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lunedì 16 luglio 2018

Ciol di Sass dalla Val Settimana:

 
Ciol di Sass dalla Val Settimana: sabato 23 giugno 2018

Note tecniche.
Localizzazione: Dolomiti Friulane; Gruppo Caserine-Cornaghet
Avvicinamento: Montereale Valcellina-Barcis-Cellino-Claut-Imbocco Val settimana- Sosta auto presso parcheggio subito dopo il Stavolo il Gobbo (quota 770 m.).
Dislivello: 1300 m.
Dislivello complessivo: 1350 m.
Distanza percorsa in Km: 10 chilometri.
Quota minima partenza: 770m.
Quota massima raggiunta: (2073 m.)
Tempi di percorrenza. Relativi, viste le ovvie difficoltà di orientamento.
In: Gruppo.
Tipologia Escursione: Selvaggia estrema.
Difficoltà: E.E.A.
Segnavia: Passaggi di cacciatori.
Attrezzature: Nessuna.
Croce di vetta: Si.
Libro di vetta: Si.
Timbro di vetta: No.
Cartografia consigliata: Tab 021-
Periodo consigliato: giugno-ottobre
Condizioni del sentiero: Spesso, quasi sempre inesistente.
Fonti d’acqua: I due Ciol Val Piovin.
Data: sabato 23 giugno 2018.

Il “Forestiero Nomade”
Malfa


 
Racconto.



Un conto in sospeso da saldare, ecco come definisco la conquista della cima Ciol di Sass, e per queste missioni particolari ho l’onore di avere come compagno di ventura il mitico Roberto Fabbro. Non ho nessuna incertezza nel raggiungere la vetta, ho il compagno ideale che non demorde mai, insieme siamo una forza.

Il primo approccio alla cima lo effettuai insieme al mitico duo “Federica e Loris”, superammo la forcella del Ciol di Sass, errando l’obiettivo grazie anche alle cattive informazioni lette su un blog di un “amico discolo”. Per il secondo tentativo, vado sul sicuro, fidandomi stavolta del mio istinto e della traccia che segnai in precedenza.

Si arriva in val settimana di prima ora, ho al seguito una mappa con su tracciato il nostro percorso, è tutto scritto, bisogna solo realizzarlo. Superato il ponticello presso lo stavolo del Gobbo, lasciamo l’auto, armati di buona volontà e zaini, torniamo indietro, e da un bollo rosso tra la vegetazione iniziamo l’avventura.

Percorriamo la sinistra orografica del torrente Settimana, dopo la lieve traccia nella ghiaia iniziamo a salire il costone erboso, che Roberto giudica a primo acchito percosso labile e impalpabile; gli rispondo che dopo sarà peggio.

Dopo una lunga serie di serpentine nella vegetazione siamo a ridosso del greto del torrente Piovin, prime difficoltà, ma guidati dall’istinto risaliamo di trenta metri il torrente, trovando sul versante opposto la traccia perduta. Ai margini superiori del costone ci addentriamo nella faggeta, dei rari ometti ci guidano. Il ricordo della precedente escursione mi consiglia il giusto orientamento, effettivamente trovo alcuni degli ometti che costruimmo allora.

Da dentro la selva passiamo accanto a un riparo con della legna secca pronto all’uso. Risalito il costone, sempre guidati dai provvidenziali ometti, sbuchiamo fuori dalla vegetazione ai margini di un canalone detritico; lo risaliamo, mirando in alto finché non troviamo un ometto e un varco tra i mughi.

Seguiamo la traccia e gli evidenti tagli nella vegetazione, breve passaggio dentro un canalino per poi sbucare sul ripido pendio alle falde delle Pale di Cione. La nostra meta è a vista, a sinistra distinguiamo bene le verticali pareti dello Spiz Val Piovin e la forcella che precede la placca del Ciol di Sass.

Alla base di un ghiaione, sulla destra orografica, scorgiamo un ometto e una traccia che ci spingono a seguirla, la percorriamo, finché guadato il Ciol di Piovin essa si perde dentro il bosco. Per non rischiare inutili ravanamenti, ritorniamo indietro, riguadagnando il ghiaione fino a mirare ad un gigantesco masso erratico sovrastato da un chiaro e definito ometto.

Raggiunto il grosso macigno, lo sormontiamo dal lato accessibile, e qui facciamo una breve pausa per riorganizzare le idee.

Allora! La meta è ben evidente dalla nostra posizione, miriamo a oriente, ai chiari sprazzi di prato tra i mughi, dopodiché, scendendo nel canalone del Ciol Piovin lo guadiamo voltando a sinistra. Percorrendo i radi prati posti tra i larici e la sovrastante mugheta, raggiungeremo la base delle strapiombanti pareti rocciose dello Spiz Val Piovin, da quest’ultime, percorrendo l’evidente rampa rocciosa saremo in forcella e dopo decideremo cosa fare. Il piano è elementare, approvato con la maggioranza assoluta, si parte passando all’azione. In breve l’intento si rivela più facile del previsto, alimentando a dismisura già la nostra non poca autostima.



Giunti sotto le pareti dello Spiz, incontriamo un muro di mughi, ci abbassiamo di pochi metri per poi risalirlo, finché sbuchiamo tra le bianche e friabili rocce, fatta!  Non ci resta che faticare, risalendo la friabile rampa fino alla forcella. Da sotto la sella effettuiamo la seconda pausa, mentre Roberto va a ispezionare, io mi libero del peso dello zaino, portando al seguito l’indispensabile.

Una volta pronti seguiamo un evidente traccia che aggira la parete rocciosa sul versante della Val Piovin, dopo pochi metri ritroviamo i mughi con evidenti segni di passaggio, li superiamo grazie ad un canalino ripido e friabile che ci accompagna fin alla base dell’enorme placca rocciosa.

L’emozione di essere vicino alla meta si capta, l’istinto ci consiglia di percorrere a fil di cresta sul versante esposto della Val Piovin, inutile ricordare che dal basso, ovvero dal macigno errante non abbiamo trovato più nessun segno e ometto.

Mantenendoci a destra, a fil di cresta, proviamo l’ebrezza dell’esposizione e sempre per ripida placca risaliamo la china, sfruttando le rade zolle d’erba, finché l’ultimo mughetto cede il passo alla nuda e bianca roccia.

Attenti all’infido ghiaino guadagniamo quota fino a sotto la cima, dove la roccia si frantuma in più corposi massi che rendono più sicura e meno insidiosa l’ascesa.

Pochi metri ancora ed ecco apparire da un mucchio di sassi la risicata croce di vetta, costruita con spartani rametti di mugo. Fatta!  Ci siamo, ci abbracciamo, soddisfattissimi ed entusiasti. Come nostro solito operare, provvediamo a restaurare il barattolo di vetta, non troviamo libretti, ma solo un contenitore di pellicole analogiche, e dentro posta su un foglio bianco la firma dell’ultimo visitatore, 30 agosto 2014.

Il barattolo è mal ridotto, recupero il coperchio tra i sassi, non troviamo altro, mi aspettavo di trovare un libricino di cui avevo letto su un blog, niente! Evidentemente c’è chi si diverte in montagna a distruggere le opere altrui. Non è il nostro caso, lasciamo quello che troviamo meglio di prima. Distruggere il lavoro degli altri è semplicemente opera di “STOLTI”, fossero croci in legno, libretti che segnano il passaggio o semplici ometti, le allusioni sono chiare e volute.

Con il buon Roberto, rafforziamo il barattolo, lo muniamo di altre buste protettive segniamo il nostro passaggio, riponiamo con cura, e consolidiamo l’ometto in pietra. Ora ci concediamo alla contemplazione, sicuramente gioiremo di più in basso, ma siamo letteralmente in estasi, ammirando lo stupendo paesaggio (Dolomiti Friulane) da una delle cime più selvagge del Friuli. Il Ciol di Sass come montagna non richiede particolari abilità tecniche, ma un eccellente senso di orientamento e alto grado di allenamento fisico.

Passato il tempo della visita di cortesia, scendiamo per la ripida rampa, fino a raggiungere la forcella dello Spiz.  Lo Spiz, la montagna dal volto antropomorfo che sembra patire atroci dolori. Eseguita la meritata sosta e festeggiata la cima con un buon Cabernet, approntiamo gli zaini e ci avviamo al rientro. La discesa è amabile, dentro il bosco recuperiamo le fettucce che avevamo posto durante la salita; è saggio e onesto lasciare l’ambiente incontaminato, e non togliere ad altri il piacere dell’avventura.

Si arriva in auto colmi di euforia, come se avessimo preso una sbornia, ma questo stato d’animo è dovuto al grande appagamento dell’ultima conquista. Una volta partiti ci avviamo al nostro consueto ritrovo fuori Claut per bere una birra e rivivere le immagini più belle dell’avventura. Inebriati e soddisfatti si rientra a valle, con una cima conquistata e una nuova storia da raccontare.

Il “Forestiero Nomade”

Malfa.















































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