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domenica 23 agosto 2015

Monte Castello 1937 m.

Monte Castello
Note tecniche.
Localizzazione: Monte Castello – Parco naturale delle Prealpi carniche.
Avvicinamento: Meduno-Val tramontina-Chievolis-Selva-superare la diga e raggiungere per via sterrata la località “Le Tronconere” – Parcheggio auto, prima e dopo il ponticello sul torrente Silisia.
Punto di Partenza: Dopo il ponticello sul torrente, quota 579 m.
Tempi di marcia escludendo le soste:
Dislivello complessivo in salita: 1374 m.
Distanza percorsa in Km: 15 km.
Quota minima partenza: 579 m.
Quota massima raggiunta: 1937 m.
Condizioni Meteo: Variabile.
Segnavia: CAI 975.
Fonti d’acqua: Solo nel torrente subito dopo la partenza.
Difficoltà: E.E.
Attrezzature:
Cartografia consigliata. Tabacco 028
Data: Sabato 22 agosto 2015.
Condizioni del sentiero: Marcato e splendidamente segnato fino alla forcella Navalasc, dopo fino alla cima qualche raro ometto e poche tracce, da quota 1760 fino alla cima fatevi guidare dall’intuito seguendo la crestina.
Periodo consigliato: Da giugno a Ottobre.


Il vostro “ Forestiero Nomade”.Malfa.
Relazione.
Le ultime escursioni accrescono in me un desiderio di libertà e solitudine, e così sono alla ricerca di luoghi meno frequentati dalla massa, che abbiano l’odore  del sudore, della storia di un passato  remoto. Un nome in questa settimana mi è balenato in mente, ”Monte Castello”! In precedenza l’ho tentato da sud, da Andreis, sfortunatamente molti tratti del sentiero sono franati, non mi restava che da salire dal lato Nord, dalla mitica valle Andreana, ove regna il lago di Selva. Dalle sue acque si odono ancora i canti dei bimbi, dove la vita dei montanari ha lasciato il passo ai vizi di quellI della bassa. Alto il costo della val tramontina che paga con le sue numerose dighe, per poi essere snobbata da pseudo amanti della montagna, che scelgono il tutto facile, e credono a pregiudizi e diavolerie ben degne del medioevo.
Sveglia presto come sempre, ospite gradito in questa escursione sarà il fido Magritte, giornata ideale per le sue fatiche. Benché la val tramontina mi sia geograficamente vicina, non rinuncio a cominciare l’escursione all’alba. Dopo aver superato la frazione di Meduno, giungo nei pressi del primo lago artificiale, supero il ponte Racli, sfiorando le imponenti rocce proseguo in direzione Chievolis, e in seguito con lunga serie di tornanti giungo in prossimità di  Selva. La mente è rapita dal fascino della valle, dei piccoli borghi, personalmente è una delle più belle del triveneto e sicuramente una delle più ricche di storia. Superata la diga, mi avvio lungo la strada forestale parzialmente asfaltata, e con prudenza la percorro in tutta la sua lunghezza fino a giungere nei pressi delle “Tronconere”Spiazzo per l’auto subito dopo aver superato il ponticello sul torrente Silisia. Zaino in spalle si parte! Dopo la prima curva è posto un cartello con le indicazioni per Forcella Navalaesc e il sentiero 975. Seguo i segni CAI sul comodo sentiero, guado un torrente e successivamente con una serie di strette svolte  risalgo il costone frontale a sinistra, superando il rudere di una malga. Dopo un brevissimo tratto pianeggiante supero il secondo greto, risalendo a destra, dapprima tra grandi massi e addentrandomi nelle oscurità del bosco, mantenendomi sempre sul lato destro della valle Andreana e puntando a Sud-ovest. Il sentiero è ben segnato e marcato, i numerosi schianti sono stati aggirati da un superbo lavoro di manutenzione. Senza tanta fatica, passo prima sotto la parete settentrionale del Monte Castello, e in seguito sbuco fuori  dal bosco raggiungendo l’alto pascolo in prossimità dei ruderi di casera Navalesc (nascosta dall’alta vegetazione). Qui presto attenzione, il primo tratto di prato (erbacce alte) è ben segnato e marcato, fino a un’indicazione con freccia bianca dipinta su un tronco. Da qui seguo le indicazioni, abbassandomi sul greto di un torrente asciutto, un ometto (da me rinforzato) mi indica di risalire in direzione sud-ovest e successivamente seguendo i numerosi segni,  aggirando il prato in direzione nord –ovest. Il sentiero in pochi minuti raggiunge la forcella (una madonnina in ottone incastonata nella roccia) di Navalesc. Il sentiero 975 scende per la variante a sud. Breve pausa, osservo il proseguimento a oriente verso la cima del monte Castello. Il primo tratto sfiora l’affilata e insidiosa cresta sull’impressionante baratro meridionale, biforcandosi; seguo quella che si addentra a nord est, evitando l’erba bagnata e le insidie della cresta. Delle provvidenziali fascette colorate poste su alcuni tronchi mi guidano lungo il pendio erboso senza tracce, scelgo i passaggi migliori, fino a raggiungere nella parte terminale la traccia di cresta (quota 1730 circa). Breve sosta a scrutare il cielo che si sta chiudendo, mi fermo indeciso: proseguire o abbandonare? Non manca molto alla cima, decido di andare avanti e rinvio la decisione. Aggirando alla sua sinistra un blocco roccioso e risalendo un piccolo salto mi ritrovo in cresta, da qui la cima mi appare vicina, decido di andare fino in fondo! Gli ultimi duecento metri di dislivello sono meno ripidi e faticosi, sono vicino la meta, davanti a me l’ampia cresta inerbita del monte castello e alla sua destra l’ante cima, di pochi metri più bassa. Risalendo tra mughi e roccette supero la crestina alla base della cima, con libera traccia arrivo al suo vertice, materializzato da due croci: una in ferro mancante di un braccio, e l’altra più complessa e di fattura recente. Zaino a terra e breve sosta, il meteo non promette nulla di buono, tutte le vicine cime sono avvolte da nuvoloni neri e poco rassicuranti. Uno sguardo alla cresta erbosa (per alpinisti folli) che passando per il Randolino conduce a sua maestà il Raut.  A  nord -ovest le Dolomiti Friulane sono avvolte da nuvoloni neri, come la catena montuosa di Piancavallo. Un’atmosfera da sogno mi avvolge, la solitudine selvaggia della vetta. Ripreso lo zaino, affronto la discesa, sperando nella clemenza del meteo, desiderio esaudito! Scendo giocherellando per il pendio erboso, piegando le ginocchia e afferrando ciuffi d’erba, in breve mi ritrovo alla forcella di Navalesc. Finalmente meritata sosta per rifocillarci (Magritte gioisce) e recuperare energie. Nel frattempo Il sole lotta con le nuvole, sembra avere il sopravvento, sprazzi di azzurro colorano il cielo. Ripresa la discesa, e avvolto da estatici pensieri, raggiungo l’auto. Subito dopo il ponticello, una lunga serie di fuoristrada con targa straniera occupa lo spazio a sinistra, avventurieri organizzati di tutto, il silenzio è sostituito dai turisti, son contento per gli amici della val tramontina! Un turismo sano e colto che porta profitti senza distruggere l’ambiente. Lungo la strada forestale sono attratto dai ruderi di un vecchio borgo che emergono dal lago, su uno essi persistono ancora le rosse  tegole, alle spalle il recinto di un gregge, tutto affiora, come fantasma di un passato mai estinto. Ultimi chilometri nelle valli di Silisia e della val tramontina. Ritorno al quotidiano, svegliandomi dall’incantesimo, un sortilegio per spiriti liberi, per uomini solitari, chiamato “val tramontina e le sue perle”.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.



























































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