Colli morenici tra Usago e Sequals, parte II
Col Palalis 367 m.; Col Pallotta 361 m.
Note tecniche.
Localizzazione: Colline moreniche che Si estendono nella zona
nord-orientale della provincia di Pordenone, ai piedi delle Prealpi Carniche,
tra il fiume Meduna e il torrente Cosa.
Avvicinamento: Lestans-parcheggio chiesa di
Usago poco dopo la stazione ferroviaria.
Regione: Friuli-Venezia Giulia
.
Dislivello: 200 m.
Dislivello complessivo: 416 m.
Distanza percorsa in Km: 7,5
Quota minima partenza: 240 m.
Quota massima raggiunta: 406 m.
Tempi di percorrenza escluse le soste: 3 ore
In: solitaria
Tipologia Escursione: Selvaggia panoramica
Difficoltà: escursionisti esperti abili a operare in ambiente
selvaggio e dotati di altissimo senso di orientamento.
Ferrata-
valutazione difficoltà:
Segnavia: Bolli Bianco Azzurri, e nastri segnaletici.
Fonti d’acqua: nessuna
Impegno fisico: medio
Preparazione tecnica: media
Attrezzature: no
Croce di vetta: Si,
sul Col Pallotta
Ometto di vetta: no
Libro di vetta: no
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
1)
Cartografici:
IGM Friuli –
2) Bibliografici:
3) Internet:
2)
Periodo
consigliato: tutto l’anno
3)
4)
Da
evitare da farsi in:
Condizioni del
sentiero:
Fonti d’acqua: no
Consigliati: abiti
idonei a proteggere il corpo dalla fitta vegetazione
Data: ottobre 2020
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Relazione:
Secondo episodio:
Malfa colpisce ancora.
Due giorni dopo la
prima escursione sui meravigliosi colli morenici di Sequals, ritorno
all’attacco per completare la cresta. Stavolta, stabilisco di partire dall’ancona
di Santa Fosca, eretta a nord dei colli morenici, poco dopo la frazione di
Solimbergo.
La giornata è polare,
il cielo azzurro e terso inganna, ma fa assai freddo, infatti mi imbacucco,
compreso di guanti e mi avvio. L’itinerario che mi aspetta è meno temerario del
precedente, percorro una carreggiabile che si svincola a destra da quella che
circumnaviga i colli. Un arco di noccioli e un divieto di transito sono i segni
inequivocabili di accesso, inizio la salita, curioso di scoprire come questa
via porti alla cima del colle Pallotta.
Pochi metri dopo, a
sinistra, si apre su un ampio prato dove un solitario rudere con scarno albero
incorporato richiama i miei dipinti di chiara ispirazione surreale. Inizio a
caricarmi di energia, proseguo. Il cammino è ombreggiato dal bosco e dai saturi
colori invernali, i raggi di sole a volte fanno capolino tra le fronde, a essi
mi volgo in venerazione. Sto scalando una
cresta, da oriente il percorso punta a meridione, guadagnando lentamente quota,
nel frattempo il moto mi scalda.
Scorgo tra le fronde
un’altana, questi colli sono il regno dei cacciatori, non ho nulla contro di
loro, anzi, sono stati i primi esploratori da tempo remoto, e molti sentieri o
accessi arditi ci sono stati tramandati da loro. Quelli che detesto sono i
bracconieri, come dire, il lato oscuro di questa antica e nobile attività.
La pista finisce a
ridosso di un dosso, dei segni blu sulle cortecce invitano a salire i pochi
metri di sentiero che mi separano dalla cima, ed eccomi sulla prima elevazione,
colle Pallotta(361m.). Il colle è dominato da un pennone con bandiera in
metallo tricolore, alla base è posta una statua del redentore con un’iscrizione
”Covid 2020”. No, non è uno scherzo, anzi, malgrado il mio agnosticismo, provo
rispetto per chi ha operato e ideato quest’opera, meglio di chi critica o
distrugge.
Mi gusto il panorama,
stupendo ed esteso sulla pianura friulana e sui colli di Lestans. Sono appena
all’inizio dell’avventura, adesso viene il bello.
Il sentiero prosegue a
occidente verso Sequals, arriverò da questo versante al rientro, ma lo scoprirò
dopo. la mia meta futura è a oriente, quindi, rientro nello spiazzo in basso,
dove finisce la carrareccia, e proseguo cercando nella vegetazione una benché
minima traccia che mi porti a perdere quota per poi risalire il successivo
colle.
Qualcuno penserà, come
fai a sapere se ci sono tracce, non hai paura? A costui rispondo: <<Ma dove
sta l’abilità se viaggi sempre tenendoti al filo di Arianna, e che spirito
libero saresti?>>Infatti, raggiunto il crinale orientale del colle Pallotta,
scorgo tra la vegetazione delle fettucce bianco-rosse, quelle che solitamente
si adoperano per chiudere all’accesso i manufatti. Seguo incuriosito i segni in plastica, è un’autentica
caccia al tesoro: uno a destra, altri due a sinistra, un altro in basso. In poco tempo, percorro in discesa lo scosceso
pendio e approdo rapidamente in sella, sempre confortato dalle fettucce fissate
ai tronchi d’albero. L’unico punto critico è dove la cresta si interrompe per
via di un salto che sovrasta un piccolo ma esposto intaglio. Seguo a sinistra
una labile traccia tra i rovi, mi districo a fatica, venendone fuori vincitore
ma spinato come se avessi fatto il fachiro su un istrice (ne porto ancora i
segni).
Ripreso il cammino,
seguo la traccia della pesta e da quota 270 m. (il punto più basso), inizio a
risalire sino a quota 314 m., qui la cresta ridiscende verso Col Paurion,
percorso nella precedente relazione. Proseguo a sinistra, cavalcando la cresta
che mi porta al Col di Palalis. Dopo aver risalito l’erto pendio, sempre
districandomi nella macchia di noccioli, aceri e faggi, giungo a una parete
rocciosa, che si può solo superare a sinistra per esposto sentiero. Decido che
devo arrampicarmi per balze erbose sino alla cresta. Ho la vaga sensazione di
stare per giungere in vetta al colle, un masso posto a quota 367 m. (a casa
scoprirò che in realtà è l’ante-cima) mi illude. Zaino a terra, profondo
respiro, avverto una strana sensazione di felicità, tutto l’ambiente è
selvaggio, nessun segno, solo radi bolli arancioni, una vera caccia al tesoro.
Pongo sul masso, che presumo che sia la massima elevazione, un barattolo con il
foglio, simbolo del gruppo. Raccolgo dei sassi, creando un piccolo ometto, foto
di rito con autoscatto, e sono pronto per la discesa. Piuttosto che tornare
indietro decido di seguire i bolli arancioni; essi, i segni, mi conducono sul
versante orientale del colle Palalis. La
traccia è ben battuta, di seguito prosegue a meridione, perdendo rapidamente
quota, sino a raggiungere un’ampia carrareccia che presto mi conduce fuori dal
bosco, e precisamente, sulla strada che collega la frazione di Usago a quella
di Sequals.
Immessomi sulla
strada, in direzione ovest, punto a Sequals. Giunto alla periferia del piccolo
paesello, scorgo a destra, al margine di un campo, un ‘altana. Penso che presso
la struttura potrei trovare un sentiero che mi permette di percorrere una via che
mi riporti all’ancona del punto di partenza.
Infatti, trovo una
pista segnata in bianco-azzurro chiamata “Sentiero Lavadors”. Senza esitazione
e con tanta curiosità lo percorro. E’ davvero un bel sentiero, molto curato,
esso, si addentra nel bosco di Sequals, e con un’ampia ansa in senso antiorario
mi porta a ridosso della cresta che precede di pochi metri la statale.
Incuriosito dalla
cresta abbandono il sentiero e inizio a risalire il crinale, do un ‘occhiata
alla mappa, sto completando la cresta, procedendo da occidente a oriente,
infatti, poco dopo riscopro i bolli arancioni che mi conducono tramite un
bellissimo crinale sino al colle Pallotta, così chiudo felicemente il cerchio.
La cresta è davvero
panoramica, splendida, e nel suo piccolo regala una miriade di emozioni. Giunto
al vertice, sotto il pennone con redentore e bandiera tricolore, effettuo una
breve sosta, per poi rientrare, tramite la carrareccia percorsa al mattino. Sotto
un cielo luminoso e azzurro, e scaldato da un insolito caldo sole autunnale,
termina la seconda parte dell’escursione sui colli morenici, ma seguirà un terzo
episodio.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
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