Monte Girella, la montagna degli ascolani.
Racconto.
Carico ed entusiasta dopo l’escursione sul monte Piselli,
decido di ritornare all’attacco della massima elevazione della Montagna dei Fiori,
il monte Girella, alto 1814 metri sul livello del mare. Consapevole che non
sarà una passeggiata, mi preparo al meglio, trovando le mappe IGM della zona e
studiando a fondo l’itinerario che ho fotografato in precedenza su una tabella.
Con ancora la stanchezza nelle gambe per la precedente escursione, parto alla
conquista del Monte Girella.
Il giorno programmato per l’escursione sono in strada alle
prime ore del mattino (quota 124 m.), il sole deve ancora sorgere e con passo
lento e costante mi avvio dalla periferia di Ascoli, mirando all’imminente boscaglia
meridionale.
Il cielo terso e la fresca temperatura danno sollievo al
passo, sono già in maglietta, e memore dell’esperienza recente decido di effettuare
il sentiero più razionale per salire sul Colle San Marco. Avrei preferito evitare
di transitare per l’eremo di San Marco, ma non è mi è stato possibile.
Una traccia comoda e seducente passa presso una pieve, essa
mi porta per antico corso all’eremo.
Contrariamene ai propositi iniziali, decido di dilungarmi
nella visita allo storico sito, percorrendo anche e oltre i cavi di protezione
un esposto cocuzzolo panoramico. Dall’esposto ciglio posso ammirare per la
prima volta e in tutta la sua magnificenza il romitorio, esso è costruito sulle
vertiginose pareti settentrionali del colle.
La vista dell’edificio sacro è una stupenda visione, il
pensiero viaggia lontano, in tempi remoti, quando i romiti erigevano con
spirito stoico gli edifici sacri, in luoghi dove la natura era più impervia.
Ripreso il cammino seguo le indicazioni CAI, il bel viottolo
mi porta sull’altopiano che domina il colle. Il cammino è accompagnato da una
musica fastidiosa (tecno) e martellante, che rende sgradevole l’avvicinamento. L’incontro
casuale con due escursionisti mi rende edotto sull’avvenimento culturale che è
in atto. Oggi è il 25 aprile, festa della liberazione, e come consuetudine da
anni, migliaia di giovani l’ha festeggiano, trascorrendo la Virgilia in tenda.
Con l’avvicinarmi ai prati sommitali aumenta l’intensità dei
decibel, mi ritrovo in mezzo a un frastuono causato dagli altoparlanti e dagli
automezzi in cerca di posteggio (quota 700 m.). Osservo l’infinita distesa di
tende, sembra di presenziare raduno di tribù pellerossa. l’aria che si respira è
gioiosa, è bello vedere tantissimi giovani che per una notte si uniscono sotto
lo stesso cielo.
Gustandomi l’evento procedo per la mia meta, troverò la
continuazione del “Sentiero dell’Impero” due tornanti dopo. Ripreso il cammino,
procedo seguendo gli evidenti segni bianco rossi, attraversando due prati, in
uno di questi ho un altro mirabile incontro: due cavalli bianchi e uno bruno
rossiccio; mi avvicino a essi per fotografarli, simpatico il loro sguardo
incuriosito. Continuo il viaggio, giungendo al margine dell’ampia distesa
prativa che precede il borgo San Giacomo, un escursionista mi affianca,
conversiamo per pochi metri, lui si ferma alla frazione, io proseguo per la
meta.
Raggiunta la fontanella di San Giacomo (quota 1198 m.), do
una lettura ai cartelli, da questo sito inizia il parco del Gran Sasso e dei
monti della Laga, confine politico tra la regione Marche (da dove provengo) e
la regione Abruzzo. Saziata la sete alla fontanella, decido di continuare per il
sentiero escursionistico, i chiari segni CAI e i numerosi ometti mi guidano
nella ripida salita. Superata una solitaria caciara, entro in un boschetto, trovandomi
al cospetto di un piccolo stagno, dove amano riflettersi le vanitose querce
(quota 1303 m.).
Percorrendo dall’interno il bosco di faggi, giungo a un bivio,
seguo le indicazioni per “le tre caciare”, sbucando nei pressi di una
costruzione rupestre dalla forma semicircolare, atta in tempi remoti a raccogliere
la neve (quota 1427 m.).
Odo nell’aria un vociare felice, alcune comitive hanno raggiunto
la località tramite la carrareccia di servizio, e si apprestano a festeggiare
il 25 aprile con una ludica scampagnata.
Il sottoscritto prosegue per la meta, risalgo all’apice
dell’impianto sciistico seguendo la vecchia mulattiera, così risparmio energie
per il tratto finale. Raggiunte le strutture della stazione sciistica, decido
di effettuare una breve sosta scendendo di pochi metri nel vallone a sud (quota
1545 m.).
Effetto una breve pausa prima dell’assalto finale, da questa
posizione non vedo la meta, essa è ben nascosta dall’ante-cima. Ripreso il
cammino, seguo la vecchia pista di sci, totalmente inerbita, al margine superiore
mi trovo al cospetto di un’altra caciara, essa, come un soldato, è di sentinella
al silenzio del vallone.
Devo perdere quota per poi successivamente risalire l’elevazione
che precede il monte Girella. Una serie di ometti mi guida per il ripido costone
del monte (zizzago per faticare meno), da esso vengono giù velocemente due
escursionisti, ci salutiamo freddamente con il solo cenno del capo. Raggiunto per
roccette l’ampio cupolone dell’ante cima (quota 1792 m.) intravedo in lontananza una croce posta pochi
metri sotto la vetta del monte Girella, al suo vertice è ben visibile una
costruzione con antenne e pannelli solari. Mi dirigo verso la meta, devo scendere
giù nell’avvallamento e risalire l’ultimo costone. Sto vivendo un paesaggio
desolato, simili a quelli del vecchio West. Se vedessi apparire all’orizzonte
tra le rupi degli apache non ne rimarrei sorpreso. Un arcaico cartello con
indicazioni richiama le mitiche immagini dell’epopea della conquista delle
praterie del nord America. Sono consapevole che sto vivendo dentro un sogno, e sono
gioioso di viverlo fino in fondo.
Una comoda traccia in diagonale mi porta alla vetta del
monte Girella, mi fermo presso le roccette sommitali, pianto i bastoncini
sull’erba e sgancio lo zaino, effettuando contemporaneamente un lungo sospiro
di sollievo. <<Wow! >> Esclamo! Anzi doppio wow! Ce l’ho fatta! Sto
provando una grande eccitazione e soddisfazione, il GPS segna 1796 metri di
dislivello e 18,54 chilometri. Caspita! Al rientro per via dei saliscendi
supererò abbondantemente i 1900 metri di dislivello e i 36 chilometri, tanta
roba, per un uomo di mezza età non è male. L’emozione per un attimo ha il
sopravvento, l’essermi spinto oltre i miei limiti mi ha inorgoglito, questi
sono piaceri che non possono essere remunerati con denaro, ma con l’appagamento
della fatica.
Mi avvicino alla croce in metallo, non trovo alla base
nessun contenitore per libro di vetta, solo un lembo di tricolore tenuto fermo
da un sasso; oggi che è la festa della liberazione, e il simbolo patriottico non
è casuale.
Dall’alto osservo i colli che circondano la cittadina
ascolana, il lontano Gran Sasso e i monti Sibillini, prossime mie mete. Avrei ancora
energie da spendere quassù, ma le risparmio per la lunga e non banale discesa.
Rifocillatomi, riprendo lo zaino, iniziando la via del il
ritorno. In lontananza scorgo un escursionista solitario che fa il percorso
inverso al mio, ci salutiamo con un gesto del braccio, nel piccolo omino
solitario ravviso me riflesso, amo l’immagine del viandante che cammina sui
sentieri del mondo. Non vi è simbolo più grande di libertà che quello di far
vagare la mente tramite gli scarponi. Per la discesa effettuo il medesimo
sentiero dell’andata, arrivando giù in città, stanco ma felice, con un’altra
montagna conquistata e una nuova storia da raccontare.
Il Forestiero Nomade.
Malfa.
Note tecniche.
Localizzazione: Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della
Laga- -Appennino Abruzzese.
Avvicinamento: Ascoli Piceno.
Località di Partenza: Ascoli Piceno periferia occidentale.
Dislivello: 1700 m.
Dislivello
complessivo: 1900
Distanza percorsa in Km: 35
Quota minima partenza: 124 m.
Quota massima raggiunta: 1814 m.
Tempi di percorrenza escluse le soste: 8 ore
In: Solitaria
Tipologia Escursione:
Storico-Escursionista-Paesaggistica.
Difficoltà: E.E.( per impegno fisico)
Segnavia: CAI
Impegno fisico: Impegnativo per il dislivello
Preparazione tecnica: Media.
Attrezzature: No.
Croce di vetta: Si.
Ometto di vetta: No.
Libro di vetta: No.
Timbro di vetta: No.
Riferimenti:
1)
Cartografici: Mappa CAI locale.
2)
Bibliografici:
3)
Internet:
Periodo consigliato: Tutto l’anno.
Da evitare da farsi in:
Condizioni del sentiero: Selvaggio.
Fonti d’acqua: Fontanella presso San Giacomo.
Consigliati:
Data: 25 aprile 2018.
Il “Forestiero Nomade”
Malfa
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