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lunedì 8 settembre 2025

Monte Covria da Monte Prat.

Monte Covria da Monte Prat

 

Localizzazione:  Prealpi Carniche

 

Avvicinamento: Lestans-Valeriano-Pinzano- Forgaria- rotabile per il monte Prat – ampio parcheggio presso l’Albergo Monte Prat.

 

Regione: Friuli- Venezia Giulia

 

Provincia di: UD

.

Dislivello:  409 m.

 

Dislivello complessivo: 524 m.


Distanza percorsa in Km: 16,54


Quota minima partenza:  750 m.

 

Quota massima raggiunta: 1160 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia con Klimt

 

Tipologia Escursione: Panoramica escursionistica

 

Difficoltà: escursionistiche

 

Tipologia sentiero o cammino:  carreggiabile, carrareccia  e traccia bollata di rosso e radi ometti

 

 

Ferrata- no

 

Segnavia: CAI 816

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

 

Difficoltà di orientamento: solo dal tratto di sentiero dopo la carrareccia

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: si

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: si, installato barattolo di vetta

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati: acqua al seguito, nessuna fonte presente

 

Periodo consigliato:  tutto l’anno

 

Da evitare da farsi in: condizioni di nebbia per via dell’orientamento (tratto finale).

 

Dedicata a: chi ama camminare in un ambiente misto, dai vecchi stavoli ai selvaggi tratti di bosco

 

Condizioni del sentiero: rotabile in ottimo stato, Strada forestale poco frequentata, traccia appena percepibile segnata con bolli rossi

 



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 020
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: 03 settembre ’25

 

Data di pubblicazione della relazione:

 


Malfa & Klimt.

 

Monte Covria da Monte Prat

 

Localizzazione:  Prealpi Carniche

 

Avvicinamento: Lestans-Valeriano-Pinzano- Forgaria- rotabile per il monte Prat – ampio parcheggio presso l’Albergo Monte Prat.

 

Regione: Friuli- Venezia Giulia

 

Provincia di: UD

.

Dislivello:  409 m.

 

Dislivello complessivo: 524 m.


Distanza percorsa in Km: 16,54


Quota minima partenza:  750 m.

 

Quota massima raggiunta: 1160 m.

 

Tempi di percorrenza escluse le soste: 5 ore

In: coppia con Klimt

 

Tipologia Escursione: Panoramica escursionistica

 

Difficoltà: escursionistiche

 

Tipologia sentiero o cammino:  carreggiabile, carrareccia  e traccia bollata di rosso e radi ometti

 

 

Ferrata- no

 

Segnavia: CAI 816

 

Fonti d’acqua: no

 

Impegno fisico: medio

Preparazione tecnica: bassa

 

Difficoltà di orientamento: solo dal tratto di sentiero dopo la carrareccia

Attrezzature: no

 

Croce di vetta: si

Ometto di vetta: si

Libro di vetta: si, installato barattolo di vetta

Timbro di vetta: no

Riferimenti:

Consigliati: acqua al seguito, nessuna fonte presente

 

Periodo consigliato:  tutto l’anno

 

Da evitare da farsi in: condizioni di nebbia per via dell’orientamento (tratto finale).

 

Dedicata a: chi ama camminare in un ambiente misto, dai vecchi stavoli ai selvaggi tratti di bosco

 

Condizioni del sentiero: rotabile in ottimo stato, Strada forestale poco frequentata, traccia appena percepibile segnata con bolli rossi

 



Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 020
2) Bibliografici:
3) Internet: 

Data dell’escursione: 03 settembre ’25

 

Data di pubblicazione della relazione:

 


Malfa & Klimt.

 

Relazione:

Monte Covria, la selvaggia elevazione che domina un tratto della pianura friulana ha la triste posizione di essere adiacente al Monte Cuar, monte più alto di trecento metri, ma facilmente raggiungibile tramite una strada forestale di servizio alla malga omonima e a un bel sentiero ben battuto, segnato e particolarmente densamente frequentato. Tutto questo fa del monte Covria una vetta sconosciuta ai molti, e questo non fa che aumentare il desiderio di conoscenza di coloro che amano il primitivo paesaggio. L’unico problema in questi ultimi anni è il dover sostare l’auto presso Cuel di Forchia per via di qualche vandalo che si diletta a rompere i vetri dell’auto alla ricerca di misteriosi tesori; tutto questo comporta allungare il chilometraggio per raggiungere  sia il monte Cuar che il monte Covria, e lo stesso problema mi ha coinvolto in questa ultima escursione, escogitando una partenza da un luogo meno esposto ai vandali, cioè lo spiazzo presso il l’Albergo del monte Prat, a circa cinque chilometri dal Cuel Forchia e circa duecento metri di dislivello in più. Trovata la soluzione, il giorno prima dell’escursione mi appronto per l’escursione, così al mattino sono pronto e in viaggio assieme a Klimt, direzione Monte Prat. La bella giornata solare con una temperatura non eccessivamente calda, stimola il cammino, e i primi chilometri passano velocemente grazie alla frescura donata dalle fronde degli alberi, più volta in passato ho vagato in lungo e in largo per l’altopiano del monte Prat, e quindi il cammino è un ripasso per la memoria.  Vegetazione fiorente, affioramenti carsici e remoti stavoli anno di questa località un ambiente ideale per delle salutari passeggiate. Dopo un’ora di cammino raggiungo la Val Tochel, il tratto finale del monte Prat,  a nord, proprio alle pendici meridionali del Cuar, dove un tempo partiva il sentiero 817, adesso un mesto cartello ne dà le dismissioni. Proprio accanto al cartello vi era e c’è  ancora un piccolo stagno, che permane in tutte le stagioni, curiosando al suo interno ho visto dei tritoni nuotare pacifici osservati dall’alto dal volo nervoso di coloratissime libellule, un attimo di poesia raccolto e annotato nel cuore. Dalla Val Tochel virando a destra proseguo per Cuel di Forchia, strada percorsa durante il tragitto da sporadici centauri e ciclisti, un’oasi per chi ama il silenzio. Raggiunta la piccola della di Cuel di Forchia, un caleidoscopio di emozioni cattura il mio spirito, Quante volte sono salito e sceso per questo luogo, e una roccia bianca scolpita dal continuo passaggio dell’uomo ne è la prova. Stavolta il mio cammino non sarà per il Cuar ma per la montagna adiacente, annunciata da un cartello e che prosegue a destra della forcella. Pochi metri dopo, proprio sulla si apre uno spiazzo, con un cartello naturalistico e un comodo tavolo e panche in legno, è giunto il momento di fare una prima pausa, io e Klimt beviamo un po’ d’acqua e assumiamo del cibo prima per ripartire per l’ultimo tratto dell’escursione.  Dalla sella seguendo una remota carrareccia si inizia ad ascendere il versante settentrionale del monte, adombrato dalla caratteristica vegetazione, ossia conifere e faggi, cento metri di dislivello di dolce ascesa , finché raggiungo sulla carrareccia l’innesto del sentiero proveniente da Peonis. Il mio istinto mi consiglia di osservare a monte se vi è un segno, un ometto che indica la prosecuzione del sentiero; infatti, trovo una traccia di terreno fangoso, come un passaggio di animali selvatici e  poco oltre su una corteccia uno sbiadito bollo rosso. Abbandono la carrareccia proseguo per il segno, dopo i primi metri di dislivello, la traccia è più chiara, e della fanghiglia lasciano presagire il recente passaggio di qualcuno, forse un bipede. Il tratto di escursione stavolta è erto, selvatico, dalla vetta mi separano ben 150 me metri di dislivello, ma la dolcezza del bosco stempera la fatica, anzi spesso mi fermo al suo interno a pensare, seduto o su un affioramento carsico o qualche tronco abbattuto. Klimt come è suo solito fare è curioso, eccitato ed entusiasta, il suo tartufo si muove in tutte le direzioni, catturando la miriade di odori che serba il bel bosco. Una luce sempre più vicina al colore ceruleo è il preludio che siamo vicino alla vetta, e pochi metri prima forse dieci, mi fermo, mi aggiusto il foulard che cingo alle tempie, mi do un contegno e mi annuncio alla meta. Uno squarcio azzurro nella fronda degli aceri e una piccola croce in controluce  solo il desiderio raggiunto, felicità che sopisce la stanchezza finora accumulata, fatta! Missione compiuta e dopo tanti anni rieccomi qui sul meraviglioso pulpito panoramico. Una bellissima giornata di sole, la pianura friulana  e il regale Tagliamento, un prato verde, un ometto corposo di sassi e una minimalista croce sono l’immagine che memorizzo e dipingo nel mio cuore. Zaino a terra, Klimt ha compreso da solo ormai che è tempo che riposi le membra, mentre io mi do da fare per istallare un vasetto di vetro dove ho serbato un piccolo libro di vetta, il resto è fare merenda, io seduto sull’ometto e klimt ai miei piedi all’ombra dello zaino. Situazione di beatitudine, di felicità condivisa con il mio amico, ormai degno erede del leggendario Magritte. Un pensiero lo volgo alla gente di Palestina, oppressa e ridotta alla fame da un popolo che nel secolo scorso subì le stesse scortesie a opera dei nazifascisti. È proprio vero che un popolo che non è nato libero ignori cosa è la libertà, e questo di Gaza ne è un chiaro esempio.  Dopo la piccola e importante riflessione mi concedo un attimo di riposo, sdraiandomi sul praticello in ombra, pochi metri dietro,  attimi di dolcezza a fissare il cielo azzurro e rifletterlo nelle mie iridi.

Dopo una pausa di serenità, decido di rientrare, il ritorno è lungo, otto chilometri complessivi ancora per un totale di sedici, e un ulteriore aumento di dislivello, ma sono felice come un bimbo che ha finalmente il giocattolo tanto sognato. Oggi le nubi sono lontane, e il rientro per lo stesso itinerario dell’andata sarà dolce e sereno, solo qualche fugace pausa per ammirare e fotografare o per consumare una mela.

Malfa