Monte Santo da Lestans
Note tecniche.
Localizzazione: Colli morenici di Castelnovo
del Friuli
Avvicinamento: A piedi dall’abitazione di
Lestans
Regione: Friuli-Venezia Giulia
.
Dislivello: 500 m.
Dislivello complessivo: 600 m.
Distanza percorsa in Km: 19
Quota minima partenza: 180 m.
Quota massima raggiunta: 471 m.
Tempi di percorrenza escluse le soste: 4 ore
In: coppia
Tipologia Escursione: Naturalistica
Difficoltà:
Ferrata- valutazione difficoltà:
Segnavia: Bolli arancioni, segni di percorrenza mountain bike
Fonti d’acqua: si
Impegno fisico: medio
Preparazione tecnica: bassa
Attrezzature: no
Croce di vetta: no
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: Contenitore
in plastica
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli – Tabacco 028
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato:
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Fonti d’acqua: si
Consigliati:
Data: sabato 20 marzo
2021
Il “Forestiero Nomade”
Malfa.
Un giorno ben precisato
di marzo, alle prime fioriture primaverili, io e la mia signora ci incamminammo
da casa, per i colli di Castelnovo del Friuli. La giornata era freschetta,
sembrava che promettesse bene. I primi passi dopo la ridente cittadina di
Lestans furono ai margini del greto del torrente Cosa. Tanta storia visse codesto
corso d’acqua, e se potesse raccontarla ci allieterebbe. Raggiunta la strada
ferrata che congiunge Gemona con Maniago, la superammo, addentrandoci dentro il
cuore morenico degli ombrosi colli che precedono la comunità di Travesio. Mappa
alla mano e occhi al cielo, seguimmo una carrareccia che ci guidava alla cresta
settentrionale del comune di Castelnovo. Fu un bel camminare per il remoto
sentiero, incontrammo e ammirammo vetusti stavoli e una vegetazione magica,
come se il luogo fosse incantato. Magnifica ci apparve la visione del Castello
di Vigna con il suo caratteristico torrione, immagini tanto somiglianti agli
acquerelli tinti dai noti pittori romantici. Poco prima del comune di Paludea
seguimmo una stradina che ci condusse per le frazioni di Faviz e Rez, belle
ville, quasi tutte per la villeggiatura, sovrastavano il ripido versante,
accompagnandoci sino all’imbocco di una carrareccia che cinge il versante
meridionale del Monte Santo. La percorremmo per un breve tratto, poi guidati
dai cartelli della sentieristica locale, raggiungemmo la sella, e di seguito la
selvatica cresta sino al grande castagno che materializza la vetta. Faceva tanto
freddo e soffiava la tramontana, ci coprimmo bene, e ritrovato il contenitore
del libro di vetta, lo cambiammo con un ben asciutto barattolino di vetro. Fatta
la foto rituale, accelerammo il rientro per lo stesso percorso dell’andata,
sino alle pendici del castello di Vigna, dove pranzammo presso alcuni tavoli e
panche, disposti proprio per il ristoro dei viandanti. Finito il felice tempo
dedicato al recupero delle energie, seguitammo il rientro per un ripido
sentiero chiamato “Les Crostates” che ci riportò alla piccola frazione di
Vigna, proprio sotto il castello, e di seguito, sempre per il medesimo sentiero
percorremmo una carrareccia molto ampia che ci condusse sino alla frazione di
Madonna del Zucco, e di seguito ai binari della ferrovia percorsi in mattinata.
Il rientro a Lestans fu scandito dalla beatitudine dei corpi stanchi per la
sana fatica. Le fioriture ci resero edotti che la primavera era esplosa con le
sue molteplici tinte e profumazioni, e noi ad essa ubbidimmo con la nostra
silvestre fuga tra i colli.
Il
Forestiero Nomade.
Malfa
Per una più
approfondita relazione, richiamo a quella redatta sul medesimo monte e luogo di
partenza, il giovedì del 26
novembre 2020