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sabato 16 febbraio 2019

Pizzo Lovet

 
Pizzo Lovet (1269 m.) da Inglagna.                     

Note tecniche.



Localizzazione: Prealpi Carniche- Dolomiti Friulane.

Avvicinamento: Lestans-Toppo-Meduno- Lago di Redona-seguire indicazioni per Chievolis-Inglagna-Sosta presso chiesetta, il sentiero parte alle spalle dell’edificio sacro.

Località di Partenza: Inglagna-Chiesetta



Dislivello: 906 m.





 Dislivello complessivo: 906 m.





Distanza percorsa in Km: 8 chilometri.





Quota minima partenza: 360 m.



Quota massima raggiunta: 1269 m.



Tempi di percorrenza escluse le soste: 4,5 ore per via della presenza di neve nel tratto finale.

In: Solitaria



 Tipologia Escursione: Selvaggio.



Difficoltà: https://www.vienormali.it/images/layout/dif-EE.gif E.E.

Segnavia: Rari ma preziosi ometti, bolli rossi sbiaditi.

Impegno fisico: elevato

Preparazione tecnica: medio-alta

Attrezzature: No.


Croce di vetta: No.

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: No.

Timbro di vetta: No

Riferimenti:

1)           Cartografici: IGM Friuli-Venezia Giulia - Tabacco. 028

2)           Bibliografici:

3)           Internet:

Periodo consigliato: Tutto l’anno.

Da evitare da farsi in: condizioni di sentiero ghiacciato.

Condizioni del sentiero: Spesso inesistente

Fonti d’acqua: Si, rio Romarui

Consigliati: Ramponcini da Erba e ramponi in caso di neve.

Data: 06 febbraio 2019

Il “Forestiero Nomade”

Malfa

 
Racconto:


Chi la dura la vince, Pizzo Lovet volevo e Pizzo Lovet è stato. Bellissima escursione in ambiente selvaggio insieme al fido Magritte, con ciliegina finale, il cupolone del pizzo totalmente innevato e risalito con i ramponi a 12 punte. Spettacolo allo stato puro. 900 metri di dislivello e otto chilometri di percorrenza.

È stata una giornata sorprendente, non immaginavo di raggiungere anzitempo il Pizzo di Lovet, pensavo che la recente nevicata avesse compromesso seriamente l’ascesa invernale al monte. Una gradevole sorpresa mi attende alle prime ore dell’alba in Val Tramontina, le cime del Pizzo lovet e del Col di Luna sono quasi totalmente sgombre da neve. Nel constatare che anche il versante orientale è privo di neve mi butto a capofitto nell’avventura per risalire la valle solcata dal Rio Romarui.

Entusiasta e carico di sogni mi avvio per la frazione di Chievolis, percorrendo l’affascinante strada che costeggia a occidente il lago di Redona. Trovo la viabilità mancante di neve, e straordinariamente malgrado le mie pessime previsioni riesco a raggiungere il borgo di Inglagna senza patemi. Sosto l’auto davanti la chiesetta, mi appronto con i materiali, zaino in spalla e parto, con al seguito l’inossidabile fido Magritte.

A sinistra della chiesetta, subito dopo aver superato il ponticello, inizia un vecchio troi, raggiunto l’argine del Rio lo guado passando su dei grossi blocchi. Sull’altra sponda mi attende un tratto di sentiero che è la continuazione del troi, le remote mura a secco ne sono una storica testimonianza, ma dopo pochi metri scompaiono, lasciando la via ad un‘esile traccia che risale la sinistra orografica del rio.

Questo tratto l’ho esplorato da poco tempo, dopo alcune centinaia di metri la traccia si biforca poco sopra una breve cascata, stavolta non seguo erroneamente quella a sinistra, ma mi spingo avanti un paio di metri sul greto del torrente. Camminando in equilibrio su dei massi mi ritrovo sull’altra sponda, dove scorgo il primo di una lunga serie di ometti che mi guiderà.

Il sentiero è bene marcato, i radi bolli rossi pilotano e i simpatici ometti sono onnipresenti. La facilità del percorso mette le ali ai piedi, in breve, dopo aver risalito un erto pendio sbuco sul sentiero che a destra porta alla frazione di Clez, mentre a sinistra prosegue per il Pizzo Lovet, ancora alcune centinaia di metri e sono sopra una crestina. Dalla bellissima posizione raggiunta la visuale si apre sul maestoso monte Frascola, l‘aquila rocciosa e la valle sottostante, noto che il lago del Ciul è totalmente ghiacciato. A destra della crestina si prosegue per la forcella Dodesmala, mentre a sinistra tra i mughi si intravede una traccia che devo seguire per la meta. Dopo la prematura scomparsa del mio storico  zaino ho riesumato il vecchio” Mammut” ancora efficiente, decido di liberarmene con tutto il peso, portandomi al seguito per il tratto finale solo la sacca con lo stretto necessario. Avendo intravisto il tratto finale totalmente innevato, decido anzitempo di calzare i ramponi da 12 punte, e naturalmente con Magritte al seguito, inizio il tratto più affascinante dell’intera escursione. La crestina termina a ridosso di una parete rocciosa che evita a destra con una cengia, essa, quest’ultima mi guida, aggirando il costone per poi risalire (sempre per cengia) un tratto più incassato e ripido, quasi verticale, ma per nulla trascendentale, bisogna solo prestare attenzione.

Una serie di stretti tornanti mi accompagna sul dorso che precede il tratto finale. La cresta è totalmente ricoperta di neve, dura sul versante nord mentre sul lato esposto al sole è molle e infida, procedo a centro, cercando la neve più dura per avere più presa con i ramponi. Magritte è sereno, non affonda con le zampette nella neve, quindi si diverte. L’ultimo tratto è quello più faticoso per la ripidezza, naturalmente procedo a occhio, zizzagando per diminuire la fatica, finché mi mancano pochi metri, ed ecco re sole travolgermi di luce con tutta la sua onnipotenza. L’attimo in cui si raggiunge la meta è sempre un momento speciale, ha il potere di azzerare la fatica, caricando lo spirito di autostima e beatitudine. Questa piccola vetta mi serba un ometto con un rametto secco e dritto, sono giunto a capolinea. Magritte, come è suo solito fare, si adagia presso lo zaino, per concedersi la sua proverbiale dormitina di vetta. Nel cambiarmi il pile, avverto un intenso calore sulla pelle, allora decido di rimanere in mezze maniche, delirio, in pieno inverno sulla neve sentire il sole che mi abbraccia è un lusso. Il paesaggio è spettacolare, dal vicino Col di Luna, alle cime rinomate delle Prealpi del pordenonese. Mi allieto lo spirito e ringrazio per la benevolenza la montagna, oggi, come non mai, la sento mia. Dopo l’idilliaco lasso di tempo trascorso sul vertice del Pizzo di Lovet, mi avvio al rientro, superati in discesa i pendii innevati, in breve mi ritrovo alla forcella dove ho lasciato lo zaino e da dove tiro fuori i viveri per concedermi la lauta pausa.

Mentre consumo il pasto insieme all’amico, ammiro la meta appena conquistata, la temperatura stranamente è mite, e non solo questa benevola sensazione è dovuta ai raggi UV, oggi era scritto che dovevo salire quassù, in codesto paradiso selvaggio, l’ideale per chi vuole stare solo in compagnia con la natura.

Il rientro avviene dolcemente per lo stesso sentiero dell’andata, arrivo giù, al borgo di Inglagna, con una strana sensazione, da paragonarsi all’estasi, sono stato davvero bene, ho passato un’escursione come da tempo non la vivevo. Sole, natura, cielo azzurro, tutti gli elementi che amo racchiusi in un’unica valle, la Val Tramontina.

Il Forestiero Nomade.

Malfa.















































































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