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mercoledì 11 aprile 2018

Zuc di Valliselle da Piancavallo.

 
Lo Zuc di Valliselle la cima che non ti aspetti.

Finalmente arriva una bella giornata primaverile per porre fine ai tormenti degli ultimi piovaschi, ne approfitto per festeggiare la pasquetta sulla piccola cima che domina Aviano. Una decina di giorni prima c’ero andato vicino insieme al buon Roberto, partendo dalla valle di Artugna, ma a causa del lunghissimo dislivello e della stanchezza accumulata abbiamo desistito. Per il secondo tentativo mi avvalgo della compagnia della dolce consorte e dell’inossidabile Magritte. Decido di iniziare l’escursione direttamente da Piancavallo, in modo da diminuire il dislivello, pur mantenendo una distanza considerevole. Raggiunta la località sciistica lasciamo l’auto davanti a una pensione (q 1295 m.) e con calma ci approntiamo per la partenza. Grazie all’ora legale le giornate si sono allungate, permettendo così di dedicare più tempo alle escursioni. Rispetto alla precedente esperienza decidiamo di lasciare le ciaspole in auto, portando al seguito soltanto i ramponi. Partiamo seguendo le indicazioni CAI percorrendo la strada forestale che dal centro abitato conduce sino alla Casera valle di Friz passando per la Casera Campo. La neve mattutina è compatta, gli scarponi nell’incedere riescono solo a scalfirla, rendendo meno faticoso il cammino. Dopo un centinaio di metri e aver percorso in discesa la carrareccia ci troviamo al punto più basso dell’escursione (q. 1221 m.), presso un bivio dove la strada si dirama: a sinistra si dirige al centro di Piancavallo, a destra (il nostro itinerario) per le malghe. Continuiamo il cammino per la strada forestale con moderata pendenza, la temperatura comincia ad alzarsi, ci alleggeriamo e riprendiamo il cammino, ammirando la pianura friulana da un pulpito da sogno. Presso una rientranza della strada scorgo un segno CAI (q.1330 m) esso mi suggerisce una scorciatoia che permette di abbreviare il percorso, conducendomi fin sotto i pascoli della Malga.

Risalito il breve e ripido tratto ci troviamo al margine dell’estesissima conca dominata dalla casera Campo, il paesaggio affascina il nostro animo, rendendo il tutto poetico.  La strada forestale è totalmente ricoperta di neve, se ne intuisce il tratto grazie a dei paletti di recinzione che ne delimitano il perimetro. Dal basso ammiriamo il Col Cornier e il monte Candole mentre a sud delle sparute nuvole iniziano ad addensarsi creandoci apprensioni. Raggiunta la quota più alta della strada (q. 1535 m.) veniamo distratti da un camoscio che scende velocemente dalla cima Candole, esso continuando imperterrito scende in direzione della valle, percorrendo con grazia ed eleganza gli impressionanti dirupi. Magritte, come impazzito lo rincorre, ignorando i nostri richiami va spedito, fermandosi fortunatamente sul ciglio della strada. Dall’alto osserviamo gli ultimi balzi del selvatico animale tra le rocce, consapevoli che esso porta via nella sua sgroppata la parte migliore di noi. Dopo l’ampio tornante, a occidente, la visuale si apre sulla nostra meta che da lontano non svela la sua bellezza. Proseguiamo in leggera discesa, osservando tra le rocce le mirabili stalattiti di ghiaccio. Finalmente scorgiamo gli edifici della malga di Friz che si nascondono nel manto bianco. Magritte riconosce il luogo e corre lesto verso l’edificio principale, Giovanna è estasiata, entriamo all’interno del locale. Meravigliato, leggo nelle pagine del libro dei visitatori che gli ultimi ad apporre la firma siamo stati Roberto ed io. Dopo la breve visita alla casera procediamo per la nostra meta, dalla carrareccia a nord ha inizio il sentiero CAI numerato 984 (cartello appena emergente dalla neve), esso conduce alla forcella che si affaccia sul Cansiglio.

Risaliamo la valle senza l’ausilio dei segni e delle tracce (coperti dalla neve) iniziando la parte più affascinante dell’escursione. Stavolta a guidarmi è solo l’istinto, precedo Giovanna di un centinaio di metri, spesso mi giro indietro ad ammirarla, un’escursionista isolata nella valle, tale visione dà un senso di libertà, penso che il sentimento sia condiviso da entrambi, la osservo felice, intenta a ripercorrere le mie orme in questo oceano bianco.

Magritte fa la spola tra noi, ma spesso rallenta a farle compagnia con un evidente spirito cavalleresco. Il mio fedele amico non smette mai di sorprendermi, il suo impareggiabile spirito di abnegazione è pari alla sua volontà.

Dalla forcella intuisco che la meta è a sinistra, ma non ci sono segni, solo la libertà guidata dall’intuizione. Mi muovo con cautela cavalcando le bianche dune, mi guardo intorno cercando di intuire qual è la quota più alta e muovermi di conseguenza verso essa. Il paesaggio è magico, irreale, mi è difficile descrivere la sua magnificenza, il bianco contrasta con l’azzurro, e grazie agli sparuti abeti si creano paesaggi pittorici.   Gli ultimi metri prima della vetta sono ripidi, ma essa è lì, mi aspetta….

Non rivelando nulla di più alto davanti la mia ombra pianto i bastoncini telescopici nella neve, come un conquistatore ficca la lancia sulla battigia di un’isola appena scoperta ( q.1645 m.). Sgancio lo zaino, lo adagio aspettando che mi raggiunga la mia compagna con l’inarrestabile Magritte. Mi guardo intorno e provo intense emozioni, amo! Rimango incantato, dalla piccola e sconosciuta cima ammiro le grandi elevazioni dolomitiche, tra cui spiccano il Pelmo e il Civetta. I monti intorno a Piancavallo distano solo pochi sentieri, par di toccarli, le cime Manera e Palantina sono totalmente rivestite di bianco. Sostiamo brevemente in vetta, nel frattempo una nuvola proveniente da sud copre gran parte della cresta avvolgendoci tra le sue gelide braccia. Decidiamo di proseguire a meridione, continuando a cavalcare la dorsale che si abbassa rapidamente di quota prima di svanire tra le nubi.

Raggiunta una piccola forcella procedo per un ripido anfiteatro naturale chiamato “I Fanghi”, fino a raggiungere la base della conca.

Stiamo percorrendo il versante orientale di una dolina, mi mantengo per sicurezza alto, fin troppo, ritrovandomi sull’orlo di un salto che sovrasta la carrareccia che mi riporterà alla casera Friz, quindi dietrofront e scegliendo tra i radi faggi i passaggi migliori mi porto alla quota più bassa del circo innevato per ricongiungermi alla strada forestale. Il tratto avventuroso può dirsi concluso, con calma procediamo verso la casera, le nostre sagome sembrano fantasmi che sbucano dalle nebbie. Per la meritata pausa sostiamo presso il pulpito panoramico dove all’andata abbiamo incrociato il camoscio errante, ci sediamo su massi che a causa della stanchezza ci sembrano comodi come sofà.

Durante la pausa per rifocillarci osserviamo la pianura friulana, le grigie nuvole giocano con l’azzurro cobalto, dando risalto alle verdi cromie della vegetazione; immagini con forti richiami pittorici, una pinacoteca naturale da ammirare mentre si consuma il panino. Ripreso il cammino ci abbandoniamo alla contemplazione del cielo, le nubi sospinte dal leggero vento ci offrono la volta azzurra. Con passo lento (appesantito dal pasto) e ammirando le pose esibizionistiche di Magritte volgiamo alla località di Piancavallo. La temperatura mite ha reso molle la coltre di neve, e malgrado procediamo in discesa fatichiamo non poco. Raggiunta l’auto ci dedichiamo a riporre i materiali, soddisfattissimi della bella escursione e della fantastica meta raggiunta si procede al rientro in valle, con una avventura da raccontare.

Il “Forestiero Nomade”

Malfa.

 
Note tecniche.

Localizzazione: Prealpi Carniche-Gruppo del Cavallo.

Avvicinamento: Lestans-Maniago- Aviano- Piancavallo (q. 1221 m.).

Località di Partenza: Periferia Piancavallo 8 cartelli CAI con segnalazione per Col Cornier.

Dislivello: 317 m.



 Dislivello complessivo: 650 m.



Distanza percorsa in Km: 13 chilometri.





Quota minima partenza: 1221 m.



Quota massima raggiunta: 1645 m.



Tempi di percorrenza. 6 ore per via della neve.

In: Coppia.



 Tipologia Escursione: Escursionistica

Difficoltà: https://www.vienormali.it/images/layout/dif-EE.gif Escursionisti.

Segnavia: CAI 992 -994.

Attrezzature: No.

Croce di vetta: No.

Ometto di vetta: No.

Libro di vetta: No.

Timbro di vetta: No.

Riferimenti:

1)                  Cartografici: Tabacco 012- IGM 1:25.000

2)                  Bibliografici:

3)                  Internet:

Periodo consigliato: Tutto L’anno.

Da evitare da farsi in:

Condizioni del sentiero: Eccellentemente marcato e segnato.

Fonti d’acqua: No.

Consigliati:

Data: 02 aprile 2018.

Il “Forestiero Nomade”

Malfa


























































































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