29 aprile 2024 ·
Monte Mulon
1054 m. da Forchia Piccola(Meduno).
Novembre 2017
Ecco la vetta!
È la luce, un intenso bagliore mi accoglie, aprendomi la visione e il cuore
sulla pianura friulana. Un circolo di sassi materializza la massima quota,
davanti ho solo energia, riesco a distinguere chiaramente il mare, sgancio lo
zaino, lo mollo e mi sdraio per terra, Magritte mi segue.
Ci addentriamo
nel silenzio della contemplazione. Non so quanto ho sostato, forse ore, ma so
che ho gioito. Non ricordo cosa ho pensato, ma so che qualsiasi cosa ho
immaginato ho goduto. So cosa ho visto e so dove ho riposto le immagini, nel
mio cuore, nella pinacoteca, dove mi rifugerò per sognare.
Prima di
lasciare la cima raccolgo un ramo, lo sistemo in posizione eretta sostenendolo
con sassi; testimonierà per chi verrà dopo di me il raggiungimento della meta.
Malfa.
Giugno 2020
Tre anni fa
sulla vetta del monte Mulon, trovai un mucchio di sassi, decisi allora di
mettere anche un ramo. Oggi ritornando sulla cima ho notato che qualcuno ha
aggiunto un altro ramo, creando così una croce. Ho rafforzato la croce e il
mucchio di sassi, lasciando tra essi un contenitore per scrivere qualcosa. È
bello e civile che in montagna si aggiunga sempre qualcosa, piuttosto che
sottrarre.
Malfa
Giugno 2022 .
Al posto della
croce in legno ora sulla vetta del Monte Mulon c’è una bella croce in metallo
piantata dentro un prisma in cemento, manca solo il porta libro di vetta. La
giornata è spettacolare l’ideale per amare l’universo.
Malfa.
29 aprile 2024 ·
Dopo un paio
di anni ritorno sulla piccola e amata cima del monte Mulon. La giornata è
splendida, calda e solare. Preso dall’arte dell’ozio e vista la vicinanza del
rilievo, usciamo tardino da casa, all’incirca a metà mattinata. L’avvicinamento
è delizioso, da Meduno risaliamo i molteplici tornanti fino a superare la
Forchia di Meduno, e di seguito alla Forchia di Meduno, dove lasciamo l’automezzo
in un apposito spiazzo. Usciti fuori dall’abitacolo percepiamo la mite
temperatura, ci alleggeriamo di alcuni abiti, e una volta pronti con il primo
passo iniziamo la nostra avventura.
Il primo
passo, il secondo e un terzo e così via con il naso all’insù proteso verso il
cobalto del cielo e lo smeraldo della vegetazione. Un safari dove le prede sono
i fiori e le armi le nostre reflex. Mi fermo con un bimbo curioso ad ogni
fioritura, e lasciandomi inebriare dal profumo rimango sbalordito dalla bellezza
della fioritura primaverile, come se fosse la prima volta. Risaliamo un
tratturo di servizio che conduce alla malga Fioretto. La pendenza dell’arteria
è modesta, rilassante, e tante sono le
svariate soste. A metà percorso la direzione della carrareccia si inverte, da sud
verso nord si passa da nord a sud, passando dal versante orientale del monte a
quello occidentale. Stavolta la selva è domata da un fitto bosco di faggi, dove
filtrano come cartoline alcuni squarci dove possiamo ammirare le cime più elevate
delle catene montuose circostanti. La percorrenza della stradina aiuta a un
dialogo tra me e la mia compagna, dove possiamo, aiutati dal respirare aria
pura, a dialogare su molti argomenti che la vita quotidiana fa in modo di
lasciare in sospeso. In fondo la montagna è una eccellente terapia che aiuta il
nostro Karma. Non mancano i momenti di cazzeggio, e raggiunti un pascolo quasi
sommitale, proprio a pochi metri dalla Malga, rimaniamo estasiati dalla
bellezza del panorama. Grazie alla eccellente posizione topografica del monte,
lo sguardo spazia dalla cresta del monte Valcalda sino a quella del monte Raut. Una miriade di elevazioni è in bella
mostra, dalle severe Caserine e Dosaip, alle meno note ma non per questo meno
indomite, come il Col di Luna, Frascola, e altre ancora. Sto seduto su un masso
a contemplare e a illustrare alla mia
montagna le vette, l’aver raggiunto questo pulpito panoramico è per sé un
giorno andato a buon fine, ma si prosegue. Dopo aver raggiunto la Malga
Fioretto, continuiamo il viaggio, stavolta lasciamo la carrareccia, seguendo
alcuni ometti che ci indicano di risalire un ripido pendio che porta a una
sella posta tra la cima e l’ante-cima
del Mulon. È ovvio che passando dagli ometti li rifocilliamo con altri sassi, è
un gesto nobile, una regola non scritta tra i viandanti perbene. Dalla sella ci
aspetta un altro tiro sul ripido prato, conosco il luogo, questa è la quarta
volta che ascendo al vertice, ma è come se fosse sempre la prima volta. Una
volta raggiunte le ombrose fronde, in esse mi perdo, sbucando su un
meraviglioso prato proteso verso la pianura friulana. La croce è sempre lì,
noto che una anima pia ha aggiunto una cassetta in metallo porta contenitore
libro di vetta. Anche se il simbolo è religioso, come viandante mi lascio
commuovere dalla parola fine, o inizio emozioni. In pochi secondi mi vengono in
mente tanti momenti di gioia che ora hanno il
sapore dolce amaro dei ricordi. Rivedo un mucchio di sassi e il mio
grande amico Magritte, che scodinzola perché cosciente che la nostra missione è
compiuta e quindi si mangia. O i momenti d’amore, dove seduto su questo meraviglioso
prato ho sognato e ho amato. Ora sono qui, sento la presenza di Magritte, il
suo spirito mi segue sempre, come quello di mio padre e dell’amico vittorio.
Che strano, anche se sono da solo, in realtà ho degli angeli custodi
meravigliosi, loro sono la mia guida. Con lo sguardo miro all’orizzonte, e
assieme guardiamo l’infinito. La mia compagna nel frattempo sopraggiunge, tira fuori
dal suo zaino le cibarie, si pranza. Essa ignora, ma non ne sono sicuro, che in quegli attimi che l’ho preceduta li ho
dedicati alla mia religione, la libertà, la montagna, l’amore per l’universo.
Magritte ne era cosciente, anch’esso dedicava i suoi sguardi a questi sublimi
sentimenti, a cui aggiungeva quello dell’amicizia tra uomo e cane. Il momento
ludico passa velocemente nutrito il corpo e lo spirito, ci abbandoniamo sdraiati
su un plaid , sui prati, protesi verso la pianura e scaldati da re Sole. Oggi
la giornata permette di vivere la montagna attimo per attimo. Avendo l’abitazione
a valle, riprendiamo il cammino, stavolta a ritroso, verso l’automezzo. La discesa scorre velocemente ma non troppo.
Raggiunta l’auto, dismettiamo i panni della libertà per rientrare nel quotidiano.
Il saluto al Monte Mulon e come in
precedenza non è stato un addio, ma un arrivederci. Un monte che sa serbare i
ricordi del mio cuore.
Malfa
Localizzazione:
Prealpi Carniche
Avvicinamento:
Spilimbergo-Travesio-Toppo-Meduno-Indicazioni per Campone- Forchia Piccola.
Località di
Partenza: Forchia Piccola.
Dislivello:
Dislivello
complessivo: 413 m.
Distanza
percorsa in Km: 7,2 chilometri.
Quota minima
partenza: 663 m.
Quota massima
raggiunta: 1054 m.
Tempi di
percorrenza. Tre ore escluse le soste.
In: in coppia
con Jo la Rossa.
Tipologia
Escursione: Storico-Turistica.
Difficoltà:
Turistica
Segnavia:
Nessuno.
Attrezzature:
No.
Croce di
vetta: si.
Libro di
vetta: si.
Timbro di
vetta No.
Riferimenti:
Cartografici:
Tabacco 028.
Bibliografici:
Internet:
Periodo
consigliato: Tutto l’anno.
Da evitare da
farsi in:
Condizioni del
sentiero: Carrareccia e sentiero libero.
Fonti d’acqua:
No.
Consigliati:
Data 29 aprile
2024.
Malfa
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