Monte Castello
Note tecniche.
Localizzazione: Monte Castello – Parco naturale delle Prealpi
carniche.
Avvicinamento: Meduno-Val
tramontina-Chievolis-Selva-superare la diga e raggiungere per via sterrata la
località “Le Tronconere” – Parcheggio auto, prima e dopo il ponticello sul
torrente Silisia.
Punto di Partenza: Dopo il ponticello sul torrente, quota
579 m.
Tempi di marcia escludendo le soste:
Dislivello complessivo in salita: 1374 m.
Distanza percorsa in Km: 15 km.
Quota minima partenza: 579 m.
Quota massima raggiunta: 1937 m.
Condizioni Meteo: Variabile.
Segnavia: CAI 975.
Fonti d’acqua: Solo nel torrente subito dopo la partenza.
Difficoltà: E.E.
Attrezzature:
Cartografia consigliata. Tabacco 028
Data: Sabato 22 agosto 2015.
Condizioni del sentiero: Marcato e splendidamente segnato
fino alla forcella Navalasc, dopo fino alla cima qualche raro ometto e poche
tracce, da quota 1760 fino alla cima fatevi guidare dall’intuito seguendo la
crestina.
Periodo consigliato: Da giugno a Ottobre.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.Malfa.
Relazione.
Le ultime escursioni accrescono in me un desiderio di
libertà e solitudine, e così sono alla ricerca di luoghi meno frequentati dalla
massa, che abbiano l’odore del sudore,
della storia di un passato remoto. Un
nome in questa settimana mi è balenato in mente, ”Monte Castello”! In
precedenza l’ho tentato da sud, da Andreis, sfortunatamente molti tratti del
sentiero sono franati, non mi restava che da salire dal lato Nord, dalla mitica
valle Andreana, ove regna il lago di Selva. Dalle sue acque si odono ancora i
canti dei bimbi, dove la vita dei montanari ha lasciato il passo ai vizi di
quellI della bassa. Alto il costo della val tramontina che paga con le sue
numerose dighe, per poi essere snobbata da pseudo amanti della montagna, che
scelgono il tutto facile, e credono a pregiudizi e diavolerie ben degne del
medioevo.
Sveglia presto come sempre, ospite gradito in questa
escursione sarà il fido Magritte, giornata ideale per le sue fatiche. Benché la
val tramontina mi sia geograficamente vicina, non rinuncio a cominciare
l’escursione all’alba. Dopo aver superato la frazione di Meduno, giungo nei
pressi del primo lago artificiale, supero il ponte Racli, sfiorando le
imponenti rocce proseguo in direzione Chievolis, e in seguito con lunga serie
di tornanti giungo in prossimità di
Selva. La mente è rapita dal fascino della valle, dei piccoli borghi,
personalmente è una delle più belle del triveneto e sicuramente una delle più
ricche di storia. Superata la diga, mi avvio lungo la strada forestale
parzialmente asfaltata, e con prudenza la percorro in tutta la sua lunghezza
fino a giungere nei pressi delle “Tronconere”Spiazzo per l’auto subito dopo
aver superato il ponticello sul torrente Silisia. Zaino in spalle si parte!
Dopo la prima curva è posto un cartello con le indicazioni per Forcella
Navalaesc e il sentiero 975. Seguo i segni CAI sul comodo sentiero, guado un
torrente e successivamente con una serie di strette svolte risalgo il costone frontale a sinistra,
superando il rudere di una malga. Dopo un brevissimo tratto pianeggiante supero
il secondo greto, risalendo a destra, dapprima tra grandi massi e addentrandomi
nelle oscurità del bosco, mantenendomi sempre sul lato destro della valle
Andreana e puntando a Sud-ovest. Il sentiero è ben segnato e marcato, i numerosi
schianti sono stati aggirati da un superbo lavoro di manutenzione. Senza tanta
fatica, passo prima sotto la parete settentrionale del Monte Castello, e in
seguito sbuco fuori dal bosco
raggiungendo l’alto pascolo in prossimità dei ruderi di casera Navalesc
(nascosta dall’alta vegetazione). Qui presto attenzione, il primo tratto di
prato (erbacce alte) è ben segnato e marcato, fino a un’indicazione con freccia
bianca dipinta su un tronco. Da qui seguo le indicazioni, abbassandomi sul
greto di un torrente asciutto, un ometto (da me rinforzato) mi indica di
risalire in direzione sud-ovest e successivamente seguendo i numerosi
segni, aggirando il prato in direzione
nord –ovest. Il sentiero in pochi minuti raggiunge la forcella (una madonnina
in ottone incastonata nella roccia) di Navalesc. Il sentiero 975 scende per la
variante a sud. Breve pausa, osservo il proseguimento a oriente verso la cima
del monte Castello. Il primo tratto sfiora l’affilata e insidiosa cresta
sull’impressionante baratro meridionale, biforcandosi; seguo quella che si
addentra a nord est, evitando l’erba bagnata e le insidie della cresta. Delle
provvidenziali fascette colorate poste su alcuni tronchi mi guidano lungo il
pendio erboso senza tracce, scelgo i passaggi migliori, fino a raggiungere
nella parte terminale la traccia di cresta (quota 1730 circa). Breve sosta a
scrutare il cielo che si sta chiudendo, mi fermo indeciso: proseguire o
abbandonare? Non manca molto alla cima, decido di andare avanti e rinvio la
decisione. Aggirando alla sua sinistra un blocco roccioso e risalendo un
piccolo salto mi ritrovo in cresta, da qui la cima mi appare vicina, decido di
andare fino in fondo! Gli ultimi duecento metri di dislivello sono meno ripidi
e faticosi, sono vicino la meta, davanti a me l’ampia cresta inerbita del monte
castello e alla sua destra l’ante cima, di pochi metri più bassa. Risalendo tra
mughi e roccette supero la crestina alla base della cima, con libera traccia
arrivo al suo vertice, materializzato da due croci: una in ferro mancante di un
braccio, e l’altra più complessa e di fattura recente. Zaino a terra e breve
sosta, il meteo non promette nulla di buono, tutte le vicine cime sono avvolte
da nuvoloni neri e poco rassicuranti. Uno sguardo alla cresta erbosa (per
alpinisti folli) che passando per il Randolino conduce a sua maestà il
Raut. A
nord -ovest le Dolomiti Friulane sono avvolte da nuvoloni neri, come la
catena montuosa di Piancavallo. Un’atmosfera da sogno mi avvolge, la solitudine
selvaggia della vetta. Ripreso lo zaino, affronto la discesa, sperando nella
clemenza del meteo, desiderio esaudito! Scendo giocherellando per il pendio
erboso, piegando le ginocchia e afferrando ciuffi d’erba, in breve mi ritrovo
alla forcella di Navalesc. Finalmente meritata sosta per rifocillarci (Magritte
gioisce) e recuperare energie. Nel frattempo Il sole lotta con le nuvole,
sembra avere il sopravvento, sprazzi di azzurro colorano il cielo. Ripresa la
discesa, e avvolto da estatici pensieri, raggiungo l’auto. Subito dopo il ponticello,
una lunga serie di fuoristrada con targa straniera occupa lo spazio a sinistra,
avventurieri organizzati di tutto, il silenzio è sostituito dai turisti, son
contento per gli amici della val tramontina! Un turismo sano e colto che porta
profitti senza distruggere l’ambiente. Lungo la strada forestale sono attratto
dai ruderi di un vecchio borgo che emergono dal lago, su uno essi persistono
ancora le rosse tegole, alle spalle il
recinto di un gregge, tutto affiora, come fantasma di un passato mai estinto.
Ultimi chilometri nelle valli di Silisia e della val tramontina. Ritorno al
quotidiano, svegliandomi dall’incantesimo, un sortilegio per spiriti liberi,
per uomini solitari, chiamato “val tramontina e le sue perle”.
Il vostro “ Forestiero Nomade”.
Malfa.
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