Monte Chiarandeit da Forchia di Meduno
(PN)
Note tecniche.
Localizzazione:
Prealpi Carniche Sottogruppo Valcalda-Verzegnis- Ciaurlec.
Avvicinamento:
Lestans-Meduno- presso il borgo prendere la rotabile con destinazione Campone-
Lasciare l’auto in uno dei numerosi spiazzi presenti presso la Forchia di
Meduno.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia
Provincia di:
Pordenone
.
Dislivello: 500 m.
Dislivello
complessivo: 500 m
Distanza percorsa in
Km: 8, km
Quota minima
partenza: 630 m.
Quota massima
raggiunta: 1079 m.
Tempi di percorrenza
escluse le soste: 5 ore
In: Coppia con Klimt
Tipologia
Escursione: naturalistica
Difficoltà:
escursionistica
Ferrata- valutazione
difficoltà:
Segnavia: CAI
locale- bolli arancioni e segni C.A.I
Fonti d’acqua: no
Impegno fisico:
medio
Preparazione
tecnica: media
Attrezzature: no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: si
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1) Cartografici: IGM
Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2) Periodo
consigliato: tutto l’anno.
3)
Percosso idoneo per
portare cane al seguito: si
4) Da evitare da
farsi in:
Condizioni del
sentiero: Ben segnato e marcato
Consigliati:
Data: 06 settembre
2025
Malfa
Con l’escursione
odierna completo il viaggio che mi ha portato in poche settimane ad ascendere
prima il Monte Cereis e di seguito il Chiarandeit, le due piccole elevazioni
poste sul fianco occidentale del Monte Ciaurlec/Valinis.
È stato un ritorno al
passato, alle brevi escursioni di un tempo che erano la mia palestra prima di
affrontare le più rinomate elevazioni, e confesso anche oggi, che nel piccolo
spesso ho trovato grandi tesori che le grandi montagne non hanno. Il piacere
del cammino è sempre lo stesso di sempre, con una maggior conoscenza della
natura che mi circonda, dalla flora alla fauna. Per questa escursione
l’appuntamento è lo stesso luogo, la Forchia di Meduno, ultimamente molto
frequentata sia dai teutonici per via dell’attività di parapendio che si svolge
sul monte Valinis, dai numerosi ciclisti che ascendono stoicamente da Meduno tramite
i curvoni stradali del monte. Presso un
ampio slargo lascio l’auto, mi appronto, e assieme al frenetico Klimt iniziamo
l’avventura. Stavolta ascendo il monte per la carrareccia che circumnaviga il
monte, percorso che di solito utilizzo per la discesa, stavolta si inverte
direzione. Appena cammino sopra l’appena citata arteria, sento dei colpi di
fucile, sempre più roboanti e vicini, visto l’orario mi pare strano, sono
appena le nove del mattino, e provengono da un avvallamento adiacente alla
carrareccia, e confesso che sono molto fastidiosi e li trovo fuori luogo con
l’ambiente. Mentre cammino urlo anche nella direzione degli spari, chiedo di
farla finita, immagino che siano cacciatori che si esercitano, forse un poligono
di tiro; infatti, poco più avanti trovo degli automezzi posteggiati su un lato
della stradina e sul parabrezza serbano i vari permessi di accesso al luogo.
Per fortuna vado avanti, e il cattivo rumore si fa sempre più lontano fino a
svanire. Peccato questa mesta introduzione, mi sarebbe piaciuto ammirare nel
cielo il volteggiare delle amiche poiane e udire il loro strido, sarà per
un’altra volta. Dopo aver guadagnato quota uno squarcio nella vegetazione
mostra le cime vicine e lontane, sono le Prealpi carniche, e tra esse ammiro
con un sentimento di gioia e nostalgia le belle montagne che proteggono come un
guscio la Val Tramontina, autentico gioiello friulano. Sosto seduto su un
tronco messo di traverso ai margini della stradina, e mi godo lo spettacolo. Tra i monti scorgo le inconfondibili
moli del Monte Rest e del Monte Valcalda, un turbinio di ricordi che appaiono
come cartoline sbiadite nella mia mente, il Maestro Vittorio Pradolin, Tino e
Giorgio, Magritte, le nostre manutenzioni di sentiero e le mie solitarie. Klimt
ha lo sguardo fisso all’orizzonte, chissà se legge il mio animo. Riprendo il
cammino, la pendenza è moderata ma continua, il versante occidentale è un po'
freddino ma all’orizzonte dei luminosi
raggi di sole annunciano il versante caldo e luminoso, quello meridionale.
Raggiunto lo slargo sovrastante le Stalle di Cereis ( bel stavolo reso
abitabile con confort) mi aspetta l’ultimo tratto prima di raggiungere la
Stalla del Bianco, ampio prato con un piccolo stagno, immagine bucolica da
acquerello. Dal luogo dovrei ascendere l’ultimo tratto del monte, scruto la mappa,
il sentiero è tratteggiato in nero, ma nella realtà è poco intuitivo a causa
dell’erbacce che coprono l’innesto della pesta. Qualcosa ricordo del passato, e
con un po’ di fortuna e intuito trovo l’inizio sentiero che nei primi tratti
come ho scritto è incerto a causa dei rovi e dell’invasiva vegetazione.
Guadagnando quota la traccia viene fuori, ma ci vuole molta esperienza per
capire ciò che è un sentiero da ciò che ci somiglia. La pendenza si è fatta
molto ripida, specie nei primi cento metri di dislivello e in alcuni tratti di
sprazzi di prato, dove diventa davvero erta, non mi ricordavo più dei passaggi
e questo è una benevolenza. Poco prima della massima quota, c’è un alternarsi
tra ripidi prati e piccola boscaglia, mi aiuto con delle fettucce bianco-rosse che utilizzo come
segnavia legandole ai rametti, li lascerò per i prossimi avventori. Ultimi
metri ed ecco una gabbia di alberelli bassi, quasi cespugli che mi consigliano
di aggirare tramite il ripido prato prima di raggiungere la massima elevazione,
un ometto minimalista creato dal sottoscritto tempo fa, e oggi giacente tra le
fronde, solitario, sormontato un semplice ramo secco, e alcuni sassi sparsi
intorno. Sgancio lo zaino, lo adagio per
terra, e Klimt si accuccia accanto ad esso, nel frattempo provvedo a sistemare
l’ometto, cercando intorno altri sassi, e di seguito a istallare un barattolo
di vetro con un piccolo libretto dove i viandanti possono apportare il segno
del loro passaggio. Foto di rito e mi sposto con Klimt e zaino fuori dalla
selva, al cospetto del bel paesaggio che spazia dalla meravigliosa cresta del
Raut, ai colli e borghi sottostanti che precedono la pianura, fino alla stessa
pianura friulana. Una meraviglia, estraggo dallo zaino la borsa viveri, e
adopero lo stesso come un comodo cuscino, per potermi sollazzare assieme al mio
grande amico. Il momento è magico, disteso sul prato mi godo il meraviglioso
paesaggio, una buona oretta trascorsa a consumare il rancio e asservare anche
il minimo particolare, riempendo il cuore e lo spirito di emozioni. Klimt è
stupendamente curioso, la sua testolina si muove in tutte le direzioni, alla
ricerca di più odori possibili, di immagini da collezionare per poi poterle
sognare, un autentico viaggio nel suo mondo, quando il miglior amico dell’uomo
fu il lupo! Una gioia infinita condividere con Klimt il paradiso, la visione
dalla vetta, ma anche per noi è giunta l’ora del rientro. Zaino in spalle e
klimt al seguito, si rientra per lo stesso sentiero, ops, traccia dell’andata,
finché giunti alla casera in basso, stavolta viriamo a sinistra, imboccando il
sentiero segnato C.A.I nominato “Anello del Cereis “che ci riporta a inizio
escursione. Questo bel sentiero, diretto, ha solo due punti dove prestare più
attenzione, per il resto in breve tempo conduce alla Forchia, proprio a pochi
metri dal monumento dedicato agli alpini. Una volta giunti in auto, ci
approntiamo per il rientro, felicissimi , percorrendo i bei tornanti che
conducono a Meduno, e di seguito nella valle friulana.
Malfa.












































.jpg)










Nessun commento:
Posta un commento