Monte
Jouf da Pala Barzana
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans- Maniago- rotabile per la Val Colvera-Poffabro- rotabile che conduce a
Pala Barzana-Pala Barzana (ampio parcheggio).
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia
di: PN
.
Dislivello
ascensione: 383 m.
Dislivello
complessivo: 400 m.
Distanza percorsa in Km: 8,61
Quota minima partenza: m.840 m.
Quota
massima raggiunta: 1212 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 3,5 ore
In:
coppia con Klimt.
Tipologia
Escursione: paesaggistica naturalistica
Difficoltà:
escursionistica
Tipologia sentiero o
cammino: Strada forestale in ascesa, in discesa sentiero C.A.I
Ferrata-
Segnavia:
CAI 983
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Difficoltà
di orientamento: nessuna
Attrezzature:
no
Croce di vetta: si
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: si, un’enciclopedia
direi ma tutti pieni di firme, andrebbero sostituiti visto che è una vetta
molto frequentata.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Consigliati:
Periodo
consigliato: per l’ascesa tutto l’anno,
per il sentiero e il versante preso in discesa dalla primavera all’autunno e
con terreno asciuto visto la ripidezza e la leggera esposizione di alcuni
tratti
Da evitare da farsi
in: con terreno bagnato o gelato
Dedicata a: a chi ama
andare su una cima panoramica da dove poter ammirare la magnificenza della
Cresta del Raut.
Condizioni del
sentiero: ben marcato e segnato
N°
Cartografici: IGM Friuli
– Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
Data dell’escursione:
31 agosto 2025
Data di pubblicazione
della relazione: 02 settembre ’25
Relazione:
Dopo tre anni, ritorno sulla cima del
Monte Jouf, la bella montagna che domina e protegge la cittadina di Maniago, elevazione
posta tra la pianura e la meravigliosa cresta del Raut, un monte che ha una
storia antichissima, dai fossili che ci riportano ai primordi della vita al
castello e gli stavoli che ci rammentano una civiltà montana posta di diritto come
protagonista della storia. Per più di sei lustri mentre mi recavo al lavoro,
ogni mattino scrutavo l’orizzonte e mi perdevo nel fantasticare nuove
ascensioni, Lo Jouf è la vetta che più
ho osservato in vita mia, visto che dalla finestra del mio ufficio era il primo
monte assieme alla vetta del Raut che notavo, naturalmente oltre al monte Fara
e alla catena montuosa di Pala d’Altei, e quindi è venuto il momento di fare un ripasso. La
prima ascensione la effettuai venti anni fa, come la seconda sedici anni dopo
assieme al compianto Magritte, ed entrambi dalla cittadina di Maniago, passando
per il bel castello e seguendo i ripidi sentieri, sempre giri tosti ad anello,
rientrando da Maniago libero dopo aver raggiunto Forcella Crous. Stavolta parto da un altro
luogo mitico, Pala Barzana , la meravigliosa e solare forcella, l’anticamera
per antonomasia al Raut, e l’avvicinamento non è da meno, visto che risalgo con
la rotabile tutta la Val Colvera, passando per Poffabro, il più bel borgo
d’Italia, e di questo non ho assolutamente nessun dubbio. Un viaggio fantastico
in auto dentro lo scrigno da favola posto al di là dei primi monti della pianura
Friulana. Giungo a Pala Barzana incantato, con gli occhi che sprizzano
felicità, e la bella giornata dipinta dal cielo azzurro fa il resto. Nella località scelta come partenza trovo
numerose auto, qualcuno sarà sul sentiero che mi appresto a fare, ossia la
strada forestale di servizio alla Malga Jouf , una carrareccia che addirittura
non figura nelle mie vecchie mappe IGM. Una volta pronto partiamo, sì plurale, come sempre ultimamente siamo in due , io e
Klimt, il mio fedele e dispettoso amico a quattro zampe. La giornata è fresca,
mi fermo subito, e indosso un pile, sarà utile durante l’ascesa visto che è
quasi tutta sul versante nord. Degli escursionisti arrivano nel frattempo, la loro
meta è il Raut, penso e conoscendo il monte, che sono arrivati un po’ tardi (
sono le 09.00 del mattino), anche perché le classiche nube di Fantozzi sono già
partite per dominare le vette più alte. Stavolta si parte sul serio, e inizio
il lungo, comodo e sinuoso percorso che mi porta in vetta allo Jouf. Durante
l’ascesa incontro in discesa molti escursionisti con cani al seguito (Klimt
apprezza) e tanti amanti della Mount Bike, e visto che sono in discesa volano
come bolidi di Formula Uno in pista. Ma le immagini più belle sono gli squarci
panoramici sulla cresta del Raut dove posso ammirare il regale monte Raut e la
sua cresta che discende verso il monte Rodolino. A centro della visione il Clap del Paradac e
il Monte Ortat dal versante orientale sono maestosi, paiono inviolabili, monti
per palati fini. Altre immagini panoramiche mi rimandano ai colli, ma il più
bel panorama lo ammiro appena raggiungo gli inerbiti colli sommitali. Dalla
vetta all’infinito centinaia di montagne sono sparse come stelle nella volta
celeste, rimango estasiato, e mi sdraio sull’umido prato a contemplare con lo
sguardo questo gran dono, questa è l’immagine più bella che dona il monte, più
della cima che raggiungerò dopo, un colpo d’occhio davvero spettacolare dopo
appena trecento metri di dislivello. Le nubi dispettose hanno coperto nel
frattempo la vetta del Raut e si apprestano a fare lo stesso con lo Jouf.
Ancora una sessantina di metri di dislivello tra i morbidi prati e raggiungo la
vetta. Poco sotto la cima incontro per la seconda volta un mio ex collega,
ancora in servizio, è un tipo tosto, malgrado abbia quasi la mia età ha
circumnavigato lo Jouf già due volte, e
tutto di corsa con solo due borracce al seguito. È un piacere fermarmi, sono
rimasto soldato dentro e l’etica e il
rispetto sono sempre state due dei miei fari. Mentre chiacchieriamo passa un
giovanotto, indossa uno zaino militare, lo ritrovo poco dopo in vetta.
Raggiunta la cima ci trovo oltre all’enorme croce in metallo anche Fabio, il
ragazzo citato in precedenza, e instauro una bella conversazione, elargendo
consigli, a volte richiesti a volte no. Siamo due persone affabili, ed entriamo
subito in sintonia, lo consiglio di iscriversi al CAI, e di fare
volontariamente manutenzione sentieri, un modo di conoscere meglio la montagna
e di ricambiare la Grande Signora di tutto quello che ci dona in benessere
spirituale e fisico. Passiamo una buona mezzoretta a chiacchierare, poi Fabio
scende a meridione, mentre io dopo una breve pausa per consumare con il rancio
con il mio amico, procedo per il sentiero 983 che mi riporterà al punto di
partenza. Per il sottoscritto inizia la parte più affascinante e impegnativa dell’escursione,
il bel sentiero creato in tempi remoti sul versante più spettacolare e ardito
del monte Jouf. La traccia sui ripidissimi campi inerbiti è labile perché
coperta da insidiosa erba, pericoloso in caso di pioggia o gelate, mentre è più
marcata all’interno della selva, anche se non smarrisce la sua ripidezza e
l’attenzione è sempre al massimo. La pesta circumnaviga il versante
sudoccidentale, a volte guadagnando quota, tale da accumulare quasi 70 metri di
dislivello positivo dopo la vetta, qualche tratto è insidioso, belli i passaggi
a filo della roccia verticale, una vera palestra per chi vuol scoprire cosa è
il sentiero in montagna. L’esperienza che ho maturato in 25 anni viene fuori, e
Klimt nel frattempo impara a starmi dietro senza ostacolarmi, è davvero bravo,
a volte non lo sento e lo controllo, ha abilmente abbinato il suo passo al mio.
Dopo un ultimo tratto ripido su terreno eroso, raggiungiamo il versante
settentrionale, molto mento erto, più rassicurante, anche la vegetazione
cambia, ora scendiamo dentro un bosco di faggi
e la pesta è ben marcata. Perdiamo quota rapidamente, l’unico pericolo è
scivolare sulla traccia fangosa, e come citavo in precedenza, l’esperienza mi
consiglia di uscire dalla traccia cercando tra il tappeto di foglie cadute una
ripidezza più rassicurante. Bene, raggiungo la carrareccia inziale senza aver
sbattuto il lato B per terra, è già un successo, Klimt avrà tempo per vedermi
fare questa maldestra operazione. Ultimo tratto di sicuro cammino e sono al
punto di partenza, la Sacra Pala Barzana. Una volta pronti, rientriamo in auto,
e giù per la bella carrareccia, stranamente rivedo i tizi che di mattino ascendevano il Raut provenire dal basso, o si
sono persi o hanno fatto l’impresa, il dubbio rimane irrisolto, per il resto un
rientro tranquillo nella pianura, tra l’ego della civiltà umana e lontano dal
mio dio , la Montagna.
Malfa.
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