Powered By Blogger

martedì 2 settembre 2025

Monte Jouf da Pala Barzana


Monte Jouf da Pala Barzana

 

Localizzazione:  Prealpi Carniche

 

Avvicinamento: Lestans- Maniago- rotabile per la Val Colvera-Poffabro- rotabile che conduce a Pala Barzana-Pala Barzana (ampio parcheggio).

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia

 

Provincia di: PN

.

Dislivello ascensione: 383 m.

 

Dislivello complessivo: 400 m.


Distanza percorsa in Km: 8,61


Quota minima partenza: m.840 m.

 

Quota massima raggiunta: 1212 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 3,5 ore

In: coppia con Klimt.

 

Tipologia Escursione: paesaggistica naturalistica

 

Difficoltà: escursionistica

 

Tipologia sentiero o cammino: Strada forestale in ascesa, in discesa sentiero C.A.I

 

 

Ferrata-

 

Segnavia: CAI 983

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

 

Difficoltà di orientamento: nessuna

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: si

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: si, un’enciclopedia direi ma tutti pieni di firme, andrebbero sostituiti visto che è una vetta molto frequentata.

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati:

 

Periodo consigliato:  per l’ascesa tutto l’anno, per il sentiero e il versante preso in discesa dalla primavera all’autunno e con terreno asciuto visto la ripidezza e la leggera esposizione di alcuni tratti

 

Da evitare da farsi in:  con terreno bagnato o gelato

 

Dedicata a: a chi ama andare su una cima panoramica da dove poter ammirare la magnificenza della Cresta del Raut.

 

Condizioni del sentiero: ben marcato e segnato

 



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: 31 agosto 2025

 

Data di pubblicazione della relazione: 02 settembre ’25

 


Malfa & Klimt.

 

Relazione:

Dopo tre anni, ritorno sulla cima del Monte Jouf, la bella montagna che domina e protegge la cittadina di Maniago, elevazione posta tra la pianura e la meravigliosa cresta del Raut, un monte che ha una storia antichissima, dai fossili che ci riportano ai primordi della vita al castello e gli stavoli che ci rammentano una civiltà montana posta di diritto come protagonista della storia. Per più di sei lustri mentre mi recavo al lavoro, ogni mattino scrutavo l’orizzonte e mi perdevo nel fantasticare nuove ascensioni, Lo Jouf  è la vetta che più ho osservato in vita mia, visto che dalla finestra del mio ufficio era il primo monte assieme alla vetta del Raut che notavo, naturalmente oltre al monte Fara e alla catena montuosa di Pala d’Altei, e quindi  è venuto il momento di fare un ripasso. La prima ascensione la effettuai venti anni fa, come la seconda sedici anni dopo assieme al compianto Magritte, ed entrambi dalla cittadina di Maniago, passando per il bel castello e seguendo i ripidi sentieri, sempre giri tosti ad anello, rientrando da Maniago libero dopo aver raggiunto Forcella Crous. Stavolta parto da un altro luogo mitico, Pala Barzana , la meravigliosa e solare forcella, l’anticamera per antonomasia al Raut, e l’avvicinamento non è da meno, visto che risalgo con la rotabile tutta la Val Colvera, passando per Poffabro, il più bel borgo d’Italia, e di questo non ho assolutamente nessun dubbio. Un viaggio fantastico in auto dentro lo scrigno da favola posto al di là dei primi monti della pianura Friulana. Giungo a Pala Barzana incantato, con gli occhi che sprizzano felicità, e la bella giornata dipinta dal cielo azzurro fa il resto.  Nella località scelta come partenza trovo numerose auto, qualcuno sarà sul sentiero che mi appresto a fare, ossia la strada forestale di servizio alla Malga Jouf , una carrareccia che addirittura non figura nelle mie vecchie mappe IGM. Una volta pronto partiamo, sì plurale,  come sempre ultimamente siamo in due , io e Klimt, il mio fedele e dispettoso amico a quattro zampe. La giornata è fresca, mi fermo subito, e indosso un pile, sarà utile durante l’ascesa visto che è quasi tutta sul versante nord. Degli escursionisti arrivano nel frattempo, la loro meta è il Raut, penso e conoscendo il monte, che sono arrivati un po’ tardi ( sono le 09.00 del mattino), anche perché le classiche nube di Fantozzi sono già partite per dominare le vette più alte. Stavolta si parte sul serio, e inizio il lungo, comodo e sinuoso percorso che mi porta in vetta allo Jouf. Durante l’ascesa incontro in discesa molti escursionisti con cani al seguito (Klimt apprezza) e tanti amanti della Mount Bike, e visto che sono in discesa volano come bolidi di Formula Uno in pista. Ma le immagini più belle sono gli squarci panoramici sulla cresta del Raut dove posso ammirare il regale monte Raut e la sua cresta che discende verso il monte Rodolino.  A centro della visione il Clap del Paradac e il Monte Ortat dal versante orientale sono maestosi, paiono inviolabili, monti per palati fini. Altre immagini panoramiche mi rimandano ai colli, ma il più bel panorama lo ammiro appena raggiungo gli inerbiti colli sommitali. Dalla vetta all’infinito centinaia di montagne sono sparse come stelle nella volta celeste, rimango estasiato, e mi sdraio sull’umido prato a contemplare con lo sguardo questo gran dono, questa è l’immagine più bella che dona il monte, più della cima che raggiungerò dopo, un colpo d’occhio davvero spettacolare dopo appena trecento metri di dislivello. Le nubi dispettose hanno coperto nel frattempo la vetta del Raut e si apprestano a fare lo stesso con lo Jouf. Ancora una sessantina di metri di dislivello tra i morbidi prati e raggiungo la vetta. Poco sotto la cima incontro per la seconda volta un mio ex collega, ancora in servizio, è un tipo tosto, malgrado abbia quasi la mia età ha circumnavigato lo Jouf  già due volte, e tutto di corsa con solo due borracce al seguito. È un piacere fermarmi, sono rimasto soldato dentro e l’etica e  il rispetto sono sempre state due dei miei fari. Mentre chiacchieriamo passa un giovanotto, indossa uno zaino militare, lo ritrovo poco dopo in vetta. Raggiunta la cima ci trovo oltre all’enorme croce in metallo anche Fabio, il ragazzo citato in precedenza, e instauro una bella conversazione, elargendo consigli, a volte richiesti a volte no. Siamo due persone affabili, ed entriamo subito in sintonia, lo consiglio di iscriversi al CAI, e di fare volontariamente manutenzione sentieri, un modo di conoscere meglio la montagna e di ricambiare la Grande Signora di tutto quello che ci dona in benessere spirituale e fisico. Passiamo una buona mezzoretta a chiacchierare, poi Fabio scende a meridione, mentre io dopo una breve pausa per consumare con il rancio con il mio amico, procedo per il sentiero 983 che mi riporterà al punto di partenza. Per il sottoscritto inizia la parte più affascinante e impegnativa dell’escursione, il bel sentiero creato in tempi remoti sul versante più spettacolare e ardito del monte Jouf. La traccia sui ripidissimi campi inerbiti è labile perché coperta da insidiosa erba, pericoloso in caso di pioggia o gelate, mentre è più marcata all’interno della selva, anche se non smarrisce la sua ripidezza e l’attenzione è sempre al massimo. La pesta circumnaviga il versante sudoccidentale, a volte guadagnando quota, tale da accumulare quasi 70 metri di dislivello positivo dopo la vetta, qualche tratto è insidioso, belli i passaggi a filo della roccia verticale, una vera palestra per chi vuol scoprire cosa è il sentiero in montagna. L’esperienza che ho maturato in 25 anni viene fuori, e Klimt nel frattempo impara a starmi dietro senza ostacolarmi, è davvero bravo, a volte non lo sento e lo controllo, ha abilmente abbinato il suo passo al mio. Dopo un ultimo tratto ripido su terreno eroso, raggiungiamo il versante settentrionale, molto mento erto, più rassicurante, anche la vegetazione cambia, ora scendiamo dentro un bosco di faggi  e la pesta è ben marcata. Perdiamo quota rapidamente, l’unico pericolo è scivolare sulla traccia fangosa, e come citavo in precedenza, l’esperienza mi consiglia di uscire dalla traccia cercando tra il tappeto di foglie cadute una ripidezza più rassicurante. Bene, raggiungo la carrareccia inziale senza aver sbattuto il lato B per terra, è già un successo, Klimt avrà tempo per vedermi fare questa maldestra operazione. Ultimo tratto di sicuro cammino e sono al punto di partenza, la Sacra Pala Barzana. Una volta pronti, rientriamo in auto, e giù per la bella carrareccia, stranamente rivedo i tizi che di mattino  ascendevano il Raut provenire dal basso, o si sono persi o hanno fatto l’impresa, il dubbio rimane irrisolto, per il resto un rientro tranquillo nella pianura, tra l’ego della civiltà umana e lontano dal mio dio , la Montagna.

Malfa.






























































 

Nessun commento:

Posta un commento