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sabato 27 dicembre 2025

Col Palalis

Col Palalis

 

Localizzazione: Colline moreniche che Si estendono nella zona nord-orientale della provincia di Pordenone, ai piedi delle Prealpi Carniche, tra il fiume Meduna e il torrente Cosa.

 

Avvicinamento: Lestans- Toppo-Solimbergo- stradina per il poligono di tiro- dopo l’ancona Santa Fosca parcheggio su uno dei lati della carrareccia.

 

Regione: Friuli-Venezia Giulia

 

Provincia di: PN

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Dislivello: 192 m.

 

Dislivello complessivo: 192 m.


Distanza percorsa in Km: 5,24


Quota minima partenza: 240 m.

 

Quota massima raggiunta: 374 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 2 ore

In: coppia con Klimt

 

Tipologia Escursione: escursionistica-naturalistica

 

Difficoltà: escursionistiche

 

Tipologia sentiero o cammino: carrareccia

 

 

Ferrata- no

 

Segnavia: CAI

 

Fonti d’acqua: nessuna

 

Impegno fisico: basso

Preparazione tecnica: bassa

 

Difficoltà di orientamento: nessuna

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: no

Ometto di vetta: no

Libro di vetta: barattolino in vetro

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati:

 

Periodo consigliato:  tutto l’anno

 

Da evitare da farsi in:

 

Dedicata a: chi ama l’ambiente selvatico

 

Condizioni del sentiero: carrareccia in disuso

 

Percosso idoneo per portare cane al seguito: si



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: 02 dicembre 2025.

 

Data di pubblicazione della relazione:

 

Il “Forestiero Nomade”
Malfa

 

 

Il colle Palatis o Palasis, una fuga vicino casa, alla ricerca di quel selvaggio che anima lo spirito e dona ai sensi quel sapore di Libertà. Conosco bene i colli che da Usago a Sequals creano un argine naturale, sicuramente sono l’ultima testimonianza di quando gli immensi ghiacciai dominavano la pianura Friulana, anche se non si è eruditi in geologia non è difficile immaginare le lingue dell’infinito glaciale elemento che spingeva i detriti a valle, accumulandoli e creando questi dolci declivi, che oggi grazie all’abbandono umano sono selvatici e impenetrabili. Ci ho dormito per lunghe notti, alloggiavo presso una forcella, e con ragazzi di diverse regioni d’Italia, ma il nostro sguardo era catturato dal sole nascente a oriente, a mondi lontani, ignorando che vivevamo per una settimana tra le braccia di Artemide. I bracconieri di notte ci volevano far paura, ma erano loro a rischiare se entravano nel nostro territorio, di certo sarebbero diventate le nostre prede. Il nostro cuore era rapito dai voli mattutini dei rapaci, e i 365 scalini prima della vetta del colle intonavano una litania, mentre i cinghiali e le volpi osservavano incuriositi il nostro incedere. Dopo otto lustri rimpiango quelle settimane, come questa che precede il Natale, a vivere in mezzo alla natura, disegnando e sognando, amando e vivendo, e dopo che ritornai sul luogo come per magia riascoltai quelle voci provenire dal passato, un tempo in cui si era giovani e si fantasticavano più odalische giovani e ardenti che il silenzio di Artemide. Oggi rieccomi su uno di questi colli, che è stato anche di recente generoso di emozioni, stavolta parto da una remota Ancona che precede di pochi metri il bel borgo di Solimbergo. Sono in compagnia del mio migliore amico, Klimt, lupo nello spirito e buono come un fratello. Percorriamo l’agreste tratturo sino alle pendici del colle e sorprendentemente scoviamo una remota carrareccia, ampia  abbastanza da far passare un trattore che risale ripidamente il versante settentrionale del colle. Tra le orme sulla fanghiglia scopro quelle di un lupo, le seguo e di seguito anche quelle di camoscio, seguo entrambe e avverto la presenza del fratello carnivoro, l’avverte e ne sente l’odore pure klimt, per questo salendo stiamo uniti, temiamo il selvatico animale e allo stesso tempo lo amiamo. È meraviglioso vagare nel fitto bosco, tra affioramenti rocciosi, secolari castagni e ciliegi. In questo periodo il battuto è ricoperto di ricci di castagne e dalle stesse zigrinate foglie, il rumore dei miei scarponi sulle secche foglie secche  è la musica che accompagna il nostro incedere, la meta non è distante, è lassù, e ringrazio la memoria da sessantenne che dimentica e ritrova le emozioni. Non mi ricordavo più il percosso, anche perché forse l’ho fatto da un altro sentiero; quindi, mi godo l’emozione come se fosse la prima volta. Ultime svolte prima della vetta, che poi altro non è che due macigni del periodo glaciale portati su e levigati dal tempo. Uno a destra e l’altro alla sinistra del sentiero, entrambi coperti da una fitta boscaglia di rovi, e le spine come armi difendono l’integrità del luogo, la memoria mi spinge a destra, consiglio all’amico klimt di aspettarmi di sotto con lo zaino, e proseguo con un bastoncino da trekking che adopero come bastone e come machete per liberarmi dai terribili rovi. Qualcuno di essi mi ferisce, sanguino  alla mano, ma non mi arrendo, risalgo un masso di primo grado e ne raggiungo l’inerbito vertice, fatta! Guardo ai piedi, tra le fogli cadute riemerge come dai ricordi un piccolo barattolino di vetro con un foglietto rosso all’interno, ero stato su un lustro fa, e leggendo gli altri visitatori notavo il nulla, il secondo visitatore dopo cinque anni sono sempre io, allora con me c’era la mia compagna e Magritte, l’indimenticabile amico, una forte emozione mi rapisce e si ravvivano i ricordi  Adesso sono qui con Klimt, che mi guarda incuriosito dal basso, lo tranquillizzo, e dopo aver aggiunto la nuova data sul vetusto foglietto rosso, richiudo il barattolo, e lo adagio dove lo avevo trovato, tra le rinsecchite foglie di quercia e ciliegio. Ridisceso dal masso mi avvicino a Klimt, riprendo lo zaino e la via del ritorno, la grigia giornata e il rischio di pioggia non mi consiglia di proseguire e mi ritengo soddisfatto. Presso una zolla d’erba ai bordi del tratturo ci fermiamo per pensare e fare merenda, e di seguito riprendiamo il ripido cammino, stavolta tutto in discesa. Del lupo avvertiamo ancora la presenza, ma esso è clemente con noi, ci ha riconosciuti e protetti. Certe sensazioni le si avvertono anche se è difficile esporle. Raggiunta la base del colle ritorniamo indietro fino all’auto, ammirando all’orizzonte il magnifico panorama dove il Raut è l’incontrastabile signore.

Malfa.

































































 

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