mi
sdraio sul prato, consumando insieme all’amico il lauto e meritato pasto!
Osservo a meridione le Crode dei Longerin, il sole mi accarezza il viso, vorrei
fermare il tempo, “vorrei” è solo il condizionale, devo rientrare, “devo” è il
presente, la triste realtà. Ripasso il sentiero del ritorno con la leggerezza
di chi cammina senza anima, avendola lasciata sulla cima, accanto alla croce
spartana. Una croce latina creata con due tubi di alluminio e legata con fili
di plastica, accanto ad essa un ometto di pietre, una penna di gabbiano, e un
cuore di lupo. La tristezza di chi sa di rientrare in prigione, la vita
quotidiana.
Il vostro “forestiero
nomade”
Malfa.
Malga Dignas |
Malga Dignas |
Stalle presso Malga Dignas |
Monte Schiaron visto dal lato Nord |
TRATTO DEL PENDIO ERBOSO |
Crode dei Longerin |
Salendo verso il Passo del Palombino. |
Torrioni dei Longerin |
Passo del Palombino |
Dal sentiero 142 vista sui torrioni dei Longerin |
Lungo la salita al Monte Palombino. |
Lungo la salita al Monte Palombino. |
Lungo la salita al Monte Palombino. |
Lungo la salita al Monte Palombino.
Lungo la salita al Monte Palombino. |
Cresta del Palombino |
Galleria artificiale bellica |
La cresta che precede la cima |
Il sentiero di cresta |
Poco sotto la cima |
In vista della cima |
La cima italiana |
La cima Austriaca più bassa di quella italiana |
Vista sulla cresta della Pitturina e il Monte Cavallino. |
Monte Peralba |
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