Anello del monte Ciavoleit da Toppo.
Localizzazione: Prealpi Carniche-Il Sito Monte
Ciaurlec e Forra del Torrente Cosa” si trova nel cuore del Friuli-Venezia
Giulia. Il sito occupa una superficie di 874 ha, distribuiti nei comuni di
Castelnuovo del Friuli, Clauzetto e Travesio Il Sito, compreso interamente
nella provincia di Pordenone, si sviluppa tra la quota minima di 258 m e la
massima di 1120 m s.l.m. Nelle vicinanze della cima del Monte Ciaurlec: a sud
del sito si trovano gli abitati di Toppo, Travesio, ad est quelli di
Castelnuovo e Clauzetto mentre a nord è chiuso dalle pendici meridionali del
Monte Taiet.
Avvicinamento: Lestans- Usago-Toppo- Ampio
parcheggio a monte della frazione, presso la carrareccia che affluisce ai
ruderi del castello.
Regione:
Friuli-Venezia Giulia.
.
Dislivello:
675 m.
Dislivello complessivo: 713m.
Distanza percorsa in Km: 13
Quota minima partenza: 250 m.
Quota
massima raggiunta: 907 m.
Tempi
di percorrenza escluse le soste: 4,5 ore
In:
coppia
Tipologia
Escursione: paesaggio-naturalistica
Difficoltà:
Escursionistiche
Ferrata-
valutazione difficoltà:
Segnavia:
CAI 850- 819- sentieri remoti ad uso di cacciatori.
Fonti
d’acqua: si, fontanelle presso la casera Tamer Bassa
Impegno
fisico: medio
Preparazione
tecnica: bassa
Attrezzature:
no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta:
contenitore in vetro con libretto per viandante.
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
Tabacco 028.
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: Tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero: Ben segnato e marcato
Consigliati:
Data: lunedì 03
ottobre 2022
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Quando
sono a corto di idee e non voglio fare chilometri per raggiungere la montagna,
mi basta alzare lo sguardo dal tavolo da dove vi sto scrivendo e trovo subito l’ispirazione.
Dalla finestra del mio piccolo studio la visione è protratta a nord, e la prima
elevazione che ammiro è il monte Ciaurlec. Il Ciaurlec è stata la mia palestra
di natura, il mio primo punto di fuga verso la montagna, e anche la prima
elevazione che ho conosciuto in Friuli. Al mio arrivo in regione nel 1985 come
sergente di artiglieria, fui assegnato a Vacile, al glorioso 12° Gruppo Capua,
ed era logico e naturale eseguire le esercitazioni a fuoco sul più vicino poligono di tiro posto proprio sul
Ciaurlec. Allora per me le montagne erano solo dei rilievi insignificanti, e
tutto notavo in giro tranne le bellezze naturali del Ciaurlec. Durante i
poligoni ( c’era ancora la leva) si prestava più attenzione a non farsi del
male. Insomma, prima di divenire un fervente amante della montagna, sono stato
artefice anche di azioni poco gradite alla stessa montagna. Come quasi tutti
gli esseri viventi, durante la vita sono destinati a espiare le colpe, ed eccomi
dopo vent’anni a dedicarmi alla manutenzione dei sentieri sullo stesso monte.
Non nascondo che provavo un po' di vergogna quando passavo con i miei compari
di manutenzione accanto alle recinzioni arrugginite con i cartelli militari di
divieto di accesso. Il poligono è chiuso
ormai da anni, ma percepisco che le pene da espiare sono infinite, come l’amore
che provo per questa grande montagna, e quando posso mi catapulto sul
massiccio, cercando sempre zone nuove da esplorare. È proprio vero che spesso i
più validi poliziotti sono ex delinquenti, lo stesso vale per la passione per
la montagna. L’amore che nasce dal dolore a volte è più intenso, perché ha
conosciuto la sofferenza. Questo amore fatto di roccia, flora e fauna si chiama
Ciaurlec.
L’ultima
relazione che illustro è un’idea nata nelle recenti incursioni sul monte, da
quando ho letto il nome Monte Ciavolet
sulla mappa. Non ci sono mai stato, quindi ideo un anello con partenza e arrivo
da Toppo. Nel tratto iniziale percorro il sentiero Cai 850, che conosco benissimo, visto che lo
abbiamo ideato quasi vent’anni fa assieme agli amici Giorgio e Tino, e che ha visto molti dei nostri fine
settimana a ravanare per liberare l’antico sentiero dagli arbusti e ramaglie. Partendo da Toppo, insieme alla mia signora, percorriamo
in senso orario l’appena citato sentiero CAI. Tralasciamo il primo bivio, da
dove arriveremo di ritorno da casera Valinis, proseguendo per la casera Tamer
bassa, breve sosta e lasciamo un libro per i viandanti. Proseguiamo sempre tramite l’850, nell’adombrato bosco. In molti
meandri rivivo la compagnia degli ex compagni di ventura, le risate riecheggiano
nell’aria, e a volte mi par di essere tornato indietro nel tempo. Malgrado siano
passati tre lustri i segni dei nostri tagli permangono. Al secondo bivio,
lasciamo il sentiero ufficiale, continuando per quello segnato a tratteggio e
in nero sulla mappa che conduce a
incrociare il sentiero 819 proveniente da Casera Valinis. La traccia è ben
leggibile e si nota sin da subito che è meno frequentata dalla massa. Sto
attento alle varie peste, verso quota 915 metri, dovremmo virare per una che
conduce al monte Ciavolet. Infatti, con una precisione millimetrica, troviamo
la seguente traccia che con un percosso a ritroso si abbassa di quota fino a
condurci alla base del monte. Troviamo tra i rovi i resti di un rudere in parte
edificato sulla roccia, un’altra presenza di un passato remoto che ci emoziona.
La vetta è poco sopra, cerchiamo una traccia che ci conduca ad essa. La pista
si biforca, noi seguiamo quella che conduce a occidente, e poco dopo udiamo
delle voci, sempre più vicine; pochi minuti dopo un plotone di teutonici amanti
del parapendio marcia incrociando il nostro cammino. Donne e uomini che poco
dopo rivivranno il leggendario sogno dell’uomo, quello di volare. La nostra
vetta non ha tracce che conducono ad essa, passo dalla modalità di escursionista,
a quella di lupo; la mia compagna per esperienza acquisita mi segue fiduciosa,
finche nella selva quasi oscura avvistiamo un monolito calcareo, è la cima,
quota 907 m. Nessun ometto, nessuna croce, nessun segno, solo questa meravigliosa
cuspide calcarea che noi come due primitivi prima di sfiorare adoriamo, come se
fossimo al cospetto di un dio, effettivamente la montagna è la nostra divinità.
Dopo le nostre rituali operazioni lasciamo il sacro suolo, per avviarci verso Valinis.
Nel frattempo, delle strane ombre ci sorvolano, ma non sono uccelli, ma uomini
volanti e festanti. È uno spettacolo
vederli volteggiare sopra di noi, ed essi con il loro volo ci indicano la
direzione da seguire. Il terreno che percorriamo è volto a sud, quindi caldo e asciutto.
Finalmente sbuchiamo nel prato che precede la casera Valinis, ci aspettano l’azzurro
cielo, la catena montuosa del Raut e una numerosissima colonia di amanti del
parapendio. Senza tanta fantasia siamo al cospetto di un gigantesco stormo di
uccelli, molti sono in volo, e mentre alcuni atterrano altri spiccano il volo.
Non udiamo cinguettii o gracchiare, ma una lingua strana, che sa di universale.
E per una volta gli uomini sono uniti, felici come bimbi, e oggi nei loro volteggi
di mille colori, nel cielo, ho letto la parola Pace. La mia signora e io ci fermiamo,
incantati da tale spettacolo. In questo periodo storico udire le urla di gioia
e in multilingua è diventato un’utopia Non visitiamo la casera Valinis, che ben
conosciamo, ma sostiamo presso un gruppo di rocce bianche affioranti, il più
bel proscenio da dove poter ammirare il volo di Icaro. Dal mio zaino, tiro
fuori il nostro companatico: mafaldine sicule farcite con mortadella bolognese
e accompagnate da un buon Nero D’Avola misto a gazzosa, naturalmente per attenuare il tasso alcolico.
Mai pasto fu così buono, e mentre gustiamo il cibo riempiamo gli occhi dei voli dei nostri amici che svettano nell’azzurro
cielo che si protende sulla splendida pianura friulana.
Il
tempo dell’estasi è trascorso, ci aspetta il rientro. Come sentiero di ritorno
ho ideato di percorrere parte dell’819 che scende a Sottomonte, per poi virare
per una traccia (nera e tratteggiata sulla mappa), che ci riporta a Toppo. Ignoro
del tutto il sentiero selvatico, quindi iniziamo le danze. L’819 nel suo tratto alto è spettacolare, chiaramente
artificiale, e vista la buona percorribilità e l’andamento aereo, sicuramente è
stato utilizzato dai malgari nei secoli scorsi. Dopo aver virato per la traccia
nera, quota 774 metri, risaliamo di pochi metri di quota ed eccoci in angolo
incantevole, una casera e un abete rosso ci accolgono, luogo meraviglioso,
mentre un altro edificio da poco restaurato pare che sia un riparo per i viandanti.
Sarebbe facile lasciarsi andare, ma il nostro sentiero prosegue a oriente. Dopo
un tratto nel bosco lo stesso esce allo scoperto, scendendo per il ripido pendio
meridionale. Sono molteplici gli incontri lungo il cammino con gli escursionisti
che ascendono questo sentiero per raggiungere i compagni in volo, con loro
fardello pesante e il sole che scalda, li percepiamo affaticati ma felici. Presso quota 690 metri un'altra casera, questa
è fruibile al viandante, ne visitiamo l’interno. Il riparo è fornito di tutte
le comodità che può offrire la montagna. In un unico ambiente ci sono la cucina, il soggiorno e la camera
da letto, con un lettino adorno e una sedia, la scena mi rimanda a una nota
opera pittorica di Van Gogh. Rimaniamo estasiati, e dopo aver visitato l’interno
come se fosse il Louvre, diamo un ‘occhiata all’esterno, dove troviamo una
lapide che commemora un signore che da anche il nome alla casera, Pietro
Bortolussi, morto di vecchiaia ma in in
Canada. Commovente il ricordo, che denota il forte attaccamento dei friulani
con la propria terra natia. Lasciata la casera proseguiamo il nostro cammino, per
l’ultima sorpresa dell’escursione, percorrere una meravigliosa e solare anche
se breve crestina, che ci conduce al
bivio incontrato in mattinata poco sopra Toppo. L’arrivo alla piccola frazione
ci vede felici ed estasiati dal riconoscere che è stata un’escursione sorprendente
e piacevole. Oggi abbiamo raggiunto una cima, visitato quattro casere, scovato
ruderi, e soprattutto visto l’umanità
felice in volo. La montagna è anche questo, sognare a occhi aperti e immaginare
che l’umanità sia una sola e unita in un solo sogno, e il Ciaurlec oggi ha
realizzato questa grande aspirazione universale.
Il
Forestiero Nomade.
Malfa
Nessun commento:
Posta un commento