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lunedì 12 ottobre 2015

Forcella del Monte Cavallino 2433 m.

 
Forcella del Cavallino da Pian di Tabeli

Note tecniche.

Localizzazione: Dorsale Carnica occidentale.

Avvicinamento: Tolmezzo-Ovaro-Sappada-Santo Stefano di Cadore-Passo di Monte Croce Comelico-Sega Digòn-Pian della Mola-Pian DI Tabeli.

Punto di Partenza: Pian DI Tabeli 1588m.

Tempi di marcia escludendo le soste: 5 ore.

Dislivello complessivo in salita: 1000 m.

Distanza percorsa in Km: 11.00 km.

Quota minima partenza: 1598 m.

Quota massima raggiunta: 2546 m.

Condizioni Meteo: Nuvoloso.

Segnavia: CAI sentiero 145-146- paletti e segni su massi.

Fonti d’acqua: Abbondanza di piccoli ruscelli fino in alta quota.

Difficoltà: Escursionistico

Attrezzature:

Cartografia consigliata. Tabacco 017.

Data: 10 ottobre 2015.

Condizioni del sentiero: Marcato ed eccellentemente segnato.

Periodo consigliato: luglio-settembre:

 

Il vostro Forestiero Nomade.

Malfa.

Relazione.

 
L’autunno mi stimola a stare più tempo a letto, la sveglia suona invano, non la sento, mi alzo in ritardo convinto di rinunciare all’escursione, ho tutto pronto dal giorno prima. Prima colazione e cambio idea, si va! Direzione Santo Stefano di Cadore, meta la cima del Cavallino con i suoi 2689 metri, niente male. Partire da Lestans significa affrontare un lungo viaggio in solitudine, sfiorando le pendici delle prime cime della pianura friulana. E’ buio pesto, guidando ascolto il silenzio, incontri con gli animali selvatici, una giovane volpe intenta a giocare sul ciglio della strada, un gatto selvaggio dalla gonfia coda a caccia di prede. Accendo lo stereo dell’auto, John Lennon canta le sue liriche, piano piano anche a causa della bassa velocità (autovelox in agguato), entro in un sogno, avvolto dai ricordi remoti e recenti. Sono ipnotizzato dalle luci dell’auto che mi precede. E’ affascinante, sono inebriato, attraverso la Carnia, tra emozioni intense e sogni da accarezzare. Come se una presenza divina mi toccasse la mano, baciasse il volto e mi guidasse con i suoi pensieri arditi. Superata la località di Sappada, mi ritrovo nel magico paesaggio del Cadore, mi fermo a chiedere delle informazioni al gestore di un bar. I volti che mi circondano sono scavati, gente di montagna, forte, cordiale e sincera. Ascoltano il mio accento che non è locale, notano la reflex appesa al collo, pronta a catturare l’attimo fuggente. Le loro risposte mi aiutano, ma sono rapito dal loro mondo, forse non li ascolto nemmeno. Giunto a Santo Stefano di Cadore prendo la direzione per il passo di Monte Croce Comelico, e successivamente seguo le indicazioni per la valle del Digòn. Le informazioni sono chiare, è impossibile perdersi. Giunto ad un bivio con monumento dedicato ai caduti della cima Vallona, giro a sinistra seguendo le indicazioni per il Pian della Mola, costeggiando su strada asfaltata il torrente Digòn. Supero lo spiazzo di Pian della Mola prendendo il bivio a sinistra, fino a raggiungere Pian di Tabeli, sulla sinistra piccolo spiazzo dove sostare l’auto e cartello con indicazioni per il Cavallino (sentiero 145). Zaino in spalle si parte, percorrendo un’ampia carrareccia senza segnavia che risale il pendio boschivo, fino a raggiungere la conca prativa dominata dalla malga” Casera Pian Formaggio” quota 1802 m. Proseguo a occidente, sull’ultima stalla indicazioni per il Cavallino. Un piccolo sentiero ben segnato e marcato si inoltra nel bosco e lo risale con piccole anse, fino a uscire sul pendio erboso, bivio “le Drotelle” quota 1975 m, cartello con indicazione, quella per il cavallino segue a sinistra. La traccia risale il pendio erboso, tra radi larici e in seguito solcato da ruscelli. La temperatura scende rapidamente con il guadagnare di quota, i colori bruni autunnali dominano lo sguardo, le cime sono avvolte da nuvole, raramente un tocco di azzurro le tinge. E’ un ampia conca prativa brulla, un deserto alpino, osservo i numerosi buchi di marmotte, mi suggeriscono che gli amici roditori hanno iniziato il loro letargo. Piano piano risalgo l’erto sentiero, coprendomi per ripararmi dal freddo e volgendo lo sguardo in alto in cerca delle rocce sommitali! Mi ritrovo in prossimità di un ghiaione dove le nuvole divertendosi con il nomade forestiero velano e svelano le meravigliose guglie dolomitiche. L’Atmosfera è cupa, un vento gelido mi abbraccia, tutto questo mi intimorisce. Guadagno la forcella del Cavallino, quota 2433, “Cavolo sono alto!”, e lo sento dalle mani gelate, mi copro con più strati di guanti, benvenuto inverno! Il vento gelido mi taglia il volto, mi trovo in un luogo incantevole e i ricordi volano lontani a quando salivo sulla cima del Pleros e da lontano il Cavallino attirava la mia curiosità. Era estate, una giornata solare e avevo un altro amore da conquistare. Nella forcella è posto un  cartello con indicazioni, la cima non è lontana, seguo una delle due tracce che portano a occidente, risalendo i ghiaioni, ma non è il bianco del ghiaino a preoccuparmi, ma quello della neve, il freddo si fa pungente, e mi spingo contro vento, investito da nuvole che da nord corrono a sud. Guadagnato un centinaio di metri di dislivello, constato che il sentiero che scende dalla cima è innevato, e mi preoccupa, visto che sono sul lato meridionale, prudenza e calma non mi mancano, ma sono cosciente che rischio ad affrontare il lato nord, essendo sprovvisto di ramponi, il peggioramento meteo rafforza questa mia opinione. Senza tanti indugi faccio dietrofront, ridiscendo velocemente il pendio, un ultimo sguardo alla signora, eccola!  Dispettosa e irriverente, si diverte a velarsi e svelarsi facendomi intravedere le vie d’accesso al suo cuore, con quel sorrisetto da furbetta, avrei voglia di rispondere, bellina, guarda che non sei la “Terza grande”. Non sarei galantuomo, è solo un appuntamento rinviato!

Il vostro Forestiero Nomade.
























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