Colle
degli Spiriti Liberi
1°
maggio 2024.
Note
tecniche.
Localizzazione: Colli di Castelnovo del Friuli
Avvicinamento: Lestans-Paludea- Parcheggio
presso la pizzeria-trattoria “Locanda al Borgo”
Regione:
.
Dislivello:
punto e quota di partenza
Dislivello complessivo: 148
Distanza percorsa in Km: 4
Quota minima partenza: 340 m.
Quota
massima raggiunta: 451 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 2 ore a passo iper-lento
In:
coppia
Tipologia
Escursione: Naturalistica storica
Difficoltà:
escursioniste turistiche
Ferrata- valutazione difficoltà:
Segnavia:
si, tabelle locali
Fonti
d’acqua: no
Impegno
fisico: basso
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: istallato
in data 04 gennaio 2021, ritrovato in data odierna 01 maggio 2024.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero: Vecchi troi in ottimo stato
Consigliati:
Escursione
introspettiva presso i verdi colli della comunità montana di Castelnovo. Località
che amo e che sin dal 2003 è stata il mio ABC della montagna e della libertà
intesa come natura.
Dopo aver visitato la
vetta del selvaggio monte Santo con partenza da Lestans, ho deciso di
continuare a peregrinare nella medesima località per scoprire cosa si cela oltre
il monte stesso. Come luogo di partenza ho scelto il Comune di Paludea,
lasciando il mezzo presso l’adibito parcheggio di una pizzeria- trattoria non
più in attività (Locanda al Borgo).
Decido di compiere un anello
in senso antiorario, risalendo sino alla frazione di Faviz e Rez tramite una
stradina di servizio, per poi imboccare una remota carrareccia che taglia le
pendici meridionali del monte Santo.
Bello quest’ultimo
tratto, percorso ora solo dagli amanti della montagna e della mountain bike.
Scopro tra le fronde della selvaggia vegetazione passati ruderi abbandonati dal
tempo, alla visione mi si apre il cuore. Adesso non sono più il fuggitivo
escursionista, ma un uomo perduto nel tempo. Percorro questa carrareccia,
ammirando le singole foglie, da quelle rosse come l’amore alle altre imbrunite
e prossime alla caduta, lasciandomi rapire dai disegni surreali dei fiori oltre
tempo, e ancora osservo i singoli alberi e cerco di indovinarne il nome.
Querce, acacie, faggi,
noci e castagni fanno a gara a confondermi le idee, osservo le foglie per terra
e le cortecce per avere più indizi, è un universo di sapere e poesia che
bisogna conoscere e saper sfogliare. La strada di campagna si stringe sino a
divenire sentiero, un bel viottolo che birbante passa tra le braccia scarne dei
vetusti alberi.
Giunto presso una
forcella senza nome scorgo tracce di passaggio alla mia destra, uno sguardo
alla mappa, e miro al vertice della quota 451 m. Chissà cosa scoprirò. Poco
sotto la cresta, un fitto raggruppamento di scarni noccioli mi devia la direzione,
lo aggiro a destra, ed eccomi sul filo di cresta. Un crinale di roccia, coperto
e velato da una impervia vegetazione che ne oscura la visione sulle sorelle
prossime. Percorro la cresta, sono in prossimità della massima quota, eccola 30
metri più avanti, aggiro altra vegetazione di ostacolo, e mi avvicino al masso
da dove giovani arbusti ne coprono il vertice. La pietra sarà alta un paio di
metri, un balzo e sono al vertice. Scopro con piacere sulla roccia che è stato
cementato il tondino IGM in metallo con un triangolino e la scritta “Chi
danneggia è punito”, mi pare giusta la minaccia. Idea! Battezzo il colle. Che
nome gli do? Indovinate, facile, “Colle degli Spiriti Liberi”.
Libero il masso dalla
vegetazione superflua, e installo in una cavità insita nello stesso masso un contenitore con il simbolo del gruppo, una penna
e dei fogli per apportare il segno del passaggio.
Felice e contento
della meta raggiunta, 451 metri di libertà, riprendo il cammino…
Primo Maggio 2024.
Dopo tre anni, ritorno
su questa piccola elevazione sita nel meraviglioso territorio di Castelnovo. Il
giorno dedicato a chi lavora merita di essere celebrato degnamente, e quindi
malgrado la tarda ora, all’incirca mezzogiorno, si esce da casa, con
attrezzatura minimalista: uno zaino, due merendine, e una borraccia d’acqua e
naturalmente scarponi da trekking. Vago in auto nel territorio di Castelnovo,
il cielo è grigio cenerino a causa della copertura delle nubi, dovrebbe piovere
ma si osa lo stesso. La mia mente indaga, conoscendo bene la località finché mi
viene in mente il Colle degli Spiriti liberi, raggiungibile tramite una facile
carrareccia dalla frazione Rez, posta tra la località Davour la Mont e Paludea.
Una serie di ripidi tornanti mi riportano alla località. Lasciamo l’auto e
partiamo, sempre avendo un occhio alle fioriture primaverili e l’altro al
cielo. Lungo il cammino passiamo davanti a degli stavoli, una famiglia (padre
,madre e due pargoli) sono intenti a bonificare le remote abitazioni, un dì
abitate dai loro avi. Breve incontro dal sapore profondo come un tempo. Sì, in
cui i viandanti si davano il davano il saluto, un buondì o bundì come in questa
splendida terra, scambiandosi delle opinioni, ed è quello che ho fatto. Ripreso
il cammino raggiungo la forcella senza nome, posta tra il monte Santo e il
colle degli spiriti liberi, e visto che il tempo tiene, iniziamo l’ascesa al
colle di cui ricordo solo una piccola crestina articolata. Infatti, raggiunta
quest’ultima, cerco la vetta, essa è sepolta dai rovi e la ritrovo aggirando la
fitta vegetazione. Da lontano riconosco il vertice roccioso e un contenitore,
quello che ho lasciato tre anni fa, lo vedo sbucare da uno dei pertugi della
roccia. Sono strafelice, è ancora lì, e leggendo i visitatori, anche se
pochi qualcuno da qui è passato. Mi
ricordo che nello zaino ho un barattolo di vetro, cambio il vetusto contenitore
in plastica, ed effettuiamo le foto di vetta, non facile per via delle ridotte
dimensione del pizzo roccioso. Essendo il primo maggio il pensiero vola anche
lontano, dove si combattono inutili e spregevoli guerre. La nostra bandiera è
solo un simbolo, un piccolo gesto ma
preferisco questo piuttosto che ignorare che in una parte del mondo si muore.
Si rientra sempre per la fitta selva, e una volta raggiunta la piccola forcella
un tuono squarcia il cielo, e dopo pochi minuti inizia a piovigginare. Mettiamo
i cellulari e le reflex al sicuro dentro lo zaino, e riprendiamo il cammino, riparandoci ove è
possibile sotto le fronde. In breve tempo siamo in auto, ci siamo appena
bagnati, direi inumiditi, quindi rientriamo a casa. È stata una breve e
divertente avventura in uno dei numerosi colli che arricchiscono il territorio
di Castelnovo del Friuli, ma soprattutto un Primo Maggio trascorso con il mio
Dio, “la montagna”.
Malfa.
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