Anello della
Croce del Monte Pala
Note
tecniche.
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Lestans-Travesio-Clauzetto-direzione Pradis di Sopra-Bivio per le località di
Zuaniers e Ropa , sostare l’auto sul prato a monte della frazione di Ropa
(sulla destra della carreggiabile).
Dislivello:
460 m.
Dislivello complessivo: 559 m.
Distanza percorsa in Km: 8,91
Quota minima partenza: 740 m.
Quota
massima raggiunta: 1197 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 3,5 ore
In:
coppia con Klimt
Tipologia
Escursione: la prima parte fino al
vertice, panoramica , la seconda parte dal vertice fino all’arrivo,
escursionistica
Difficoltà:
escursionistiche
Segnavia:
Bolli rossi
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: si
Ometto di vetta:
Libro di vetta: si
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Sicilia - Tabacco. 08
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
Da
evitare da farsi in: per la discesa con condizioni di sentiero gelato
Condizioni del
sentiero: La prima parte è una carrareccia di servizio alla malga Polpazza,
quasi tutta asfaltata, la seconda parte dell’ escursione ( dalla malga Polpazza
alla località in basso Corona) è un meraviglioso sentiero ben curato e battuto,
dalla località Corona rientro a Ropa tramite una carrareccia e di seguiti
strade di servizio al borgo.
Fonti d’acqua: nessuna
Consigliati: Bastoni
da trekking per tenere distanti i cani pastore.
Data: 25 agosto 2025
Malfa & Klimt
Felice rientro in uno
dei monti di casa, Monte Pala, la bella elevazione che sovrasta Clauzetto e
Vito d’Asio. Partenza da una delle frazioni poste alle pendici del monte,
esattamente Ropa, ultime case prima che inizi la lunga strada forestale che
ascende il monte fino alla Malga Polpazza. La temperatura fresca aiuta ad affrontare il cammino, specie se si
parte dal versante nord. Con l’amico Klimt iniziamo questa nuova avventura, il
giorno precedente scorrazzavamo a pochi metri, esattamente nella remota via che
conduce sull’altopiano posto sopra Vito d’Asio, e l’idea di ascendere alla
croce del monte è scaturita da un cartello posto su uno dei numerosi sentieri.
Oggi in salita percorriamo la lunga via d’accesso alla malga Polpazza, con la
dolce pendenza che rende il cammino degno di essere nominato passeggiata.
Camminiamo con passo costante, lieve, curioso, ma senza sosta, vagando con lo
sguardo alle cime che circondano il monte, una miriade di ricordi che mi porta
a esplorare con la mente un ventennio di escursioni. Monte Pala è stata la
prima cima di Magritte, e spero che sia di buon auspicio anche per klimt.
Durante l’ascesa solo un automezzo sale al monte, una Jeep guidata da un
giovane con due cani pastori maremmani abruzzesi a bordo e un cane pastore di
colore nero di corsa al seguito Klimt si emoziona alla vista dei suoi simili,
al vertice scoprirà l’orrenda verità. Con calma arriviamo a ridosso della
Malga, presso un bel vedere dove è posto un tavolo con panche, un vero lusso
per chi ama ammirare il paesaggio. Breve sosta per rifocillarsi e continuiamo
il cammino, la prima idea è quella di raggiungere la vetta nord del monte, ma
troviamo lungo la carrareccia un cancello chiuso, e i due cani pastori
maremmani a latrare dall’altro lato del cancello. Senza patemi d’animo,
abiuriamo la vetta nord e decidiamo di iniziare la discesa passando prima per
la Croce. L’istinto mi consiglia di non fidarmi dei due cani, ah dimenticavo,
poco prima avevo rivisto la Jeep in discesa, stavolta a bordo oltre al giovane
c’era il cane pastore nero. Mentre mi avvio a lasciare lo spiazzo antistante la
malga scorgo i cani scendere lungo un reticolato, e sicuramente trovano un
varco per poi dirigersi abbaiando verso me e Klimt. In pochi attimi ci
raggiungono e cercano di mordere Klimt, nel medesimo istante agito con una mano
un bastoncino da trekking e con l’altra cerco di proteggere Klimt, confido che
l’ho visto perso, ma forse il mio urlare e l’agitare l’arnese ha convinto i
cani a indietreggiare. Purtroppo, dalla malga Polpazza, anche se tiene le
imposte aperte nessuna reazione. Con calma ci dirigiamo a sud , verso il
sentiero per la Croce, sicuramente il buon Klimt si è ricreduto sul suo genere
come io da anni sul mio, ora entrambi siamo coscienti che nella vita non tutto
è rose e fiori. Dopo la triste avventura sento il mio amico stringersi a me,
effettivamente mi deve ora una vita, con calma ci dirigiamo verso la
Croce. Stavolta percorriamo un sentiero
propriamente detto, dentro il fitto bosco, perdendo rapidamente quota, circa un
cento metri di dislivello, attraverso una remota e ben marcata traccia, larga
quanto una carrareccia, fino a giungere in uno slargo adombrato dall’ombrosa
vegetazione, a destra un cartello indica la Croce, mentre a sinistra il
sentiero che percorreremo in seguito. Alcuni metri di dislivello positivo ci
conducono al cocuzzolo panoramico dove non manca nulla, tra cui una piccola
cappella, una campana, e una croce con
crocifisso. Mi avvicino alla cassetta in metallo porta libro di vetta, la apro
e noto che è provvista di molti quaderni, di cui due abili allo scritto e solo
una penna rossa, il sacchetto in plastica che protegge il contenuto è logoro,
lo sostituisco con uno nuovo e dono anche una biro con inchiostro blu, il
minimo che possa fare, e di seguito apporto le nostre presenze. Dopo il rito
delle firme, scendo di alcuni gradini, mi godo il paesaggio e mi viene l’idea
di sventolare durante la mia presenza una bandiera della pace, proprio sotto la
croce. Il mio pensiero vola lontano, in Palestina, dove creature innocenti sono
in balia di un egoistico atteggiamento da parte dei sionisti israeliani. Guardo
la Croce, e penso che anche il Cristo fu vittima e osteggiato nello stesso
territorio a opera dei Romani sì, ma consigliati dagli ebrei oltranzisti di
allora, e che il messaggio di pace tra i popoli oggi si è perso, adesso su
questa croce vedo crocifissi milioni di innocenti, e il mio gioire non può
essere completo se un mio fratello in qualsiasi parte del mondo muore a causa di una guerra! Qualcuno potrà
obiettare cosa c’entra questo mio
scrivere con la montagna, a costui rispondo centra, visto che colui che
rappresentato in questa croce è nato, vissuto ed è stato ucciso in Palestina, e
benché io sia ateo, ho sempre rispettato il profeta dell’amore che fu Cristo e
non dimentico i bimbi di Gaza. Riposta nel mio zaino la bandiera multicolore,
riprendo con l’amico il cammino, stavolta per chiudere l’anello. Ripreso il
cammino iniziamo una bellissima discesa di trecento metri di dislivello in un
bosco da fiaba. Meravigliosi e secolari faggi multi-ramo segnano la loro
presenza, mentre dalle bianche roccette carsiche sbucano come colori i
numerosissimi ciclamini. Il percorrere il sentiero è una gioia per lo spirito,
un inno alla vita, a tutto ciò che amiamo noi amanti della montagna ed è tutto
ciò che desideriamo noi spiriti liberi. Il sentiero è l’antico cammino che da
basso portava sino alla malga Polpazza, secoli e secoli di lavoro e cammino ne
hanno creato la traccia. Presso i ruderi
della Stalla Planch de Lat rimango deluso, anni fa il rudere era pulito dai
rovi, mostrando l’originale architettura, mentre oggi è di nuovo invaso,
strano, perché è l’unico tratto non curato. Ripreso il cammino raggiungo la
carrareccia presso la località Corona, e lì
incontro due escursionisti che non avevano idea di come rientrare a Vito
d’Asio. Tramite il mio GPS illustro loro le varie possibilità, scelgono la meno
difficoltosa e si avviano. Secondo il mio credo chiedere a qualcuno se ha
bisogno o il semplice salutare fanno parte del bon ton e del bagaglio
obbligatorio dell’amante della montagna. A volte la gente non chiede per
timidezza, sta a noi intuire e dare, fare, agire... Ripreso il cammino,
percorro l’ultimo tratto per completare l’anello, tra brevi saliscendi e
passando per la Tana del Lupo, uno stavolo forse abitato da un tipo strano,
sicuramente lo è! Raggiunta la località di partenza mi godo l’arrivo, i prati
baciati dal sole e le fioriture degli orti, tra cui prediligo sempre le rose.
Malfa.
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