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mercoledì 8 maggio 2024

Colle degli Spiriti Liberi

Colle degli Spiriti Liberi

1° maggio 2024.

 

Note tecniche. 

 

Localizzazione: Colli di Castelnovo del Friuli

 

Avvicinamento: Lestans-Paludea- Parcheggio presso la pizzeria-trattoria “Locanda al Borgo”

 

Regione:

.

Dislivello: punto e quota di partenza


Dislivello complessivo: 148


Distanza percorsa in Km: 4


Quota minima partenza: 340 m.

 

Quota massima raggiunta: 451 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 2 ore a passo iper-lento

In: coppia

 

Tipologia Escursione: Naturalistica storica

 

Difficoltà: escursioniste turistiche

Ferrata- valutazione difficoltà:

 

Segnavia: si, tabelle locali

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: basso

Preparazione tecnica: bassa

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: istallato in data 04 gennaio 2021, ritrovato in data odierna 01 maggio 2024.

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

1)               Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet: 

2)               Periodo consigliato:  

3)                

4)               Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero: Vecchi troi in ottimo stato

 



Consigliati:

 

Escursione introspettiva presso i verdi colli della comunità montana di Castelnovo. Località che amo e che sin dal 2003 è stata il mio ABC della montagna e della libertà intesa come natura.

Dopo aver visitato la vetta del selvaggio monte Santo con partenza da Lestans, ho deciso di continuare a peregrinare nella medesima località per scoprire cosa si cela oltre il monte stesso. Come luogo di partenza ho scelto il Comune di Paludea, lasciando il mezzo presso l’adibito parcheggio di una pizzeria- trattoria non più in attività (Locanda al Borgo).

Decido di compiere un anello in senso antiorario, risalendo sino alla frazione di Faviz e Rez tramite una stradina di servizio, per poi imboccare una remota carrareccia che taglia le pendici meridionali del monte Santo.

Bello quest’ultimo tratto, percorso ora solo dagli amanti della montagna e della mountain bike. Scopro tra le fronde della selvaggia vegetazione passati ruderi abbandonati dal tempo, alla visione mi si apre il cuore. Adesso non sono più il fuggitivo escursionista, ma un uomo perduto nel tempo. Percorro questa carrareccia, ammirando le singole foglie, da quelle rosse come l’amore alle altre imbrunite e prossime alla caduta, lasciandomi rapire dai disegni surreali dei fiori oltre tempo, e ancora osservo i singoli alberi e cerco di indovinarne il nome.

Querce, acacie, faggi, noci e castagni fanno a gara a confondermi le idee, osservo le foglie per terra e le cortecce per avere più indizi, è un universo di sapere e poesia che bisogna conoscere e saper sfogliare. La strada di campagna si stringe sino a divenire sentiero, un bel viottolo che birbante passa tra le braccia scarne dei vetusti alberi.

Giunto presso una forcella senza nome scorgo tracce di passaggio alla mia destra, uno sguardo alla mappa, e miro al vertice della quota 451 m. Chissà cosa scoprirò. Poco sotto la cresta, un fitto raggruppamento di scarni noccioli mi devia la direzione, lo aggiro a destra, ed eccomi sul filo di cresta. Un crinale di roccia, coperto e velato da una impervia vegetazione che ne oscura la visione sulle sorelle prossime. Percorro la cresta, sono in prossimità della massima quota, eccola 30 metri più avanti, aggiro altra vegetazione di ostacolo, e mi avvicino al masso da dove giovani arbusti ne coprono il vertice. La pietra sarà alta un paio di metri, un balzo e sono al vertice. Scopro con piacere sulla roccia che è stato cementato il tondino IGM in metallo con un triangolino e la scritta “Chi danneggia è punito”, mi pare giusta la minaccia. Idea! Battezzo il colle. Che nome gli do? Indovinate, facile, “Colle degli Spiriti Liberi”.

Libero il masso dalla vegetazione superflua, e installo in una cavità insita nello stesso masso  un contenitore con il simbolo del gruppo, una penna e dei fogli per apportare il segno del passaggio.

Felice e contento della meta raggiunta, 451 metri di libertà, riprendo il cammino…

 

Primo Maggio 2024.

Dopo tre anni, ritorno su questa piccola elevazione sita nel meraviglioso territorio di Castelnovo. Il giorno dedicato a chi lavora merita di essere celebrato degnamente, e quindi malgrado la tarda ora, all’incirca mezzogiorno, si esce da casa, con attrezzatura minimalista: uno zaino, due merendine, e una borraccia d’acqua e naturalmente scarponi da trekking. Vago in auto nel territorio di Castelnovo, il cielo è grigio cenerino a causa della copertura delle nubi, dovrebbe piovere ma si osa lo stesso. La mia mente indaga, conoscendo bene la località finché mi viene in mente il Colle degli Spiriti liberi, raggiungibile tramite una facile carrareccia dalla frazione Rez, posta tra la località Davour la Mont e Paludea. Una serie di ripidi tornanti mi riportano alla località. Lasciamo l’auto e partiamo, sempre avendo un occhio alle fioriture primaverili e l’altro al cielo. Lungo il cammino passiamo davanti a degli stavoli, una famiglia (padre ,madre e due pargoli) sono intenti a bonificare le remote abitazioni, un dì abitate dai loro avi. Breve incontro dal sapore profondo come un tempo. Sì, in cui i viandanti si davano il davano il saluto, un buondì o bundì come in questa splendida terra, scambiandosi delle opinioni, ed è quello che ho fatto. Ripreso il cammino raggiungo la forcella senza nome, posta tra il monte Santo e il colle degli spiriti liberi, e visto che il tempo tiene, iniziamo l’ascesa al colle di cui ricordo solo una piccola crestina articolata. Infatti, raggiunta quest’ultima, cerco la vetta, essa è sepolta dai rovi e la ritrovo aggirando la fitta vegetazione. Da lontano riconosco il vertice roccioso e un contenitore, quello che ho lasciato tre anni fa, lo vedo sbucare da uno dei pertugi della roccia. Sono strafelice, è ancora lì, e leggendo i visitatori, anche se pochi  qualcuno da qui è passato. Mi ricordo che nello zaino ho un barattolo di vetro, cambio il vetusto contenitore in plastica, ed effettuiamo le foto di vetta, non facile per via delle ridotte dimensione del pizzo roccioso. Essendo il primo maggio il pensiero vola anche lontano, dove si combattono inutili e spregevoli guerre. La nostra bandiera è solo un simbolo, un piccolo gesto  ma preferisco questo piuttosto che ignorare che in una parte del mondo si muore. Si rientra sempre per la fitta selva, e una volta raggiunta la piccola forcella un tuono squarcia il cielo, e dopo pochi minuti inizia a piovigginare. Mettiamo i cellulari e le reflex al sicuro dentro lo zaino,  e riprendiamo il cammino, riparandoci ove è possibile sotto le fronde. In breve tempo siamo in auto, ci siamo appena bagnati, direi inumiditi, quindi rientriamo a casa. È stata una breve e divertente avventura in uno dei numerosi colli che arricchiscono il territorio di Castelnovo del Friuli, ma soprattutto un Primo Maggio trascorso con il mio Dio, “la montagna”.

Malfa.

 

 






































 

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