Monte Fara - ieri e oggi ; agosto 2006-maggio 2020
Note tecniche.
Localizzazione: Prealpi - Prealpi Venete - Gruppo Col Nudo Cavallo
Avvicinamento: Maniago -Maniago Libera direzione ponte di Ravedis- Un centinaio di metri prima del ponte che
sovrasta la diga si trova uno spiazzo per auto, il punto di partenza (cartello
CAI) a pochi metri sul versante opposto della statale.
Dislivello: 1008 m.
Dislivello complessivo: 1008 m.
Distanza percorsa in Km: 12 chilometri.
Quota minima partenza: 360 m.
Quota massima raggiunta: 1342 m.
Tempi di percorrenza escluse le soste: 4, 5 ore.
In: Solitaria
Tipologia Escursione: Paesaggistica
Difficoltà: Escursionistica.
Segnavia: CAI 967; 983;
Impegno fisico: medio
Preparazione tecnica: media
Attrezzature: no
Croce di vetta: si
Ometto di vetta: si
Libro di vetta: si
Timbro di vetta: no
Riferimenti:
Cartografici: IGM Friuli – Tabacco 028.
2) Bibliografici:
3) Internet:
2) Bibliografici:
3) Internet:
Periodo consigliato: tutto l’anno
Da evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero:
Fonti d’acqua: no
Consigliati:
Data: 13 agosto 2006; 04 maggio 2020
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
Malfa
Il monte Fara è il bel rilievo dalla forma di pandoro che domina
e protegge la frazione di Montereale Valcellina. Nei miei ricordi serba un
posto particolare, essendo stata tempo fa una delle prime elevazioni con cui
inizia il mio vissuto escursionistico. La mia prima conquista del monte risale
all’anno 2006, allora effettuai la partenza dal versante nord, precisamente dalla
frazione di Bosplans, presso Andreis.
Stavolta come versante di partenza ho scelto quello
meridionale, presso il ponte di Ravedis. L’inizio del sentiero è materializzato
da un cartello CAI, posto ai margini della statale che collega Maniago a
Montereale Val Cellino. L’escursione non presenta peculiari difficoltà di orientamento;
la prima parte del cammino si sviluppa tramite il sentiero 897, esso, ben
marcato, risale le pendici del Monte Jouf, costeggiando l’iniziale forra, sino
alla Forcella della Croce.
Lungo il tragitto effettuo una sosta per visitare la
chiesetta di San Antonio, luogo di culto di cui le origini si perdono nel tempo.
Lo storico sentiero è lastricato a sassi e usurato dal tempo, esso, con
pendenza costante, si addentra nel fitto bosco, assumendo le chiare fattezze di
un’antica e importante arteria di accesso e scambio commerciale tra la
popolazione montana e quella della pianura. Una tangibile testimonianza sono i
numerosi segni incisi dalle slitte sugli antichi sassi del tracciato. Una volta
raggiunta la Forcella della Croce mi trovo davanti a un crocevia, seguo le
indicazioni per il monte Fara tramite il sentiero segnato 883.
Il percorso sin da subito è ripido e a volte ha un andamento tortuoso,
e spesso alterna passaggi in cresta con altri all’interno del fitto bosco. Le
brevi uscite sulla cresta danno respiro all’escursione, per poi rientrare all’interno
dell’ombrosa macchia. L’ultimo passaggio dentro la faggeta porta alla quota più
alta del monte, materializzata da una rudimentale croce costruita con rami
avvizziti. La croce ufficiale di vetta si trova in fondo all’erboso prato sommitale.
Posta a metà tra le due croci sventola una bandiera tricolore con su tinto il
nome del monte e un enorme cuore rosso. Raggiunta la croce in metallo, scorgo alla
base e tra i sassi un contenitore cilindrico sempre in metallo con libro di
vetta, ben chiuso e sigillato e per questo motivo non mi sono ingegnato ad
aprirlo. Effettuo una breve sosta per recuperare energie, mangio qualcosa
mentre volgo lo sguardo all’estesa pianura friulana. Dopo la breve sosta
rientro per il medesimo sentiero d’andata, che grazie alla sua ripidezza in
breve mi riporta al punto di partenza.
Tirando le somme, l’escursione si è rivelata remunerativa,
non difficile tecnicamente e poco faticosa malgrado i mesi di inoperatività.
Concludo la relazione, con la piena soddisfazione provata
dopo l’inoperatività dovuta alla “Pandemia”. L’escursione sul monte Fara è stata
una sincera rinascita, un toccasana per il corpo e lo spirito.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
Beatitudine
"Color di perla quasi informa, quale
conviene a donna aver, non fuor misura".
Non è, Dante, tua donna che in figura
della rorida Sera a noi discende?
Non è non è dal ciel Beatrice
discesa in terra a noi
bagnata il viso di pianto d'amore?
Ella col lacrimar degli occhi suoi
tocca tutte le spiche
a una a una e cangia lor colore.
Stanno come persone
inginocchiate elle dinanzi a lei,
a capo chino, umíli; e par si bei
ciascuna del martiro che l'attende.
Vince il silenzio i movimenti umani.
Nell'aerea chiostra
dei poggi l'Arno pallido s'inciela.
Ascosa la Città di sé non mostra
se non due steli alzati,
torre d'imperio e torre di preghiera,
a noi dolce com'era
al cittadin suo prima dell'esiglio
quand'ei tenendo nella mano un giglio
chinava il viso tra le rosse bende.
Color di perla per ovunque spazia
e il ciel tanto è vicino
che ogni pensier vi nasce come un'ala.
La terra sciolta s'è nell'infinito
sorriso che la sazia,
e da noi lentamente s'allontana
mentre l'Angelo chiama
e dice: "Sire, nel mondo si vede
meraviglia nell'atto, che procede
da un'anima, che fin quassù risplende".
conviene a donna aver, non fuor misura".
Non è, Dante, tua donna che in figura
della rorida Sera a noi discende?
Non è non è dal ciel Beatrice
discesa in terra a noi
bagnata il viso di pianto d'amore?
Ella col lacrimar degli occhi suoi
tocca tutte le spiche
a una a una e cangia lor colore.
Stanno come persone
inginocchiate elle dinanzi a lei,
a capo chino, umíli; e par si bei
ciascuna del martiro che l'attende.
Vince il silenzio i movimenti umani.
Nell'aerea chiostra
dei poggi l'Arno pallido s'inciela.
Ascosa la Città di sé non mostra
se non due steli alzati,
torre d'imperio e torre di preghiera,
a noi dolce com'era
al cittadin suo prima dell'esiglio
quand'ei tenendo nella mano un giglio
chinava il viso tra le rosse bende.
Color di perla per ovunque spazia
e il ciel tanto è vicino
che ogni pensier vi nasce come un'ala.
La terra sciolta s'è nell'infinito
sorriso che la sazia,
e da noi lentamente s'allontana
mentre l'Angelo chiama
e dice: "Sire, nel mondo si vede
meraviglia nell'atto, che procede
da un'anima, che fin quassù risplende".
Gabriele D’Annunzio.
Nessun commento:
Posta un commento