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lunedì 12 ottobre 2015

Creta del Rio Secco da Caserute 2203 m.



Creta del Rio Secco dalla Malga Caserute.

Note tecniche.

Localizzazione: Alpi Carniche Centrali, Gruppo del Cavallo.

Avvicinamento: Pontebba-Indicazioni per Studena Bassa- Risalire la strada fino alla Malga Caserute. Ampio parcheggio, punto di partenza :- Di fronte la malga  cartello e traccia con segni CAI. 

Punto di Partenza: Malga Caserute quota 1437 m .

Tempi di marcia escludendo le soste: 5-6 ore.

Dislivello complessivo in salita: 900 m.

Distanza percorsa in Km: 12 km.

Quota minima partenza: 1437 m.

Quota massima raggiunta: 2203 m.

Condizioni Meteo: Nebbia, nuvole basse e pioggia.

Segnavia: CAI; Sentieri 440-432-403- Tratto finale Ometti e bolli rossi

Fonti d’acqua: Rio nella valle di Aip.

Difficoltà: Escursionistico in condizioni normali.

Attrezzature: Un paio di catene nel primo tratto di sentiero(tratto esposto).

Cartografia consigliata. Tabacco 018

Data: 03 ottobre 2015

Condizioni del sentiero: Ben marcato, ma in alcuni tratti scarsamente segnato.

Periodo consigliato: Da giugno a Ottobre.

 
Il vostro “ Forestiero Nomade”.

                                                                                   Malfa.

 
Il meteo questo fine metteva nuvolo e pioggia, solo un breve spiraglio era previsto per il pomeriggio del sabato, naturalmente con tutti gli eventuali imprevisti. La piccola opportunità pomeridiana mi carica, ho tanta voglia di montagna, come un amante insaziabile mi preparo a questa avventura. Ho due mete, la principale è fare la ferrata del Cuestalta, il piano B è la creta del Rio Secco, quest’ultima mi è venuta in mente all’ultimo, mai fatta! Mi preparo all’avventura con tutta l’attrezzatura possibile, scarico lo zaino di corde e moschettoni, mettendo solo l’imbraco e il caschetto, diminuisco le razioni d’acqua. Finalmente arriva sabato, uscendo da casa trovo la sgradita sorpresa, piove a dirotto. Mi dico: - No problem Malfa! Tutto si risolve, cambierà in meglio-. Speranzoso e con ottimi propositi mi avvio verso le alpi centrali, percorro in auto Spilimbergo, Udine, Tarcento e Gemona, studio l’evolversi del meteo. Guido e sogno, è ancora buio, sono Batman o un lupo notturno? La mia fantasia vola! Sento la montagna nel suo aspetto più intimo, dormiente, mostra meno dei suoi anni, insonnolita per la lunga notte piovosa, ti offre un caffè ed è pronta ad accoglierti nelle sue braccia e svelarti i suoi segreti. Mi sveglio dai sogni, e messa da parte la fretta osservo i monti, uno ad uno, dal gemonese fino a Pontebba, sono rapito dalla magnificenza.  Decido che la meta sarà la creta del Rio Secco, una bella montagna, né croci e né madonnine e non frequentata dalla massa. Pochi metro di dislivello in meno al vicino Monte Cavallo le danno quella pace e severità, evitandorle quel turismo di massa alla ricerca di rinomati e facili obiettivi.  Arrivato nei pressi di Pontebba, risalgo la stradina, in direzione di Cason di Lanza, poco prima di arrivare alla malga di Caserute mi fermo ad ammirare il gioco delle nuvole. Osservo, il cattivo tempo è un grande artista, modella il bianco delle nuvole, come uno scultore modella il gesso. Arrivato alla malga posteggio, sono le dieci del mattino, non sono mai partito così tardi ma l’azzurro cielo tinge alcune nuvole, e fortunatamente non piove. Zaino in spalla, si parte! Con me sarà lei, la buona sorte, la Dea bendata dai piedi scalzi, la sento accanto e questo mi renderà soave l’ascensione. Primi metri di dislivello che risalgono un bosco fino a giungere in un passaggio critico, un’aerea cengia posta sopra la Busatte, non difficile in condizioni meteo ottimali, attrezzata con tre tiri di catene. Superato l’ostacolo, facilmente guadagno il piano sommitale dove la vegetazione si fa più rada. Il sentiero numerato 440 si incunea tra i due colli e varca un cancello in legno. Mi ritrovo all’inizio di una meravigliosa conca erbosa dai colori bruni e gialli, e dominata a nord dalla lontana Creta di Aip”. Lo si attraversa, rapito da tanta bellezza, confesso che per un breve tratto ho corso di gioia come un bimbo. Tutto intorno è nebbia, che ti vela e svela a tratti le meraviglie. Nell’ultimo tratto prima della malga di Aip affiorano strani massi! Uno di questi è svavato da piccole cavità, metto la mano dentro una di esse, immaginando che sia una “bocca della verità”. Risalgo il prato fino alla malga di Aip, un paio di mucche incuriosite rendono l’ambiente più bucolico. Due tracce partono alla destra della malga in direzione sud. Seguo il sentiero a sinistra che risale un piano erboso con scarse segnalazioni, la traccia è debole, raggiunto un pendio roccioso che si inerpica verso il soprastante costone roccioso. Seguo i radi ometti fino a raggiungere il sentiero 203. Le nuvole basse e la nebbia nascondono il paesaggio, il sentiero prosegue orizzontalmente in direzione sud. Lungo il tragitto riconosco la targa posta alla base della ferrata delle Crete Rosse, la creta sovrastante è avvolta dalle bianche nebbie, magia allo stato puro. Subito dopo raggiungo l’inerbita cresta della sella di Aip, il vento aumenta paurosamente, sono avvolto dalle nuvole che scorrono velocemente e minacciose, dalla cresta volgo lo sguardo a oriente verso la valle del Pramollo, ha un aspetto drammatico e allo stesso tempo mistico. Fa molto freddo e devo coprirmi, mi ricordo che nei pressi è ubicato il bivacco dedicato a Ernesto Lomasti, mitico alpinista pontebbano. Scendo di alcuni metri dalla sella e mi avvicino alla mitica struttura color rosso. Metto a fuoco una comitiva di escursionisti, come fantasmi lasciano il Bivacco procedendo nella mia direzione, è tutto strano. Mi passano vicino, provo a fare una battuta, ma sembrano avvolti dalla fatica, come soldati che rientrano dal fronte dopo aver perso una battaglia. Entro nel Bivacco e chiudo la porta. La magia oggi mi è sposa, mi avvolge in un momento magico e indimenticabile, dentro vivo un'altra dimensione, non si ode più il vento e regna l’estasi.  Lo spirito si libra, mi tolgo le vesti, attimi intensi, sono con lei: - “la montagna”. Il suo lato dolce, sensuale, lei è con me e io in lei. Ripresomi dalla magia scruto tra gli oggetti della piccola struttura e tra essi noto la foto di Lomasti. Ben coperto affronto l’ultimo tratto in direzione della cima. Risalgo il prato a sud del bivacco in direzione della parete rocciosa, subito dopo un lungo traverso che da est si spinge a ovest tagliando la bancata rocciosa. La bassa nebbia rende il tutto misterioso, la fantasia si sostituisce alla realtà. Il sentiero tra le rocce si spinge in direzione sud ovest addentrandosi nel labirinto roccioso. Seguo gli ometti, i radi segni rossi e alcune provvidenziale iscrizioni su massi che mi aiutano a non perdere la direzione. Costeggio alcuni orifizi, qualcuno profondo e simile a foiba. Aiutato dal GPS affronto l’ultimo tratto di sentiero che risale la parte sommitale che precede la cima. Fantastico! Avvolto dalla nebbia come un fantasma scorgo il corposo ometto che simboleggia la vetta, lo raggiungo. Vorrei abbracciare l’ometto, è meraviglioso, ne croci, ne madonne, ma solo un piccolo ammasso di pietre, è questo il premio per la fatica! Tutto intorno non vedo nulla, il vuoto assoluto. Solo uno schiarirsi sopra di me, come se sopra oltre le nuvole ci fosse una divinità: Re Sole, che mi saluta, mi scalda, e si nasconde! E’ tardi, è tempo di rientrare! Trovato il sentiero sotto la cima a ritroso supero in discesa il tratto roccioso, raggiugendo in breve il bivacco Lomasti, ma l’inizio della traccia del sentiero per il ritorno è di difficile individuazione a causa della nebbia e del sopraggiungere dell’oscurità. Dall’alto individuo nella piccola valle il sentiero che costeggia il torrente sottostante, e alcuni segni CAI in basso tra le rocce. Per facili tratti e ben segnati da sud verso nord raggiungo la malga di Aip, accolto da un simpatico vitello, che mi si avvicina curioso. Non c’è tempo per sostare, cammino velocemente mentre piove copiosamente. Raggiunto il fatidico punto esposto e attrezzato dell’andata lo supero cautamente, aiutato dalla magica presenza della montagna, pochi metri ancora e prima di scorgere l’auto mi libero in un urlo liberatorio! Un’escursione fuori dai miei canoni, ma che da spirito libero ho affrontato con passione e amore, lasciandomi prendere da lei, la montagna, la mia Dea!

Il vostro Forestiero Nomade.

Malfa. A       
               








































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