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venerdì 29 agosto 2025

Col Vaita da Lestans

 

Col Vaita da Lestans

 

Note tecniche.

 

Localizzazione: Colli morenici di Usago-Prealpi Carniche.

 

Avvicinamento: Partenza e arrivo a Lestans-

 

Dislivello: 241 m.


Dislivello complessivo: 241 m.


Distanza percorsa in Km: 10,76.


Quota minima partenza: 180 m.

 

Quota massima raggiunta: 367 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 3,5

In: coppia con Klimt

 

Tipologia Escursione:  escursionistico, il tratto in salita sul monte idoneo a  chi ama l’ambiente selvatico seguendo le tracce degli animali.

 

Difficoltà: escursionistico- modalità lupo

Segnavia:  radi e sbiaditi bolli rossi e blu dispersi tra i rovi

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: si, creato uno

Libro di vetta: si, barattolino con carta e matita istallato.

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Sicilia - Tabacco. 028
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato: tutto l’anno

3)               Da evitare da farsi in: senza mappa e soprattutto GPS

Condizioni del sentiero: il tratto che ascende la vetta è una semplice traccia spesso invasa da rovi o interrotta da schianti, difficile l’orientamento

 

Fonti d’acqua: no

Consigliati: abbigliamento idoneo ad essere utilizzato in ambiente invaso da rovi e schianti.

Data: 26 agosto 2025


Malfa & Klimt.

 

Col Vaita, uno dei colli che dominano Usago è la meta odierna, la novità non è il colle, fatto assieme ai suoi fratelli tempo fa, ma concatenarlo a un giro escursionistico con partenza dall’uscio di casa, in sintesi, chilometri zero con l’auto ma dieci con gli scarponi. Doveva essere un defaticamento dall’escursione del giorno prima sul monte Pala, ma come sempre le cose che combino, cioè le facili si rivelano difficoltose mentre le difficili facili, in fondo questo è il mio modo di vivere” rendermi la vita difficile e semplificare le difficoltà, mentre scrivo sorrido!

Approfittando della temperatura quasi primaverile, mi spingo con il fido Klimt sino a Usago, percorrendo un’antica arteria che da Lestans, passando per il cimitero, ancona di San Zeno e lambendo una fattoria mi conduce sul lungo rettilineo che collega i colli di Sequals ai colli di Usago, la bella depressione che un tempo fu sede di un enorme stagno. Il cammino è accompagnato da fioriture selvatiche, e dallo sguardo che scruta a orizzonte le splendide catene montuose che preannunciano le Dolomiti Friulane. Re Raut domina sempre il proscenio , e alle spalle non meno regali sono il Dosaip, il monte Caserin e il gruppo del Cavallo, un autentico paradiso per chi ama la vera montagna, dove fatica e forza di volontà e abilità sono indispensabili. Con il cuore pieno di emozioni raggiungo la periferia di Usago, ed è un’esplosione di immagini, odori e suoni che mi riportano all’infanzia o a esperienze sognate e non vissute. Passando davanti alle fattorie sento l’odore delle stalle, il muggito delle vacche, trattori con varie funzioni che roteano nell’ultima campagna prima dei colli. Il campanile della frazione con i suoi rintocchi segna il tempo, e tra le vetuste abitazioni scorgo anziane coppie farsi compagnia negli orticelli, ultimi laboriosi lavori di una vita di stenti e sacrifici. Il profumo dei roseti mi attrae e conduce fino alla periferia con la quota più alta, dove le ultime case cedono il passo ai remoti troi. Sento il colle vicino ma non ne vedo la vetta per via del fitto bosco, seguo una carrareccia, poi un sentiero e poi una traccia, dei bolli rossi mi guidano, ma indomabili rovi mi arrestano. Sfrutto l’esperienza e non mi arresto, agito come machete i bastoncini da trekking liberandomi il passo dagli spinosi rovi, intravedendo oltre un qualcosa che si rivela una traccia. Ora una lieve pesta con dei radi bolli blu mi guida in alto, il tratto sino alla vetta sarà ertissimo, spesso interrotto da schianti o dagli invadenti rovi che tendono a cancellare tutto. Sono 200 metri ripidi, ma molto accattivanti, questa è la montagna selvatica, che scopri metro dopo metro, come il senso della vita che ti dice tutto quello che è sudato e conquistato con fatica ti appartiene. La cima sembra non giungere mai, finché a ridosso di un dosso intuisco che ci sono. La quota più alta è invasa da vegetazione, mi spingo poco avanti a nord, di un metro più in basso dove il terreno e sgombro da vegetazione e non ci sono tracce, ma solo l’emergere di roccia , antico residuo del macereto spinto dal ghiacciaio durante l’ultima glaciazione. Con delle pietre friabili che si rompono con il solo contatto erigo un piccolo ometto in onore di Artemide, e dentro di esso alloggio il mio contenitore in vetro del viandante con foglio di carta e matita, chissà quanti passeranno da questa quota. Klimt sembra comprendere il mio lavoro, è curioso e riposa accanto all’ometto sorvegliando lo zaino, e in questo mi ricorda Magritte. Dalla vetta si vede ben poco, un po’ della valle a sud del Ciaurlec e qualche tratto dei colli adiacenti, ma tutto è tremendamente vero perché è  piacevolmente selvatico. La discesa dovrebbe essere semplice, per oggi sono soddisfatto, mi aspettano ancora cinque chilometri a piedi e sotto il sole. È risaputo che non tutte le ciambelle vengono con il buco, così dopo alcune centinaia di metri in discesa mi perdo la traccia della salita, allora passo in modalità lupo , cercando tracce di capriolo o cinghiali, di solito sono ottime guide, infatti, scovata una essa mi porta fuori dalla selva, a ridosso della ferrovia, proprio difronte la chiesa principale di Travesio, fatta! Anche oggi missione compiuta, il resto dell’escursione è un lungo ritorno, passando prima per Molevana, e tramite una carrareccia aggirando il vecchio cementificio  raggiungo la periferia nord est di Lestans, sentiero per la chiesa e in fine dalla piazza a casa. Anche questa volta mi ritengo soddisfatto, programmando con la mente le prossime avventure.

Malfa.








































 

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