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giovedì 2 maggio 2024

29 aprile 2024 · Monte Mulon 1054 m. da Forchia Piccola(Meduno).

 29 aprile 2024  · 

Monte Mulon 1054 m. da Forchia Piccola(Meduno).

 

Novembre 2017

Ecco la vetta! È la luce, un intenso bagliore mi accoglie, aprendomi la visione e il cuore sulla pianura friulana. Un circolo di sassi materializza la massima quota, davanti ho solo energia, riesco a distinguere chiaramente il mare, sgancio lo zaino, lo mollo e mi sdraio per terra, Magritte mi segue.

Ci addentriamo nel silenzio della contemplazione. Non so quanto ho sostato, forse ore, ma so che ho gioito. Non ricordo cosa ho pensato, ma so che qualsiasi cosa ho immaginato ho goduto. So cosa ho visto e so dove ho riposto le immagini, nel mio cuore, nella pinacoteca, dove mi rifugerò per sognare.

Prima di lasciare la cima raccolgo un ramo, lo sistemo in posizione eretta sostenendolo con sassi; testimonierà per chi verrà dopo di me il raggiungimento della meta.

Malfa.

 

Giugno 2020

Tre anni fa sulla vetta del monte Mulon, trovai un mucchio di sassi, decisi allora di mettere anche un ramo. Oggi ritornando sulla cima ho notato che qualcuno ha aggiunto un altro ramo, creando così una croce. Ho rafforzato la croce e il mucchio di sassi, lasciando tra essi un contenitore per scrivere qualcosa. È bello e civile che in montagna si aggiunga sempre qualcosa, piuttosto che sottrarre.

Malfa

 

Giugno 2022 .

Al posto della croce in legno ora sulla vetta del Monte Mulon c’è una bella croce in metallo piantata dentro un prisma in cemento, manca solo il porta libro di vetta. La giornata è spettacolare l’ideale per amare l’universo.

Malfa.

 

29 aprile 2024  · 

Dopo un paio di anni ritorno sulla piccola e amata cima del monte Mulon. La giornata è splendida, calda e solare. Preso dall’arte dell’ozio e vista la vicinanza del rilievo, usciamo tardino da casa, all’incirca a metà mattinata. L’avvicinamento è delizioso, da Meduno risaliamo i molteplici tornanti fino a superare la Forchia di Meduno, e di seguito alla Forchia di Meduno, dove lasciamo l’automezzo in un apposito spiazzo. Usciti fuori dall’abitacolo percepiamo la mite temperatura, ci alleggeriamo di alcuni abiti, e una volta pronti con il primo passo iniziamo la nostra avventura.

Il primo passo, il secondo e un terzo e così via con il naso all’insù proteso verso il cobalto del cielo e lo smeraldo della vegetazione. Un safari dove le prede sono i fiori e le armi le nostre reflex. Mi fermo con un bimbo curioso ad ogni fioritura, e lasciandomi inebriare dal profumo rimango sbalordito dalla bellezza della fioritura primaverile, come se fosse la prima volta. Risaliamo un tratturo di servizio che conduce alla malga Fioretto. La pendenza dell’arteria è  modesta, rilassante, e tante sono le svariate soste. A metà percorso la direzione della carrareccia si inverte, da sud verso nord si passa da nord a sud, passando dal versante orientale del monte a quello occidentale. Stavolta la selva è domata da un fitto bosco di faggi, dove filtrano come cartoline alcuni squarci dove possiamo ammirare le cime più elevate delle catene montuose circostanti. La percorrenza della stradina aiuta a un dialogo tra me e la mia compagna, dove possiamo, aiutati dal respirare aria pura, a dialogare su molti argomenti che la vita quotidiana fa in modo di lasciare in sospeso. In fondo la montagna è una eccellente terapia che aiuta il nostro Karma. Non mancano i momenti di cazzeggio, e raggiunti un pascolo quasi sommitale, proprio a pochi metri dalla Malga, rimaniamo estasiati dalla bellezza del panorama. Grazie alla eccellente posizione topografica del monte, lo sguardo spazia dalla cresta del monte Valcalda sino a quella del monte  Raut. Una miriade di elevazioni è in bella mostra, dalle severe Caserine e Dosaip, alle meno note ma non per questo meno indomite, come il Col di Luna, Frascola, e altre ancora. Sto seduto su un masso a contemplare e  a illustrare alla mia montagna le vette, l’aver raggiunto questo pulpito panoramico è per sé un giorno andato a buon fine, ma si prosegue. Dopo aver raggiunto la Malga Fioretto, continuiamo il viaggio, stavolta lasciamo la carrareccia, seguendo alcuni ometti che ci indicano di risalire un ripido pendio che porta a una sella  posta tra la cima e l’ante-cima del Mulon. È ovvio che passando dagli ometti li rifocilliamo con altri sassi, è un gesto nobile, una regola non scritta tra i viandanti perbene. Dalla sella ci aspetta un altro tiro sul ripido prato, conosco il luogo, questa è la quarta volta che ascendo al vertice, ma è come se fosse sempre la prima volta. Una volta raggiunte le ombrose fronde, in esse mi perdo, sbucando su un meraviglioso prato proteso verso la pianura friulana. La croce è sempre lì, noto che una anima pia ha aggiunto una cassetta in metallo porta contenitore libro di vetta. Anche se il simbolo è religioso, come viandante mi lascio commuovere dalla parola fine, o inizio emozioni. In pochi secondi mi vengono in mente tanti momenti di gioia che ora hanno il  sapore dolce amaro dei ricordi. Rivedo un mucchio di sassi e il mio grande amico Magritte, che scodinzola perché cosciente che la nostra missione è compiuta e quindi si mangia. O i momenti d’amore, dove seduto su questo meraviglioso prato ho sognato e ho amato. Ora sono qui, sento la presenza di Magritte, il suo spirito mi segue sempre, come quello di mio padre e dell’amico vittorio. Che strano, anche se sono da solo, in realtà ho degli angeli custodi meravigliosi, loro sono la mia guida. Con lo sguardo miro all’orizzonte, e assieme guardiamo l’infinito. La mia compagna nel frattempo sopraggiunge, tira fuori dal suo zaino le cibarie, si pranza. Essa ignora, ma non ne sono sicuro,  che in quegli attimi che l’ho preceduta li ho dedicati alla mia religione, la libertà, la montagna, l’amore per l’universo. Magritte ne era cosciente, anch’esso dedicava i suoi sguardi a questi sublimi sentimenti, a cui aggiungeva quello dell’amicizia tra uomo e cane. Il momento ludico passa velocemente nutrito il corpo e lo spirito, ci abbandoniamo sdraiati su un plaid , sui prati, protesi verso la pianura e scaldati da re Sole. Oggi la giornata permette di vivere la montagna attimo per attimo. Avendo l’abitazione a valle, riprendiamo il cammino, stavolta a ritroso, verso l’automezzo.  La discesa scorre velocemente ma non troppo. Raggiunta l’auto, dismettiamo i panni della libertà per rientrare nel quotidiano. Il saluto al Monte Mulon e  come in precedenza non è stato un addio, ma un arrivederci. Un monte che sa serbare i ricordi del mio cuore.

Malfa

 

 

 

Localizzazione: Prealpi Carniche

Avvicinamento: Spilimbergo-Travesio-Toppo-Meduno-Indicazioni per Campone- Forchia Piccola.

Località di Partenza: Forchia Piccola.

Dislivello:

Dislivello complessivo: 413 m.

Distanza percorsa in Km: 7,2 chilometri.

Quota minima partenza: 663 m.

Quota massima raggiunta: 1054 m.

Tempi di percorrenza. Tre ore escluse le soste.

In: in coppia con Jo la Rossa.

Tipologia Escursione: Storico-Turistica.

Difficoltà: Turistica

Segnavia: Nessuno.

Attrezzature: No.

Croce di vetta: si.

Libro di vetta: si.

Timbro di vetta No.

Riferimenti:

Cartografici: Tabacco 028.

Bibliografici:

Internet:

Periodo consigliato: Tutto l’anno.

Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero: Carrareccia e sentiero libero.

Fonti d’acqua: No.

Consigliati:

Data 29 aprile 2024.

Malfa

 


























































 

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